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30/07/2012 11:52
Bce, Fed, Usa, Berlino: la settimana dei fuochi incrociati
Rossana Prezioso
Gli investitori, dopo la ripresa dei mercati della scorsa settimana (nel finale della stessa per essere precisi), stanno già guardando alle banche centrali di entrambe le sponde dell'oceano. Infatti Bce e Fed si riuniranno entrambe questa settimana secondo un calendario curiosamente "continuativo": la Fed, infatti, comunicherà le sue decisioni circa un eventuale Q3 soltanto mercoledì, ma gli analisti già sospettano che non accadrà nulla: alla Fomc preferiscono avere ulteriori dati che confermino il rallentamento effettivo dell'economia Usa, perchè quelli disponibili sono ancora parziali, contrastanti e non così gravi, secondo una parte dei vertici Fed, da giustificare un intervento che, ormai al terzo round, rischia di essere molto più incisivo, nel bene e nel male, dei 2 precedenti. Perciò eventuali misure potrebbero essere rimandate a settembre. Alla riunione precedente, la Fed aveva deciso di prolungare la sua Operation Twist (acquisto di titoli a lunga scadenza e vendita di quelli a breve) fino ala fine dell'anno. Ma anche qui il contrasto fra operatori del settore e investitori si fa notare dal momento che, nonostante tutto, gli investitori ancora sperano in un intervento, magari non convenzionale. In zona Europa, intanto, il teatrino della politica si sta fondendo di nuovo con quello dell'economia. La riunione della Bce, inizierà subito dopo le decisioni americane, giovedì, a Francoforte. e gli investitori non mancheranno di tenere d'occhio il presidente della Bce Mario Draghi per vedere se annuncerà misure concrete per contribuire ad alleviare la pressione nella zona euro. In una conferenza stampa della scorsa settimana, Draghi aveva sollevato le speranze di un intervento più aggressivo e anticonformista nei mercati finanziari europei, dicendo che "la BCE è pronta a fare tutto il necessario per preservare l'euro." , E tutti si sono detti convinti che, finalmente, Draghi, emulando l'azione incisiva della Fed, avrebbe dato il via all'acquisto dei tanto contrastati Bonos decennali spagnoli, i quali con il loro insostenibile 7,75% toccato la scorsa settimana, restavano l'oggetto della discordia proprio in seno ai vertici europei, come anche tra gli investitori. La visione del primo ministro delle finanze tedesco ("l'Esfs non comprerà titoli di Stato spagnoli"), infatti, contrasta non poco con quella di Tim Geithner, segretario Usa al Tesoro il quale continua a dichiarare che il pericolo europeo è il più grave per l'economia Usa e che dev'essere risolto immediatamente, ma anche con quella del presidente dell'eurogruppo Jean Claude Juncker convinto del fatto che Berlino, incurante degli interessi generali, tratta l'Unione Europea come una sua filiale, preoccupata solo del proprio tornaconto. E purtroppo il fantasma delle liti intestine, torna a snervare i mercati, gli investitori e anche gli stessi politici non solo europei. Senza contare che anche Atene non se la passa bene: la Commissione di controllo ha già fatto sapere che non lascerà la Grecia finchè tutte le misure per ottenere il maxiprestito saranno non solo trovate, ma anche ratificate in Parlamento e rese, quindi ufficiali e operative. Una reazione che fa seguito alla bagarre politica creatasi dopo che il governo Samaras è riuscito a trovare un accordo sulla maggior parte delle misure di austerità richieste dai creditori, progettando anche tagli alle pensioni e ai salari per trovare gli ultimi 1,5 miliardi di euro, ma l'accordo sia naufragato proprio sulle modalità per mettere in atto l'elenco delle voci e dei tagli. , In tutto questo, l'attenzione degli investitori tornerà negli Stati Uniti per un diluvio di dati economici, inclusi i numeri sulla fiducia dei consumatori, e il reddito personale e la spesa, oltre a Gli investitori riceveranno un numero esiguo di dati sull'occupazione per tutta la quelli sulla situazione della disoccupazione, in uscita venerdì. Giusto per chiudere in bellezza la settimana. E le previsioni non rassicurano nemmeno Washington con un tasso di disoccupazione potenzialmente stabile al 8,2% di luglio previsto dal Dipartimento del Lavoro che prevede per luglio, un aumento di 100.000 posti di lavoro, contro gli 80.000 di giugno e i 77.000 di maggio. Il mercato del lavoro ha subito un rallentamento deludente a partire dalla primavera, e gli investitori saranno in cerca di indicazioni per un eventuale miglioramento. Dati che per alcuni, se negativi, potrebbero smuovere i vertici Fed, anch'essi divisi, su un ulteriore intervento. E mentre sulle sponde del fiume Potomac si teme l'inizio della settimana, avvertimenti arrivano anche da Robert Zoellick, ex presidente della Banca Mondiale che avverte che un allentamento monetario potrà fare ben poco per risolvere la crisi del debito della regione. "La politica monetaria ha bisogno di tempo e non è utile per modificare i fondamentali, cioè quelle parti che realmente hanno bisogno di essere revisionate", ha detto Zoellick alla CNBC. Non solo, ma si schiera dalla parte di Berlino: " Spagna e Italia devono fare le riforme. I tedeschi hanno ragione, i Paesi con le economie svantaggiate non devono appoggiarsi su misure esterne, ma riformare il proprio sistema radicalmente e tornare competitivi sul mercato internazionale, cosa che una qualsiasi Q3, Twist o acquisto di titoli di Stato non potrà mai fare". ESM e altre azioni simili, infatti, secondo l'ex presidente della banca mondiale, possono essere solo una stampella che aiuta l'economia nel frattempo che le riforme daranno i loro primi risultati, per questo motivo non devono essere il solo e unico ausilio. , Il problema è radicato e presente anche negli Usa che devono vedersela con un debito troppo alto ormai per essere gestito in modo automatico. Alla base di tutto il famoso scoglio fiscale e l'urgenza di un trilione di dollari in tagli alla spesa che saranno realizzati in tutti i settori. Ma elezioni del Congresso e Presidenziali restano tutt'ora un punto interrogativo, considerando che le visioni dei due candidati alla massima carica sono diametralmente opposte per ciò che riguarda la politica fiscale. , ha aggiunto. Entro la fine dell'anno, se il Congresso e il presidente Barack Obama non riescono ad accordarsi su obiettivi di riduzione del disavanzo, una serie di aumenti fiscali e tagli automatici di bilancio sono pronte per dare pollici Se gli Stati Uniti sono riusciti a imbrigliare il suo deficit di bilancio, sarebbe una grande spinta di fiducia per i mercati globali, Zoellick ha aggiunto. Fonte: News
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