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E' di questa mattina, alla voce "Temi del giorno":
Roncadin: i fondi distressed starebbero guardando con interesse al bond
da 135 mln in scadenza a giugno. Nel frattempo continua la ricerca degli
advisor per l'aumento di capitale.
UNA SPIEGAZIONE PER CHI NON CONOSCE IL TERMINE "DISTRESSED":
Può sembrare un paradosso, ma non lo è affatto: si può guadagnare, e bene, puntando sulle barche che affondano, cioè su quelle società che stanno portando, o hanno anche già portato, i loro bilanci in tribunale. Naturalmente, non è una regola che vale sempre, ossia per tutte le compagnie malandate, poichè c'è crisi e crisi. Ma l'abilità dei manager finanziari professionali che sanno riconoscere il valore degli asset di un'azienda in bancarotta sta proprio in questo: capire la gravità della crisi, e pagare il prezzo giusto affinchè, dopo il lavoro necessario per la rimessa in piedi della società, resti un margine di guadagno. Il rischio di queste operazioni è alto, ma lo è anche la posta in gioco. Ha scritto recentemente in un articolo divulgativo Dion Friedland, presidente di Magnum Funds, una delle numerose società di gestione di fondi comuni specializzati nel delicato comparto delle "distressed securities", ossia dei "titoli in crisi", che "puntare su questo settore permette all'investitore che ha maturato un'adeguata conoscenza della società attraverso l'analisi puntuale dei bilanci di limitare il rischio dell'esposizione, comprando in effetti per 50 centesimi ciò che vale un dollaro".
Fanno parte delle "distressed securities" le azioni, i bond e i titoli di credito commerciali o finanziari che finiscono nel fallimento. I prezzi di questi valori cadono di solito verticalmente all'avvicinarsi del tracollo, poichè chi li detiene sceglie di vendere comunque piuttosto di restare invischiato in una società con guai finanziari. Ma la reazione dei venditori alla prospettata bancarotta può essere emotivamente esagerata, tale da non far loro considerare il reale valore dei titoli che possiedono. E' in questa situazione che emergono gli analisti freddi e professionali, in grado di soppesare rischi e chance di guadagni. Poichè operazioni di questo tenore richiedono forti capitali, non solo per rilevare le "distressed" ma in certi casi anche per avviare il processo di ristrutturazione aziendale e garantire il ritorno della società al profitto, i money manager "avvoltoi" - così sono chiamati nel colorito gergo di Wall Street - devono raccogliere capitali tra gli investitori, individuali e istituzionali. In altre parole, il pubblico che da una parte può essere stato colpito finanziariamente per avere in portafoglio azioni o bond falliti, dall'altra può sperare di rifarsi investendo in fondi comuni (di tipo chiuso, solitamente) che fanno performance proprio grazie ai fallimenti.
Che le scommesse sui default non siano una pratica folle lo dimostra il fatto che, in America, esiste una famiglia nutrita di gestori di fondi e di hedge funds dedicata, e che investitori istituzionali quali i fondi pensione affidino loro una fetta del patrimonio. "Se il business delle aziende fallite è buono, possiamo trarre circa il 20% di ritorno dagli impieghi nelle distressed securities", ha detto a BusinessWeek Panda Hershey, money manager del colosso pensionistico californiano Calpers. La materia prima degli avvoltoi sono i conti in rosso, e va da sè che le stagioni propizie per loro sono quelle negative, o di massimo rischio, per il mercato in generale. Poichè la Merrill Lynch ha rilevato che nel 2004 la percentuale di junk bonds con rating B-, ossia sull'orlo della C che preannuncia default, è balzata ad un picco ventennale del 34,2% sul totale dei bond emessi, è storicamente probabile che tra il 2006 e il 2007 ci sarà una fioritura di fallimenti, e quindi di occasioni per gli avvoltoi.
Infatti, è segnalata una intensa attività di raccolta di soldi, che ha come target una fascia sofisticata di investitori, da parte dei gruppi più famosi del comparto: 1,6 miliardi di dollari sono stati affidati alla Matlin Paterson Global Advisers; 1,2 alla Oaktree Capital; 1,1 alla WL ROSS & CO. di Wilbur Ross, riconosciuto guru dei "distressed" e primo oratore a fine giugno all'8° Forum internazionale sul tema che si è tenuto a New York. In totale, nell'ultimo anno sono affluiti 6,3 miliardi di dollari al settore. Un miliardo di raccolta è nei voti dell'Avenue Capital group, mentre Blackstone e Carlyle, società di venture capital, hanno piani per 500 milioni e 400 milioni rispettivamente. L'accelerazione nel sollecitare i risparmiatori è motivata dalla previsione degli avvoltoi secondo i quali il numero dei fallimenti decollerà entro sei-dodici mesi
Roncadin: i fondi distressed starebbero guardando con interesse al bond
da 135 mln in scadenza a giugno. Nel frattempo continua la ricerca degli
advisor per l'aumento di capitale.
UNA SPIEGAZIONE PER CHI NON CONOSCE IL TERMINE "DISTRESSED":
Può sembrare un paradosso, ma non lo è affatto: si può guadagnare, e bene, puntando sulle barche che affondano, cioè su quelle società che stanno portando, o hanno anche già portato, i loro bilanci in tribunale. Naturalmente, non è una regola che vale sempre, ossia per tutte le compagnie malandate, poichè c'è crisi e crisi. Ma l'abilità dei manager finanziari professionali che sanno riconoscere il valore degli asset di un'azienda in bancarotta sta proprio in questo: capire la gravità della crisi, e pagare il prezzo giusto affinchè, dopo il lavoro necessario per la rimessa in piedi della società, resti un margine di guadagno. Il rischio di queste operazioni è alto, ma lo è anche la posta in gioco. Ha scritto recentemente in un articolo divulgativo Dion Friedland, presidente di Magnum Funds, una delle numerose società di gestione di fondi comuni specializzati nel delicato comparto delle "distressed securities", ossia dei "titoli in crisi", che "puntare su questo settore permette all'investitore che ha maturato un'adeguata conoscenza della società attraverso l'analisi puntuale dei bilanci di limitare il rischio dell'esposizione, comprando in effetti per 50 centesimi ciò che vale un dollaro".
Fanno parte delle "distressed securities" le azioni, i bond e i titoli di credito commerciali o finanziari che finiscono nel fallimento. I prezzi di questi valori cadono di solito verticalmente all'avvicinarsi del tracollo, poichè chi li detiene sceglie di vendere comunque piuttosto di restare invischiato in una società con guai finanziari. Ma la reazione dei venditori alla prospettata bancarotta può essere emotivamente esagerata, tale da non far loro considerare il reale valore dei titoli che possiedono. E' in questa situazione che emergono gli analisti freddi e professionali, in grado di soppesare rischi e chance di guadagni. Poichè operazioni di questo tenore richiedono forti capitali, non solo per rilevare le "distressed" ma in certi casi anche per avviare il processo di ristrutturazione aziendale e garantire il ritorno della società al profitto, i money manager "avvoltoi" - così sono chiamati nel colorito gergo di Wall Street - devono raccogliere capitali tra gli investitori, individuali e istituzionali. In altre parole, il pubblico che da una parte può essere stato colpito finanziariamente per avere in portafoglio azioni o bond falliti, dall'altra può sperare di rifarsi investendo in fondi comuni (di tipo chiuso, solitamente) che fanno performance proprio grazie ai fallimenti.
Che le scommesse sui default non siano una pratica folle lo dimostra il fatto che, in America, esiste una famiglia nutrita di gestori di fondi e di hedge funds dedicata, e che investitori istituzionali quali i fondi pensione affidino loro una fetta del patrimonio. "Se il business delle aziende fallite è buono, possiamo trarre circa il 20% di ritorno dagli impieghi nelle distressed securities", ha detto a BusinessWeek Panda Hershey, money manager del colosso pensionistico californiano Calpers. La materia prima degli avvoltoi sono i conti in rosso, e va da sè che le stagioni propizie per loro sono quelle negative, o di massimo rischio, per il mercato in generale. Poichè la Merrill Lynch ha rilevato che nel 2004 la percentuale di junk bonds con rating B-, ossia sull'orlo della C che preannuncia default, è balzata ad un picco ventennale del 34,2% sul totale dei bond emessi, è storicamente probabile che tra il 2006 e il 2007 ci sarà una fioritura di fallimenti, e quindi di occasioni per gli avvoltoi.
Infatti, è segnalata una intensa attività di raccolta di soldi, che ha come target una fascia sofisticata di investitori, da parte dei gruppi più famosi del comparto: 1,6 miliardi di dollari sono stati affidati alla Matlin Paterson Global Advisers; 1,2 alla Oaktree Capital; 1,1 alla WL ROSS & CO. di Wilbur Ross, riconosciuto guru dei "distressed" e primo oratore a fine giugno all'8° Forum internazionale sul tema che si è tenuto a New York. In totale, nell'ultimo anno sono affluiti 6,3 miliardi di dollari al settore. Un miliardo di raccolta è nei voti dell'Avenue Capital group, mentre Blackstone e Carlyle, società di venture capital, hanno piani per 500 milioni e 400 milioni rispettivamente. L'accelerazione nel sollecitare i risparmiatori è motivata dalla previsione degli avvoltoi secondo i quali il numero dei fallimenti decollerà entro sei-dodici mesi