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Economica : Testo articolo
Mf di martedì 5 luglio 2011, pagina 9
Non c'è motivo per dare ancora credito a queste agenzie di rating
di De Mattia Angelo
Non c'è motivo per dare ancora credito a queste agenzie di rating DI ANGELO DE MATTIA Ieri si è avuto il previsto incontro in Con-sob rispettivamente di Standard & Poor's e di Moody's, mentre si fa unanime la richiesta, sulla quale su queste colonne si sta insistendo da lungo, per una regolamentazione meno lassista e per controlli più rigorosi sulle agenzie di rating. Sempre ieri, nei mercati europei si sono registrati gli impatti di un'altra dichiarazione di S&P's, secondo la quale la proposta francese per una ristrutturazione volontaria del debito greco, che ha negli ultimi giorni registrato una linea di convergenza anche tedesca, concreterebbe una specie di default mascherato: anche in questa circostanza, l'agenzia si è affrettata a emettere una valutazione, quando ancora è in itinere l'approfondimento, a livello europeo, dei percorsi per evitare una ristrutturazione obbligatoria. Sembra quasi che vengano colti i momenti di non ancora sufficiente definizione delle scelte per emettere valutazioni, che poi suonano - anche perché a uno stadio di non compiutezza - come ipotesi pessimistiche o addirittura allarmi fuori luogo. Di questo passo non ci vorrà molto perché i giudizi vengano magari espressi sui documenti preparatorio sulle bozze dei provvedimenti, come del resto, almeno in una circostanza, è già accaduto. Nello specifico caso italiano l'esigenza di chiarimenti era più che doverosa. Naturali sono sorti gli interrogativi: nel caso di S&P's, quali le ragioni di un giudizio affrettato sulla manovra del governo, prim'ancora che fosse sottoposta all'esame del capo dello Stato, sulla base di quali elementi il giudizio è stato emesso, quali fonti sono state consultate e via di questo passo. Quanto a Moody's, quali le motivazioni e le modalità di manifestazione delle valutazioni sulle 16 banche italiane sottoposte alla rigorosa valutazione della Banca d'Italia e che hanno affrontato complessivamente bene la crisi globale. Sentite le argomentazioni delle agenzie, occorrerà valutare se esse siano risultate convincenti o meno. E fondamentale che, pur in vigenza di un'assai carente normativa regolatrice, siano utilizzate tutte le possibili attribuzioni di poteri di intervento, qualora dovessero emergere elementi non convincenti, per assumere una decisione dell'Autorità di controllo italiana e della neo-istituita Autorità europea dei mercati (Esma) che rechi con sé anche un effetto-annuncio per i comportamenti di queste società. La Consob, che opportunamente ha assunto l'iniziativa della convocazione di ieri, non lasci nulla di intentato; impieghi tutte le possibili leve per la chiarezza e la trasparenza; non dimentichi che in materia, per un altro episodio, è tuttora in piedi un'inchiesta giudiziaria. Non è ammissibile continuare a ricevere supinamente valutazioni dell'unico potere sostanzialmente non regolato (perché tale è l'effetto della blanda disciplina che lo concerne) e non proporsi, per di più, di promuovere una svolta, non certo per abbattere soggetti che fanno parte del pluralismo del mercato, ma per ricondurli negli ambiti propri di qualsiasi potere che non può essere in democrazia legibus solutus. Tanto più se l'esercizio di determinati compiti è suscettibile di vaste ripercussioni nel campo finanziario e bancario, in definitiva impattando contro la tutela del risparmio. Sarebbe davvero strano che in tutti i Paesi, almeno dell'Occidente, siano previsti capillari ordinamenti per disciplinare le banche e gli altri intermediari creditizi e finanziari, e si lascino, invece, cot deboli regole le società di rating. In particolare, per quanto attiene al giudizio sulla manovra di finanza pubblica di S&P's, è bene osservare che la valutazione dell'operato della stessa deve, in linea di massima, prescindere dalla condivisione delle scelte dell'esecutivo. Chi scrive, in particolare, ritiene che esistano punti critici nel testo normativo approvato dal Consiglio dei ministri, in specie per ciò che riguarda il denominatore nel rapporto di deficit e debito son il pil e taluni aspetti previdenziali e assistenziali. Inoltre, per un'adeguata manovra correttiva per il 2013-14, anticipata in questo mese, non si dovrebbe dimenticare, come autorevolmente è stato ricordato da più parti, che la spesa primaria corrente dovrebbe ridursi nel triennio 2012-14 di oltre il 5% in termini reali. Non dovrebbe però essere penalizzata, anzi andrebbe migliorata, la spesa per investimenti né sottovalutata l'esigenza di interventi per rafforzare produttività e competitività. Si tratta, dunque, non solo di impegni a favòre del futuro, ma di oneri e di opportunità da prevedere sin d'ora con effetti a partire dal 2012. Siamo però nel campo delle libere valutazioni di politica economica che chiunque può esprimere. Altra cosa è invece il velocissimo e non documentato giudizio delle società di rating, peraltro incorse in infortuni madornali quanto alle loro previsioni in materia di confezionamento dei subprime o quanto alla consulenza prestata al governo ellenico negli anni. Insomma, da un lato occorre rigore su tutto ciò che è possibile fare per affermare la trasparenza, la correttezza e la controllabilità delle società in questione non esitando ad attivare, quando ne ricorressero i presupposti, la via sanzionatoria, amministrativa o giudiziaria; dall'altro, bisogna porre fine ai tentennamenti per una nuova normativa europea. La si adotti con urgenza, una volta tanto. Non vi sono più ragioni per temporeggiare; si creino i presupposti anche per un contesto concorrenziale; si impongano trasparenza e controllabilità; si renda possibile un'adeguata funzione ispettiva nei riguardi di tali società; si riduca drasticamente la necessità del ricorso al rating normativamente fissata; si agisca con l'ascia sui conflitti di interesse. Tutto ciò affinché si possa finalmente rispondere al quesito dei quesiti: quis custodies custodes? (riproduzione riservata) ***