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posted by Mitt Dolcino
La bilancia dei pagamenti pro-capite ci spiega molte cose: magari perché gli UK vogliono il Brexit ed una valuta più debole. E perché l’Italia fa paura, soprattutto alla Germania…
Una statistica mi ha incuriosito, la bilancia commerciale procapite, mai citata o quasi nella letteratura economica. Non essendo un economista – e dunque usando il cervello, anche se non necessariamente in modo convenzionale, dicesi anche “against conventional wisdom” – derivo che, come potete immaginare, in base a tale indicatore è possibile valutare grossolanamente l’effetto dell’esportazione sull’economia in relazione alla popolazione residente: da ciò possiamo ricavare che l’Italia nonostante tutto va bene, molto bene in termini di export pro-capite, soprattutto in rapporto ai competitors. Parimenti ci permette di capire come la vera grandissima esportatrice seriale mondiale non sia la Cina ma… la Germania che esporta prodotti ad alto valore aggiunto! (grazie all’euro nettamente più svalutato di quello che sarebbe il marco).
Pochi sanno che l’Italia va così bene da fare paura ai vicini europei: estrapolate gli effetti economici dal risultato della tabella sopra presentata e poi aggiungeteci una valutazione sui prodotti dove il Belpaese fa concorrenza agli altri paesi, grafico successivo. La conclusione è che l’Italia è fra i più temibili competitor del più grande esportatore seriale della terra (Svizzera esclusa), la Germania che vive questo momento di enorme benessere grazie ad un euro più svalutato di quello che sarebbe il marco.
Or dunque, visti questi due grafici – che sono stati improvvisati velocemente dal sottoscritto, vogliono solo dare un’idea della magnitudine del fenomeno, i feedback sono benvenuti – possiamo concludere quanto segue:
Nelle more di tutto quanto sopra descritto, visto che i prodotti a maggior valore aggiunto sono come impatto numerico legati alla filiera automobilistica, non stupisce che il Dieselgate a danno tedesco sia scoppiato in un’America Obamiana preoccupata ed in crisi prospettica, ammalata di un dollaro nettamente sopravvalutato per colpe diciamo “monetarie” di carattere pre-elettorale (novembre prossimo) (…).
Forse con queste due semplici tabelle abbiamo spiegato le ragioni per cui prima il Brexit e poi l’eventuale rottura dell’euro sia una minaccia mortale per il benessere della Germania (e anche per la cicala francese, tenuta in vita da Berlino in forza della sua valenza militare-strategica-nucleare, sopravvivenza derivata in gran parte dalla mancata applicazione per volere tedesco dell’austerità euroimposta nonostante i parametri economici d’oltralpe letteralmente disastrosi – l’attentato al Bataclan è arrivato giusto in tempo per giustificare l’ennesimo rinvio dell’austerità in terra francese -).
Mitt Dolcino
Altri scenari
La bilancia dei pagamenti pro-capite ci spiega molte cose: magari perché gli UK vogliono il Brexit ed una valuta più debole. E perché l’Italia fa paura, soprattutto alla Germania…
Una statistica mi ha incuriosito, la bilancia commerciale procapite, mai citata o quasi nella letteratura economica. Non essendo un economista – e dunque usando il cervello, anche se non necessariamente in modo convenzionale, dicesi anche “against conventional wisdom” – derivo che, come potete immaginare, in base a tale indicatore è possibile valutare grossolanamente l’effetto dell’esportazione sull’economia in relazione alla popolazione residente: da ciò possiamo ricavare che l’Italia nonostante tutto va bene, molto bene in termini di export pro-capite, soprattutto in rapporto ai competitors. Parimenti ci permette di capire come la vera grandissima esportatrice seriale mondiale non sia la Cina ma… la Germania che esporta prodotti ad alto valore aggiunto! (grazie all’euro nettamente più svalutato di quello che sarebbe il marco).
Pochi sanno che l’Italia va così bene da fare paura ai vicini europei: estrapolate gli effetti economici dal risultato della tabella sopra presentata e poi aggiungeteci una valutazione sui prodotti dove il Belpaese fa concorrenza agli altri paesi, grafico successivo. La conclusione è che l’Italia è fra i più temibili competitor del più grande esportatore seriale della terra (Svizzera esclusa), la Germania che vive questo momento di enorme benessere grazie ad un euro più svalutato di quello che sarebbe il marco.
Or dunque, visti questi due grafici – che sono stati improvvisati velocemente dal sottoscritto, vogliono solo dare un’idea della magnitudine del fenomeno, i feedback sono benvenuti – possiamo concludere quanto segue:
- Oggi gli UK hanno una valuta fortissima e tale valuta determina una corsa agli acquisiti di prodotti stranieri con conseguente deficit della bilancia commerciale; visto che il maggior esportatore del globo è la Germania in termini di fatturato e volumi, chiaramente un Brexit con sterlina in caduta intaccherebbe gli acquisti fatti anche e soprattutto su prodotti tedeschi, appunto a fronte di una valuta inglese più debole (e qui spieghiamo una volta per tutte perché l’uscita dal giogo europeo è interessante anche e soprattutto in termini di competitività data dalla svalutazione della propria moneta nazionale)
- L’Italia va molto bene in termini di Balance of Trade pro capita anche restando nell’euro, immaginatevi se dovesse uscirne; ossia, dati così devono necessariamente spingere l’Europa non solo tedesca ma direi franco-tedesca a temere un ITexit, ovvero ad annichilire il Belpaese possibilmente per poi comprarselo a basso prezzo (e qui abbiamo forse spiegato la ratio assurda dell’avere governi non eletti che non fanno l’interesse del Paese, memento un nostro ex primo ministro che oggi lavora per l’università dei servizi segreti d’oltralpe)
- Gli USA come sempre sorreggono i consumi mondiali; ma se Washington dovesse andare in crisi/recessione necessariamente consumerebbe di meno ovvero potrebbe voler veder riflessa sulla propria valuta la necessità di far ripartire la propria economia, ossia svalutare (ossia , altri guai per i grandi esportatori).
- Chi perde se tutti gli altri paesi per varie ragioni non importano più come prima (ad es. causa crisi, svalutazione della propria moneta ecc.)? Facile, il più grande esportatore del mondo, la Germania.
Nelle more di tutto quanto sopra descritto, visto che i prodotti a maggior valore aggiunto sono come impatto numerico legati alla filiera automobilistica, non stupisce che il Dieselgate a danno tedesco sia scoppiato in un’America Obamiana preoccupata ed in crisi prospettica, ammalata di un dollaro nettamente sopravvalutato per colpe diciamo “monetarie” di carattere pre-elettorale (novembre prossimo) (…).
Forse con queste due semplici tabelle abbiamo spiegato le ragioni per cui prima il Brexit e poi l’eventuale rottura dell’euro sia una minaccia mortale per il benessere della Germania (e anche per la cicala francese, tenuta in vita da Berlino in forza della sua valenza militare-strategica-nucleare, sopravvivenza derivata in gran parte dalla mancata applicazione per volere tedesco dell’austerità euroimposta nonostante i parametri economici d’oltralpe letteralmente disastrosi – l’attentato al Bataclan è arrivato giusto in tempo per giustificare l’ennesimo rinvio dell’austerità in terra francese -).
Mitt Dolcino
Altri scenari