Obbligazioni societarie HIGH YIELD e oltre, verso frontiere inesplorate - Vol. 2

Lo sgonfiamento di Wall Street è dunque iniziato e ad innestarlo è stato l’aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, che da diversi giorni ha fatto scattare un innalzamento del rendimento dei Treasury decennali. I titoli del debito pubblico Usa a 10 anni sono volati martedì scorso sopra la soglia psicologica del 3,25%, il top da 10 anni. Ieri il rialzo è stato più contento al 2,31%, un livello che comunque influenza pesantemente l’azionario. L’aumento dei rendimenti dei Treasury Usa infatti tende a destabilizzare i mercati azionari poiché rende potenzialmente più allettante per gli investitori parcheggiare denaro in obbligazioni piuttosto che in azioni. Inoltre l’aumento dei tassi di interesse incrementa il peso del debito delle imprese e può rallentare l’attività economica, rendendo più costosi i finanzianti.
 
No, la convenzione verrà rinnovata con bando europeo e potrebbe fare gola a Grimaldi che è l'unico vero avversario di Onorato, quindi non la darei per scontata. I debiti sono rimasti alla gestione fallimentare della vecchia Tirrenia e che è ancora creditrice di 180 milioni (debito non senior, non garantito), sospeso proprio in attesa della decisione della commissione europea e che presenta delle incognite notevoli. A questo prezzo il rischio credo sia modesto, rispetto al rendimento, ad averci liquidità raddoppierei e se mantiene questi livelli ad inizio 2019 azzardo.
Non penso che in questo caso il rinnovo della convenzione sia un grosso ostacolo. Teniamo conto che la Moby copre 12 rotte con una flotta di 13 traghetti, che come sappiamo non si mettono in piedi in un giorno. La flotta Grimaldi, relativamente ai traghetti mi sembra che conti 11 navi con partenze e destinazioni dissimili.
 
Non penso che in questo caso il rinnovo della convenzione sia un grosso ostacolo. Teniamo conto che la Moby copre 12 rotte con una flotta di 13 traghetti, che come sappiamo non si mettono in piedi in un giorno. La flotta Grimaldi, relativamente ai traghetti mi sembra che conti 11 navi con partenze e destinazioni dissimili.

Al momento infatti il rischio per la convenzione non esiste, ma Grimaldi già da un paio di anni si sta faccendo sotto e vista la notevole potenza di fuoco che può mettere in campo, chi può dire cosa succederà tra un altro paio di anni. Se dovesse avere sufficiente disponibiltà di navi e offrisse un costo inferiore i giochi sarebbero fatti, inoltre l'attuale ed un pò compiacente amministrazione di sinistra della Sardegna presto se ne andrà a casa e certi esponenti di centro destra mi sembrano palesemente a libro paga di Grimaldi, mentre gli integralisti del M5S sono persino peggio.
 
Cmq tra moby e grimaldi...hanno tutti marittimi extracomunitari....dassero piu' lavoro ai marittimi italiani!!!
E' un articolo del 2017 ma chiarisce la filosofia dei dipendenti Moby:
Il Gruppo Onorato Armatori ha siglato un accordo che prevede la stabilizzazione, in Toscana, di altri 255 marittimi italiani con Moby. L'operazione è stata resa possibile grazie all'accordo con Filt Cgil, Fit Cisl e Uil Trasporti. Per Moby era presente il dg della compagnia, Giuseppe Savarese. "Un'operazione - si afferma in una nota del gruppo armatoriale - fortemente voluta dal Gruppo, che da sempre ha a cuore le sorti dei marittimi italiani e che è in prima linea per la tutela e la salvaguardia dei loro diritti". Moby, Tirrenia-Cin e Toremar sono compagnie del gruppo Onorato Armatori che occupa fino a 4.000 dipendenti, tutti italiani, inclusi gli stagionali. Con le tre compagnie, il gruppo Onorato collega Sardegna, Sicilia, Corsica, Francia, Malta, Arcipelago Toscano e Tremiti con 46 navi, tutte battenti bandiera italiana.
 
Prima scusate l'errore in italiano...dessero!!!
Poi:
«A bordo marittimi italiani e non stranieri», anche il sindaco di Torre del Greco firma la petizione
Articolo del 2017???
Non leggo cosi indietro....cmq questo articolo vecchio spiega benissimo come stanno le cose:
Sono 9500 i marittimi stranieri imbarcati sulle navi italiane, il 34%,6% dei 27.450 posti di lavoro nella flotta italiana, con un avvicendamento di 35.600 lavoratori, di cui oltre 12.000 stranieri. Secondo la Fit-Cisl, i marittimi stranieri costituiscono l’80% degli equipaggi o del settore alberghiero delle navi da crociera. Sono alcuni dati emersi durante il viaggio-studio sulle migrazioni asiatiche del Dossier Statistico immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, che si è chiuso oggi a Manila.
Il convegno ha preso in esame, tra gli altri argomenti, i flussi migratori dei lavoratori del mare. Dalle Filippine, ad esempio, sono imbarcate sulle navi 350.000 persone, è la nazionalità più rappresentata (un sesto del totale) su oltre 2.200.000 marittimi nel mondo. Anche sulla Costa Concordia c’erano 296 filippini, di cui 120 membri dell’equipaggio, gli altri lavoravano nell’hotel della nave. Tutti si sono salvati e sono già rientrati in patria. In Italia vi sono circa 1.500 navi, l’1,7% del totale mondiale (dati 2009). Tra le 458 navi per il trasporto passeggeri, 21 sono navi da crociera, 81 aliscafi e catamarani, 219 traghetti e 137 di altro tipo. I marittimi italiani vengono assunti, anche all’estero, con grande facilità, ma i posti di lavoro sono superiori alle disponibilità, per cui è aumentato l’inserimento degli stranieri.
La loro assunzione è subordinata al rilascio di un visto su richiesta dell’armatore (legge 30/1998). Chi è imbarcato su una nave italiana, a prescindere dalla nazionalità, è assicurato obbligatoriamente all’Inps. L’elevata incidenza della componente straniera spiega perché, in occasione di incidenti o episodi di pirateria, si parli spesso di marittimi stranieri. I marittimi di altri Paesi sono invece sovrabbondanti rispetto alle necessità, devono quindi trovare sbocco all’estero: è il caso dei filippini. Anche l’India, che dispone di 26.900 ufficiali, ne impiega solamente 8.900 su navi battenti bandiera indiana. Nel 2007 l’Ufficio della pastorale marittima della Fondazione Migrantes denunciava che tra il 10% e il 15% dei marittimi imbarcati nella flotta mondiale lavorava in condizioni di grave schiavitù per la carenza degli standard di sicurezza, l’eccessiva lunghezza degli orari di lavoro e l’inadeguatezza dei salari.
Oltre ai problemi contrattuali, molto delicati sono gli aspetti legati alla sicurezza. In Italia i marittimi sono tenuti a seguire dei corsi e la loro certificazione viene rilasciata con severità. Mentre per i marittimi esteri non mancano i dubbi sull’attendibilità dei certificati di frequenza ai corsi. Nel caso di episodi di pirateria, come avviene nei pressi della Somalia, le norme italiane che consentono l’utilizzo delle armi a bordi sono molto rigide e troppo alti sono i costi per assumere una guardia privata (circa 2000 dollari al giorno). La presenza delle navi da guerra italiane nelle zone di pericolo è insufficiente: sono appena 15, mentre ne servirebbero 80. Inoltre, per il riscatto delle navi sequestrate (i filippini fanno quasi sempre parte degli equipaggi) non è consentito stipulare un’assicurazione e neppure pagare il riscatto (che poi finisce spesso per essere pagato dai servizi segreti).
 
Prima scusate l'errore in italiano...dessero!!!
Poi:
«A bordo marittimi italiani e non stranieri», anche il sindaco di Torre del Greco firma la petizione
Articolo del 2017???
Non leggo cosi indietro....cmq questo articolo vecchio spiega benissimo come stanno le cose:
Sono 9500 i marittimi stranieri imbarcati sulle navi italiane, il 34%,6% dei 27.450 posti di lavoro nella flotta italiana, con un avvicendamento di 35.600 lavoratori, di cui oltre 12.000 stranieri. Secondo la Fit-Cisl, i marittimi stranieri costituiscono l’80% degli equipaggi o del settore alberghiero delle navi da crociera. Sono alcuni dati emersi durante il viaggio-studio sulle migrazioni asiatiche del Dossier Statistico immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, che si è chiuso oggi a Manila.
Il convegno ha preso in esame, tra gli altri argomenti, i flussi migratori dei lavoratori del mare. Dalle Filippine, ad esempio, sono imbarcate sulle navi 350.000 persone, è la nazionalità più rappresentata (un sesto del totale) su oltre 2.200.000 marittimi nel mondo. Anche sulla Costa Concordia c’erano 296 filippini, di cui 120 membri dell’equipaggio, gli altri lavoravano nell’hotel della nave. Tutti si sono salvati e sono già rientrati in patria. In Italia vi sono circa 1.500 navi, l’1,7% del totale mondiale (dati 2009). Tra le 458 navi per il trasporto passeggeri, 21 sono navi da crociera, 81 aliscafi e catamarani, 219 traghetti e 137 di altro tipo. I marittimi italiani vengono assunti, anche all’estero, con grande facilità, ma i posti di lavoro sono superiori alle disponibilità, per cui è aumentato l’inserimento degli stranieri.
La loro assunzione è subordinata al rilascio di un visto su richiesta dell’armatore (legge 30/1998). Chi è imbarcato su una nave italiana, a prescindere dalla nazionalità, è assicurato obbligatoriamente all’Inps. L’elevata incidenza della componente straniera spiega perché, in occasione di incidenti o episodi di pirateria, si parli spesso di marittimi stranieri. I marittimi di altri Paesi sono invece sovrabbondanti rispetto alle necessità, devono quindi trovare sbocco all’estero: è il caso dei filippini. Anche l’India, che dispone di 26.900 ufficiali, ne impiega solamente 8.900 su navi battenti bandiera indiana. Nel 2007 l’Ufficio della pastorale marittima della Fondazione Migrantes denunciava che tra il 10% e il 15% dei marittimi imbarcati nella flotta mondiale lavorava in condizioni di grave schiavitù per la carenza degli standard di sicurezza, l’eccessiva lunghezza degli orari di lavoro e l’inadeguatezza dei salari.
Oltre ai problemi contrattuali, molto delicati sono gli aspetti legati alla sicurezza. In Italia i marittimi sono tenuti a seguire dei corsi e la loro certificazione viene rilasciata con severità. Mentre per i marittimi esteri non mancano i dubbi sull’attendibilità dei certificati di frequenza ai corsi. Nel caso di episodi di pirateria, come avviene nei pressi della Somalia, le norme italiane che consentono l’utilizzo delle armi a bordi sono molto rigide e troppo alti sono i costi per assumere una guardia privata (circa 2000 dollari al giorno). La presenza delle navi da guerra italiane nelle zone di pericolo è insufficiente: sono appena 15, mentre ne servirebbero 80. Inoltre, per il riscatto delle navi sequestrate (i filippini fanno quasi sempre parte degli equipaggi) non è consentito stipulare un’assicurazione e neppure pagare il riscatto (che poi finisce spesso per essere pagato dai servizi segreti).

Per legge, se si vuole usufruire dei notevoli sgravi fiscali riservati agli armatori, le navi che svolgono rotte con tutti scali italiani devono avere equipaggi solo italiani o comunitari. Infatti alcuni armatori, tipo Grimaldi, ma non solo, inseriscono uno scalo su territorio estero (es. Corsica), così raggirano la legge assumendo extra e si prendono botte e moglie ubriaca. Anche per questo motivo riescono ad offrire biglietti a costi più bassi, in particolare nella stagione estiva, quando non è attiva la convenzione Tirrenia.
 

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