Pirelli & C Real Est (PRS) Il Ballo del Matto.o.oneeeeeeeeeee

oll Brothers, ulteriore calo dei ricavi trimestrali

Finanzaonline.com - 8.11.07/12:37

Ancora una trimestrale deludente per Toll Brothers Inc. Il colosso delle costruzioni statunitensi ha chiuso il quarto trimestre dell'esercizio fiscale registrando un calo dei ricavi pari al 36% a 1,17 miliardi di dollari con una contrazione del numero di contratti siglati pari al 33%.
Il dato è in ogni caso superiore alle stime degli analisti che si attendevano un fatturato prossimo agli 1,13 miliardi di dollari. Il valore complessivo degli ordinativi a fine ottobre ammontava a 2,85 miliardi di dollari, -36% rispetto all'anno passato. La società ha precisato che i conti aziendali hanno pesantemente risentito della debolezza del mercato immobiliare statunitense, sottolineando come non si possa ancora dire se il peggio sia oramai alle spalle.
 
05/12/2007 16:51 - Usa: procuratore NY cita in giudizio banche su crisi mutui
Secondo indiscrezioni riportate da organi di stampa, il procuratore generale di New York, Anrew Cuomo, avrebbe citato in giudizio diverse investment banks, tra cui Merrill Lynch, Bear Stearns e Deutsche Bank, in merito alla vicenda dei mutui subprime.


Cuomo è un cognome italianissimo

se facesse una ROBA così in italia lo farebbe saltare come Falcone
 
E' arrivato il turno delle assicurazione e riassicurazioni
e i giornali italiani se ne accorgono ora.... ora....



Crisi sulle polizze dei bond

di Moyra Longo

Sabato 19 Gennaio 2008


È partita ad agosto come la crisi dei mutui subprime.
È diventata ben presto una crisi di liquidità.
E ora rischia di allargarsi alle "assicurazioni" sulle obbligazioni: un mercato da 45mila miliardi di dollari su cui operano tutte le banche e gli investitori del mondo. E su cui già oggi si stimano 250 miliardi di dollari di potenziali perdite. È questo il nuovo capitolo della crisi finanziaria iniziata la scorsa estate. I sintomi ci sono già tutti.

I grandi assicuratori di bond stanno crollando in Borsa: i due principali negli Stati Uniti, Ambac e Mbia, hanno bruciato questa settimana il 69% e il 51% del loro valore.

Aca, un altro assicuratore, ha dovuto addirittura chiedere una "moratoria" perché non è in grado di far fronte a contratti assicurativi per 60 miliardi di dollari.


E alcune banche, per esempio Merrill Lynch e Citigroup, hanno già iniziato a stimare perdite su questo fronte: 4 miliardi in totale. In tanti temono che questo sia l'inizio di una crisi sistemica.




Un mercato gigantesco: i CDS

Questo nuovo terremoto ruota tutto attorno ai cosiddetti "credit default swap". In sigla: Cds.
Si tratta di strumenti finanziari che funzionano più o meno come le polizze assicurative. Con una differenza: invece di assicurare contro il rischio di furto di un'automobile, i Cds servono per proteggere gli investitori dal rischio di insolvenza di qualunque obbligazione.
Un investitore che aveva in portafoglio titoli della Parmalat, per fare un esempio, poteva "assicurarsi" dal rischio di default attraverso i Cds: era sufficiente pagare un "premio" a una controparte (che poteva essere un'assicurazione, ma anche una banca, un fondo o un'istituzione specializzata come Ambac e Mbia). Nel momento del crack Parmalat, quindi, quell'obbligazionista non avrebbe perso un euro: il suo assicuratore gli avrebbe infatti risarcito l'intero investimento. Esattamente come un automobilista riceve il risarcimento per il furto della sua macchina.
Questi strumenti hanno avuto così tanto successo che si sono diffusi rapidamente: quattro anni fa ammontavano a 2mila miliardi di dollari in tutto il mondo, mentre a fine 2007 le stime parlavano di 45mila miliardi.
Una montagna.
E proprio questa crescita ha creato la prima distorsione: siamo infatti arrivati al paradosso che esistono sul mercato più Cds che obbligazioni sottostanti.

Insomma: tanti investitori, per speculare, si sono fatti "polizze assicurative" su obbligazioni che non possedevano. Questo fenomeno allarma le Autorità di vigilanza da mesi. La crescita esponenziale (spesso speculativa) dei credit default swap ha infatti da un lato messo in crisi i back office delle banche, che si sono trovati a dover "smaltire" l'esecuzione di una mole impressionante di contratti.
Ma, soprattutto, ha fatto partire anche alcune cause legali. Un esempio? Quella tra Deutsche Bank e Ambac. Il gruppo tedesco aveva comprato protezione su bond che in realtà non aveva, per cui al momento del default Ambac gli ha rifiutato il risarcimento. I due sono andati in Tribunale e la Corte ha dato ragione a quest'ultima.






I nodi nelle assicurazioni

In questi giorni la situazione è però ulteriormente degenerata. Per un motivo semplice: i principali "assicuratori" americani, attivi sul mercato dei Cds, sono diventati più fragili a causa dell'aumento delle insolvenze sui bond.
Basta pensare che garantiscono bond (Cdo) legati ai mutui subprime per un valore di 100 miliardi di dollari.
La prima ad accusare problemi è stata Aca Financial Corp: proprio ieri è stata costretta a chiedere più tempo per smontare 60 miliardi di dollari di contratti assicurativi che ha venduto agli investitori e che non è in grado di rimborsare. La società – secondo il Wall Street Journal – ha un capitale di 425 milioni di dollari, ma ha assicurato obbligazioni per 60 miliardi. Ieri sera la società non ha comunicato se gli è stata concessa la "moratoria".

In questi ultimi giorni le difficoltà si sono allargate anche ai due principali assicuratori Usa di obbligazioni: Mbia e Ambac.
Le agenzie di rating hanno infatti messo in discussione i loro altissimi rating (Fitch ha declassato Ambac da "AAA" a "AA") e le due società sono crollate in Borsa.
Il mercato ora stima per i due colossi una probabilità di fallimento pari al 70%. Il motivo è ovvio: se le insolvenze sui bond aumenteranno, specialmente quelle sulle obbligazioni legate ai mutui subprime, queste società saranno costrette a rimborsare molti investitori. E il mercato teme che non avranno soldi a sufficienza.

Bastano due calcoli – effettuati da Bill Gross di Pimco – per capire la portata del fenomeno: dato che sul mercato esistono 45mila miliardi di dollari di Cds, basta che il tasso di insolvenza arrivi nel 2008 all'1,25%, che le perdite potrebbero toccare i 250 miliardi.


Il rischio di controparte
I timori nascono da questo scenario.
È per questo che Merrill Lynch ha deciso di svalutare 3,1 miliardi di obbligazioni che aveva assicurato con Aca.
Stesso discorso per Citigroup, che ha accantonato 935 milioni di dollari.
Lehman Brothers, il più grande sottoscrittore di bond legati ai mutui, ha fatto di più: lo scorso mese ha comprato Cds per coprirsi contro il rischio di fallimento delle assicurazioni di bond.

Piano piano, così, il mercato ha iniziato a temere anche per altre controparti: secondo un sondaggio di Greenwich Association, il 26% degli investitori è preoccupato per la forza finanziaria delle controparti con cui ha stipulato credit default swap.
A marzo il "tasso di preoccupazione" era la metà.
Sintetizza bene il problema Antonio Cesarano, capo economista di Mps: «La crisi dei mutui subprime è passata dal rischio di credito al rischio di liquidità, fino al rischio di controparte».
 
Non ci sono soluzioni miracolose
di Charlie Minter - 25/01/2008

Ora che scivoliamo in questo bear market, non è il caso di ritenere che inizi un nuovo mercato Toro con ogni rally che si presenta.
Gli Stati Uniti sono in recessione o vi entreranno presto, e non è improbabile che la stessa sarà più severa delle ultime due del 1990-91 e del 2001. Le problematiche incominciate con la più pesante crisi del settore immobiliare dal Dopoguerra ad oggi si stanno diffondendo al resto dell’economia.
La spesa per consumi sta rallentando decisamente in conseguenza del calo dei prezzi delle abitazioni, di basse retribuzioni in termini reali, di un mercato del lavoro debole, della mancanza di risparmio, dell’elevato carico del debito e dei costi dell’energia alle stelle. La spesa in conto capitale generalmente segue la spesa per consumi di uno o al massimo due trimestri, e gli ordini in calo di beni durevoli indicano che è ciò che sta per accadere.

Inoltre la crisi del credito sembra lungi dall’essersi esaurita, e i problemi vanno al di là del settore dei mutui subprime.
La fragilità degli assicuratori di mutui minaccia il rating massimo di obbligazioni municipali per circa 1200 miliardi di dollari. Oggi il New York State Insurance Department ha ammesso che un intervento promosso dal governo sarebbe inefficace. In ogni caso, il mondo è sommerso dal debito e dalla leva in buona parte del sistema finanziario, e rimuovere entrambi si rivela un’impresa complessa che non solo richiederà del tempo, ma comporterà un ulteriore restringimento del credito disponibile. Il processo comporterà strada facendo ulteriori svalutazioni con contraccolpi sull’economia reale.

Il panico sperimentato a Washington da parte della Fed, dell’Amministrazione e del Congresso indicano quanto sia vista con preoccupazione la situazione economica e finanziaria.
Un problema che mette d’accordo così rapidamente George Bush e Nanci Pelosi deve essere piuttosto grave. Tuttavia, una serie di misure fiscali studiate per prevenire le recessioni si rivelan di solito tardive e inefficaci.
Questo è ampiamente illustrato dalla tabella qui di seguito, pubblicata sul New York Times, e che indica che la recessione è già ben avviata nel momento in cui una legge è approvata. L’agenzia delle Entrate ha precisato che anche se dovesse passare l’attuale proposta, non potrebbero inviare i primi assegni prima della fine di maggio, e che occorrerebbero dieci settimane per portare a termine i rimborsi.


http://www.smarttrading.it/default.asp?idlingua=1&idContenuto=3869



Analogamente, l’improvviso taglio dei tassi da parte della Fed ad una settimana dalla riunione indica che anche essi sono in ritardo. Perfino in tempi normali i tagli della Fed agiscono con un ritardo variabile dai 6 ai 18 mesi. Dal Dopoguerra gli Stati Uniti hanno conosciuto dieci recessioni nonostante la Fed si sia ingegnata per evitarle, e così con la complessità della finanza la banca centrale ha anche un controllo inferiore sull’economia. Come ha affermato di recente l’ex governatore della Fed Paul Volcker “ci sono troppe bolle rimaste gonfie per troppo tempo. La Fed non ha il controllo della situazione”.


A nostro giudizio il mercato è entrato in un mercato Orso che ha ancora parecchia strada davanti a se’. Non c’è modo per scontare l’impatto delle future svalutazioni, la soluzione alla crisi del credito o la profondità o durata della recessione.
Inoltre, le stime di utile si stanno orientando verso il basso, e altre revisioni sono in arrivo.
Solo nelle ultime due settimane le stime di Standard & Poor’s sugli utili delle compagnie dello S&P 500 del 2007 sono calate del 3.8% a causa di una revisione del 19% per il quarto trimestre.
Tuttavia essi prevedono ancora un incremento degli utili del 12.9% per il 2008: una stima eccessiva in presenza di un rallentamento, figurarsi se siamo entrati in recessione.
Pensiamo che sia molto probabile che gli utili caleranno quest’anno rispetto al 2007.


Le ultime otto recessioni sono state associate a cali dello S&P500 in media del 30%. Se questa recessione sarà in linea con la media (potrebbe anche essere peggiore), l’indice dovrebbe calare a 1100 punti, in ulteriore ribasso del 19% dalla chiusura di ieri a 1352 punti.

Ciò equivarrebbe ad una valutazione di 15 volte la nostra stima di utili per il 2008 (72 dollari per azione): grosso modo il P/E visto in occasione del minimo del 2002.
Tuttavia gli ultimi otto bea market hanno fatto registrare un P/E di 11: se questo dato si dovesse ripresentare, lo S&P dovrebbe calare a 800, a -40% dagli attuali livelli. Qualunque sarà il seguito, tutto ciò basta per dire che il mercato in questo momento è estremamente rischioso. Nel frattempo, non è il caso di lasciarsi incantare dai rally, tipici di un mercato Orso, che vengono confusi con l’avvio di un nuovo rialzo. Secondo Investors’ Business Daily, “i nove rally giornalieri più intensi della storia si sono verificati tutti durante il bear market del 2000-02".
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segnalo
http://intermarketandmore.investireoggi.it/subprime-e-se-fosse-che…-1453.html


SUBPRIME: E SE FOSSE CHE…

05 Feb

Posted by Dream Theater as Analisi macro, Subprime

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Chi segue da più tempo il presente blog, avrà sicuramente letto molto in merito alla vicenda “subprime”. E avrà visto che molto probabilmente il mercato ancor oggi non sconta pienamente il problema. Anzi, dagli ultimi dati disponibibili, ci sarebbe da metterci le mani nei capelli…

Un buco da 600 miliardi di dollari…

Le valutazioni fatte da analisti e varie case d’affari parlano di un’esposizione globale pari ad una cifra che si avvicina ai 500-600 miliardi di dollari: una bella montagna di denaro che rischia di polverizzarsi, soprattutto dai bilanci delle banche che pagano le conseguenze per una politica toppo orientata alla redditività a scapito di una scarsa attenzione al rischio. Anche se, ripeto, la grossa responsabilità è soprattutto degli organismi di controllo, che non hanno saputo monitorare correttamente l’evolversi della situazione. Ma ormai, è inutile piangere sul latte versato. E’ giusto studiare il problema e cercare delle soluzioni.
Ma torniamo a noi, dicevo dei 500 miliardi di dollari. Però c’è un piccolo problema… Al momento sono saltati fuori solamente svalutazioni per circa 160 miliardi. Ma allora… che fine hanno fatto gli altri 340-440 miliardi? Semplice, sono ancora “nascosti” nei bilanci delle banche, assicurazioni, fondi governativi etc, pronti a saltare fuori quando ci saranno le condizioni, oppure quando ormai non si potrà più nascondere il problema.
Capite il motivo della mia negatività sul “momento di mercato”. C’è poca trasparenza e le brutte sopreso potrebbero non essere finite.
Ma c’è di più…

…oppure un buco da 1.300 miliardi di dollari?

Ve la scrivo in numeri… Perché trovo semplicemente impressionante la cifra: 1.300.000.000.000 di dollari.
Questa è la cifra a cui potremmo arrivare in caso di recessione. O per lo meno questo è quanto dice Bob Mc Kee, analista indipendente. Secondo questo influente analista londinese (non proprio l’ultimo arrivato…) in caso di recessione il buco generato dai finanziamenti potrebbe raggiungere le suddette dimensioni.
Viceversa, se non si tratterà di recessione ma solo di rallentamento, dovremmo rientrare nei 500 – 600 miliardi di dollari, comunque sempre cifre pazzesche.
Solo per la cronaca, nei 1300 mld sono compresi anche tutti quei finanziamenti “prime” e prestiti ipotecari, fidi, crediti al consumo etc. che , in questo momento, sono fuori dal rischio ipotetico di mancato rimborso, ma che entreranno a far parte del mucchio selvaggio in fase di svalutazione. Questo se avremo una forte recessione.
Che posso dire… con questo scenario capite benissimo che c’è poco da stare allegri.
E mi sento di poter dire solo una cosa. E’ evidente quindi che.. il peggio deve ancora venire.
Allacciamo le cinture e…tenetevi forte!
 
1981. 1986.1989......

1981 ...un avvovato entra in banca e ipoteca un immobile centrale valore 800milioni
e compera 800 milioni di azioni ras 280milalire cadauna. poche settimane dopo sono
scese a 30 40 mila lire nn ricordo ..suicidato....ki ha comperato allora il suo palazzo
oggi ha un valore di 10milioni di euro...che sfiga ragazzi
1986 ...un gruppo di amici hanno seguito fiat nel passaggio libico .....per pagare hanno
venduto qualche condominio...chi ha comperarto oggi sta a pancia all'aria
1989...la storia si ripete
insomma alla fine si puo' dire che si sono salvati solo coloro che hanno capitali case campi etc roba solida.....o se vogliamo essere + sottili diciamo ke ogni investimento in
25 anni si pareggia
il fatto e' che si parli di borsa o di case ci sono sempre 2 categorie , coloro che comperano mentre scende coloro che vendono mentre scende e' solo questione di time
negli anni 90 era logico suddividere il denaro in case in azioni in liquidi in oro in titoli di stato in obbligazioni straniere....ora e' arrrrivato il turno dell'oro e' salito che e' una meraviglia ....e non e' finita....ma non canterei il de profundis x le case....quelle brutte fatte male ...hanno perso... ma quelle centrali se le vuoi le paghi sempre di piu'....
i capannoni sino a 6 mesi fa non li voleva nessuno nemmeno a regalarli...oggi sono
gia' a + 20% da allora...che strana la vita, pensa ho una casa tutta da riattare
alle porte di un bel paesotto padovano...a 600milioni di 6-7 anni fa nn la voleva
nessuno oggi x 700mila euro ho la fila di acquirenti ma credo a giugno si sara' a 800 mila euro-
insomma le case sono come le donne....finche' una bella viene guardata una brutta e' gia' sposata.
ciaooooooooooooo
 
lunedì, 25 febbraio 2008
AL LUPO! AL LUPO! MONOLINES SHOW
http://icebergfinanza.splinder.com/post/16095648/AL+LUPO!+AL+LUPO!+MONOLINES+SH


Non credo vi sia alcun bisogno di ricordare la famosa favola di Esopo, quel leggendario al lupo, al lupo, la grande fama di Esopo e dei suoi protagonisti, dovuta essenzialmente alla semplicità e schiettezza di temi che riportano in primo piano la saggezza popolare.

Ebbene dopo aver minacciato per settimane il rischio di un downgrade, uno tsunami in grado di abbattere il mercato, Standard & Poor's comunica la sua decisione:

NEW YORK (Standard & Poor's) Feb. 25, 2008-Standard & Poor's Ratings Services today took rating actions on several monoline bond insurers following additional stress tests with respect to their domestic nonprime mortgage exposure.

a) XL capital Assurance Inc/ Financial Assurance Ltd da AAA a A-creditwatch negative

b) Financial Guaranty Insurance Co. FGIC/ da AA a A creditwatch con implicazioni in via di sviluppo.

c) MBIA confermata la tripla A, rimosso il creditwatch e assegnato outlook negativo.

d) AMBAC confermata la tripla A e rimane in creditwatch negativo.

e) CIFG Guaranty, Europe and Assurance North America inc. confermata la tripla A e mantenuto il creditwatch negativo.

I dowgrade assegnati riflettono l'attuale valutazione delle perdite potenziali, più elevate rispetto alle precedenti stime. La rimozione del creditwatch negativo per Mbia riflette il successo nel trovare risorse per complessivi 2,6 miliardi di dollari e una buona capacità gestionale in materia di adeguatezza patrimoniale....

" The removal from CreditWatch of, and assignment of negative outlooks on, MBIA Insurance Corp., MBIA Inc., and North Castle Custodial Trusts I-VIII (a committed capital facility supported by, and for the benefit of, MBIA) reflect MBIA's success in accessing $2.6 billion of additional claims-paying resources, which, in our view, is a strong statement of management's ability to address the concerns relating to the capital adequacy of the company. "

Forse Fitch ha preso un abbaglio o forse chissà anche Standard & Poor's crede che la Grande Depressione immobiliare sia al termine e che la recessione non ci sarà e che in fondo un ambiente di default futuri è solo nell'immaginazione dei mercati.

Forse chissà non siamo alla fine del " Monolines show " forse siamo solo all'inizio, se qualcuno ricorda la favola della " farfalla subprime " ebbene credo che la fiducia nelle proprietà terapeutiche dei rating delle società in questione sia ormai al tramonto e questa come abbiamo già visto e una crisi di fiducia. di fiducia nella controparte principalmente, che si stà trasformando in una crisi di insolvenza.

A questo proposito emblematico è questo articolo del WallStreetJournal nel quale si evidenzia che la Federal Deposit Insurace Corp. sta prendendo misure precauzionali in attesa di un aumento dei fallimenti delle istituzioni finanziarie in seguito alla depressione immobiliare e al peggioramento del mercato del credito.
L'agenzia in questione assicura circa 8000 istituti finanziari. Circa 100 fallimenti sono attesi nell'arco di 12/24 mesi concentrati in stati come l'Ohio e il Michigan, la California, la Georgia e la Forida.


La polvere viene messa sotto il tappeto, si rimanda la realtà a data da definirsi tra tre mesi, tra sei, magari dopo le elezioni, in maniera tale da attendere la rinascita dell'economia, per permettere nel frattempo di ammortizzare le perdite relative a immobiliare residenziale e commerciale, carte di credito, leveraged by out e così via.

Il rinvio dell'innevitabile, attenti al lupo, la prossima volta chissà chi crederà alle agenzie di rating.
Il concetto di pagare un premio ad una società assicurativa per avere lo stesso "trattamento di rating " indipendentemente dalla propria solidità patrimoniale è fuori dalla realtà è ormai al tramonto.

Nel frattempo MBIA segnala la cancellazione del dividendo come operazione utile a rafforzare la propria patrimonialità, MBIA la stessa società che lo scorso anno tenne nascosto per un pò di tempo, l'esposizione a più di 38 miliardi di dollari di CDO.

Nella lettera-agli-azionisti il CEO di MBIA Brown, oltre a .....

``We can expect a bumpy ride over the coming months and possibly longer.'' qualche piccola difficoltà, segnala che ....

Feb. 25 (Bloomberg) -- MBIA Inc., seeking to stave off a crippling credit rating downgrade, will stop writing guarantees on asset-backed securities for six months and will separate that business from its municipal unit within five years. Bloombergnews

Forse Standard & Poor's questa lettera non l'ha proprio letta!

Se diamo uno sguardo ora ai dati relativi alle vendite di abitazioni esistenti avremo le seguenti note:

a) le vendite sono migliorate ma....sono sotto del 23,4 % dallo scorso anno egli inventari saliti del 5,5 % aumentano il numero di mesi necessario per lo smaltimento dell'eccesso di offerta da 9,7 mesi a 10,3 mesi.

b) l'eccesso di inventario è il più alto dal 1982 quando si ebbe il massimo storico. L'accelerazione negli inventari nonostante un miglioramento nel dato negativo delle vendite, presuppone un aumento nei prossimi mesi sino a superare il record storico.

c) secondo la National Association of Realtors potrebbe essere che gli acquirenti sono in attesa di prezzi più bassi, gli economisti pur aspettandosi una continuazione nel calo vedono la luce in fondo al tunnel e i costruttori nel sottoindice della NAHB rivelano che gli americani intravedono condizioni favorevoli all'acquisto. Siamo vicini ad un calo medio del 8/9 % che verrà evidenziato oggi nel S&P Case/Shiller e si presume i prezzi debbano scendere almeno di un 20 % per far ripartire il mercato.

d) Nei prossimi mesi avremo una migliore visione su quale sia la prospettiva di miglioramento del mercato immobiliare in quanto storicamente questi mesi vedono una maggiore ricerca con l'avvicinarsi della bella stagione.

e) prezzi medi delle abitazioni scesi del 4,6 % in un anno e badate bene che si tratta di case esistenti!

f) discesa in tre delle zone principali del paese eccetto il Midwest lambito parzialmente dal boom immobiliare. Nel Northeast zona ad alta intensità abitativa la discesa è stata del 3,6 % con il 25,7 % anno su anno.
 
real estate

tontolina ha scritto:
lunedì, 25 febbraio 2008
AL LUPO! AL LUPO! MONOLINES SHOW
http://icebergfinanza.splinder.com/post/16095648/AL+LUPO!+AL+LUPO!+MONOLINES+SH

ciao tontolina

al solo scopo di scambio di opinioni ti posto il graf sett. del DJ Real Estate, e visto che nello stesso periodo il cambio usd/eu si e' deprezzato di un 65% a fronte di un calo del djrealestate di un 55%, mi porta a dire che l'investimento in dj real estate in ottica di puro investimento, sara' senzaltro buono

marc61







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ti segnalo questo articolo
http://www.effedieffe.com/content/view/2163/179/

magari è un eccesso di pessimismo

però se gli USA vanno in recessione e hanno delocalizzato tutte le industrie produttive in CINA
che speranze abbiamo soprattutto noi italiani?

ECONOMIA: MORGAN STANLEY, ITALIA A RISCHIO RECESSIONE
(ANSA) - ROMA, 26 FEB - L'Italia potrebbe essere ''il primo e potenzialmente l'unico'' Paese di Eurolandia a entrare in recessione quest'anno. E' Questa la valutazione dell'economista di Morgan Stanley, Vladimir Pillonca, secondo cui per l'Italia ''la possibilita' di una recessione tecnica nella prima parte di quest'anno non puo' essere esclusa''. Le previsioni di crescita per il 2008 rimangono ferme all'1%, ma ''si continuano a vedere significativi rischi al ribasso'' si spiega in una nota agli investitori riportata dall'agenzia Bloomberg. (ANSA).
 

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