Gloria ai Bastardi - Cap. 1

Stato
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Per Tobagi di Invesco i segnali che provengono dai mercati non sono di univoca interpretazione: la correzione potrebbe presentarsi in due forme diverse.

Da inizio anno ad aprile, il 2019 ha visto i mercati azionari risalire, grazie a un’espansione dei multipli più che una crescita degli utili aziendali, mentre sono crollati i rendimenti obbligazionari dei titoli di Stato in Usa e in Germania. Quali scenari si prospettano ora per gli investitori? “A meno che non ci troviamo di fronte a un anno di rialzi praticamente ininterrotti come il 2017”, ha scritto Luca Tobagi, Investment Director di Invesco Italia in una sua recente nota, “una correzione appare fisiologica”. Il manager di Invesco delinea due grandi famiglie di scenari macro. Tra gli scenari positivi c’è quello che considera il raffreddamento della crescita attuale solo temporaneo, più simile a un rallentamento di metà ciclo che alla fine di un ciclo espansivo, e quello che attribuisce al rischio politico la timidezza degli investitori e l’indebolimento del ciclo economico, ma è difficile pensare che l’incertezza politica possa incidere profondamente sulle decisioni di spesa delle famiglie.

LA PERFORMANCE DELLE BANCHE È UN SEGNALE?
Un primo scenario negativo vede i problemi strutturali rendere la crescita economica non abbastanza elevata e duratura per sostenere la performance dei mercati finanziari. Ancora, una significativa riduzione o cessazione degli stimoli monetari da parte delle banche centrali potrebbe finire con il gonfiare i prezzi di alcune attività finanziarie e una nuova recessione o una crisi finanziaria troverebbero il mondo ancora vulnerabile, considerati gli elevati livelli di indebitamento e le armi spuntate delle politiche monetarie. “La recente performance relativa delle banche negli ultimi cinque trimestri, soprattutto in Europa”, osserva Tobagi, “potrebbe essere considerata come un segnale che il mercato potrebbe prezzare, almeno in parte, scenari di questo tipo, visto che il modello di business degli istituti di credito è sensibile a tutti gli elementi sopra elencati”.

UN RIALZO CON SCARSA PARTECIPAZIONE
Per l’Investment Director di Invesco la caratteristica principale del rally del 2019 è che vi hanno partecipato pochi investitori, c’è chi ha approfittato della forza dei mercati per vendere e chi aspetta una correzione per entrare, di conseguenza la liquidità è elevata in tutto il mondo e in particolare nel nostro paese. Nella storia dell’indice Usa S&P500, le correzioni di almeno il 5% non etichettabili come bear market sono state 36, hanno avuto una flessione media dal picco precedente del 9,3%, hanno richiesto in media 2,4 mesi per raggiungere il minimo e 4,3 mesi per recuperare il livello di partenza. “Poiché in questo momento non abbiamo un’economia che sembra avviata alla recessione, né abbiamo motivi di pensare che ci sia un bear market alle porte”, è la conclusione di Tobagi, “la correzione che potrebbe arrivare potrebbe rientrare nel profilo appena descritto”.

PREVARRÀ LA FORZA DI GRAVITÀ …
Una eventuale correzione potrebbe presentarsi in due diverse forme. Nella prima, in assenza di forti compratori, la spinta rialzista è destinata ad esaurirsi e le quotazioni potrebbero calare anche senza ragioni particolari, per effetto della “forza di gravità”. In un contesto macroeconomico favorevole, una correzione di questo tipo potrebbe rappresentare l’occasione attesa dagli investitori desiderosi di entrare nei mercati in una fase di debolezza e i nuovi flussi in acquisto potrebbero mitigare la violenza e la profondità della discesa. …

OPPURE LA FRENESIA IN ACQUISTO?
In secondo scenario gli investitori che non hanno partecipato al rialzo, ancor di più quelli che hanno venduto nell’ultimo trimestre del 2019, non reggono più la pressione di rimanere fuori dal mercato e cominciano a comprare, gli acquisti frenetici spingono ulteriormente verso l’alto il mercato, tipicamente in modo poco ordinato. In questa ipotesi, la correzione che sopraggiunge una volta esaurita la fase di acquisti frenetici tende ad essere più pronunciata che nel caso precedente, anche perché la reazione degli investitori non è più, di solito, quella di approfittare della discesa per rientrare e secondo Tobagi, è questo il caso che tende a verificarsi più frequentemente.
 
Allora, oggi scadenze, poi lunedì stacco e il fine della prossima le votazioni che, come osserviamo, stanno passando in sordina ovvero vogliono che non andiamo a votare.

Sebbene i prezzi, sopratutto sullo STOX, abbiano fatto il più classico dei movimenti, anche ciclico, io ancora non ho un "allineamento" congruo per una ripartenza e anche fosse, la forza sarebbe sconosciuta a maggior ragione se inserita in un contesto di questo tipo.
 
Allora, oggi scadenze, poi lunedì stacco e il fine della prossima le votazioni che, come osserviamo, stanno passando in sordina ovvero vogliono che non andiamo a votare.

Sebbene i prezzi, sopratutto sullo STOX, abbiano fatto il più classico dei movimenti, anche ciclico, io ancora non ho un "allineamento" congruo per una ripartenza e anche fosse, la forza sarebbe sconosciuta a maggior ragione se inserita in un contesto di questo tipo.


Guarda l'Asia, SSEC in primis. ;)
 
Ha ragione Giulietto Chiesa, è guerra al popolo.

In Edicola sul Fatto: il Papa respinge Salvini, la Chiesa tifa per il flop nelle urne
 
Settore auto europeo colpito dai dati sulle vendite. Crolla BMW


Il possibile rinvio di sei mesi dell’aumento al 25% dei dazi su auto e componenti da parte degli Stati Uniti aveva fatto respirare i titoli automobilistici, ma la diffusione dei dati delle vendite ha portato nuovamente ancora più incertezza.

Il mercato europeo nel mese di aprile ha visto un calo dello 0,4%, secondo i dati diffusi dall’associazione dei produttori di auto (ACEA), scendendo così a 1,303 milioni di unità. Nella sola Eurozona, le immatricolazioni sono scese dello 0,9%, mentre calano le vendite in Germania (-1,1%) e nel Regno Unito (-4,1%).

Frena nettamente il gruppo Volkswagen, con le vendite che hanno visto un -3,7% e un calo della sua quota di mercato al 24,8% (25,7% precedente).

Migliori le performance di Peugeot (+1,5%), Renault (+1,8%), mentre le tedesche Daimler e BMW guadagnano rispettivamente il 5,4% e il 7,7%.

Sorprende, invece, il mercato italiano, sovraperformando quello europeo, con una crescita dell’1,5%, anche se da inizio anno è sceso del 4,6%.

In controtendenza Fiat, in calo del 2,9% nel mercato dell’Unione europea, dove vede la sua quota di mercato scendere al 6,7% rispetto al 6,9% precedente.
 
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