HO COMPRATO UN LiBRO SU COME GESTIRE LA FAME NERVOSA...

La mia solita fortuna :rolleyes:
sul sito di ticketone c'è scritto che per il rimborso dei biglietti del concerto dei Nickelback. che è stato annullato, bisogna rivolgersi presso la rivendita dove si sono acquistati... peccato che questa HA CHIUSO!!! :wall::wall::rolleyes:
 
Il Gup del tribunale di Milano Alessandra Clemente ha prosciolto Paolo Scaroni, ex ad di Eni, dall’accusa di corruzione internazionale nel procedimento relativo al presunto pagamento di 198 milioni di euro di tangenti in Algeria per far ottenere a Saipem (partecipata da Eni) appalti da 8 miliardi di euro.
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È stata prosciolta anche la società Eni, mentre andrà a processo Saipem. Le società erano state indagate per la legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti.

Oltre a Paolo Scaroni e alla società Eni è stato prosciolto dalle accuse anche l’ex responsabile di Eni per il nord Africa, Antonio Vella. Sono stati rinviati a giudizio, invece, oltre alla società Saipem, l’ex direttore operativo di Saipem, Pietro Varone,
l’ex direttore finanziario prima di Saipem poi di Eni, Alessandro Bernini, l’ex presidente e ad di Saipem, Pietro Tali, Farid Noureddine Bedjaoui, fiduciario dell’allora ministro dell’energia dell’Algeria e Samyr Ouraied, uomo di fiducia di Bedjaoui.
 
Io dico, si poteva pensare ad uno...due coglionazzi....ma qui stiamo assistendo alla caduta, ad un tonfo verticale della comunità europea e degli stati uniti.......a tutto vantaggio di un putin che sta abilmente e rapidamente sfruttando l'occasione datagli dalla siria.

.......È proprio in questa “sorpresa” dell’Occidente, in queste reazioni scoordinate e scomposte possiamo riconoscere i segni di una sconfitta. La sconfitta di chi, in questi anni, non ha saputo e/o voluto affrontare il problema rappresentato dallo Stato Islamico, pensando, erroneamente, che fosse un fenomeno limitato e destinato a sgonfiarsi nel breve termine. Di chi, soprattutto, ha pensato che i jihadisti del Califfo rappresentassero comunque un potenziale strumento da sfruttare per contenere in Iraq e in tutto il Medio Oriente, le ambizioni di Teheran; di chi, in buona sostanza, a Washington come a Parigi e Londra, non ha ascoltato coloro che, quasi due anni fa, invitavano ad un intervento rapido e deciso, destinato a debellare l’Is “finché sono ancora poche migliaia, in un territorio limitato” come ci disse, in un’intervista al Nodo di Gordio Michael Ledeen, già consigliere di Reagan e Bush padre.

E invece si è preferita una strategia “attendista”: ovvero nessuna strategia, un lasciar fare, un disinteresse di fondo. Lasciando incancrenire il problema, anzi aggravando la malattia con dissennati ed improvvidi interventi come quello in Libia che ha defenestrato Gheddafi. E il problema è esploso, e da questione regionale, limitata (si fa per dire) al Medio Oriente, è divenuta globale. Iraq, Siria, Libia... e segnali pericolosi vengono dalla Tunisia, dal Libano, per tacere del Mali e dell’Africa sub-sahariana. Mentre ad Oriente l’Afghanistan vede prossimo il trionfo dei Talebani, il Pakistan e il Bangladesh appaiono sempre più minacciati dall’azione di gruppi jihadisti legati al Califfo o ai sui fratelli/coltelli di Al Qaeda... E così in Caucaso e in Asia Centrale. Ma soprattutto stiamo vivendo il contraccolpo rappresentato dalla marea montante di migranti che, da Siria, Oriente, Africa stanno dirigendosi verso l’Europa; e che, senza più un sistema di equilibri geopolitici capaci di contenerla, rischia di finire con il travolgere le nostre, esauste e neghittose, società.
 
E, a questo punto, è entrato in scena Putin. Che il problema di una forte minoranza islamica c’è l’ha in casa da sempre, e teme, logicamente, il contagio dell’Is. In effetti già duemila cittadini russi sembra ingrossino le file dei jihadisti, senza contare la forte presenza di ceceni, daghestani ed ingusci, che costituiscono un’intera brigata al servizio del Califfo. Già questo avrebbe potuto bastare per spingere Mosca ad intervenire. Questo ed il fatto che la Siria di Assad è un alleato storico, e i suoi porti sono sicure basi per la flotta russa.


Tuttavia Putin è politico fine e stratega dalla visione ampia. Una diversità radicale dai suoi omologhi occidentali, soprattutto dal miope e perennemente indeciso Obama. E ha visto chiaramente nella crisi siriana una grande opportunità per scompaginare i giochi degli equilibri internazionali e dare finalmente al Cremlino quel ruolo determinante nel Mediterraneo cui ha sempre ambito, senza mai ottenerlo né al tempo degli Zar, né al culmine della potenza sovietica. Infatti, prima di muovere le sue truppe, Putin ha tessuto una complessa rete di relazioni con Egitto, Turchia ed Israele in prima fila; una rete destinata a sortire effetti ben oltre i limiti temporali dell’attuale contingenza siriana.


Chiaramente lo Zar mira, a breve termine, a mettere in sicurezza la costa siriana e in particolare la regione di Latakia – popolata da alawiti fedeli ad Assad – rafforzando le basi russe nel Mediterraneo, dove la presenza della flotta del Cremlino minaccia di sostituire, nel breve o medio termine, la VI Flotta statunitense, ormai smobilitata e trasferita, in gran parte, nell’Oceano Indiano.

Al contempo Putin cercherà di mantenere il controllo di Damasco, obiettivo fortemente simbolico per i jihadisti sia dell’Is, sia del Fronte Al Nusra, filiazione di Al Qaeda, su cui sembravano voler puntare le loro carte tanto Washington che Parigi.

Strategia che trova consonanza sia con l’egiziano Al Sisi – che sta reprimendo con durezza, soprattutto nel Sinai, i movimenti radicali salafiti di ogni estrazione – sia con le preoccupazioni di Bibi Netanyahu, per il quale Al Baghdadi ed Al Zawahiri rappresentano la padella e la brace, e che vede come il fumo negli occhi l’ambigua politica mediorientale di Obama.

Al leader israeliano, poi, Putin sembra aver garantito di spendersi per depotenziare la minaccia rappresentata dalle milizie di Hezbollah, che sono sue alleate in Siria, dalla parte di Assad, contro l’Is.
Ad Erdogan chiaramente ha garantito, oltre ad un fondamentale accordo per il transito in territorio turco delle pipeline provenienti dalla Russia, di impedire la nascita di uno stato indipendente nel Kurdistan siriano. Cose che invece sembrerebbe nelle intenzioni di Washington e Parigi.


Quanto al destino di Assad, nulla di più facile che, tra non molto, Putin lo rimuova in silenzio, sostituendolo con una figura omologa, dal volto, però, più presentabile a livello internazionale.
 
Così, in una serie di mosse, Putin ha ottenuto di alienare ulteriormente i rapporti di Ankara con il vecchio amico Americano, di riavvicinare alla propria sfera d’influenza l’Egitto, di ottenere una sostanziale non belligeranza di Israele.
Gettando un’Opa sulla leadership geopolitica del Grande Medio Oriente e, soprattutto, del Mediterraneo. Con Obama, Hollande, Cameron e gli altri che stanno a guardare.
Andrea Marcigliano
Senior fellow del think tank "Il Nodo di Gordio"
www.NododiGordio.org
 
Ho capito che questi hanno visto qualche documentario sul raddoppio del canale di Panama, poi hanno visto quelli sull'allargamento del canale diSuez, ma chi è quel fesso che ha sbagliato le dosi di allucinogeno ?

In Calabria è tutto pronto: la Regione verrà divisa in due parti da un maxi canale che collegherà il versante jonico con quello tirrenico
 
17.48 – La senatrice M5S Lezzi attacca e denuncia un gesto offensivo ai suoi danni e di tutte le donne da parte del verdiniano Lucio Barani. Tensione in Aula, protestano le opposizioni. E si chiede l’allontanamento del senatore. Anche una collega della Lega Nord, Erika Stefani, difende Lezzi.
17.54 – Anche Cinzia Bonfrisco attacca Barani per il gesto offensivo di Lucio Barani, chiedendo il suo allontanamento: «Si vergogni, lei è un pagliaccio. Ha offeso tutte le donne. E si tolga quel garofano dal taschino della giacca, offende tutti i socialisti morti per la libertà…»
18.00 – Tra le proteste, Grasso sospende l’Aula per dieci minuti. E Grasso spiega, dopo le richieste partite in Aula, che verranno acquisite le registrazioni video. M5S e opposizioni (ma non solo) hanno parlato di un gesto “maschilista“, di natura sessuale e con “un significato eloquente” che “ha offeso tutte le donne“.

18.03 – Intanto anche dal Pd c’è chi prende le distanze dal gesto del capogruppo di Ala, il salvagente del governo creato da Verdini:
E Valeria Fedeli chiede il consiglio di presidenza per valutare il gestaccio fatto dal senatore Barani nei confronti di Lezzi
18.17 – Ripresa la seduta. E continua la bagarre dopo il gestaccio del verdiniano Barani. Il capogruppo azzurro Paolo Romani invita Barani, che aveva tentato di difendersi parlando di “fraintendimento”, a non partecipare al resto della seduta odierna
18.30 – Il portavoce di Ala D’Anna: «Se Barani ha sbagliato, chieda scusa. Ma si tratta di un fallo di reazione. La scostumatezza può essere riparata con le scuse, l’ipocrisia no. Ci sono state intemperanze e provocazioni», ha replicato, provando a giustificare e difendere il collega e attaccando le opposizioni.
18.35 – Anche Laura Bottici (m5S) chiede la convocazione dell’Ufficio di presidenza per sanzionare Barani.
18.42 – Interviene anche il capogruppo Zanda: «Non ho visto il gesto di Barani, ma se è stato così, si tratta di un gesto grave. Quindi è comprensibile che ci sia tensione: chiediamo che l’Ufficio di presidenza si riunisca e decisa presto». Per poi chiedere anche a Grasso un’attenta «applicazione del regolamento»: «La presidenza ci può aiutare, dobbiamo tenere una disciplina d’Aula. Auspico un rigore molto puntale nello svolgimento dei nostri lavori in Aula».
18.46 – Anche Schifani (capogruppo di Area Popolare, Ncd-Udc) parla di “gesto senza precedenti” e di “trivialità“. E si associa all’invito di Romani affinché Barani resti fuori dall’Aula per il resto della seduta odierna. Ma protesta contro il clima di tensione in Aula delle ultime settimane
 

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