Idee e grafici. - Cap. 2

oggi supporto 560 se sfonda poi attenti a 340 ultima muraglia
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curiosità e malcostume ipocrita dei politici tutti



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Il Giglio magico
La mappa del potere di Matteo Renzi: guarda tutte le poltrone finite ai toscani

03 luglio 2014
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Matteo Renzi

I casi più eclatanti sono quelli di Maria Elena Boschi, ministro delle Riforme, Luca Lotti sottosegretario a Palazzo Chigi e Francesco Bonifazi, tesoriere del Pd. Ma sono almeno una trentina le poltrone che Matteo Renzi ha distribuito ai suoi amici toscani. Per merito, certo. Ma non può non balzare all'occhio come nel governo, nel partito, nelle società pubbliche i posti che contano siano stati occupati da gente che parla toscano. Un'evidenza che ha portato il Fatto a titolare un lungo articolo così: "Nomine, il granducato renziano". "Ormai per essere nominati a qualcosa il requisito base è essere toscani", dice una fonte che vuole restare anonima a Carlo Tecce e a Marco Palombi.

Il paparazzo - Una battuta? Per nulla. Renzi si è perfino portato a Palazzo Chigi il paparazzo personale: Tiberio Barchielli, storico fotografo di Rignano sull'Arno (il paese del premier), è passato in poche settimane dalle belle ragazze in bikini del sito che dirige (Gossip Blitz) a Palazzo Chigi: è lui l'autore degli scatti ufficiali di Renzi con i leader del mondo Obama, Hollande, Cameron. Nel granducato renziano hanno un posto di rilievo Simona Bonafè, varesina di nascita ma politicamente toscanissima. Assessore a Scandicci, con la Boschi è stata tra le coordinatrici della campagna di Renzi per le primarie democratiche 2012, è diventata l'ombra di Matteo e dopo essere stata capolista è volata in Europa. Tra le donne del premier c'è anche Antonella Manzione: già dirigente della polizia municipale a Firenze e direttore generale del Comune, è diventata capo del dipartimento Affari giuridici legislativi di Palazzo Chigi; il fratello Domenico Manzione è viceministro dell'Interno.

La squadra - Nella squadra di sottosegretari c'è Antonello Giacomelli da Prato; Roberto Nencini di Mugello; Cosimo Ferri, pontremolese, Gabriele Toccafondi di Firenze, Silvia Velo) e Lapo Pistelli che fu mento del giovanissimo Renzi: ora è viceministro agli Esteri in attesa di promozione quando Federica Mogherini si accomoderà in Commissione Ue. Tra i capi-dipartimento e affini sta per entrare (manca solo la firma) Giuliano da Empoli, presidente del prestigioso Gabinetto Viesseux di Firenze, ex assessore alla Cultura e prossimo consigliere politico del presidente del Consiglio; Erasmo D'Angelis capo struttura di commissione contro il dissesto idrogeologico per lo sviluppo delle infrastrutture idriche.

Le società pubbliche - Non potevano mancare nomine toscane nei consigli d'amministrazione delle grandi partecipate statali: Rossella Orlandi, empolese, si è beccata l'Agenzia delle Entrate, Alberto Bianchi sta all'Enel, Fabrizio Landi a Finmeccanica, Elisabetta Fabri alle Poste, Marco Seracini all'Eni. All'Eni è arrivata anche Diva Moriana, aretina trapiantata a Firenze vicepresidente di Intek la società di Vincenzo Manes finanziatore di Renzi. In Ferrovie c'è Gioia Ghezzi che ha in passato ha aiutato Renzi a Firenze a scrivere un progetto di legge sull'omicidio stradale. E pure Federico Lovadina, 32 anni, tributarista fiorentino dello studio legale Boschi-Bonifazi-Lovadina. Nel 2001 Renzi lo aveva nominato nel Cda di Mercafir, il mercato ortofrutticolo. Ora sta nel Cda delle Ferrovie. Toscano è anche Ferdinando Nelli Feroci, ambasciatore in pensione: è il commissario italiano in Europa al posto di Antonio Tajani. Nell'ombra, ma non troppo, il gran visir degli affari renziani: Marco Carrai, l'uomo più potente di Comunione e Liberazione e Compagnia delle Opere in Toscana, gran cerimoniere della diplomazia renziana tra politica e alta finanza.
 
Disastro del Pil sulle Pensioni: nel futuro saranno dimezzate

La situazione politica è delicatissima, con il ministro Padoan, che non nasconde più i suoi malumori e il suo scetticismo.

Rossana Prezioso 18 agosto 08:00
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Oknotizie

Partecipa GRATIS a: Trading come business: l'obiettivo è il guadagno che si terrà mercoledì 20 agosto alle ore 17.00. Gianvito D'Angelo spiegherà come fissare un obbiettivo giornaliero di guadagno e come attivare i meccanismi di difesa in tempo reale. iscriviti quì.

Ok, il clou delle vacanze è passato, il maxiponte di Ferragosto si è concluso. Ora, queste le premesse: 3/4 degli italiani, dicono le statistiche, non sono andati in vacanza, la metà, sempre per stessa fonte, non ha un lavoro, la pressione fiscale, ancora numeri alla mano, è da record mondiale, il Pil italiano, Istat conferma, è in recessione tecnica, quello della zona euro è in calo. La base di partenza, o per meglio dire, quello che ci aspetta al ritorno, non è una delle situazioni migliori. Nemmeno se si guarda all’immediato passato con un +107% di tasse sulla casa. Ma per chi invece tremava in attesa dell’autunno, stagione solitamente dedicata a manovre correttive, conti pubblici da rimettere a posto e scadenze varie, rimarrà deluso, perchè l’urgenza incombe e la necessità di fare cassa anche. A fine agosto parte lo Sblocca-Italia e i due protagonisti del progetto saranno costretti a venire a più miti consigli.
Le scadenze di agosto

Sappiamo che la situazione politica è delicatissima, con il ministro dell’economia, Padoan, che ormai non nasconde più i suoi malumori e il suo scetticismo per l’evolversi, in peggio, della situazione, così come anche Cottarelli dato in fase di partenza per ottobre: le urgenze sono altre, con l’Unione che preme su lavoro, industrie, produttività, competitività e Renzi che preferisce guardare al Senato. Il pericolo di deflazione per l’eurozona e di terza recessione per l’Italia, avanza sempre di più alla luce dei dati snocciolati sopra. Per l’autunno (cosa più unica che rara) non sono previste manovre correttive. Ufficialmente. Si, perchè adesso le cose si risolveranno (in maniera provvisoria) ufficiosamente e cioè con 11 scadenze fiscali che arriveranno in questi giorni e che porteranno poco meno di 30 miliardi (per l’esattezza sarebbero 29).
- See more at: http://www.trend-online.com/prp/penzion ... Az9bf.dpuf
A fare la parte del leone sarà l’IVA (13 miliardi) seguita a ruota dall’acconto Irpef di dipendenti e lavoratori vari. Irap, Ires e altre sigle seguono a ruota. Stretta che non si allenta nonostante gli appelli arrivino da più parti, e che non può permettersi alcun allentamento visto che lo stesso Padoan ha confermato una crescita del 2014 di molto inferiore alle attese: verrebbe da domandarsi come un’economia in crisi possa permettersi di poter onorare le scadenze in questione. Ad ogni modo, proprio per questo motivo, la cifra che la popolazione dovrà corrispondere allo stato, nel 2015 non solo rischia di essere superiore, ma potrebbe essere accompagnata da quella manovra correttiva che quest’ano si vuole (ufficialmente) evitata.
Spending review

E che sarà invece motivata da quella “clausola di salvaguardia” che obbliga i cittadini a pagare la differenza tra le entrate tributarie previste dal governo e quelle effettivamente arrivate. Logica assurda proprio perchè una logica non c’è: basta una spending review andata male (magari boicottata proprio dai poteri politici che dovrebbero decidere sulla sua validità o meno) e gli italiani si vedranno tagliate agevolazioni fiscali e detrazioni varie, privilegi che per il FMI sono troppo alte e per l’OCSE da rivedere. Indubbiamente l’Italia per anni ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità, ma è anche vero che adesso togliere le detrazioni (magari non alla cieca) significa permettere di appoggiarsi su altre risorse economiche (vedi introiti da lavoro).
Le pensioni a rischio

Privilegi che se nel passato sono stati dati a pioggia, adesso rischiano di penalizzare chi di quei privilegi non ha mai goduto e che, purtroppo, i guai dei quali è chiamato a sanare. I contributi versati oggi e nel prossimo futuro, rischiano di subire una forte decurtazione a causa di un calo della crescita. Infatti poco più di un terzo di ogni stipendio dev’essere ceduto come contributo previdenziale all’Inps, questa, poi è obbligata a rivalutare la quota secondo la stima della crescita media del Pil (nominale) nei 5 anni precedenti: meno Pil e più deflazione porteranno a una perdita del valore di quanto versato. C’è da temere che chi inizia a versare contributi oggi, in caso di crescita zero ancora a lungo, eventualità non remota, considerando quanto finora detto da tutti i rappresentanti politici (compresi quelli che fino a qualche tempo fa avevano fatto voto di ottimismo a prescindere da tutto) circa i tempi lunghi della ripresa, gli effetti delle riforme che si vedranno solo tra due anni (parola di Padoan) e gli obiettivi più volte mancati, oltre alle varie proiezioni puntualmente smentite perchè troppo ottimistiche, potrebbe trovarsi, nel futuro, una pensione praticamente dimezzata, come nel caso di un lavoratore dipendente di 30 anni che potrebbe trovarsi una pensione pari al 49% dell’ultima busta paga. Anche peggio per gli autonomi oggi quarantenni che saranno in pensione a 65: in caso di crescita zero per loro non si andrebbe oltre il 34% dell’ultimo stipendio.
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A tanto ammonta in dollari la liquidità in mano alle più grandi società mondiali

Quei 7 mila miliardi da scongelare

Negli anni della crisi i colossi del business hanno accumulato una montagna di cash. Ora i gestori dei fondi chiedono che venga utilizzata per gli investimenti. In modo da consolidare la ripresa
 
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Scendono le sofferenze delle banche in Spagna. Il rapporto dei crediti delle banche, secondo i dati diffusi dalla Banca di Spagna, ha proseguito il calo nel mese di giugno al 13,06% contro il 13,39% di maggio, dopo un picco a fine 2013. Lo stock delle sofferenze, che insiste soprattutto sul settore immobiliare, ammonta a 185,862 miliardi di euro a giugno.
 
Hvb (Unicredit) dimezza l'utile nel primo semestre

La controllata tedesca di Unicredit ha chiuso il periodo con conti in netto peggioramento risentendo della stagnazione nel settore investment banking. L'utile netto è sceso a 334 mln di euro. Il core tier 1 è leggermente calato al 21,3%. La banca ha annunciato la chiusura di metà delle 580 filiali in Germania e il taglio di 1.500 posti di lavoro
 
Salgono utili e accantonamenti nel secondo trimestre di Societe Generale. La seconda banca francese ha chiuso il periodo con un utile netto in crescita del 7,8% a 1,03 miliardi di euro, rispetto ai 955 milioni registrati nello stesso periodo dello scorso anno. Sul dato hanno impattato positivamente l'acquisizione della quota residua della società di brokeraggio su derivati Newedge e una solida performance delle attività di fixed-income.

La divisione di global banking e investor solutions, che include i business di corporate e investment bank, asset management, private banking e securities services, ha infatti registrato un incremento dell'utile del 28% a 585 milioni di euro, a fronte della crescita del 2% a 336 milioni del segmento retail francese. È andata meglio alle attività commerciali internazionali che hanno segnato un progresso dei profitti del 31% a 318 milioni.

I ricavi complessivi, però, hanno subito una flessione del 3,7% calando a 5,893 miliardi di euro. Inoltre, la divisione russa, in cui la banca ha investito parecchio in passato e che a oggi conta solo per il 5% dei ricavi totali, ha registrato un trend negativo con un calo dell'utile netto del 36% a 16 milioni di euro.

Societe Generale ha investito nel 2006 circa 634 milioni di euro per una partecipazione del 20% nella russa Rosbank, spendendo da allora circa 4 miliardi per portare la quota al 99,4% e implementare una serie di misure di ammodernamento. Già nel primo trimestre aveva contabilizzato svalutazioni per 525 milioni sul valore della controllata russa, colpita dal rallentamento dell'economia nazionale e dal deprezzamento del rublo.

Sul fronte delle patrimonializzazione, invece, Societe Generale è riuscita a mantenere i propri indicatori al di sopra dei requisiti regolamentari e al 30 giugno il Core Tier 1 si è attestato al 10,2% e il leverage ratio al 3,6%. Infine, ha incrementato gli accantonamenti per eventuali spese legali di 200 milioni di euro portandoli a 900 milioni alla fine di giugno, senza fornire dettagli aggiuntivi sui rischi specifici che prevede di affrontare. Resta dunque incerto se la somma messa da parte sia da imputare alle cause in corso negli Stati Uniti o se sia frutto di una nuova prudenza riscontrata nelle banche europee dopo la maxi multa comminata a Bnp Paribas.

Societe Generale sta infatti conducendo trattative con le autorità americane per potenziali violazioni nella stesura di documenti societari. "Confermiamo nel secondo trimestre il potenziale di crescita del gruppo e la nostra capacità di migliorare la redditività", ha commentato l'amministratore delegato, Frederic Oudea. Sul listino francese il titolo Societe Generale è in calo del 2,6% a 36,58 euro, mentre il Cac 40 perde l'1,12%.
 

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