il ritorno di razzi...........dammi la 500 euro amico caro fatti una banca centrale tua

Panama Papers: Psy-Op della CIA
aprile 5, 2016 Lascia un commento

Aanirfan 5 aprile 2016
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Juergen Mossack gestisce la società di Panama che aiuta l’élite ad evitare le tasse. Juergen è il figlio del defunto Erhard Mossack che lavorò per la CIA. Durante la seconda guerra mondiale, Erhard era un ufficiale delle SS. Daily Mail
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Erhard potrebbe essere stato reclutato per l’Operazione Gladio della CIA effettuando terrorismo in Europa. C’è la convinzione che la CIA sia gestita da un’alleanza di nazisti, sionisti e mafiosi. C’è la convinzione che le fughe dei Panama Papers sia volto adaiutare Soros, Rockefeller e le banche statunitensi contro i loro nemici, come le banche svizzere, inglesi, Putin e Assad. Credit Suisse ricapitalizza nuovo investimenti
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La CIA fa pieno uso di banche oscure?
Usama bin Ladin aveva un conto presso la banca nota come BCCI, ‘gestita dalla CIA’. Criminali al comando; BCCI e mafiosi…
Una fuga di ‘massiccia’ di dossier dalla compagnia Mossack Fonseca di Panama svela l’uso di società off-shore, presumibilmente per evasione fiscale e riciclaggio di denaro, da parte di numerosi politici. Non c’è nulla di illegale nell’utilizzo di società offshore. I dati trapelate sono stati ottenuti dal quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung presso una fonte anonima. Fughe sui mega-ricchi / Piccoli sporchi segreti / I miliardari esportano ricchezza offshore
Le fughe sarebbero volte a mettere in difficoltà i Paesi che la CIA intende per destabilizzare. Le fughe sembrano essere utilizzato per attaccare Assad in Siria, Putin in Russia e di altri nemici di CIA e Mossad. Gli Stati Uniti “hanno un grosso ruolo nel plasmare il destino di Panama“.
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Craig Murray scrive: I guardiani dei media corporativi proteggono 1% occidentale. “Non si parla affatto dell’utilizzo di Mossack Fonseca da parte di grandi società e miliardari occidentali, suoi principali clienti. E il Guardian è rapido a rassicurare che ‘gran parte del materiale fuoriuscito rimarrà privato’. “Cosa vi aspettate? La fuga è gestito dal grandiosamente ma ridicolmente denominato ‘International Consortium of Investigative Journalists’, finanziato e organizzato interamente dal Center for Public Integrity degli USA, i cui finanziatori comprendono
Ford Foundation
Carnegie Endowment
Rockefeller Family Fund
WK Kellogg Foundation
Open Society Foundation (Soros)
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Tra gli elencati nei dossier trapelati vi sono:
Mauricio Macri – Presidente dell’Argentina
Macri, che ha promesso di combattere la corruzione, appare come direttore della Fleg Trading Ltd., costituita nelle Bahamas nel 1998, una connessione finanziaria che Macrì non rivelò nella dichiarazioni patrimoniali quando era sindaco di Buenos Aires.

Ian Cameron, padre di David Cameron
Cameron ha contribuito a creare e sviluppare la Blairmore Holdings Inc. a Panama nel 1982

Ayad Allawi, ex-premier iracheno
Allawi ha contribuito a sostenere la guerra contro Sadam Husayn. Allawi ha una società registrata a Panama, la FMI Holdings Inc., e un’altra società off-shore, la Moonlight Estates Ltd.

Sigmundur David Gunnlaugsson, primo ministro dell’Islanda
Gunnlaugsson ha portato il Partito Progressista alla vittoria dopo la crisi finanziaria del 2008. Gunnlaugsson e la ricca moglie sono proprietari di una società di comodo Isole Vergini inglesi, la Wintris Inc., che ha aveva quasi 4 milioni di dollari di obbligazioni in tre grandi banche islandesi. Non dichiarò la proprietà della Wintris entrando nel Parlamento nel 2009.

Re Salman al-Saud, re dell’Arabia Saudita
Attraverso una serie di società di comodo nelle Isole Vergini inglesi, il re saudita sembra aver avuto diverse mutui per case di lusso a Londra e “uno yacht di lusso lungo quanto un campo di calcio“.

Petro Poroshenko, presidente dell’Ucraina
Poroshenko divenne l’azionista unico della Prime Asset Partners Limited nel 2014.

Rami e Hafiz Maqluf, cugini del Presidente siriano Bashar al-Assad
Sembrano aver usato vari conti off-shore per evitare il congelamento dei beni.

Kojo, figlio del’ ex-segretario generale dell’ONU Kofi Annan
La ditta di Kojo vinse un grosso contratto preso il programma umanitario delle Nazioni Unite Oil-for-Food in Iraq. Koji Annan ha guidato diverse società di comodo off-shore.

Famigliari di Nawaz Sharif, premier del Pakistan
Le società offshore ‘sono gestiti dai figli di Sharif, Mariam, Husayn e Hasan’.

Arkadij e Boris Rotenberg, amici di Vladimir Putin
Guidavano almeno sette società di comodo nelle Isole Vergini inglesi. “Coinvolto in tutto, dagli investimenti in una importante società di costruzioni… all’acquisto di attrezzature per la costruzione di una villa italiana in Toscana per il figlio di Arkadij“.

Xi Jinping – presidente della Cina
Collegato a dei conti offshore
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I leader nazionali nominati nella fuga:
1. il presidente dell’UAE Qalifa bin Zayad bin Sultan al-Nahyan
2. L’ex-prima ministra della Georgia Bidzina Ivanishvili
3. L’ex-primo ministro della Giordania Ali Abu al-Raghab
4. L’ex-primo ministro del Qatar Hamad bin Jasim bin Jabar al-Thani
5. L’ex-emiro del Qatar shayq Hamad bin Qalifa al-Thani
6. L’ex-presidente sudanese Ahmad Ali al-Mirghani
6. L’ex-primo ministro dell’Ucraina Pavlo Lazarenko
Lord Ashcroft, baronessa Pamela Sharples e l’ex-deputato tory Michael Mates sono tra i politici inglesi nominati nella fuga dei dati. Daily Mail
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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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posted by Mitt Dolcino
La bomba ad orologeria delle pensioni che fracasserà l’Italia: problema irrisolvibile in assenza di un’uscita dalla moneta unica


Oggi voglio parlare di pensioni: la spesa annuale italiana per le prestazioni sociali (previdenza e altre prestazioni) ammonta approssimamene a 332 miliardi di euro annui, a fronte di una spesa sanitaria che se enucleata dalle varie voci è pari a circa 110 miliardi di euro annui ed una spesa complessiva di circa 826 mld euro (DEF 2015, pubblicato in aprile 2015, vedasi le tabelle sotto). Interessante è il trend: mentre le uscite complessive dello Stato restano abbastanza stabili, sebbene enormi, le prestazioni sociali sono in costante ascesa, in media circa 6 miliardi all’anno complice l’invecchiamento della popolazione. Or dunque, non è possibile pensare di risolvere il problema dei costi dello Stato senza tagliare anche le suddette due voci, pensioni e sanità.



Visto che la sanità è già all’osso – e lo si capisce bene dal livello delle prestazioni erogate, e non mi stupirei di scoprire fra qualche tempo che dietro le morti nei reparti di geriatria ci fosse qualcosa di più di una casualità – il costo pro-capite per l’assistenza sanitaria è molto inferiore a quello dei nostri omologhi europei (7.1% del PIL contro una media EU del 7.9% e del 9% della Francia e del 8.7% della Germania).



Restano dunque le pensioni da tagliare, che sebbene bassissime a livello pro capite rispetto all’Europa sono un fardello pesantissimo che pesa per circa il 40% della spesa totale a cui va aggiunta la spesa per sanità (oggi la media dell’assegno in Italia è ben al sotto i 1000 euro mensili, per la precisione in media è di 825 euro mensili, dati del 2015).



Notasi: siamo comunque condannati a non poter pagare dette pensioni, almeno nella stessa misura in cui lo facciamo oggi, per tre ordini di ragioni: la bassa crescita, l’invecchiamento della popolazione e l’impossibilità di inflazionare i costi interni nazionali in assenza di una moneta sovrana (oggi abbiamo l’euro che serve per mantenere i costi tedeschi più bassi di quello che sarebbero con il marco tedesco, per altro permettendo a Berlino di far esportare i propri prodotti a svantaggio dei nostri, una mossa da veri deficienti, ndr).

Infatti il costo per le pensioni proporzionalmente all’Europa è troppo alto e noi di fatto non saremo in grado di pagarle, visto che non si possono inflazionare ad es. con la svalutazione della valuta (che farebbe anche ripartire l’economia, ossia ridurrebbe il costo su PIL). Certo, per risolvere veramente il problema servirebbe crescita ma questa con l’austerità è impossibile, guarda caso detta inutile ed anzi dannosa austerità è destinata a farci implodere e non a caso è la Germania ad imporla, i teutonici e la loro landa desolata e senza risorse possono prosperare solo approfittandosi dei vicini – ed oggi facendoci fallire, per poi comprarci per un tozzo di pane, alla fine torniamo sempre lì -, due guerre mondiali e la storia europea ce lo insegnano, e guardando bene fin dai tempi dei Lanzichenecchi e di poi di Federico II (che infatti visse in Italia).

Visto che le pensioni tendenzialmente sono destinate a salire costantemente in forza dell’invecchiamento della popolazione, quale è la soluzione al problema lato Stato impotente imbrigliato nell’euro? Semplice, non pagarle (leggasi anche ritardarle magari eliminando contemporaneamente la reversibilità) ed anzi aumentare le tasse a copertura! Ed eccoci nell’infermo fiscale odierno, con tasse che resteranno alte in assenza di un’uscita dall’euro per almeno 20 anni!! E, notasi, per poi nemmeno poterle pagare veramente dette pensioni future, almeno nei termini che conosciamo oggi (chi pensa di incassare tutto quanto versato è un illuso, e parlo soprattutto delle pensioni suppostamente elevate erogabili dal 2030 in avanti, si prenderà tutti al massimo 3000 euro lordi mensili).



Ma il vero problema è un altro, oggi si sta facendo in modo di spostare sempre più avanti la data di erogazione della pensione, siamo ormai alla soglia di 69 anni per gli uomini: in un mondo competitivo come si farà a sopravvivere tra la fine della attività lavorativa stimabile attorno a 60 anni e la pensione? In questo mondo competitivo con giovani che non trovano lavoro gli anziani verranno spiazzati – leggasi sostituiti a basso prezzo – molto velocemente da giovani sottopagati. Ed a maggior ragione aumentando le tasse, soprattutto quelle sul patrimonio come vuole l’europa, annientando anche la fonte di sostentamento alternativa dei pensionati in pectore, quelli in attesa dell’erogazione….

Ossia, l’Italia imploderà. Ed anzi verrà annientata e forse invasa, un paese con vecchi da mantenere non è in grado di difendersi sul lungo termine. Inevitabilmente il passaggio intermedio ci porterà qualche guerra, la storia ce lo dice, ed in tale modo si eliminerà forse l’eccesso di giovani nullafacenti, ma poi? Se anche così tragicamente fosse, dopo chi lavorerà per pagare le pensioni dei vecchi?

L’Unica speranza è uscire dall’Euro, potendo ri-attivare la crescita a danno soprattutto tedesco. E per questo i tedeschi non vogliono, sanno bene che l’Italia è pericolosa. E per questo ci riservano trattamenti speciali per accelerare la caduta delle nostre difese ed il nostro annientamento.

Io difesi a spada tratta Berlusconi nel 2011, contro tutto e contro tutti, non necessariamente per la persona ma per il paese. Faccio lo stesso oggi, difendo il governo attuale in quanto chiaramente nel mezzo di un nuovo attacco del vincolo euro-esterno esso stesso in crisi (e che deve farci fallire per sopravvivere), vincolo che fa leva sui soliti collaborazionisti locali, i poteri forti (media e grande industria che ormai hanno delocalizzato, Fiat e Carlo De Benedetti insegnano, quest’ultimo vive ormai in Svizzera e dice agli italiani – dove lui ha le sue imprese – di autoimporsi una tassa patrimoniale…).

Per l’Italia, l’euro vale una messa? SI, la nostra: quella funebre. E luterana.

Mitt Dolcino
 
L’assenza di comprensione da parte delle categorie di persone più deboli è una delle sciagure più grosse nell’attuale periodo storico. Ci sono amici pensionati che, malgrado le sofferenze, non hanno capito minimamente che la loro condizione, ormai deteriore, dipende unicamente da un fatto: l’euro. Alcuni di loro addirittura lo difendono! Come se fossero affetti da sindrome di Stoccolma!

Spesso leggo messaggi privati di persone, che purtroppo hanno una pensione così bassa da faticare a vivere, anzi a sopravvivere, i quali mi domandano se si possa fare qualcosa per loro, se sia possibile tentare azioni legali. La risposta, ora come ora, è purtroppo sostanzialmente negativa. Non già perché una pensione che non consenta di vivere dignitosamente sia compatibile con la nostra Costituzione, è ovvio che non lo è. Solo un analfabeta giuridico direbbe il contrario.

Ma oggi in Corte Costituzionali siedono nuovi Giudici, fa quasi sorridere definirli così, che antepongono la regola aurea del pareggio in bilancio, alle vostre pensioni: queste si pagheranno solo se ci sono i soldi, come se esistesse un limite fisico e naturalmente invalicabile alla spesa di uno Stato.

Barbera e Prosperetti, i due nuovi indesiderabili membri della Consulta, già prima di essere eletti da un Parlamento completamente illegittimo, avevano avuto modo di criticare la recente pronuncia proprio della Corte Costituzionale, che aveva considerato illecito il blocco della rivalutazione delle pensioni. Questo perché secondo loro la Corte non aveva considerato la regola aurea del pareggio in bilancio, come noto inserita in Costituzione nel 2012 dal governo golpista e traditore di Mario Monti. Dunque i due nuovi Giudici antepongo il pareggio in bilancio ai diritti inalienabili dei pensionati italiani.

Di cosa si tratta esattamente, cosa si intende per pareggio in bilancio. Agli amici pensionati che leggono questo articolo lo posso spiegare in due parole. Significa che lo Stato non può spendere più denaro di quanto ne raccoglie a tassazione. Se il gettito cala le pensioni non si pagano, molto semplice!

Qualcuno potrebbe dire bene, lo Stato deve comportarsi come un buon padre di famiglia. Dovrà spendere meglio e pagare le pensioni. Questa è la più grossa sciocchezza che si possa affermare in economia ed in diritto. Lo Stato infatti non può creare ricchezza per il settore privato se non attua, almeno nel lungo periodo, politiche di deficit. In linea di principio ogni spesa, anche la più idiota e sbagliata, crea comunque ricchezza privata.

Provo a spiegare con un esempio banale il pareggio. Anno zero di introduzione della moneta in una nazione sovrana. Pensate di poter pagare le tasse prima che lo Stato vi abbia dato i soldi con cui farlo? O siete bravissimi falsari, o questo è per voi impossibile materialmente prima ancora che giuridicamente.

Ergo la spesa viene tecnicamente prima della tassazione, è un fatto logico, esattamente come è logico iniziare una partita a Monopoli distribuendo i soldi tra i giocatori. Se a fine dell’esercizio, dopo aver immesso dieci monete nell’economia, lo Stato deve rispettare il dogma del pareggio di bilancio, dovrà necessariamente recuperarle tutte a tassazione. Come se a Monopoli, alla fine del primo giro, passando dal via, invece di ritirare denaro, si dovesse consegnare tutto quello che vi è stato dato all’inizio del gioco. La partita si concluderebbe immediatamente.

Dunque, agendo così, nessuno avrà matematicamente alcun risparmio, nessuno avrà i soldi e, restando all’esempio del Monopoli, non potrà comprare terreni e case, tutti i giocatori falliranno alla fine del primo passaggio dal via. Da questa banale analisi consegue, sempre matematicamente, che il risparmio è semplicemente la sommatoria dei deficit annui dello Stato. Più lo Stato si indebita, più il settore privato sarà ricco, più noi saremo ricchi! Unica eccezione è il caso in cui lo Stato esageri tale stimolo, scatenando spinte inflattive.

Una svalutazione del potere reale d’acquisto della moneta, avrebbe l’effetto di comprimere il valore reale del risparmio accantonato. Ma oggi c’è deflazione e carenza di domanda e dunque non ha alcun senso preoccuparsi di spinte di inflazione eccessiva (l’economia ha bisogno della quantità giusta di moneta per funzionare e conseguentemente della giusta quantità di inflazione per arrivare alla piena occupazione).

Ma veniamo al nocciolo della questione, senza complicare troppo l’analisi. Perché oggi non abbiamo i soldi per le pensioni? Perché lo Stato fa qualcosa di peggio che fare il pareggio in bilancio, nel senso che vi ho spiegato fin qui, e lo fa da oltre vent’anni consecutivi. Lo Stato infatti deve pagare ai mercati anche gli interessi passivi sul debito accumulato, ovvero sul totale dei deficit annui paga e pagherà interessi. Ergo se spendo 10, ma 2 monete vanno spese per interessi passivi, per fare pareggio in bilancio, ottenendo un deficit pari a zero, in realtà finirò per fare quello che si chiama avanzo primario, ovvero toglierò moneta dell’economia reale recuperando a tassazione più di quanta ne ho immessa con la spesa pubblica. Tale moneta sarà presa direttamente dalle nostre tasche, impoverendo il Paese.

Ebbene, come detto appena sopra, l’Italia tassa più di quanto spende da oltre vent’anni, ecco perché l’economia è collassata drammaticamente. Ma perché facciamo politiche di eterna contrazione della base monetaria nell’economia reale nonostante non esista alcun problema di iper inflazione? Semplicemente perché le regole di funzionamento dell’euro, le regole approvate nei trattati internazionali, lo impongono ex lege.

Ovvero lo Stato non ha più la sovranità monetaria e deve sottostare a vincoli economici devastanti, fatto che fa pacificamente affermare che abbiamo ceduto anche la sovranità economica. Sono cessioni a tutti gli effetti, non è possibile definirle diversamente, salvo non tentare improbabili capriole ed illogiche argomentative. Che cosa comporta non avere più la sovranità monetaria?

Comporta che lo Stato può diventare insolvibile. Se non abbiamo i soldi non li possiamo stampare, così rinunciando ad una delle prerogativa, che lo stesso ex Presidente della Corte Costituzionale, Zagrebelsky (uno di ben altra competenza economica rispetto a Barbera e Prosperetti), considera fondanti per lo Stato.

Ovvero uno Stato che non ha sovranità monetaria non è più definibile come tale, poiché manca di un elemento imprescindibile. Una insopportabile declassazione di una nazione da soggetto di diritto pubblico a soggetto di diritto privato, che può fallire come ogni azienda. Cedendo sovranità monetaria, nello specifico alla bce, oggi solo essa non può tecnicamente più fallire, essendo un soggetto che crea moneta dal nulla, senza alcun limite quantitativo, ma a propria e totale distinzione. Tale circostanza è stata ammessa direttamente dalla bce.

Attenzione uno Stato, anche se avesse fatto cattiva politica monetaria, non potrebbe fallire tecnicamente. Potrebbe essere povero, certo, ma mai fallire. Qualsiasi sia l’inflazione potrebbe sempre e comunque onorare le proprie obbligazioni verso chiunque. E non servirebbero neppure le carriole, basterebbe solo aggiungere degli zero sui pezzi di carta stampati dallo Stato. Il problema non sarebbe la banconota in quanto tale quindi, ma diverrebbe reale qualora non ci fosse più possibile far accettata la nostra moneta per acquistare beni o servizi fuori dai nostri confini nazionali, beni magari di cui non possiamo ad oggi fare a meno (le materie prime ad esempio).

Ovvio tuttavia che la cessione di sovranità monetaria avrebbe potuto essere comunque superata, lasciando margine allo Stato di spendere facendo deficit. Ma il deficit è vietato per i Paesi aderenti all’euro. O meglio ancora oggi è possibile fare un deficit pari al 3% del pil annuo, ma tale 3% non copre neppure il costo dei nostri interessi passivi annui e quindi tassiamo più di quanto spendiamo esattamente come nell’esempio di fantasia che ho esposto. Nel 2012 poi è stato approvato il trattato cd. fiscal compact con cui si è imposto un inasprimento, malgrado la totale assenza di inflazione, di questo vincolo allo 0,5% annuo, così preparandoci ad un futuro di contrazione economica ancora più feroce.

Il governo di Mario Monti, governo golpista, lo ribadisco, ha poi inserito il pareggio in bilancio direttamente in Costituzione, così certificando che lo Stato, da ora in poi, spenderà solo dopo aver messo le mani in tasca ai cittadini, impoverendoci sempre più in una spirale senza fine che obbligherà a tagli in tutti i settori, pensioni in primis.

Allora cari amici pensionati… Per garantirvi un’esistenza libera e dignitosa, come la Costituzione originale del 1948 imponeva è necessario uscire dall’euro, perché l’euro impone l’avanzo primario e vieta la creazione di moneta allo Stato per finanziare la sua spesa a prescindere dal ciclo economico e addirittura anche quando la deflazione certifica in maniera inoppugnabile che manca moneta nell’economia reale, mancano i soldi dalle nostre tasche.

Dentro l’euro non c’è via di uscita. Inutile che parliate di evasione, sprechi e corruzione, inutile che vi lamentiate, dovete solo denunciare con forza il crimine dell’euro e votare solo chi ha un programma chiaro: distruggere la moneta unica ed abbattere il neoliberismo.

Non c’è vita dentro l’euro, c’è vita e libertà solo fuori dall’euro!

Avv. Marco Mori – membro di Alternativa per l’Italia – blog Scenari Economici – autore de “Il tramonto della democrazia – analisi giuridica della genesi di una dittatura europea” distribuito da ibs – clicca qui.
 
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Abbattiamo la Frode Bancaria e il Signoraggio
LA MONETA È UN ISTITUTO DI DIRITTO PUBBLICO?
Dipende da chi è emessa, se è emessa da uno Stato, come le nostre vecchie lire (antecedenti 1981) si, ma se è emessa da un ente privato come la BCE non è più un istituto di diritto pubblico, ma privato.

La BCE e l’euro sono di proprietà privata. la sovranità monetaria di ogni singolo stato dell’Unione è stata ceduta alla BCE. I singoli stati non possono più stampare nessun tipo di denaro se non gli euro in moneta e solo su autorizzazione della BCE. Questo dice l’art 128.

Come è possibile provare che l’euro è una moneta riconducibile ad un istituto di diritto privato? Semplicemente osservandola. Se ricordate le vecchie lire (antecedenti al 1981) riportavano: REPUBBLICA ITALIANA, oppure BANCA D’ITALIA quando ancora la banca d’Italia era un istituto di diritto pubblico legata al Ministero del Tesoro, poi dopo il 1981 e a seguire è divenuta un istituto di diritto pubblico ma di proprietà privata e modificando questa posizione si predisponeva l’avvento dell’euro.

Riportavano inoltre ”BIGLIETTO DI STATO A CORSO LEGALE”, a significare che era emesso dallo Stato e lo Stato stesso ne garantiva la legalità.

Osserviamo adesso l’euro entrato in sostituzione di quasi tutte le monete europee nel 2002, dico quasi tutte perchè alcuni paesi come l’Inghilterra sono nell’Europa Unita ma hanno mantenuto la propria moneta, da notare che questi paesi subiscono molto meno i problemi economici che invece affliggono soprattutto i paesi mediterranei.

Prima di tutto non si nota nessuna scritta tipo “pagabili a vista al portatore” dato che la BCE non ha una riserva aurea e quindi non è in grado di convertire a richiesta la moneta in un altro bene durevole e non esiste nemmeno la scritta “la legge punisce gli spacciatori e fabbricanti di moneta falsa” o ancora “Unione Europea”. Ci sono gli acronimi della BCE in varie lingue, la bandierina europea ma nessun riferimento ad un’unione di stati.

Poi piccolo piccolo davanti agli acronimi della BCE c’è un simboletto, questo: ©. Sapete certamente che cosa è, il simbolo del copyright.

Questo simbolo secondo il dizionario ha questo significato: “Diritto d’autore su un’opera letteraria, scientifica, artistica ecc, implicante il divieto di ogni riproduzione e vendita abusiva per un determinato numero di anni stabilito dalla legge. Estens. La menzione di questo diritto rappresentata dal simbolo © seguito dal nome del titolare e dall’indicazione dell’anno di decorrenza di tale diritto.

Come vediamo sull’euro è correttamente indicato, il simbolo seguito dal nome del titolare (la BCE) e l’anno di decorrenza di tale diritto. © BCE ECB EZB EKT EKP 2002.

Il copyright o diritto d’autore è l’istituto di Diritto Privato, cioè ha lo scopo di tutelare i proventi dell’attività intellettuale attraverso il riconoscimento di una serie di diritti all’autore dell’opera.

L’autore esercita in forma esclusiva i diritti cioè permette a lui stesso di remunerarsi per un periodo limitato nel tempo attraverso lo sfruttamento commerciale dell’opera.

Chi viola il diritto d’autore deve pagare una sanzione.

Ovvio che una BANCA PRIVATA non può tutelare la riproduzione indiscriminata di una moneta privata come farebbe uno Stato e si deve affidare al diritto privato; appunto il copyright.
Uno Stato non userebbe mai il copyright su una moneta di sua emissione, ne vieterebbe la riproduzione semplicemente per legge. Infatti avete mai visto il simbolo del copyright su un francobollo o una marca da bollo?

Da notare infatti che ogni foglio di carta-finta-moneta euro stampata dal 2002 ad oggi è sempre uguale a quello stampato per la prima volta nel 2002. Tutte riportano la stessa data 2002 che non è l’anno di stampa ma l’anno di deposito del copyright. Nei nuovi fogli dei 5 euro l’anno cambia, 2013 anno di deposito del nuovo copyright. Per il nuovo taglio dei nuovi 10 euro, 2014 anno di deposito del nuovo copyright.

In che modo avviene la truffa?

- L’euro stampato, o anche digitalizzato, non arriva direttamente dalla BCE agli stati, bensì viene inserito nel circuito bancario, cioè un circuito privato. Le banche a cui viene dato sono ovviamente banche private i cui proprietari, sempre occulti dato le scatole cinesi di cui abbiamo parlato, ne traggano un beneficio.

Il beneficio sta nel fatto che queste banche private per far arrivare l’euro agli stati acquistano titoli di stato del paese corrispondente e l’acquisto di titoli di stato produce a loro un reddito dato dagli interessi che questi titoli di stato onorano. Un esempio per capire:

Appare chiaro che il sistema studiato è costruito appositamente per dare un profitto a dei privati , banchieri occulti.

Dunque la La BCE (istituto privato i nomi dei cui soci partecipanti non ci è dato di conoscere) stampa o digitalizza una moneta che ha costo vicino allo zero, nel senso che la crea dal nulla, esattamente come farebbe uno Stato Sovrano, però la immette sul mercato al valore nominale della moneta stessa. Quindi esistono interessi chiesti sia dalla BCE, sia dal circuito bancario successivamente.

Lo Stato paga interessi profumatissimi su una moneta che non è tale, ma diventa un bene prodotto e venduto.

Perchè mai dei privati hanno il grande vantaggio di produrre e e vendere un bene che è stato reso unico e irrinunciabile per 500 milioni di europei, quando potrebbe essere prodotto e distribuito direttamente dallo stato, a costo zero, senza creazione di debito nè interessi, emettendo moneta pubblica di proprietà del popolo!?

Chiediamoci perché i politici di tutti questi stati hanno firmato dei trattati (disastrosi per l'economia e per il popolo) dove il sistema è evidentemente cosi vantaggioso solo per dei privati che progressivamente acquistano la proprietà dei beni reali a fronte di moneta da loro stessi prodotta e controllata?

Perchè i media e gli economisti insabbiano sistematicamente in massa queste informazioni ?

Questa gigantesca frode economica è stata inventata scientificamente ed ha come scopo la schiavizzazione dei popoli praticando L'esproprio collettivo dei beni fisici e pubblici di milioni di cittadini.

È una macchina creatrice di povertà per le masse in grado, col tempo, di sottrarre ogni possedimento e trasferirne la proprietà al sistema bancario.

Come diceva Thomas Jefferson: ” Io credo che le istituzioni bancarie siano più pericolose per le nostre libertà di quanto non lo siano gli eserciti permanenti. Se il popolo americano permetterà mai alle banche private di controllare l’emissione del denaro, dapprima attraverso l’inflazione e poi con la deflazione, le banche e le compagnie che nasceranno intorno alle banche priveranno il popolo dei suoi beni finché i loro figli si ritroveranno senza neanche una casa sul continente che i loro padri hanno conquistato.“
 
http://vocidallestero.it/2015/11/01/telegraph-i-federalisti-europei-finanziati-dalla-spionaggio-usa/
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Saint Simon 5 mesi fa 2 Commenti
Telegraph: i federalisti europei finanziati dalla spionaggio USA
In questo vecchio articolo del 2000 del Telegraph, a firma di un giovane Ambrose Evans Pritchard, veniva portato in superficie quanto è sempre più evidente nella crisi europea: l’Unione Europea è fin dall’origine, nell’immediato dopoguerra, un progetto pensato, finanziato e diretto dagli USA per creare un’Europa politicamente ed economicamente vassalla. All’epoca questo progetto serviva a cementare l’Europa occidentale nella sfera d’influenza americana minacciata dal comunismo sovietico; oggi è usato come grimaldello per esportare le politiche economiche e sociali USA in Europa in modo da accelerarne la “statiunitizzazione” in attesa della ratifica del TTIP.

di Ambrose Evans Pritchard, 19 settembre 2000

Documenti governativi americani declassificati mostrano che le agenzie di intelligence degli Stati Uniti negli anni Cinquanta e Sessanta hanno condotto una campagna per creare lo slancio verso l’Europa unita. Hanno finanziato e diretto il movimento federalista europeo.

I documenti confermano i sospetti espressi all’epoca, secondo i quali l’America stava lavorando aggressivamente dietro le quinte per spingere la Gran Bretagna in uno Stato Europeo. Un memorandum, datato 26 luglio 1950, fornisce le istruzioni per una campagna finalizzata a promuovere un Parlamento Europeo a pieno titolo. È firmato dal generale William J. Donovan, capo del servizio segreto americano in epoca bellica Office of Strategic Studies (OSS) [Ufficio di Studi Strategici, NdT], precursore della CIA.

I documenti sono stati trovati da Joshua Paul, un ricercatore presso la Georgetown University di Washington. Essi comprendono i dossier rilasciati dai National Archives degli USA [Archivi Nazionali, NdT]. Il principale strumento di Washington per definire l’agenda europea è stato l’American Committee for a United Europe (ACUE) [Comitato americano per un’Europa unita, NdT], creato nel 1948. Il presidente era Donovan, che allora era apparentemente un avvocato privato.

Il vicepresidente era Allen Dulles, il direttore della CIA negli anni Cinquanta. Il comitato includeva Walter Bedell Smith, il primo direttore della CIA, ed un elenco di figure e funzionari ex-OSS che entravano e uscivano dalla CIA. I documenti mostrano che l’ACUE finanziò il Movimento Europeo, la più importante organizzazione federalista negli anni del dopoguerra. Nel 1958, ad esempio, ha fornito il 53,5% dei fondi del movimento.

La European Youth Campaign [Campagna della gioventù europea, NdT], un braccio del Movimento Europeo, è stata interamente finanziata e controllata da Washington. Il direttore belga, il barone Boel, riceveva pagamenti mensili in un conto speciale. Quando il direttore del Movimento Europeo, Joseph Retinger, di origini polacche, si risentì di questo livello di controllo americano e cercò di raccogliere fondi in Europa, venno subito rimproverato.

I leader del Movimento Europeo – Retinger, il visionario Robert Schuman e l’ex primo ministro belga Paul-Henri Spaak – furono tutti trattati come dipendenti dai loro sponsor americani. Il ruolo degli Stati Uniti è stato gestito come un’operazione segreta. Il finanziamento dell’ACUE arrivava dalle fondazioni Ford e Rockefeller, nonché da gruppi d’affari con stretti legami con il governo degli Stati Uniti.

Il direttore della Fondazione Ford, l’ex ufficiale dell’OSS Paul Hoffman, ottenne un doppio incarico come capo dell’ACUE alla fine degli anni Cinquanta. Anche il Dipartimento di Stato ha avuto un ruolo. Una nota della sezione europea, datata 11 giugno 1965, consiglia il vice-presidente della Comunità Economica Europea, Robert Marjolin, di perseguire l’unione monetaria di nascosto.

La nota raccomanda di tacitare il dibattito fino al punto in cui “l’adozione di tali proposte diventerà praticamente inevitabile”.
 
economici.itil
europa aprile 10, 2016 posted by Mitt Dolcino
La costante presenza della Francia (Total) nelle corruttele italiane della Val d’Agri: Parigi ambisce a destabilizzarci per dare continuità al progetto EU e per far affari con le sue imprese?


Mi raccontavano amici del Monginevro che dopo la fine dell’ultima guerra i francesi presero possesso di molti territori entro i confini italici, nonostante la pace. La situazione perdurò mesi, alcuni dicono anche alcuni anni, non volevano andarsene, i pascoli li consideravano loro. Alla fine cedettero, con i soliti piagnistei. Chi li conosce sa che i nostri vicini occidentali sono un popolo invadente, purtroppo invidioso, tanto da addirittura cambiare la data di nascita di Napoleone (secondo Jean Toulard, uno dei massimi storici del condottiero genovese, molto più credibile del cantore ufficiale di Napoleone, quel Chateaubriand che si prestò ad adattamenti nazionalistici della storia del condottiero, ndr) con lo scopo di non mettere in dubbio la francesità dell’Imperatore: in realtà Napoleone Buonaparte era un baldo genovese se proprio non lo vogliamo chiamare italiano, che per farsi ammettere all’alta scuola di guerra di Parigi dovette addirittura farsi cambiare il cognome togliendo la fastidiosa “u” che dava al suo cognome un suono troppo italianeggiante, dunque fu Buonaparte convertito in Bonaparte. Gli italiani, anche ai tempi maestri dello scherno, ancora oggi lo ricordano nel centro di Milano, il famoso Foro Buonaparte, tanto per non dimenticare le vere origini di colui che fu Imperatore di Francia.

Questo per far capire il livello di aggressività franca anche culturale nei confronti del Belpaese, senza citare quante volte si tentò di invaderci.

Oggi la Francia fa vedere il meglio di sé nel caso Total della Val d’Agri: i nostri giudici, intenti a far carriera con condanne esemplari e soprattutto mediatiche comminate ad italiani di grido, sembrano non notare che lo scandalo della Val d’Agri di oggi è del tutto simile nella dinamica a quello del 2008 quando l’AD di Total Italia venne addirittura arrestato, ne abbiamo già scritto*; il processo all’ex AD francese di Total per i fatti di 8 anni fa rischia di arenarsi per prescrizione, strano che per questo caso non venga invocato l’aumento dei termini prescrittivi.



La cosa interessante è come al solito unire i puntini: partiamo da un ex primo ministro italiano prima ripara in Francia, dopo aver servito in Italia per una decina d’anni, andando ad insegnare alla scuola di geopolitica francese, leggasi servizi segreti d’oltralpe. Lo stesso primo ministro era legato al think tank PD “Nens”, soggetto che ai tempi addirittura studiò la privatizzazione di Finmeccanica, l’azienda della difesa italiana, suggerendo di “alienarla” almeno in alcune sue parti in quanto non sufficientemente grande (vi lascio immaginare a chi consigliò di vendere, …). La cosa bella dei francesi è che non fanno attenzione ai dettagli: il soggetto che per Nens fece l’analisi che consigliava l’alienazione non era un italiano bensì un francese, o meglio una non molto nota ai tempi Lisa Jeanne, francese, ricercatrice della stessa università dove ora lavora Enrico Letta. Della serie, ci prendono per imbecilli.

Oggi vediamo sui media lo scandalo di Total in Val d’Agri che fa dimettere un ministro, senza però guardare indietro alle dinamiche del 2008 che sono del tutto sovrapponibili allo scandalo attuale. Il problema è che i giudici sembrano poco attenti ad analizzare la sostanza che vuole accanto ad un sospetto corrotto anche un sospetto corruttore. E vista la cronaca dei due casi, l’azienda (fattualmente) di Stato francese del petrolio Total è la costante….



A pensarci bene Total è anche la stessa azienda interessata ad impossessarsi dei giacimenti di ENI in Libya, la stessa azienda che subì ai tempi di Scaroni l’azzardo che portò tutti i dirigenti pesanti ex NOC (azienda petrolifera libica) ex Gheddafiani a lavorare a San Donato, ricordo che Sarkozy dovette volare in fretta e furia in Libya per cercare di trovare una soluzione (che non ci fu, i libici sanno bene che gli italiani non sono nemmeno lontanamente traditori come invece costantemente sono i francesi, nessuno in nordafrica si fida dei galli, ndr). Oggi la situazione a Tripoli e dintorni è che la Francia prima ha fatto cadere Gheddafi per cercare un governo meno anti-francese, poi sbaglia i conti in termini di conseguenze e non si accaparra quasi nulla nel post-golpe, dunque cerca di alzare la tensione e fa gran casino con l’attivismo (coperto) targato Isis e legione straniera, finalmente cerca di coinvolgere l’Italia nel caos libico per darle la colpa, il Governo non abbocca e quindi di conseguenza ecco la tremenda incazzatura di Parigi che oggi vediamo trasposta nello scandalo Guidi… Anche questa è una chiave di lettura (guardate la tabella seguente e capirete come molto probabilmente anche le tensioni con l’Egitto sono state create ad arte, ENI in loco è fortissima al contrario di altri, a pensar male…).



Ma vi prego, non fermatevi qui. Prima del casino della Val d’Agri abbiamo avuto il non casuale sequestro del peschereccio ligure nel tratto di mare che Parigi ritiene sia suo a seguito del trattato di Caen, trattato chiaramente estorto al governo italiano in un momento di grande difficoltà come concambio dell’approvazione in sede europea della legge di stabilità dell’anno scorso quando rischiavamo la bocciatura.



E come dimenticare il fatto che l’Ammiraglio Giuseppe De Giorgi, Capo di Stato maggiore della Marina, che per l’Italia segue anche l’affare delle fregate italiane vendute al Qatar, sia stato non casualmente tirato dentro lo scandalo Guidi, affare in cui sembra sia intervenuto addirittura il presidente francese Hollande per NON far firmare i contratti per le fregate italiane, fregate targate guarda caso Fincantieri (tutto torna, memento quanto detto prima, Nens, Lisa Jeanne, E. Letta etc.). Guarda caso anche l’Ammiraglio – come noi – si era lamentato delle intemperanze francesi nel tratto di Mediterraneo conteso a seguito del trattato di Caen, su questo sito invocammo l’intervento della Marina non a caso**… Bene ha fatto il governo a difenderlo. Leggete l’articolo sotto e capirete di cosa sto parlando***.

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Va capito che oggi l’attacco all’Italia ed al Governo ripercorre quello che portò al golpe del 2011, un attacco al Paese da parte di interessi stranieri per il tramite di cooptati locali. Chiaro, oggi il Governo rompe le scatole in EU ossia agli europei che si vogliono impossessare dei nostri attivi: da una parte non cede in Libya e dall’altra grida a gran voce l’ottusità – e, fastidio del fastidio, proprio prima del Brexit, che ucciderà l’EU – di questa EU austera, che ottusità alla fine non è ma solo la manifestazione di interessi contrapposti, oggi mandare al tappeto l’Italia significa potersela comprare per un tozzo di pane e quindi poter tirare a campare qualche mese nella più grande crisi economica degli ultimi 100 anni.

E dunque vediamo l’unità d’intenti del blocco franco-tedesco contro gli interessi di Roma, da una parte la Francia affarista che punta ai deals tattici (comprarsi Telecom, Generali, le aziende del lusso, fare concorrenza a Fincantieri, affondare Saipem, prendere i giacimenti ENI in Libya ecc.). E dall’altra la Germania che dopo aver visto naufragare l’insulso – per l’Italia – progetto di acquisizione (fusione) di ENEL punta al bersaglio grosso, dominare l’Europa.

Noi in mezzo, secondo i nostri nemici ad aspettare felici di andare al patibolo.

Eh no, io non ci sto. E per questa ragione cerco di spiegare su questo sito cosa stia realmente succedendo.

Per inciso, visto l’allineamento ad interessi stranieri, se proprio devo, ad un possibile Enrico Letta primo ministro dichiaratamente filo-francese preferisco certamente tenermi Matteo Renzi (ricordando Montanelli del turarsi naso, orecchie, gola ecc.).

Fantomas per Mitt Dolcino

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