Foglio di martedì 31 maggio 2011, pagina 3
Editoriali - Grecia sotto tutela
E' nell'interesse dell'Ue che vanno poste dure condizioni ad Atene L'insolvenza del debito greco, dovuta innanzitutto alle incertezze politiche e al lassismo del governo di Atene, costituisce oramai una delle sfide principali per il futuro dell'intera Eurozona. Il rischio che la Grecia non onori i suoi debiti in euro minaccia di contagiare la credibilità dell'intera area della moneta unica. Per ora ciò non è ancora successo. L'Italia, per esempio, ha potuto collocare ieri 8,28 miliardi di titoli a medio-lungo termine, a condizioni migliori di un mese fa (senza risentire quindi del discusso cambiamento di outlook sul nostro paese da parte di Standard & Poor's). Ma lo scenario potrebbe comunque volgere al peggio: appare sempre più chiaro che la Grecia non sarà in grado di tornare sul mercato nel marzo del 2012. E poiché questa era una delle condizioni per l'erogazione della seconda tranche dell'aiuto del Fondo Monetario Internazionale, l'Europa dovrebbe da un lato supplire a tale mancato finanziamento del Fondo con un proprio intervento, e dall'altro erogare a carico degli stati membri dell'Eurozona un nuovo prestito alla Grecia senza che vi sia la certezza che ciò basti a risolverne i problemi. In questo scenario anche il riscadenziamento del debito greco sarebbe un pessimo segnale, perché esso non apparirebbe come uno degli strumenti per rendere solvibile lo stato greco, ma come l'indicazione che esso si av via al fallimento. E ciò potrebbe generare la convinzione che anche i debiti pubblici di altri stati dell'euro siano a rischio, perché l'Ue non sembrerebbe in grado di garantirli. Si fa così strada la soluzione di "commissariare" la Grecia da parte dell'Unione europea, in particolare facendo gestire al personale di Bruxelles le privatizzazioni richieste ad Atene e che dovrebbero servire a raccogliere 50 miliardi di euro in un anno, oppure con il sostegno dell'Ue nella riscossione delle imposte statali greche. Così l'Ue garantirebbe direttamente la solvibilità della Grecia. Soluzione originale, e tutt'altro che scandalosa: gli stati che fanno parte dell'Eurozona, infatti, per parteciparvi hanno firmato un Patto di stabilità che li impegna a un deficit inferiore al 3 per cento e a una discesa dei livelli eccessivi di debito. Se uno stato membro per troppo tempo non rispetta queste condizioni, è benvenuta un'autorità che ve lo costringa. Solo così l'Unione farà un salto di qualità necessario per la sua credibilità.
copio il link postato sul fol dall'amico vnik
guardatelo perchè merita veramente
YouTube - Daniel Cohn-Bendit (sottotitoli in italiano) parla del aiuto finanziario alla Grecia‏
Lukashenko svende i gasdotti a Mosca
L'ultimo dittatore d'Europa ha messo in ginocchio anche l'economia del Paese
MOSCA - Per le strade di Minsk si distinguono due tipi di file. Ci sono innanzitutto quelle di chi tenta di acquistare qualsiasi cosa con i rubli che si svalutano di ora in ora; dai tostapane al cibo in scatola, alla farina. Centinaia di persone davanti al Gum, il negozio centrale sulla via principale della capitale bielorussa. E poi ci sono le file di fronte alle banche, con persone disperate che aspettano per giorni e notti intere di acquistare dollari o euro. A qualsiasi prezzo pur di avere in mano qualcosa che domani non sarà carta straccia. Ma le filiali della Belarusbank hanno in cassa solo vagonate di rubli. E perfino i cambiavalute clandestini hanno terminato la valuta pregiata.
Il fatto è che la Bielorussia dell'ultimo dittatore d'Europa è allo sbando. Aleksandr Lukashenko con il suo Kgb (che ancora porta il vecchio nome), i kolkoz rurali e le fabbriche statali, non riesce più a mantenere le promesse fatte ai miti bielorussi: niente libertà e niente Occidente in cambio di stipendi sicuri, assistenza statale, pace e tranquillità. Gli aumenti vertiginosi di salari e pensioni concessi alla vigilia delle elezioni di dicembre (fino al 50 per cento) sono stati falcidiati dall'inflazione e dalla svalutazione decisa all'inizio della settimana che ha fatto raddoppiare il costo di euro e dollari. E anche la tranquillità in Bielorussia non c'è più: l'11 aprile una terribile esplosione ha scatenato morte e terrore nella metropolitana di Minsk.
La repressione di ogni espressione di dissidenza ha poi raggiunto nuove vette, tanto da provocare le sanzioni dell'Unione Europea e degli Stati Uniti; tra l'altro Lukashenko e 150 alti dirigenti del Paese non possono praticamente viaggiare. Gli esponenti dell'opposizione che a dicembre si erano candidati alle presidenziali contro «batka» («papà», come ama farsi chiamare Lukashenko) sono stati tutti condannati a pesanti pene detentive, fino a cinque anni. Questo solo perché erano scesi in piazza per una protesta pacifica dopo l'annuncio di risultati assai poco credibili che davano al presidente uscente la rielezione con il 79,6 per cento.
Più volte Lukashenko ha detto che il suo Paese riuscirà a cavarsela da solo, dopo che anche il Fondo monetario internazionale l'ha abbandonato vista la scriteriata politica economica. Ma adesso la Bielorussia è alla canna del gas. Il debito pubblico viaggia ormai oltre gli 8 miliardi di dollari e le riserve di valuta che sono scese ufficialmente sotto i 3 miliardi di dollari sono in buona parte già impegnate.
Nelle ultime ore «batka» ha iniziato a tentare di salvare il salvabile. Ha annunciato che i prigionieri politici potranno essere graziati («perché tenerceli in prigione e mantenerli coi soldi dello Stato?» ha detto sprezzante) e, soprattutto, ha ripreso ad avvicinarsi alla Russia. Ha provato a chiedere un prestito speciale di 3 miliardi di dollari, ma Mosca ha accettato di sborsarne per quest'anno solo 1,2 miliardi. E in cambio ha ottenuto un vasto programma di privatizzazioni: lo Stato dovrà vendere aziende per un totale di 2,5 miliardi di dollari l'anno. Le aziende russe sono quelle maggiormente interessate ad acquistare, con un occhio particolare per quello che è considerato il boccone più prelibato, il controllo della rete di gasdotti che fanno transitare il metano russo diretto all'Europa occidentale.
Posso solo sorridere della vostra ingenuita'.un consiglio per gaudente: lascia pattaya per la patagonia....
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con simpatia per tutti i suggerimenti, spero errati, che ci hai dato!!!![]()
Riporto un post di un altro utente su altro 3d.
Avevo comunque letto anche io nei giorni di cosa stesse accadendo in Bielorussia.
Non è che poi un default classico con annessa svalutazione monetaria sia tanto meglio per la popolazione.
Mi era capitato di leggere anche racconti del drammatico periodo che ha vissuto la Russia nel '98 e anche in quel caso la feroce svalutazione del rublo che si era generata e la fuga dei capitali rifugiatisi nella conversione in dollari, di chi si era arricchito durante il crollo dell'impero sovietico e nel breve lasso di tempo immediatamente precedente della Russia post-comunista.
Stessa cosa dicasi dell'Argentina dopo lo sganciamento del Peso dal Dollaro.
I prezzi aumentavano dalla mattina alla sera dello stesso giorno.
Un esempio scolastico, da manuale, di iperinflazione.
Poco dopo il default argentino vidi un documentario che descriveva come si fossero organizzate molte persone, nel periodo più caotico, generando una sorta di economia parallela, riunendosi in luoghi, come fossero consorzi, in cui ci si scambiava "crediti" (tipo soldi del monopoli) associati però a uno scambio reale di beni o servizi, tipo il contadino portava li frutta e verdura, un barbiere offriva un taglio di capelli.... avevano generato una economia del quasi baratto o meglio una economia proto-monetaria stabilendo li per li consensualmente il valore relativo dei beni e servizi.
Un default anche se con svalutazione monetaria, che sembra questa panacea per poi far rinascere l'economia, è un evento comunque drammatico all'interno di un paese.
La soluzione migliore per la Grecia è veramente scongiurarlo.
Il problema, si è detto, è che avrebbe bisogno di dieci anni di tempo per vedere i frutti delle privatizzazioni e delle riforme, dieci anni che non ha.
Il punto è proprio questo: tocca darglieli.
L'UE dovrebbe realmente mettere in piedi un Fondo Monetario Europeo di solidarietà che a costo di trasferire per questa volta gli oneri su tutta la restante parte dei paesi europei, ripagati magari in 20-30 anni, con il solo interesse della rivalutazione dell'indice dell'inflazione, senza lucro.
Resterebbe l'onere della distrazione di risorse e del mancato investimento fruttuoso di queste. Ma in questo caso l'investimento dovrebbe essere considerato appunto quello di salvaguardare la credibilità e solidità finanziaria della zona Euro nel suo complesso, risparmiare sulle successive ricapitalizzazioni pubbliche (BCE) e eventuali partecipazioni di salvataggio in banche sistemiche.
E' vero che la politica è l'arte del compromesso, ma in questo caso il compromesso significa spendere comunque una vagonata di soldi pubblici senza aver ottenuto lo scopo di poter dire: "un paese dell'UE non può fallire perchè c'è una rete di protezione oltre che una disciplina fiscale (questo per il futuro, si spera)"
Se lasci scoperto il fianco alla speculazione con mezze soluzioni,i soldi li hai comunque spesi e in più devi accorrere a spegnere i vari incendi che poi si propagherebbero su tutte le piazze finanziarie europee.
Secondo me più si impelogano a tamponare queste falle, più conviene a questo punto andare fino in fondo.
Il paradosso è che se veramente ora l'UE sborsa 60 mld, con i 110 precedenti dell'UE + FMI arriviamo a 170 mld
Il debito obbligazionario della Grecia pregresso, quello dell'emergenza, prima che fosse spazzata via dai mercati dei prestiti a un anno e a medio-lungo termine, a fine 2009 inizio 2010, se non erro ammontava a 270 mld.
Con un simile pacchetto di aiuti di fatto avrebbero già rollato il 62% dell'outstanding.
Se poi si seguisse il "consiglio" di Fitch di ieri, di portare queste garanzie direttamente a 100 mld, saremmo a 210 mld, il 77% dell'outstanding.
Nel frattempo il servizio del vecchio debito immagino potrebbe essere ripagato con l'accesso al mercato a breve, mensile, trimestrale, semestrale e magari timidamente si potrebbe cominciare ad emettere titoli a un anno.
Nel mentre si privatizzano asset Greci nell'arco di 10 anni e si rientra delle cifre del debito europeo.
Ovviamente questi aiuti alla fine vanno finanziati con l'EFSM, ma si dovrebbe girare lo stesso interesse alla Grecia, senza volerci guadagnare sopra.
In pratica l'Europa farà da fideiussore dando le sue garanzie sui mercati finanziari per i tanto innominabili eurobond (di fatto).
Per altro appena il mercato prende atto della partita di giro si fionda sui GGB e gli spread rientrano a livelli più che accettabili per poter nuovamente emettere a lungo a tassi accettabili.
L'Europa ci rimette solo a livello di garanzie, quindi sul merito di credito complessivo dell'area euro, probabilmente si trattera di un costo più seccante per i primi della classe, i "periferici" Spagna Italia e Belgio compresi, invece ne beneficerebbero alla grande frenando il contagio.
In compenso Germania, Francia (ma anche UK, USA, CINA e gli Sceicchi, che partecipano con le quote FMI) avranno il loro tornaconto spolpando ben bene gli asset da privatizzare, comprati a costo da recessione. Magari tra dieci anni in un'economia Greca risanata, gli asset migliori varranno oro.
E tutti vissero felici e contenti
Vabbe' ho fatto un bel sogno e volevo raccontarvelo. Mi rimetto a dormire. Buonanotte.