Editoriale che si focalizza su 2 cose:
1) RCS dovrebbe essere sospesa ad infinitum
2) Chi la scala è qualcuno che si prepara alla campagna elettorale (sarà Mr. Cribbio?
)
La scalata RCS: +200% in due settimane. E la Consob tace
di: Luca Ciarrocca Pubblicato il 04 settembre 2012| Ora 15:12
Un rastrellamento con la complicita' dell'organo di controllo della borsa. Ricucci era nessuno al confronto. Il titolo del piu' grande gruppo editoriale (debiti in bilancio per 1 miliardo e perdite superiori a 1/3 del capitale) ha un flottante di appena 11%: dovrebbe essere sospeso. Impunita' per chi scala il Corriere della Sera. Obiettivo: poter manipolare la battaglia politica elettorale di primavera. Articolo di Luca Ciarrocca
Andamento del titolo Rcs Mediagroup (RCS.MI) dall'1 agosto 2012. Forte risalita dal 24 agosto (+205,21% alla chiusura di ieri 3 settembre).
Luca Ciarrocca e' il direttore e fondatore di Wall Street Italia
Partiamo dai dati di fatto: il titolo RCS Media Group, l'azienda quotata a Piazza Affari a cui fa capo il Corriere della Sera, e' target di un rastrellamento forsennato e improvviso. Sotto l'occhio spento e poco vigile della Consob, il 3 agosto 2012 RCS prezzava ***8364;0,4550, il 24 agosto (inizio della forte risalita) ***8364;0,5570, ieri 3 settembre ha chiuso a ***8364;1,70. La variazione e' da capogiro, il valore in borsa del gruppo editoriale e' triplicato in meno di due settimane, con un rialzo pari a +205,21%.
Ebbene, diciamolo, si tratta di un rastrellamento scandaloso, con la complicita' indiretta dell'organo di controllo della borsa, che non batte ciglio e anzi pare avallare con la sua inazione il fatto che un titolo quotato possa piu' che triplicare di valore in pochi giorni, mentre la stessa Consob solleva obiezioni se Camfin (e' successo ieri) sale del +7%.
L'odontotecnico divenuto immobiliarista Stefano Ricucci era nessuno al confronto, quando tento' la scalata a Rizzoli/Corriere della Sera nel 2005 (anche se all'epoca non c'erano i problemi dello spread, la recessione in Europa, la crisi globale, per cui il titolo strappo' a 7 euro). La cosa piu' grottesca e' il silenzio assoluto del resto dei media italiani: nessuno vuole andare a toccare il caposaldo dei "poteri forti" e del loro quotidiano, il Corriere della Sera. Per cui nessuno ne parla. A parte gli amici di Dagospia (vedi a fondo pagina).
Centrale all'intera questione e' comunque il fatto che RCS Media Group (scheda) abbia un flottante (cioe' la parte di azioni disponibile per le contrattazioni libere sul mercato) di appena l'11%, mentre la legge e i regolamenti chiaramente indicano una quota minima di flottante per le aziende quotate pari al 25% (Vedi nota a fondo articolo).
Per quel che sta accadendo, il titolo RCS dovrebbe essere sospeso ad infinitum, qui e ora, oppure bisognerebbe iniziare la procedura per ritirare l'azione dal mercato azionario e "riprivatizzare" la societa': cosi' e' una farsa, il solito giocattolo in mano alle caste, per esclusivi fini di potere.
Quel che e' peggio, il governo di Mario Monti e il presidente della Consob Giuseppe Vegas stanno garantendo l'impunita' a chi scala il Corriere della Sera. L'obiettivo e' noto anche ai piu' sprovveduti: poter arrivare a manipolare la cruciale battaglia politica elettorale di primavera, quando andremo a votare, controllando il quotidiano "numero 1" in Italia per vendite (anche se si tratta di poco piu' di 400.000 copie al di').
In un articolo pubblicato a giugno 2012 Wall Street Italia ha evidenziato che sono soltanto sei (6) i quotidiani che superano il tetto delle 100.000 copie effettivamente vendute ogni giorno al netto delle rese, una classifica che ci pone al livello di un paese del quarto mondo. "Poteri forti" quindi, ma mica tanto.
Ecco la tabella (nel link sotto la lista e i dati ADS completi):
Corriere della Sera........... 411.244
La Repubblica................. 350.289
La Stampa..................... 219.989
Il Sole 24 Ore................. 176.896
Il Messaggero................. 170.674
Il Giornale...................... 131.388
Il Resto del Carlino.......... 128.646
CLASSIFICA ADS DIFFUSIONE E VENDITA DI TUTTI I QUOTIDIANI ITALIANI, APRILE 2012
SULL'ARGOMENTO LEGGI ANCHE:
CROLLO DI VENDITE DEI QUOTIDIANI, SOLE 24 ORE "NON SIAMO MORTI"
Aspetteremo pazientemente una risposta della Consob, qui su Wall Street Italia; queste sono critiche di una testata online con oltre 400.000 visitatori unici al mese (non pochi, nel segmento Economia/Business, anche perche' sono lettori che fanno opinione nella societa' civile); una richiesta di delucidazioni a cui l'organo di controllo dei mercati non puo' sottrarsi (il Presidente e' Giuseppe Vegas, i Commissari attualmente sono Vittorio Conti, Michele Pezzinga e Paolo Troiano, durano in carica sette anni senza possibilità di un secondo mandato e sono stati nominati con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri).
_______________________________________________
"Va bene agosto, il titolo sottile e la speculazione, ma il 4,2% di azioni passate di mano in pochi giorni (sul capitale ordinario) su un 11% di flottante non è poco", ha detto a Reuters un analista che considera "senza senso" le attuali quotazioni di RCS.
Sempre Reuters aggiunge che «Tutto fa pensare che qualcuno stia rafforzando la sua posizione». «I nomi che vengono in mente sono i soci fuori dal patto (di sindacato), Giuseppe Rotelli (primo azionista del gruppo con il 16,5%, ndr) o Diego Della Valle (svincolato dal patto lo scorso 4 aprile e titolare di un 5,4% che non ha mai nascosto di voler aumentare)".
E poi: "Dal punto di vista dei fondamentali, gli analisti continuano a dire che questi prezzi non sono giustificabili, tanto più che sul gruppo editoriale, che ha chiuso il semestre con un debito di oltre un miliardo di euro e perdite superiori a un terzo del capitale, incombe il rischio di una ricapitalizzazione che non suscita esattamente l'entusiasmo degli azionisti. Di qui le indiscrezioni su uno scioglimento anticipato del patto che, unite alle attese per il piano di rilancio su cui è al lavoro il nuovo AD Pietro Scott Jovane e alle turbolenze che hanno investito la galassia di Mediobanca, hanno dato benzina alla speculazione.
"I soci hanno davanti l'opzione di un aumento di capitale o di un bond convertibile, ma accanto c'è anche la strada di una cura dimagrante del gruppo", dice a Reuters una fonte vicina alla situazione.
Il controllo di Rcs MediaGroup fa capo a un patto di sindacato che scadrà nel marzo 2014 composto da 13 azionisti, il fior fiore dei "poteri forti", che ha il 63,5% del capitale. L'assetto attuale risale al 2004, quando sono entrati nell'accordo Diego Della Valle, Salvatore Ligresti e Francesco Merloni, nell'ambito della sistemazione delle quote della Gemina dei Romiti.
Le partecipazioni più importanti fanno capo a Mediobanca (13,7%) e Fiat (10,3%). Segue poi la Italmobiliare di Giampiero Pesenti (7,4%), che è anche il presidente del patto. Della Valle e Pirelli hanno il 5,2%. Mentre Intesa Sanpaolo è a poco più del 4,9%, ma stando agli accordi ha facoltà di salire fino al 5,2%. Generali, rappresentata nel patto dal presidente Cesare Geronzi, ha il 3,7%. Giuseppe Lucchini e Francesco Merloni hanno il 2%. La Mittel di Giovanni Bazoli ha l'1,2%, mentre Roberto Bertazzoni ha l'1,2% (con facoltà di salire al 2%). Edison ha l'1%.
Il 10 ottobre 2009 il gruppo Rcs ha inserito la clausola "anti-scalata" - messa a punto nel 2005 dai grandi componenti del gruppo per ostacolare l***8217;assalto dell***8217;immobiliarista romano Stefano Ricucci - nel patto di sindacato che governa la società.
In caso di lancio di un***8217;offerta pubblica di acquisto di Rcs Media Group, la norma prevedere che i firmatari del documento debbano comunicare al presidente se intendono o meno rinunciare al diritto di recesso di cui i membri di un accordo parasociale possono beneficiare secondo il Testo unico della finanza; coloro i quali si avvalgano della facoltà di recesso saranno obbligati a vendere le proprie azioni sindacate agli altri componenti del patto che abbiano invece rinunciato alla facoltà stessa. I partecipanti hanno a disposizione cinque giorni per comunicare al presidente la propria decisione.
nota: Borsa Italiana richiede alle società specifici requisiti in termini di flottante minimo per l***8217;ammissione a quotazione: si richiede un flottante minimo pari al 25% del capitale per le azioni negoziate nei segmenti di Borsa. Una volta ammessa a quotazione, la società deve mantenere il requisito relativo al flottante; infatti, la carenza di negoziazioni sul proprio titolo può comportare la revoca dell***8217;ammissione a quotazione. Le azioni con un flottante di poco superiore al 25% e caratterizzate da bassi volumi di scambio sono dette "titoli sottili". Un***8217;ulteriore soglia è poi prevista per il Segmento Titoli con Alti Requisti, lo STAR nel quale confluiscono le aziende a media capitalizzazione, o cosiddette "medium cap" (titoli con capitalizzazione compresa tra 40 milioni e 1 miliardo di euro). In tale segmento si obbligano le aziende a quotarsi con un flottante iniziale pari al 35% della capitalizzazione post-quotazione.