iquidità alle banche, il ruolo dell'Ela
Lo scorso 20 agosto il Tesoro greco ha rimborsato i 3 miliardi e spiccioli di titoli di stato in scadenza detenuti per lo più dalla Bce e in misura residuale da altre istituzioni pubbliche (Bei, UE). Poiché le casse di Atene sono pressoché vuote, il governo greco è stato costretto a reperire questi soldi sul mercato a caro prezzo (rendimenti oltre il 4,5%) , ovvero grazie a un'asta di titoli di stato con scadenza 13 settimane che sono stati intermente sottoscritti da istituti di credito ellenici.
Ma chi ha fornito alle banche greche la liquidità necessaria ad acquistare i bond? La domanda è tutt'altro che banale e la risposta non è affatto scontata: il sistema bancario greco infatti dallo scorso 20 luglio non può più accedere alla Bce per approvvigionarsi di liquidità, visto che i titoli del debito ellenico non sono più accettati come garanzia collaterale dei prestiti.
Dunque la banca centrale europea ha di fatto tagliato fuori dal credito da lei erogato le banche greche, che sono notoriamente in precario equilibrio finanziario e di solvibilità. Ma, parafrasando il Machiavelli che di tutt'altro scriveva, possiamo dire che i soldi che non entrano dalla porta sono comunque arrivati dalla finestra. E' interessante vedere come.
Tra i vari strumenti a disposizione dell'Eurosistema esiste infatti una forma di finanziamento di emergenza che non viene erogata dalla Bce, ma dalle banche centrali dei vari stati. Stiamo parlando della Emergency Liquidity Assistance (ELA), ovvero una misura che permette alle singole banche centrali nazionali (e quindi Bundesbank, Banca d'Italia, Banco de Espana, Banca di Grecia e tutte le altre) di erogare in circostanze eccezionali una fornitura di liquidità ad un istituto bancario temporaneamente illiquido che non riesce ad accedere ad altri canali per il proprio rifinanziamento.
In passato questo strumento è stato utilizzato per esempio ancora nel 2008 dalla stessa Bundesbank che ne fece ricorso ai tempi del salvataggio della Hypo Real Estate. Secondo Citibank e Barclays, anche la Banca del Belgio utilizzò questa misura di emergenza per concedere credito a Fortis nel 2009.
Ma a parte questi due episodi, pochissimo si sa in merito all'eventuale utilizzo del credito di emergenza, anche perché, secondo esplicito riferimento della stessa Bce, i termini del finanziamento in merito ad ammontare, controparti, tassi di interesse, scadenza, eventuali collaterali accettati, ecc, non devono essere resi pubblici per evitare impatti negativi sul mercato.
Tutto questo riserbo intorno all'Emergency Liquidity Assistance ha provocato nelle ultime settimane un acceso dibattito tra gli analisti, poiché un abuso dello strumento può ingenerare forti distorsioni sul mercato del credito e addirittura influenzare la politica monetaria della Bce.
Molti analisti, che passano intere giornate a spulciare i bilanci della Bce e delle banche centrali nazionali non appena questi vengono pubblicati, sostengono che in realtà lo strumento dell'ELA sia già ampiamente in uso in Irlanda e in Grecia e forse anche in Portogallo, ma non con le modalità ad hoc con cui se ne sono servite la Bundesbank e la Banca del Belgio nel 2008 e nel 2009, bensì in modo completamente diverso da quello con cui era stato originariamente concepito.
Secondo i dati snocciolati dagli uffici studi di Citigroup e Jp Morgan, già alla fine del 2011 gli stanziamenti tramite ELA al sistema bancario da parte delle banche centrali nazionali superavano i 120 miliardi di euro. E' opinione diffusa infatti che le banche greche siano state in grado di acquistare i titoli di stato emessi a metà agosto proprio perché rifornite di liquidità dalla banca centrale ellenica.
Ma quanto può erogare una banca nazionale ai propri istituti bancari? E lo può fare in autonomia o deve passare dal vaglio della Bce? Leggendo i regolamenti si scopre intanto che è la singola banca centrale nazionale che propone alla Bce un tetto massimo per usare questa modalità di erogazione di finanziamento "autonoma", e la Bce in risposta può approvare o al contrario porre un veto, ma solo in risposta ad una esplicita richiesta della banca centrale nazionale.
Vogliamo specificare a questo punto un particolare rilevante: il meccanismo dell'ELA non incide sulle passività dell'eurosistema ma grava direttamente sul bilancio della banca centrale nazionale che lo ha erogato e ne sopporta quindi in toto i rischi.
Se effettivamente in questo momento sia la banca di Grecia che di Irlanda, o di Spagna o del Portogallo stanno concretamente erogando finanziamenti tramite l'ELA per mantenere in piedi il sistema bancario e la BCE ne è al corrente, quest'ultima può permettersi di porre un qualsiasi veto ad una banca nazionale che proponga di innalzare il tetto delle erogazioni?
E' probabile che non possa, visto che in caso neghi la possibilità di erogare finanziamenti sussiste un evidente rischio di collasso di un singolo statuto o addirittura del sistema bancario del paese interessato, soprattutto ora che Draghi ha dichiarato l'irreversibilità della moneta unica.
Un bel vicolo cieco per la Bce, che non riguarda solo la reietta Grecia, ma ad esempio la ben più grande ed influente Spagna, i cui istituti bancari versano in condizioni alquanto difficili a causa per lo più dei crediti dubbi o inesigibili ( i c. d. NPL: Non Performing Loans) la cui percentuale di incidenza sul totale dei crediti continua a crescere in misura esponenziale.
E' molto probabile infatti che alcuni istituti non siano più in grado di avere collaterali accettabili per la Bce e questo potrebbe indurli a chiedere soldi alla propria Banca de Espana che decide in misura autonoma quali collaterali accettare in garanzia; con criteri certamente meno selettivi di quelli della Bce.
Nel grafico sotto allegato riportiamo l'incidenza dei NPL sul totale dei crediti delle banche iberiche, associato sia al Pil nella parte superiore del grafico, che al livello di occupazione, in quella inferiore.
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La Bce si trova dunque di fronte a una situazione "Zugzwang", quella in cui un giocatore di scacchi si trova costretto a muovere in un contesto in cui qualsiasi mossa esegua si troverà a perdere. Se la Bce pone il veto a nuovi finanziamenti ELA, sono possibili conseguenze gravissime sul sistema finanziario del paese coinvolto e forse una possibile bancarotta. Se la Bce autorizza invece sistematicamente l'innalzamento del tetto dei finanziamenti ELA dà luogo alla creazione di differenti condizioni monetarie paese per paese, minando la centralità del ruolo della BCE.
Tutto quando accade intorno a questa modalità di finanziamento avviene però in forma poco trasparente e la maggior parte dei dati che abbiamo riportato in questo articolo non deriva da comunicazioni ufficiali, quanto piuttosto da complesse elaborazioni desunte trasversalmente da altre voci di bilancio delle single banche centrali nazionali. E' molto complesso per chiunque quindi seguire come si evolve il credito attraverso l'ELA, visto che la Bce ha esplicitamente sancito che lo strumento non sia di natura pubblica.
A cura di JC & Associati
(segue)
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