È fastidioso leggere che Massimiliano Fuksas, un minuto dopo aver completato l'opera, già prenda le distanze da tutto, tranne dalla propria parcella.
Nell'ordine.
Primo: non gli piace il nome dato al suo Centro Congressi, la «Nuvola» (lui avrebbe preferito The Floating Space).
Secondo: attacca l'Ente Euro Spa (un carrozzone, un covo di clientelismi, nascondiglio di sprechi e favoritismi, ricettacolo di 149 dipendenti inutili...),
sorvolando sul fatto che si tratta dello stesso ente (carrozzone, covo di clientelismi, ricettacolo di sprechi...) che nella passata gestione
gli assegnò l'appalto da 25 milioni di euro; una parcella, ha notato un giornalista economico, che vale poco meno del risparmio che lo Stato avrebbe dalla riforma del Senato così come lo vuole Renzi.
Terzo: sbuffa, mettendo le mani avanti, per le possibili inefficienze di gestione della Nuvola, col rischio che «fra due anni possa iniziare il dibattito su dove trovare i soldi per restaurarla».
Quarto ma è la cosa che ci tiene a dire per prima - : spera che la Nuvola sia venduta subito ai tedeschi, «loro sì la farebbero funzionare...»,
tirando un sonoro schiaffo, amplificato dagli spazi vuoti e fluttuanti della Nuvola, a quest'Italia inefficiente, sprecona e irriconoscente.