Questo è un reset di sistema.
C’è un virus biologico che colpisce alcuni e ne elude altri. Poi c’è un altro virus che invece colpisce tutti, quale conseguenza del primo: il virus del distacco. Questo è un virus ancora più subdolo del primo, perché nel culmine dell’espansione della società delle comunicazioni, reali o virtuali che siano, obbliga al distanziamento, alla solitudine, aggredendo il bisogno primario di tutti gli esseri viventi, ossia il bisogno di ricevere attenzioni.
Il bisogno di attenzioni si soddisfa per mezzo della parola e dei gesti. Lo scambio di parole, di voci, di gesti è il vaccino contro ogni virus. In questo momento, tutto ciò è limitato e si andrà verso l’integrale soppressione.
Si è creato, di fatto, un filo conduttore piuttosto tragico fra i malati ed i sani: i primi sono destinati a rimanere soli, rischiando di morire soli. Ai secondi non va apparentemente meglio: sono destinati a rimanere soli e sopravvivere alla solitudine, che, di fatto, è forse anche peggio, perché significa morire dentro per sopravvivere solo col fisico, e nella più totale consapevolezza.
Una delle paure che induce questo virus è quella che costringe, nel silenzio e nella solitudine, a dover fare i conti con la propria coscienza. Quanti sembra che fingano di temere il virus quando in realtà, temono di dover fare il bilancio di se stessi.