Prima scusate l'errore in italiano...dessero!!!
Poi:
«A bordo marittimi italiani e non stranieri», anche il sindaco di Torre del Greco firma la petizione
Articolo del 2017???
Non leggo cosi indietro....cmq questo articolo vecchio spiega benissimo come stanno le cose:
Sono 9500 i marittimi stranieri imbarcati sulle navi italiane, il 34%,6% dei 27.450 posti di lavoro nella flotta italiana, con un avvicendamento di 35.600 lavoratori, di cui oltre 12.000 stranieri. Secondo la Fit-Cisl, i marittimi stranieri costituiscono l’80% degli equipaggi o del settore alberghiero delle navi da crociera. Sono alcuni dati emersi durante il viaggio-studio sulle migrazioni asiatiche del Dossier Statistico immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, che si è chiuso oggi a Manila.
Il convegno ha preso in esame, tra gli altri argomenti, i flussi migratori dei lavoratori del mare. Dalle Filippine, ad esempio, sono imbarcate sulle navi 350.000 persone, è la nazionalità più rappresentata (un sesto del totale) su oltre 2.200.000 marittimi nel mondo. Anche sulla Costa Concordia c’erano 296 filippini, di cui 120 membri dell’equipaggio, gli altri lavoravano nell’hotel della nave. Tutti si sono salvati e sono già rientrati in patria. In Italia vi sono circa 1.500 navi, l’1,7% del totale mondiale (dati 2009). Tra le 458 navi per il trasporto passeggeri, 21 sono navi da crociera, 81 aliscafi e catamarani, 219 traghetti e 137 di altro tipo. I marittimi italiani vengono assunti, anche all’estero, con grande facilità, ma i posti di lavoro sono superiori alle disponibilità, per cui è aumentato l’inserimento degli stranieri.
La loro assunzione è subordinata al rilascio di un visto su richiesta dell’armatore (legge 30/1998). Chi è imbarcato su una nave italiana, a prescindere dalla nazionalità, è assicurato obbligatoriamente all’Inps. L’elevata incidenza della componente straniera spiega perché, in occasione di incidenti o episodi di pirateria, si parli spesso di marittimi stranieri. I marittimi di altri Paesi sono invece sovrabbondanti rispetto alle necessità, devono quindi trovare sbocco all’estero: è il caso dei filippini. Anche l’India, che dispone di 26.900 ufficiali, ne impiega solamente 8.900 su navi battenti bandiera indiana. Nel 2007 l’Ufficio della pastorale marittima della Fondazione Migrantes denunciava che tra il 10% e il 15% dei marittimi imbarcati nella flotta mondiale lavorava in condizioni di grave schiavitù per la carenza degli standard di sicurezza, l’eccessiva lunghezza degli orari di lavoro e l’inadeguatezza dei salari.
Oltre ai problemi contrattuali, molto delicati sono gli aspetti legati alla sicurezza. In Italia i marittimi sono tenuti a seguire dei corsi e la loro certificazione viene rilasciata con severità. Mentre per i marittimi esteri non mancano i dubbi sull’attendibilità dei certificati di frequenza ai corsi. Nel caso di episodi di pirateria, come avviene nei pressi della Somalia, le norme italiane che consentono l’utilizzo delle armi a bordi sono molto rigide e troppo alti sono i costi per assumere una guardia privata (circa 2000 dollari al giorno). La presenza delle navi da guerra italiane nelle zone di pericolo è insufficiente: sono appena 15, mentre ne servirebbero 80. Inoltre, per il riscatto delle navi sequestrate (i filippini fanno quasi sempre parte degli equipaggi) non è consentito stipulare un’assicurazione e neppure pagare il riscatto (che poi finisce spesso per essere pagato dai servizi segreti).