Gloria ai Bastardi - Cap. 1

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
Finalmente leggo in giro che i gulu, convertiti recentemente, sposano una continuazione del rialzo ovvero gli stessi che a febbraio pronosticavano al ripresa del ribasso. Sul nostro ci hanno messo quasi 4K punti per cambiare il sentimento.
 
Questa mattina, grazie ad un collega molto preparato e che stimo, ho letto i principi della Modern Monetary Theory (MMT), che trovo interessanti e su cui mi piacerebbe confrontarmi con chi ha voglia di farlo.

Di seguito vado a riassumere gli aspetti principali di questa nuova teoria di politica monetaria, la quale ovviamente è fortemente osteggiata dall'establishment economico-finanziario.

Ecco i principi della MMT:

> Il denaro è una ‘creatura’ dello Stato. Chiunque può emettere dei ‘pagherò’, il problema è far sì che vengano accettati. La capacità di imporre tasse (e quindi di ottenere ricavi) rende ‘credibile’ il denaro di uno Stato.


> Il regime monetario in cui ci si muove è fondamentale. Emettere debito nella propria valuta rende impossibile che uno Stato sia costretto alla bancarotta. Questo è sicuramente vero per US, UK, Giappone (sono solo i tre esempi più significativi) ma non applicabile ai paesi dell’Eurozona (che emettono in una valuta che non possono liberamente ‘stampare’) e per molti paesi emergenti (che emettono prevalentemente in valuta ‘forte’ come USD o EUR).


> Ragionare sulla finanza pubblica in termini simili a quella privata è fallace. Lo Stato non ha una vera necessità di ottenere del denaro prima di spenderlo (con tasse/ricavi o facendoselo prestare) cosa che invece è ovviamente vera per un’impresa o una famiglia.


> L’approccio tradizionale della ‘sound finance’ che prevede di tenere sotto stretto controllo i saldi fiscali è auto-imposto e non necessario. Il vero limite non deve essere un livello massimo (qualsiasi esso sia) di deficit ma la disponibilità di risorse reali: persone impiegabili, stabilimenti sotto-utilizzati, materie prime disponibili. Se esiste una disponibilità di fattori reali, uno stato che spende tanto (o tassa poco) avrà spazio per agire fiscalmente a suo piacimento senza generare inflazione indesiderata che è alla fine il vero limite (e non le disponibilità finanziarie) della fiscalità pubblica. Anche l’impatto ecologico rientra tra i limiti ‘reali’.


> Il debito dello stato è un asset per il settore privato (ovvero i soldi vengono spesi e diventano saldi attivi per imprese e famiglie). Uno stato che può stampare la sua moneta non ha vincoli finanziari di spesa. Se ci sono questi rappresentano eredità autoimposte da consuetudini politiche o malintesi comportamenti virtuosi. Il dibattito si deve spostare non sul fatto che una spesa (o una riduzione di tasse) sia sostenibile ma se sia efficace/equa e corretta nello sfruttare risorse disponibili e altrimenti inutilizzate (altrimenti si genererebbe instabilità ‘reale’ e inflazione indesiderata).

Leggo adesso e non ho ancora visto le eventuali risposte successive. Solo per cortesia e non per competenza (gli esami di Economia 1 ed Economia2 risalgono alla seconda metà degli anni 50) rispondo: non vedo punti da controbattere nei principi di cui sopra, salvo l'amara e ben conosciuta constatazione che noi non possiamo stampare moneta, Ricordo gli anni 60 in cui la ripresa era vigorosa, accompagnata (o aiutata da forte inflazione?).
E chi se ne frega dell'inflazione se l'economia progradisce.
Ricordo che si lavorava 9-10 ore al giorno. Ricordo le aziende che si rubavano i dipendenti, offrendo forti aumenti di salario e stipendio. Ricordo i treni che arrivavano dal sud pieni di poveri contadini con le valige di cartone legate con lo spago.
Purtroppo le fantasie socialcomuniste hanno pian piano instillato il concetto che "i posti di lavoro" li avrebbe creati lo stato. E infatti abbiamo visto che le differenze sociali aumentano, senza portare benefici ai più poveri.
A quanto sopra si aggiunge l'assoluto atavico terrore dei tedeschi per l'inflazione che ci condiziona.
Vabbè, sono andato fuori tema, ma ho scritto qualcosa.

andgui.
 
Leggo adesso e non ho ancora visto le eventuali risposte successive. Solo per cortesia e non per competenza (gli esami di Economia 1 ed Economia2 risalgono alla seconda metà degli anni 50) rispondo: non vedo punti da controbattere nei principi di cui sopra, salvo l'amara e ben conosciuta constatazione che noi non possiamo stampare moneta, Ricordo gli anni 60 in cui la ripresa era vigorosa, accompagnata (o aiutata da forte inflazione?).
E chi se ne frega dell'inflazione se l'economia progradisce.
Ricordo che si lavorava 9-10 ore al giorno. Ricordo le aziende che si rubavano i dipendenti, offrendo forti aumenti di salario e stipendio. Ricordo i treni che arrivavano dal sud pieni di poveri contadini con le valige di cartone legate con lo spago.
Purtroppo le fantasie socialcomuniste hanno pian piano instillato il concetto che "i posti di lavoro" li avrebbe creati lo stato. E infatti abbiamo visto che le differenze sociali aumentano, senza portare benefici ai più poveri.
A quanto sopra si aggiunge l'assoluto atavico terrore dei tedeschi per l'inflazione che ci condiziona.
Vabbè, sono andato fuori tema, ma ho scritto qualcosa.

andgui.
:ola:
 
Aaa, lo scritto sopra vale più di tutti gli economisti degli ultimi 20 anni messi insieme. Basterebbe non negare la realtà e lasciare gli estremisti nelle buie stanze.
 
Leggo adesso e non ho ancora visto le eventuali risposte successive. Solo per cortesia e non per competenza (gli esami di Economia 1 ed Economia2 risalgono alla seconda metà degli anni 50) rispondo: non vedo punti da controbattere nei principi di cui sopra, salvo l'amara e ben conosciuta constatazione che noi non possiamo stampare moneta, Ricordo gli anni 60 in cui la ripresa era vigorosa, accompagnata (o aiutata da forte inflazione?).
E chi se ne frega dell'inflazione se l'economia progradisce.
Ricordo che si lavorava 9-10 ore al giorno. Ricordo le aziende che si rubavano i dipendenti, offrendo forti aumenti di salario e stipendio. Ricordo i treni che arrivavano dal sud pieni di poveri contadini con le valige di cartone legate con lo spago.
Purtroppo le fantasie socialcomuniste hanno pian piano instillato il concetto che "i posti di lavoro" li avrebbe creati lo stato. E infatti abbiamo visto che le differenze sociali aumentano, senza portare benefici ai più poveri.
A quanto sopra si aggiunge l'assoluto atavico terrore dei tedeschi per l'inflazione che ci condiziona.
Vabbè, sono andato fuori tema, ma ho scritto qualcosa.

andgui.

adesso purtroppo, grazie a chi ci ha governato, sono i dipendenti a rubarsi i posti di lavoro, con conseguente schiacciamento verso il basso di salari e condizioni di vita.
tutto questo ovviamente a favore di chi il lavoro lo offre e ne ha tutti i vantaggi.
 
Leggo adesso e non ho ancora visto le eventuali risposte successive. Solo per cortesia e non per competenza (gli esami di Economia 1 ed Economia2 risalgono alla seconda metà degli anni 50) rispondo: non vedo punti da controbattere nei principi di cui sopra, salvo l'amara e ben conosciuta constatazione che noi non possiamo stampare moneta, Ricordo gli anni 60 in cui la ripresa era vigorosa, accompagnata (o aiutata da forte inflazione?).
E chi se ne frega dell'inflazione se l'economia progradisce.
Ricordo che si lavorava 9-10 ore al giorno. Ricordo le aziende che si rubavano i dipendenti, offrendo forti aumenti di salario e stipendio. Ricordo i treni che arrivavano dal sud pieni di poveri contadini con le valige di cartone legate con lo spago.
Purtroppo le fantasie socialcomuniste hanno pian piano instillato il concetto che "i posti di lavoro" li avrebbe creati lo stato. E infatti abbiamo visto che le differenze sociali aumentano, senza portare benefici ai più poveri.
A quanto sopra si aggiunge l'assoluto atavico terrore dei tedeschi per l'inflazione che ci condiziona.
Vabbè, sono andato fuori tema, ma ho scritto qualcosa.

andgui.

Gran bella risposta andgui :up:
 
Sul nostro abbiamo una vola più bassa del dicembre 2017. Parlo di FIB. E' tutto piatto, schiacciato.
 
Stato
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