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              07/05/2013 18:32
Da Rcs a Mondadori: tutti a rischio
 Rossana Prezioso
  
Doveva vendere 10 testate entro giugno, lo farà puntando a saldi e  prezzi stracciati nella speranza di recuperare il recuperabile e nella  necessità di dover far quadrare i conti in rosso. Crisi che ha costretto  i vertici a un maxi licenziamento di 800 firme redazionali, ma  evidentemente non tanto grave da impedite a Pietro Scott Jovane,  amministratore delegato di Rcs dal primo luglio, di ricevere il suo  stipendio, che nel 2012 è stato pari a 1,06 milioni di euro,  comprendente anche i 675 mila euro di bonus (in base a non si sa cosa  visto che l'azienda è allo sfascio).    Un trattamento di lusso che però ha ereditato da Antonello Perricone suo  predecessore alla carica e che ha intascato 3,7 milioni. In totale,  tutti i vertici, comrese le buonuscite e i premi vari, sono costati al  gruppo oltre 12 milioni di euro. Ovvio che adesso la Rcs sia in agonia.   Stato catatonico che inclde tutta l'editoria italiana, partendo dai nomi  più prestigiosi come Feltrinelli e anche Mondadori, e include quella  dei periodici, forse più colpita dalla rivoluzione digitale. Chi compra  ormai un quotidiano che deve scontare la fissità della parola scritta,  quando proprio in questo, inteso come mezzo di informazione, la parola  d'ordine è appunto "aggiornamento"?   E mentre nei paesi anglosassoni si vuole superare la crisi scorporando  il settore media da quello della carta stampata, in Italia, invece, si  vende senza apportare modifiche nè tentare strade di innovazione come la  creazione di società autonome e specializzate.   Da giugno, poi, partiranno i contratti di solidarietà per Feltrinelli,  prepensionamenti in Mondadori, tagli all'organico de Il Sole 24 ore.    La causa non è solo la cattiva abitudine della mancanza di lettura in  Italia e tanto meno l'elargizione a piene mani di contributi per  l'editoria che ha fatto nascere, in nome di una sacrosanta libertà di  informazione, una miriade di testate  al puro e solo scopo di ricevere  finanziamenti, sfruttando una presenza di autori sottopagati o  addirittura, con la scusa di stage e tirocini, gratuiti.   Il problema è un settore che già in un ambito economico "normale" è da  sempre sclerotizzato di fronte alla rivoluzione digitale, sterile e  privo di fantasia proprio nel settore che di fantasia vive. Prova ne sia  che l'offerta, anche di altissima qualità, paradossalmente è  sovrabbondante, tanto da essere esportata e con successo, soprattutto  nell'ambito dell'editoria per ragazzi.    Ad aggiungersi a tutto questo anche la crisi, soprattutto nella fascia  della  media, piccola e microeditoria che, specularmente al sistema  economico italiano, rappresenta un quarto della produzione nazionale,  che arrivano a pubblicare anche fino a 80 titoli all'anno.     Ma proprio Internet, la grande rete spesso accusata di essere la causa  primaria della crisi editoriale con l'offerta di ebook a prezzo minimo,  soprattutto nei classici, colpevole per molti, della chiusura delle  libreria surclassate dalla vendita online, potrebbe essere sfruttata  proprio dalle piccole case editrici (se non addirittura in  collaborazione con gli stessi autori) per raggiungere direttamente il  pubblico attraverso i social, fidelizzando la richiesta personalizzata,  il titolo raro, fuori produzione, in giacenza di magazzino oppure,  perchè no, in versione file, stampabile e personalizzabile come  un'occasione di dono. In altre parole con iniziative e promozioni ad  hoc.    Ma anche qui serve ingegno e fantasia. Sapremo essere all'altezza?  Fonte: News 
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             Fonte: News Trend-online