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Grecia, l'FMI all'Eurogruppo: o taglio del debito o non daremo più aiuti
L'FMI chiede all'Eurogruppo di condonare parte del debito alla Grecia, altrimenti non farà la sua parte sull'erogazione dei nuovi prestiti. Restano le distanze sugli obiettivi fiscali.
Crisi della Grecia Leggi gli altri articoli
Le posizioni della Grecia e quelle dei creditori europei si starebbero avvicinando, stando ai funzionari vicini al negoziato, anche se restano le distanze sugli obiettivi fiscali. Ufficialmente, l'Eurogruppo continua a richiedere al governo Tsipras un avanzo primario per quest'anno del 4,8% del pil, mentre il vice-premier di Atene, Gabriel Sakellaridis, ha avvertito che questo target non sarebbe raggiungibile e che probabilmente si potrà centrare un più modesto 1,5%. La differenza non sta nel numero, ha aggiunto, perché si tratterebbe di miliardi di maggiore austerità. Per l'esattezza, sarebbero 6 miliardi a dividere le due parti.
E oggi, la BCE pubblicherà le nuove previsioni economiche sulla Grecia, che nel primo trimestre dell'anno sarà scivolata ufficialmente di nuovo in recessione, dopo che nei 3 mesi precedenti aveva registrato un calo del pil dello 0,4%. Il peggioramento delle stime potrebbe servire allo stesso governo Tsipras per dimostrare al resto dell'Eurozona che non sarebbe realistico ipotizzare un avanzo primario così alto, fissato a quei livelli quando ci si aspettava che l'economia sarebbe cresciuta quest'anno del 2,5%. Sarà già un bene se la Grecia nel 2015 non assisterà a un nuovo tonfo del pil.
Il minore avanzo primario desta allarme dentro il Fondo Monetario Internazionale, dove si fa presente che ciò implichi un ulteriore innalzamento del rapporto tra debito e pil. Se nelle scorse ore il direttore generale Christine Lagarde ha avuto un colloquio telefonico con il premier Alexis Tsipras sullo stato delle trattative con l'Eurogruppo, il Financial Times riferisce che l'istituto avrebbe minacciato i governi europei di non erogare la sua parte dei 7,2 miliardi alla Grecia, qualora questi non si decidessero a tagliare parte del debito ("haircut").
Non è la prima volta che l'FMI chiede la ristrutturazione del debito pubblico ellenico, che per l'80% si trova nelle mani dei creditori europei, la BCE e lo stesso istituto. Tuttavia, i governi dell'Eurozona avrebbero ribadito anche all'Eurogruppo di Riga di 2 settimane fa la loro contrarietà all'ipotesi, un fatto che potrebbe gravare come un macigno sulle probabilità che Atene possa ricevere a maggio i prestiti stanziati con l'accordo del 20 febbraio.
Domani, il governo greco dovrà pagare all'FMI 201 milioni di interessi; il 12 altri 693. Non ci dovrebbero essere problemi, perché sempre domani il Tesoro raccoglierà 875 milioni con l'emissione di T-bills. Il 13 collocherà altri 1,4 miliardi di titoli a 3 mesi. Nel frattempo, però, lo stato dovrebbe restituire agli enti locali i 2 miliardi di liquidità requisita ad aprile con un decreto d'urgenza, altrimenti si rischia il default interno, ossia che i comuni non riescano più a pagare stipendi e a erogare servizi.
A fine mese serviranno altri 1,55 miliardi per il pagamento di stipendi pubblici e pensioni. In tutto, entro i prossimi 4 mesi, il governo dovrà sborsare 12,4 miliardi di euro, ma le speranze che l'FMI possa accettare un rinvio di almeno alcune scadenze si sono spente ieri, quando la Lagarde avrebbe chiarito una volta per tutte che ciò non accadrà.
I rendimenti dei bond governativi segnalano negli ultimi giorni un aumento delle probabilità che sia raggiunto un compromesso. I decennali rendono ora il 10,6% da oltre il 13% raggiunti prima che il ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, fosse quasi commissariato da Tsipras sulle trattative con Bruxelles. I titoli a 2 anni mostrano rendimenti al 19,5% dall'apice del 26%. Ma abbiamo avvertito ieri che questi numeri sono privi di qualsivoglia significato reale, dati gli scambi quasi nulli sul mercato secondario.
Grecia, l'FMI all'Eurogruppo: o taglio del debito o non daremo più aiuti
L'FMI chiede all'Eurogruppo di condonare parte del debito alla Grecia, altrimenti non farà la sua parte sull'erogazione dei nuovi prestiti. Restano le distanze sugli obiettivi fiscali.
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Le posizioni della Grecia e quelle dei creditori europei si starebbero avvicinando, stando ai funzionari vicini al negoziato, anche se restano le distanze sugli obiettivi fiscali. Ufficialmente, l'Eurogruppo continua a richiedere al governo Tsipras un avanzo primario per quest'anno del 4,8% del pil, mentre il vice-premier di Atene, Gabriel Sakellaridis, ha avvertito che questo target non sarebbe raggiungibile e che probabilmente si potrà centrare un più modesto 1,5%. La differenza non sta nel numero, ha aggiunto, perché si tratterebbe di miliardi di maggiore austerità. Per l'esattezza, sarebbero 6 miliardi a dividere le due parti.
E oggi, la BCE pubblicherà le nuove previsioni economiche sulla Grecia, che nel primo trimestre dell'anno sarà scivolata ufficialmente di nuovo in recessione, dopo che nei 3 mesi precedenti aveva registrato un calo del pil dello 0,4%. Il peggioramento delle stime potrebbe servire allo stesso governo Tsipras per dimostrare al resto dell'Eurozona che non sarebbe realistico ipotizzare un avanzo primario così alto, fissato a quei livelli quando ci si aspettava che l'economia sarebbe cresciuta quest'anno del 2,5%. Sarà già un bene se la Grecia nel 2015 non assisterà a un nuovo tonfo del pil.
Il minore avanzo primario desta allarme dentro il Fondo Monetario Internazionale, dove si fa presente che ciò implichi un ulteriore innalzamento del rapporto tra debito e pil. Se nelle scorse ore il direttore generale Christine Lagarde ha avuto un colloquio telefonico con il premier Alexis Tsipras sullo stato delle trattative con l'Eurogruppo, il Financial Times riferisce che l'istituto avrebbe minacciato i governi europei di non erogare la sua parte dei 7,2 miliardi alla Grecia, qualora questi non si decidessero a tagliare parte del debito ("haircut").
Non è la prima volta che l'FMI chiede la ristrutturazione del debito pubblico ellenico, che per l'80% si trova nelle mani dei creditori europei, la BCE e lo stesso istituto. Tuttavia, i governi dell'Eurozona avrebbero ribadito anche all'Eurogruppo di Riga di 2 settimane fa la loro contrarietà all'ipotesi, un fatto che potrebbe gravare come un macigno sulle probabilità che Atene possa ricevere a maggio i prestiti stanziati con l'accordo del 20 febbraio.
Domani, il governo greco dovrà pagare all'FMI 201 milioni di interessi; il 12 altri 693. Non ci dovrebbero essere problemi, perché sempre domani il Tesoro raccoglierà 875 milioni con l'emissione di T-bills. Il 13 collocherà altri 1,4 miliardi di titoli a 3 mesi. Nel frattempo, però, lo stato dovrebbe restituire agli enti locali i 2 miliardi di liquidità requisita ad aprile con un decreto d'urgenza, altrimenti si rischia il default interno, ossia che i comuni non riescano più a pagare stipendi e a erogare servizi.
A fine mese serviranno altri 1,55 miliardi per il pagamento di stipendi pubblici e pensioni. In tutto, entro i prossimi 4 mesi, il governo dovrà sborsare 12,4 miliardi di euro, ma le speranze che l'FMI possa accettare un rinvio di almeno alcune scadenze si sono spente ieri, quando la Lagarde avrebbe chiarito una volta per tutte che ciò non accadrà.
I rendimenti dei bond governativi segnalano negli ultimi giorni un aumento delle probabilità che sia raggiunto un compromesso. I decennali rendono ora il 10,6% da oltre il 13% raggiunti prima che il ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, fosse quasi commissariato da Tsipras sulle trattative con Bruxelles. I titoli a 2 anni mostrano rendimenti al 19,5% dall'apice del 26%. Ma abbiamo avvertito ieri che questi numeri sono privi di qualsivoglia significato reale, dati gli scambi quasi nulli sul mercato secondario.