Clamorosa resa del governatore della Bundesbank,
Jens Weidmann, sulla questione del rimpatrio dell’oro tedesco, depositato ad oggi in grossa parte nei forzieri di Fort Knox della Federal Reserve. Per la prima volta, Weidmann ha ammesso che esiste la possibilità concreta che i lingotti non tornino in patria o quanto meno, non nei tempi previsti.
Era stato lo stesso numero uno della banca centrale tedesca a chiedere, nell’ottobre del 2012, che la Germania tornasse in possesso “fisico” di tutte le 3.400 tonnellate di oro registrate come riserva. Di queste, però, più dei due terzi si trovano all’estero, essendo state prese in custodia dall’America, la Francia e la Gran Bretagna, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, per timore che a causa di una possibile occupazione russa i lingotti cadessero nelle mani di Mosca.
L’obiettivo minimo per il 2013 era il rimpatrio di almeno 50 tonnellate, ma ne sono giunte a destinazione appena 37, di cui soltanto 5 dalla Federal Reserve. Quasi la totalità dei lingotti, infatti, è stato spedito dalla Banca di Francia. L’obiettivo di rimpatriare entro il 2020 300 tonnellate da New York e altre 374 da Parigi (già 150 dalla Fed entro il 2015) non sembra più alla portata.
Naturale che in Germania sia esplosa la polemica, con il deputato conservatore bavarese, Peter Gauweiler, che ritiene che ormai sia chiaro che l’oro non è più fisicamente disponibile.
La stampa, i politici e l’opinione pubblica in Germania s’interrogano su che fine abbia fatto: se l’oro sia stato concesso in leasing, peggio ancora venduto.
Tuttavia, che l’oro tedesco sia presente o meno fisicamente nei forzieri americani non è in sé importante, perché continuerà ad assolvere ugualmente la sua funzione di garanzia per le operazioni intraprese dalla Bundesbank e comparirà lo stesso come capitale nei registri della banca centrale tedesca. Solo nel caso servisse da impiego “fisico”, il problema si porrebbe realmente. Ma non è questo il caso.
Di certo, l’episodio getta un’ombra lunga sulla credibilità della Fed, perché difficilmente si potrà ritenere d’ora in poi che la banca centrale americana disponga in effetti delle circa 8.500 tonnellate di oro registrate ufficialmente. L’importante è che stiano tutti zitti e fingano di non sapere quello che tutti sappiamo da tempo.