il ritorno di razzi...........dammi la 500 euro amico caro fatti una banca centrale tua

"Il dramma di un figlio che vuole sapere la verità sulla morte del padre. Nessuno ha mai chiarito perché Calvi è stato "condannato". E perchè in oltre vent'anni non è stata raggiunta la verità. Chi l'ha impedito? Il libro di Pinotti parte da qui: dalla testimonianza e dal racconto sofferto di Carlo. Affrontando spese altissime e con l'aiuto di investigatori privati, il figlio ha condotto indagini in tutto il mondo, raccogliendo materiale ritenuto prezioso dagli inquirenti e che per la prima volta viene messo a disposizione del pubblico. Carlo racconta senza remore i risultati della sua ricerca della verità con importanti rivelazioni sui nuovi "poteri forti" e l'ascesa dell'Opus Dei."
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data: Sun, 19 Sep 2004 20:59:08 +0200
Da: "Ferruccio Pinotti" <ferruccio.pinotti@...>
A: "Marco Saba" <max@...>
soggetto: Libro ultima versione

Caro Marco,

ecco la bozza del testo, rimaneggiato da questi di Rizzoli. Le note per ora
sono alla fine, poi andranno a pie' di pagina. Fammi sapere, che giovedì ho
l'incontro.

un caro saluto,

Ferruccio
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Pezzi tratti dalla "bozza" pre-Ricucci:

"Ho incontrato anche Marco Saba, dell’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata di Ginevra, che mi ha introdotto nei complicati meccanismi delle società di clearing, ovvero le camere di compensazione delle transazioni finanziarie internazionali che consentono di effettuare operazioni in maniera rapidissima e assolutamente riservata. Come in un pozzo senza fondo, tutto è avvolto in una oscurità impenetrabile. Un capitolo importante, anch’esso suggeritomi dal figlio del banchiere dell’Ambrosiano. Si tratta della vicenda Cedel, delle rivelazioni fatte da Ernest Backes, un tecnico dell’alta finanza tedesco, e dal giornalista francese Denis Robert. Li ho contattati entrambi. Il primo, che attualmente vive a Neuchâtel, in Svizzera, mi ha rivelato di esser stato contattato dagli inquirenti che stanno lavorando al nuovo processo Calvi. Robert, invece, mi ha confermato di persona la sua profonda convinzione dell’importanza del capitolo Cedel per risolvere i misteri relativi alla morte di Calvi."

"E’ Carlo Calvi a darmi la traccia da seguire. «Dovrebbe informarsi in merito alle scoperte fatte da Ernest Backes e Denis Robert. Non se ne sa ancora nulla, in Italia.»
Il suo suggerimento è come al solito anodino, stringato. Grazie a Marco Saba, un ricercatore dell’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata di Ginevra che ho incontrato sulla via del ritorno dal Canada, sono riuscito a ricostruire questa vicenda, mai affrontata da chi si è occupato del caso Calvi-Ambrosiano.
Roberto Calvi, nella fase tra la sua nomina a direttore centrale capo nel 1970 e a direttore generale nel 1975, sente il desiderio di spingersi oltre le scelte di Canesi sul fronte strategico delle alleanze estere. E fa in modo che la Kredietbank del Lussemburgo lo accolga nel suo consiglio d'amministrazione. Nell’istituto fiammingo lavorava all’epoca un brillante banchiere di nome Gérard Soisson. E in quello stesso periodo Soisson, insieme a un tecnico dell’alta finanza, il tedesco Ernest Backes, è tra i principali ideatori del primo sistema di clearing internazionale, ovvero la camera di compensazione delle transazioni finanziarie denominata Cedel (Centrale di consegna di valori mobiliari), una società privata che dal 1999 diventerà Clearstream, il “fiume pulito”, un nome che suona ironico per una società che si occupa di movimenti di capitali. Intorno a questo sistema completamente privato Calvi e Soisson stringono i loro rapporti. Il banchiere milanese coglie subito le potenzialità di questo nuovo sistema di transazioni. E l’Ambrosiano diviene uno degli azionisti-correntisti chiave di Cedel. Ma Calvi comprende anche che il Lussemburgo diventerà presto una delle capitali mondiali dei flussi finanziari coperti, e per questo cerca un’ulteriore legittimazione tra i ristretti circoli del potere finanziario del luogo. Roberto Calvi viene ammesso in una delle principali logge massoniche lussemburghesi, alla quale apparteneva anche uno dei quadri superiori di Cedel, il segretario generale René Schmitter.

I legami tra Calvi e Soisson si rinsaldano, in maniera ovviamente non fortuita. Le relazioni di fiducia tra i dirigenti delle principali banche che operano in Cedel e i quadri della società sono fondamentali. Esse costituiscono la materia prima sulla quale si fabbrica quotidianamente il clearing. Soisson era un uomo discreto, e manteneva il totale segreto sulla natura dei suoi rapporti con i banchieri più influenti del pianeta. Apprezzava Calvi, era leale nei suoi confronti.
«I due – ha raccontato Ernest Backes – sembravano parenti: l'italiano gli aveva offerto un regalo che Soisson teneva sulla sua scrivania: tre scimmiette in metallo: una si copriva la bocca, l'altra gli orecchi e la terza gli occhi.»
Nel corso degli anni Settanta, Cedel diviene uno dei principali canali finanziari per le operazioni compiute dall’Ambrosiano a favore e per conto dello Ior, ma anche su molti altri fronti pericolosi, come la rete delle società panamensi e le operazioni in Sudamerica. Calvi, attraverso il sistema Cedel, ottiene un doppio risultato: da un lato la segretezza e l’irreperibilità delle sue acrobatiche movimentazioni di capitale (solo alcuni conti erano accessibili dalle autorità pubbliche, gli altri erano denominati “non pubblicati” ed erano occultati attraverso una contabilità parallela); dall’altro la possibilità di mantenere una prova che certi trasferimenti di denaro lui li aveva compiuti, magari per conto del Vaticano o di altri potenti gruppi imprenditoriali. Un formidabile strumento di ricatto potenziale. In Cedel, infatti, restava e resta una traccia contabile di tutti i valori transitati. In caso di difficoltà, e grazie al suo fedele amico Gérard Soisson, Calvi era perciò in grado di recuperare una prova documentale dei movimenti da lui realizzati in favore o per conto di terzi.
Nel 1980, quando ormai il sistema di clearing era perfettamente avviato, René Schmitter e Gérard Soisson organizzarono una delle riunioni mensili del consiglio d'amministrazione di Cedel a Roma, negli uffici dell'Istituto per le Opere di Religione. Ernest Backes racconta: «Avevo suggerito a Soisson di raccomandare a Marcinkus di aprire un conto diretto con Cedel per lo Ior e di evitare così i giri attraverso tutte le banche che apparivano nelle transazioni. Quando Soisson tornò dalla riunione ebbi l'impressione che non avesse osato esprimere questa proposta».
Due anni dopo questa riunione, Soisson disse a Backes che aveva visto delle cose bizzarre in Vaticano: «Soisson sapeva leggere le transazioni meglio di me, che non vedevo altro che il lato tecnico. Io facevo delle battute sul Papa, intorno agli estratti che leggevo in Cedel. Ma lui sapeva che le istruzioni ordinate da Calvi su dei sottoconti della finanza vaticana, con l'avallo della Santa Sede, erano più che rischiose. Si sentiva che il trucco sarebbe stato prima o poi scoperto».

"Per approfondire la questione, da Neuchâtel mi sono spostato a Ginevra, dove ha sede l’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata con il quale collabora Marco Saba, il ricercatore che mi ha aiutato a comprendere le connessioni tra Cedel-Clearstream e il caso Ambrosiano. Mi incontro con Marco in un ufficio a poche centinaia di metri dalla stazione ferroviaria e dalla sede del Credito Svizzero. Ho deciso di contattarlo perché avevo letto dei riferimenti a una sua inchiesta sul mondo bancario e in particolare sulla finanza "coperta". Gli chiedo cosa ne pensa, a distanza di vent'anni, della questione dell'Ambrosiano e di Roberto Calvi. «Mi sono interessato della vicenda dell'Ambrosiano per vari motivi, tra cui il fatto di aver conosciuto alcuni dei personaggi che furono coinvolti. Nel 1999, durante una ricerca per conto di una Ong italiana, l'Osservatorio Etico Ambientale, mi ero accorto di quanto il mondo finanziario fosse in grado di condizionare non solo la politica internazionale ma anche la ricerca all'interno della stessa comunità scientifica. Durante una analisi retrospettiva dei vari fatti clamorosi accaduti negli ultimi vent'anni, della serie di fallimenti di banche e istituzioni finanziarie, mi ero accorto che esisteva un filo conduttore.»
Saba propone una metafora.
«Per usare un’immagine forte si può dire che esista quasi un governo parallelo, nell’alta finanza. Per governo parallelo intendo il potere forte, quello del denaro, cui tutti gli altri sono vassalli. Sono sempre stato abbastanza puntiglioso e pignolo, nelle mie ricerche, perché quello che stavo scoprendo aveva dell'incredibile. Il mondo della finanza spende somme folli per la propaganda, al fine di nascondere se stesso: un serpente che si morde la coda. Il problema è che la gente comune non sa, o non vuole sapere queste cose. Si possono creare figure di banchieri d’assalto o di speculatori, come Calvi e Soros, senza che nessuno se ne accorga, per fini precisi. Il problema è che personaggi come Calvi, i cosiddetti “burattinai”, alla fine si rivelano persone manovrate, dei semplici maggiordomi. Dei bersagli sui quali convogliare i disagi dell’opinione pubblica, per distrarre l'attenzione dai veri responsabili di certe crisi finanziarie ricorrenti.»
Ho il timore che stiamo uscendo dal seminato e chiedo al mio interlocutore di tornare alla vicenda dell'Ambrosiano.
«Per inquadrare la fattispecie dell'Ambrosiano bisogna capire che l'intero sistema bancario attuale vive in un universo parallelo rispetto alla democrazia, al potere apparente. Poiché nel caso dell'Ambrosiano dobbiamo confrontarci con la criminalità, non possiamo prescindere dal fatto che essa è un elemento presente nel sistema bancario occidentale. Le porto un dato eclatante. Secondo alcuni studi econometrici ogni cittadino europeo, a causa delle rendite accumulate nel corso dei secoli dal sistema bancario, “avanzerebbe” dal sistema stesso 1 milione e 200 mila euro di rendite da capitale. Le pare poco? I fenomeni di emigrazione cui stiamo assistendo sono dovuti al fatto che l’appropriazione delle rendite da capitale, in alcuni Paesi, è di proporzioni ancora più allarmanti. Tipico è il caso dell'Albania.» Ma allora, i giudici dove hanno sbagliato nelle indagini sul caso Calvi-Ambrosiano? Cosa potrebbe fare un magistrato che si trovasse al posto dei giudici Monteleone e Tescaroli?
«Mi piace ricordare una frase del generale Dalla Chiesa, non a caso morto anche lui ammazzato: "Cherchez l'argent". I giudici italiani, quelli di Milano, non hanno mai acquisito la perizia generale contabile della Touche & Ross sul Banco Ambrosiano. L'hanno dichiarato fallito "sulla fiducia". Potenti gruppi hanno rilevato i gioielli del Banco Ambrosiano a prezzo simbolico. La signora Margaret Thatcher ha messo sotto segreto di Stato la perizia contabile generale sulle attività estere del Banco Ambrosiano. Brian Smouha, il revisore dei conti della Touche & Ross che curò la liquidazione, segretata, dell'Ambrosiano è lo stesso che poi ha gestito la liquidazione della Bcci. Nelle storie dei crimini bancari ricorrono sempre le stesse persone, talvolta gli stessi indirizzi degli uffici. La domanda chiave sull'Ambrosiano è perché la Midland Bank revocò il fido al Banco poco prima della morte del banchiere? Hanno forse pensato che la banca conveniva rilevarla dal fallimento piuttosto che salvarla? Queste sono alcune delle domande a cui nessuno ha interesse a dare una risposta. Perché i giudici non vanno a verificare cosa c’era nella valigetta di Calvi, che ancora oggi un noto banchiere si tiene amorevolmente stretta? Se avesse voluto andare a Zurigo, Roberto Calvi ci sarebbe andato subito. Ma era a Londra che si giocava il grande gioco.»
E quella partita, come sappiamo, il banchiere dell’Ambrosiano la perse.
Editoria e finanza

La vicenda Rizzoli-Corriere della Sera

Se quello della rete off shore, dei movimenti occulti di capitali, delle contiguità pericolose con ambienti che praticavano attività di riciclaggio è un filone centrale nella vicenda Calvi-Ambrosiano, altrettanto importante è il capitolo che riguarda l’editoria. Lo stesso Roberto Calvi, più volte, aveva attribuito l’origine dei suoi problemi all’ingresso nel mondo della carta stampata..."
[...]

"Il dipartimento di Stato USA, il 15 giugno 2004, ha desecretato centinaia di pagine di documenti sul caso dell’ex agente del Sismi (e consulente di Roberto Calvi) Francesco Pazienza, a seguito di un FOIA (Freedom of Information Act) effettuato da un membro dell'Osservatorio sulla Criminalità Organizzata di Ginevra, il ricercatore Marco Saba. Il mandato di estradizione di Pazienza dagli Usa (dove venne arrestato) all’Italia, venne all'epoca segretato dal ministro Mino Martinazzoli. Attualmente Pazienza è detenuto nel carcere di Livorno, in ragione però di una condanna legata a operazioni di «depistaggio» sulla strage di Bologna. L’ex agente, che ha nell’estate 2004 dato vita anche a uno sciopero della fame, sostiene da anni che la sua carcerazione è in realtà legata ai segreti del caso Calvi-Ambrosiano. In tutti questi anni non è ancora stato desegretato nemmeno il rapporto contabile finale sul Banco Ambrosiano (estero) che all'epoca venne segretato da Margareth Thatcher."

[...]

Backes è stato altresì tra i creatori, tra la fine degli anni ’60 e per tutti gli anni ’70, delle «camere di compensazione», ovvero dei sistemi di «clearing» che hanno innovato profondamente le transazioni. Backes ha svelato alcuni dei suoi segreti al giornalista investigativo francese Denis Robert, nel libro-denuncia Révélation$, Les Arènes, 2001.

Note:
Ernest Backes, Denis Robert, Révélation$, Les Areènes, 2001, p. 31
[Uscito in italia col titolo: Soldi - il libro nero della finanza internazionale - Nuovimondimedia 2004]
Ibidem, p. 40
Backes e Robert, op. cit., p.40
Ibidem, p. 40-47
Backes e Robert, op. cit. p. 47
Backes e Robert, op. cit.p. 8
Backes e Robert, op. cit., p.16
Fernando Imposimato, Un Juge en Italie, Éditions de Fallois, Paris, 2000
Backes e Robert, op. cit., p. 41.
In These Times, 15 marzo 2002
Backes e Robert, op. cit., p.43
cfr. Denis Robert, La Boite Noire, Les Arènes, Paris, 2002
Backes e Robert, op. cit., p. 47
E’ quella che Marco Saba ed altri studiosi di frontiera definiscono come «rendita da signoraggio».
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Rcs Costa un 35% di Troppo - perché?
http://www.cobraf.com/forumf/cool_r_show.asp?topic_id=0&reply
 








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Al fisco la banca commerciale non paga niente per la creazione di denaro. Il denaro prestato non viene tassato né al momento della creazione e nemmeno al momento della restituzione. La giustificazione usata è che nei registri contabili della banca, insieme con l’aspettativa del rientro della massa monetaria creata dal nulla, è stata inserita un’altra voce, una voce artificiale di passivo di quella somma. Perciò la restituzione dei prestiti determinerà un pareggio con quella voce al passivo e dunque ci sarà un “nulla di fatto”. Ma i soldi rientrano e questi soldi restituiti da chi ha preso in prestito non vengono distrutti. Prima non esistevano, dopo non vengono bruciati, allora… sono rientrati in nero! Non vanno alla banca commerciale e nemmeno ai suoi azionisti. Questo è sicuro! Ma la banca nemmeno una volta ha dichiarato di bruciarli.

Di Lorenzo Acerra
VociDallaStrada

Nel libro “Soldi. Il libro nero della finanza internazionale“ (traduzione di Marco Saba, Nuovi Mondi Edizioni 2004), Denis Robert narra la scoperta di Clearstream, un’organizzazione privata fondata in Lussemburgo che aveva conti correnti per poche migliaia di potenti del mondo, con il ruolo di banca e di camera di compensazione interbancaria internazionale, I conti creati su Clearstream hanno la caratteristica di fatto che non possono essere monitorati a livello nazionale (fiscalmente, contabilmente e come eventi sottoposti alle leggi vigenti). La stessa compensazione è una valuta a sè stante: business a costo zero.
http://vocidallastrada.blogspot.it/2014/06/clearstream-la-scatola-nera-del.html) abbiamo visto che non può essere vero il discorso filosofico che nessuno si accredita all’attivo il valore nominale della moneta che viene stampata dai popoli! Infatti la creazione di questa massa monetaria non viene seguita dalla distruzione, e poiché colui che ha preso in prestito restituisce, e poiché la banca commerciale ha un pareggio di contabilità (grazie ad una voce di passivo emessa nei bilanci contabili nello stesso momento della creazione), avremo che questi soldi rientrati non li reclama nessuno. Se questi soldi che chi ha preso in prestito restituisce non li distruggiamo e non li bruciamo al loro rientro, questi soldi a chi li stanno dando? Come per tante altre circostanze dove un business o un sopruso creano un vantaggio o un super-potere, entra in gioco la Clearstream-Connection: i volti sotto gli occhi di tutti e quelli che devono pagare le tasse simulano una perdita nei bilanci contabili e cedono quelli che sarebbero stati i loro privilegi al personaggio oscuro che tiene i conti su Clearstream.

Dunque in un certo modo dobbiamo credere al bilancio di fine anno della banca commerciale, quando ci dice che la creazione di massa monetaria gli ha creato il solo beneficio degli interessi maturati fino all’estinzione del prestito. Il denaro che ogni anno rientra dai prestiti viene accettato ma non è un incasso della banca commerciale. Ma non essendo dichiarato da nessuna parte che venga distrutto, finisce in un fondo in nero di qualcuno, vedere la presenza su Clearstream delle dinastie del signoraggio.

Nel libro del 2001 Denis Robert si è interrogato se per caso, anche grazie all’aiuto di un insider e di alcuni tabulati e microchips, non si potessero scoprire abusi e crimini finanziari. Nelle successive opere il giornalista si è posto soprattutto la domanda se il fatto di mettere sotto controllo questa camera oscura della finanza che è Clearstream non possa essere utile a cambiare il corso degli eventi del mondo.
Il libro citato risulta esaurito e fuori catalogo nell’estate 2014. Comunque era anche un po’ vecchiotto (stampato in Francia nel 2001). Quindi l’ho recentemente riassunto in un video di 20 minuti su youtube, con un’enfasi su tutti gli sviluppi successivi fino al 2011: https://www.youtube.com/watch?v=6RtDFZHNTgw

Questo video, questo articolo e quello precedente (http://vocidallastrada.blogspot.it/2014/06/clearstream-la-scatola-nera-del.html) hanno richiesto da parte mia un’impegno non da poco, nato dalla motivazione che parlare della globalizzazione e della volatilizzazione della ricchezza solo in termini puramente filosofici non basta. Se una nazione ribelle ai soprusi della globalizzazione non si vuole semplicemente chiudere in sè stessa, si deve come prima cosa interrogare su quali camere di compensazione sta usando. Gheddafi ne voleva costruire una per i popoli africani che non li costringesse al debito perpetuo (UMA, Unione Monetaria Africana, mai decollata). L’Iran ne ha creata un’altra alternativa (Asian Clearing Union, nata nel 1974), che ha 5 o 6 aderenti. Chavez ha iniziato il SUCRE, cioè una camera di compensazione interna dei paesi del Sud America. Altre notizie sul fronte delle camere di compensazione?

Ma non è finita! Pure Germania e Cina, per superare il problema del costo delle masse monetarie hanno istituito una camera di compensazione diretta che si chiama Renminbi-Clearing. È stata pianificata tra la banca centrale cinese e la Deutsch Bundesbank (banca centrale tedesca). L’accordo è stato raggiunto in occasione della visita del presidente della Cina Xi Jinping in Germania tra il 28 e il 30 marzo 2014. È notizia invece del 31 marzo 2014 che la Cina con piacere ha accettato di Putin di creare una centrale di Clearing con la Russia. Il discorso è questo per quasi tutti gli stati del mondo: avere una grossa massa monetaria costa, perché tutta la massa monetaria è emessa a debito, dopo essere stata spolpata del valore nominale dal tipografo, e viene prestata a destra e a manca e anche ai governi.
Chi si serve di una camera di compensazione fa affari senza dover allargare la propria base monetaria per i grossi affari, quindi senza essere gravato da debiti per far carburare l’economia! Questo l’avevano capito già gli antichi e lo sfruttavano bene bene (vedi: www.anticorpi.info/2014/05/storia-della-moneta-prestito-sistema.html ). La camera di compensazione è pensata per agire molto e minimizzare la necessità di scambi e di contante.

Dunque in un modo o nell’altro bisogna iniziare a parlare di quella che abbiamo in Europa, Clearstream, le cui regole attuali forniscono ai potenti del mondo una leva di archimede per il perpetrarsi dei soprusi e delle distorsioni sugli eventi del mondo. Partecipano solo i potenti, ma diventano vittime tutti i mercati e tutti i popoli. Ma vediamo alcuni esempi ben documentati dalle fonti di Denis Robert, e soprattutto esempi a prova di querela (il francese ha superato brillantemente questa sfida: 312 procedimenti giudiziari, 62 dei quali hanno seguito l’intero corso, con Denis Robert che è passato relativamente indenne a tutto quello che aveva detto e scritto):

1. La vicenda degli ostaggi americani trattenuti in Iran all’inizio degli anni ’80. Reagan ha sempre affermato che non fu pagato alcun riscatto per la loro liberazione. Ed aveva ragione: il denaro fu pagato allo scopo di tenere prigionieri per ulteriori tre mesi gli americani dell’ambasciata, fino ad elezioni presidenziali avvenute. Una loro liberazione anticipata avrebbe favorito la rielezione di Carter a scapito di Reagan (e il suo vice Bush). Gli americani saranno liberati il 18 gennaio 1981, dopo 444 giorni di detenzione, due giorni dopo l’ordine di versamento ricevuto da un impiegato di Clearstream, Ernest Backes. Quest’ultimo si ricorda molto bene di quell’ordine perché per effettuare il trasferimento c’era bisogno di soprassedere al regolamento interno. Due suoi superiori erano assenti, così dovette rivolgersi al presidente del consiglio amministrativo della sua azienda, un certo Edmond Israel. Queste e altre deviazioni dai regolamenti e dalle leggi lussemburghesi costarono poi il posto a Lussi, che nel 2002 dovette rassegnare le dimissioni.

2. I tre libri di Denis Robert su Clearstream, i due documentari, i tre fumetti di FRANCE-info e tutti i suoi interventi in Tv, presso i giudici e presso la commissione parlamentare d’inchiesta attingono a tabulati, microchip e informazioni forniti da ben tre “gole profonde” (cioè Ernest Backes, Régis Hempel e Florian Bourges). In particolare nel suo libro del 2001 Robert si sofferma su Roberto Calvi, Michele Sindona, lo IOR, il Vaticano, lo scandalo Iran-contra, la BCCI, Gladio, la mafia, il riciclaggio, l’ONU, le organizzazioni non governative, la Bilderberg e la Trilaterale, l’Opus Dei, Saddam Hussein, massoneria, P2, ecc…
Albino Luciani, poche ore prima di essere trovato morto, disse: “Voglio che siano interrotti tutti i nostri rapporti con il Banco Ambrosiano, e ciò deve avvenire nell’immediato futuro”. Disse questo rivolto al segretario di Stato Jean Villot, e poi aggiunse: “Ci sono altri cambiamenti all’interno dello IOR che devono esser operati immediatamente. Marcinkus, Mennini, De Strobel e Monsignor De Bonis devono essere sostituti… subito! ”. Questo perché già nel 1978 persino la Banca d’Italia aveva commissionato un dossier che confermava alcuni dettagli delle accuse della gestione del Vaticano sul Banco Ambrosiano. Visto che i trasferimenti in questione avvennero attraverso Clearstream ci viene da pensare che Ernest Backes potesse essere la gola profonda già allora. Tra le tante attività del Banco Ambrosiano, un miliardo e trecento milioni di dollari erano stati investiti nel finanziamento dei regimi militari di Argentina, Uruguay e Paraguay, nell’acquisto di missili Exocet per la guerra nelle isole Falkland, per pagare tangenti ai politici e nei fondi neri pronti ad ogni evenienza.

3. All’inizio degli anni ’80, dietro la richiesta di Calvi, Sindona e di varie banche tedesche, Cedel-Clearstream passò alla fase della creazione di un sistema di conti “non pubblicati”, ovvero “conti invisibili” che non appaiono nelle liste ufficiali. Un dirigente che s’impuntò di non concedere tutte le autorizzazioni all’apertura dei conti invisibili richiesti era Gèrard Soisson. Soisson venne fuori con l’idea che almeno la Cedel accettasse di farsi controllare da un Ente Pubblico. Indovinate che fine a fatto? Gèrard Soisson è morto il 28 luglio 1983 durante una vacanza in Corsica. Il certificato medico non precisa l’origine del decesso. Si parla di “morte naturale”. Eppure Gèrard Soisson era un quarantenne sano, sportivo, cintura nera di karatè. Ma muore improvvisamente dopo aver fatto jogging mentre beve un bicchiere d’acqua al bar dell’albergo. Può capitare. Ciò che non si capisce però è perché subito dopo la morte il corpo di Gèrard Soisson sia stato stranamente eviscerato (certo è che, una volta tolte le viscere ad un corpo, diventa difficile trovare tracce di avvelenamento). Dopo la sua morte il capo di Soisson, Ernest Backes, è stato licenziato e da allora più del 50% dei conti sono diventati “non ufficiali” o “non pubblicati” (“UNPUBLISHED PARTICIPANT”).

4. Una riforma di Clearstream verso la trasparenza è stata auspicata di recente da Montebourg e Peillon, due parlamentari francesi a capo della Commissione parlamentare che ha indagato su Clearstream. Essi hanno pure parlato della necessità che non si lascino operare società di Clearing come Clearstream senza che ci sia un ente pubblico che monitori le transazioni e gli afflussi di capitale.
Montebourg (2008): “..questi ex-impiegati di Clearstream hanno pienamente comprovato che l’opacità è un problema reale… A partire dai testimoni che abbiamo ricevuto, a partire dagli elementi di prova raccolti, siamo stati indotti a scrivere nella relazione parlamentare che questa camera di compensazione che al momento è privata, dovrà essere nazionalizzata.. o in ogni caso dovrà essere messa sotto il controllo degli stati europei, in un modo organizzato da loro stessi, secondo regole prudenziali definite… riguardo alla compensazione inter-bancaria.”
Giornalista di LaTeleLibre: “Che cosa resta da fare allora? ”
Montebourg: “TUTTO resta da fare! Perché niente è cambiato! i meccanismi sono ancora lì. “
Ora siamo nel 2014, per così dire siamo diventati coscienti della situazione, perché abbiamo finalmente molte informazioni su Clearstream, cosa ci impedisce allora di rendere più trasparente il motore della tesoreria degli attivi accentrati che compaiono sui conti delle camere di compensazione?
Detto in parole più chiare, perché non poniamo Clearstream sotto il controllo di un organismo pubblico?

Il 21.06.2014 scrive Marco Saba (http://www.ilnord.it/c-3167_LA_LETTERA_DI_MARCO_SABA__SUICIDI_BANCARI_QUESTA_VOLTA_TOCCA_ALLAMMINISTRATORE_DELEGATO_DI_BANCA_SELLA):
“Proprio recentemente ho partecipato alle assemblee degli azionisti di tre primarie banche italiane [Carige, Intesa e Unicredit] denunciando la creazione di 860 miliardi “in nero”, denaro cioè che non era stato contabilizzato in bilancio a favore degli istituti. Questa pratica riguarda tutte le banche italiane e deriva dall’interpretazione erronea delle regole contabili internazionali che permettono alle banche di simulare di essere esclusivamente degli istituti di intermediazione quando invece la funzione principale che svolgono è quella della creazione di nuovo denaro ogni volta che effettuano degli impieghi.

In sostanza, quando la banca presta, crea denaro direttamente nel conto del cliente senza prima accreditarselo, il che le permette poi, quando reincassa il denaro, di pareggiare la contabilità mantenendo l’incasso come provvista extracontabile, in nero. Si tratta di denaro fantasma che ammonta a più di 1.400 miliardi di euro per il solo 2013, secondo i dati sugli impieghi di Bankitalia. Questi soldi virtuali vengono poi riciclati tramite i sistemi di compensazione interbancaria che sono gestiti dalle pochissime persone autorizzate all’interno del sistema bancario: gli addetti ai sistemi di pagamento internazionali. Sarà un caso, ma anche nella recente ondata di suicidi bancari accaduti all’estero – almeno 16 dall’inizio dell’anno – spesso si trattava di persone che avevano accesso a questi sistemi. Non si meraviglierà il lettore se sapesse che fu proprio Roberto Calvi, trovato impiccato sotto un ponte presso la City di Londra nel 1982, ad elaborare il primo sistema dei conti neri non pubblicati all’interno della CEDEL, che poi diventò la Banca Clearstream e che è uno dei tre sistemi che compongono il triangolo europeo delle Bermuda dove sparisce il denaro fantasma. Gli altri due punti d’accesso sono: Euroclear e SWIFT. Se la pista è questa, mi auguro che i prossimi banchieri facciano almeno a tempo a fare “outing”, prima di fare quella misera fine, che sia per accidente o per senso del pudore…
Magari rettificando i bilanci bancari potremmo evitare tanti altri suicidi, e non solo quelli dei banchieri, oltreché recuperare all’erario qualcosa come 400 miliardi all’anno. Chissà. Cordialmente, Marco Saba.

5. Spessissimo ci sono eventi che passano sotto gli occhi, alcuni dei quali passano anche alla storia, ma ignorando la natura di Clearstream non si ha proprio la possibilità di vedere la struttura che li ha generati o favoriti. Per esempio il 1 gennaio 2013 la finanza internazionale escluse la città papale del Vaticano dalla camera di compensazione internazionale Swift, proprio come era stato fatto con l’Iran (http://vocidallastrada.blogspot.it/2014/06/clearstream-la-scatola-nera-del.html ). I turisti, i pellegrini non potevano più utilizzare le loro carte di credito e ancor meno utilizzare i distributori di biglietti. Ma soprattutto, lo IOR (vedi elenco Clearstream del 2001) aveva 21 conti non-pubblicati per dei suoi clienti di elite! Tutto tornò alla normalità 39 giorni dopo, con la sostituzione di Papa Ratzinger con il nuovo Papa dell’ordine dei gesuiti, Papa Francesco.
Danni stimati del black-out di 39 giorni? Inestimabili, se si considera che lo Swift è una stampella essenziale per la camera di compensazione Clearstream, nella quale i possessori dei conti IOR hanno avuto la possibilità di depositare valori centinaia di volte più elevati dei 6 miliardi di euro di attivo che compaiono nei rendiconti della banca IOR che sono sotto gli occhi di tutti.

6. Tutto questo per dire che Clearstream permette di trasportare elettronicamente titoli e valori per i propri clienti, permette di detenere ricchezza, alle quali fornisce opacità e sicurezza. Sicurezza al di sopra dei governi, sicurezza dai prelievi fiscali, sicurezza di fare le cose sotto gli occhi di tutti i potenti ma lontano da occhi indiscreti.

7. Altro esempio discusso a lungo è che Clearstream abbia continuato ad accettare ordini di trasferimento per una banca russa notoriamente coinvolta in attività criminali, anche svariati mesi dopo che la banca era collassata portando perdite agli azionisti.
(http://www.thekomisarscoop.com/2002/03/clearstreamexplosive-revelations/#sthash.8YhBoCgc.dpuf)
Dice Backes: “Dalle microfiches di cui sono in possesso risulta che dopo il fallimento di Menatep, Clearstream ancora autorizzò trasferimenti dai conti di Menatep, ed erano trasferimenti di cash e non di titoli, quindi assolutamente fuori dall’ordinario e contrari allo statuto di Clearstream.”

Alla fine, su questa vicenda la coppia Denis Robert e Ernest Backes vinsero tutte le cause contro la Menatep e l’allora presidente di Clearstream, Andrè Lussi, accettò di dimettersi (seppure con una buonuscita di 8 milioni di euro!). Era stato Lussi che il 15 maggio 1997 aveva visitato a Mosca il presidente della Banca Menatep invitandolo ad aprire un conto su Cedel- Clearstream. Alla fine fu aperto un conto non-pubblicato (il numero 81738). Non avendo Menatep nessun conto pubblicato, questo violava le regole stesse che Clearstream dice di essersi data.

8. Un’ altra regola della prima ora, resa obbligatoria dalla legislatura lussemburghese, sulla quale Clearstream però ha dovuto soprassedere più volte, è quella di poter servire utenti che non fossero banche. Secondo rivelazioni uscite sulla stampa tedesca, la multinazionale Siemens ha (o aveva) fondi in nero dedicati alla corruzione di ufficiali e politici, nell’ordine di 1.3 miliardi di euro. Questo argomento è stato affrontato dalla Commissione parlamentare francese su Clearstream del 2001, dove sono stati rivelati i conti non pubblicati tenuti da Clearstream per la Siemens (http://thekomisarscoop.com/wp-content/uploads/2007/08/clearstream-list-of-siemens-accounts-2001.jpg).
 
cittadini



9. Il problema di Clearstream è che uno non può fare controlli su quello che non sa e non ha sotto gli occhi.
Però sia il parlamento belga nel 2004 che la Commissione Europea nel 2002 hanno deciso di rigettare la proposta di alcuni parlamentari d’istituire una Commissione parlamentare per indagare su Clearstream, motivando ciò con il discorso che il Lussemburgo ha sempre “trasposto ed applicato correttamente la direttiva relativa allo sbiancamento dei capitali”.
Ora questo perlomeno appare assai strano nel quadro della persecuzione giudiziaria che lo stesso Lussemburgo ha praticato dal 2001 al 2008 nei confronti di Denis Robert, appensantendolo con una decina di procedimenti giudiziari che però hanno portato alla sua assoluzione.

10. Ricapitoliamo: delle cose ben precise sono successe sulle scrivanie di Clearstream in Lussemburgo. Strano che il Lussemburgo come stato se la prenda con il messaggero, Denis Robert, e non contro i veri responsabili!
Fatto sta per esempio che Ernest Backes movimentò denaro del Banco Ambrosiano verso il sud america e verso i paradisi fiscali, poco prima della bancarotta del Banco ambrosiano.
Dice Ernest Backes in un’intervista con “In These Times” a Neuchâtel (2002): “Nessuno nemmeno sapeva che c’era una sede del Banco Ambrosiano a Lima. Fummo io e Soissons ad instradare gli ordini di pagamento a quella e altre sedi offshore.” ( http://www.thekomisarscoop.com/2002/03/clearstreamexplosive-revelations/#sthash.8YhBoCgc.dpuf )
Shockato da questo discorso e dalla morte sospetta del collega Soissons, dopo aver lasciato la camera di compensazione Backes trovò lavoro nella Borsa del Lussemburgo e poi manager di una cooperativa di macellai. Ma iniziò a raccogliere informazioni e microchips della camera di compensazione grazie a degli amici fedeli ancora impiegati che avevano grossa fiducia in lui.

11. La pubblicazione del libro di Denis Robert incoraggiò vari altri personaggi a rivelare come Cedel/Clearstream aveva facilitato corruzione. Per esempio Joël Bûcher, ex direttore generale del ramo di Taiwan della banca Société Générale. Nell’ambito di una discussione molto sentita dai mass-media francesi Bûcher ha testimoniato che nei primi anni ’90 Cedel fu usata per veicolare molte centinaia di milioni di dollari in tangenti per facilitare il contratto della vendita di sei fregate da guerra francesi a Taiwan.
Bûcher disse alle autorità di Taipei che un terzo delle tangenti andarono a generali e politici Taiwanesi, mentre il resto furono intascate da ufficiali francesi. La giustizia di Taiwan condannò 13 ufficiali militari e 15 venditori di armi a pene tra I diciotto mesi e l’ergastolo per corruzione e uso improprio di segreti militari.

Il vero scandalo, fa notare Lucy Komisar, una giornalista sempre presente su questioni che riguardano Clearstream, è che l’azienda francese Thompson ha pagato oltre un miliardo di dollari in tangenti connesse a quella vendita di sei fregate a Taiwan e sia il vecchio governo socialista che i governi conservatori hanno rifiutato di dare ai magistrati incaricati dell’inchiesta i documenti della dogana nascondendoli dietro il segreto militare (http://www.thekomisarscoop.com/2007/10/french-finance-minister-not-sufficiently-aware-of-frigates-case/)

12. Creando Clearstream, le banche dei potenti hanno materializzato un livello dove controllarsi tra di loro, hanno creato un livello dove fare i loro comodi, incluse le azioni di distorsione su personaggi chiave della politica e sulle economie di qualunque luogo della terra. Non c’è modo che i governi o le magistrature maneggino con agilità il programma informatico usato da Clearstream (che è stato ispezionato solo in un’occasione e solo per poche ore, da Régis Hempel) e quindi non c’è modo di comprendere o limitare cosa sta succedendo. Infatti tra le altre cose, queste camere di compensazione permettono di riciclare i proventi del signoraggio primario delle banche centrali oltre che il signoraggio secondario delle altre banche tradizionali (vedi: http://vocidallastrada.blogspot.it/2014/06/clearstream-la-scatola-nera-del.html ehttp://marra.it/component/k2/item/67-il-signoraggio-primario-e-secondario-l-illiceita-del-sistema-fiscale.html).

13. Nessuno prima delle rivelazioni di Denis Robert e Ernest Backes (2001) aveva mai discusso l’esistenza delle centrali di compensazioni come Clearstream ed Euroclear (negli Stati Uniti la DTC e il CHIPS), che operano come una sorta di “notaio internazionale”. Nessuno quindi aveva mai potuto sapere del modo in cui sono organizzate al momento, che è compatibile con il loro assorbire buona parte del denaro sporco del mondo e rimetterlo in ballo, ovvero farlo accettare dalle economie di tutto il mondo.

Denis Robert annuncia il suo successo. È il 4 febbraio 2011: “Diffamazione, parti civili, etc. etc.., banche russe e banche lussemborghesi, su quel fronte ho sempre vinto in tribunale. Frontalmente contro Clearstream (una ventina di cause) ho anche vinto, soprattutto ora con questo risultato della Corte di Cassazione che mi assolve e aggiunge che ho fatto un giornalismo serio e di grande utilità sociale. A volte no, avevo perso in primo appello, per affermazioni fatte nel corso di articoli di giornale. Ma ora che con questa Corte di Cassazione posso andare in appello anche per le poche cause di diffamazione perse.
Con questa sentenza della Corte di Cassazione ora si può, certo io, ma soprattutto gli altri giornalisti, mettere il dito nei misfatti di questi strumenti bancari, come spiegato nei miei libri, Rischi di diffamazioni ora non ce ne sono più.

Prima di dare ulteriori informazioni in un ulteriore articolo, volgiamo rapidamente lo sguardo al libro di Robert del 2001, “Soldi. Il libro nero della finanza internazionale“:

– Tutte le operazioni tra gli attori del mercato finanziario (i venditori, i compratori, i banchieri) si svolgono ormai tramite un sistema elettronico fondato “sulla fiducia reciproca degli attori”, spiega Backes.
Diremo dunque che il denaro è smaterializzato. Il problema di tutti coloro che possiedono delle ricchezze è sempre quello di investirle, di convertirle in titoli: in Sicav, Sicam, in azioni, in obbligazioni. Anche questi titoli sono smaterializzati. Esistono sempre meno in supporto cartaceo. Milioni di titoli sempre più virtuali, cioè non aventi nessuna esistenza fisica- sono scambiati ogni giorno grazie alle società di clearing.

[..] Mi ci è voluto del tempo ad accettare l’idea che veramente Ernest Backes poteva essere l’uomo che mi avrebbe permesso di guardare dietro lo specchio della Borsa, nel back office del villaggio finanziario. Se, nel linguaggio finanziario, la borsa è il luogo degli scontri (front office), il clearing è quello del coordinamento (back office).

Questo mangiatore di insalata di cento chili che spesso annega i suoi racconti sotto tonnellate di particolari di cui nessuno sa i significati, possiede un tesoro, una chiave di accesso ai piccoli e ai grandi segreti del Global village, quell’universo di cifre, di tic e di codici, dove essere informati prima degli altri è il primo segno del potere. Ernest Backes, pensionato lussemburghese che maneggia frequentemente nei suoi dossier le vicende mafiose italiane e le attività di misteriose società segrete come la Bilderberg o la Trilaterale, che tira fuori dalla tasca un influentissimo venditore d’armi chiamato Henry che si suppone tutti conoscano, che connette troppo velocemente i fatti, le persone e gli avvenimenti che, per noi, non hanno nessun rapporto, non è un buon insegnante. Piuttosto è una persona non contenibile.
Ernest trae la sua forza e le sue convinzioni dalle sue ricerche. Ha capito, ad un certo punto della sua vita professionale, che lavorava sul punto cieco delle transazioni finanziarie internazionali. Ha afferrato ciò che succedeva. Ha visto ciò che nessuno intorno a lui vedeva. Deve essere un sentimento molto particolare.

La società di clearing è il luogo dell’accelerazione e della registrazione delle transazioni. Anche dell’occultamento.
Torniamo indietro di qualche decennio. Se un agente assicurativo di Chicago voleva vendere una parte del capitale della sua società ad un armatore greco, come faceva? Andava a trovare il proprio banchiere, supponiamo presso la Bank of New York, e gli affidava la missione di vendere i titoli. Quest’ultimo prendeva l’aereo per Atene, dove entrava in contatto con il banchiere dell’armatore, supponiamo presso la filiale greca dell’ABN Amro Bank. Innanzitutto il clearing ha consentito di guadagnare tempo, dunque denaro. Non c’è più bisogno di spostarsi. Oramai un organismo centrale garantisce la realtà dello scambio. Il principio di base è semplice: raggruppiamoci tra banchieri di diversi paesi, e creiamo un luogo di fiducia dove sarà registrato e avallato lo scambio bancario. A differenza di una Borsa, che comprende le diverse parti di una transazione, la società di clearing è un’infrastruttura apparentemente passiva. I titoli non cambiano posto, cambia soltanto il nome del proprietario. La società di clearing s’incarica di registrare e avallare la modifica”.


 

C'è qualcosa che non quadra con le banche. Solo tra il 2008 e il 2010 le banche nella zona EU hanno ottenuto 1600 miliardi di euro di salvataggi. Nel 2012 le banche spagnole hanno ricevuto dal solo fondo europeo salva-stati (MES) 60 miliardi di euro. Negli ultimi cinque anni lo stato irlandese ha pagato 160 miliardi di euro per il salvataggio delle banche private irlandesi. E che dire del pacchetto Obama”, cioè degli 800 miliardi di dollari che furono usati nel 2009 nei soli Stati Uniti per il salvataggio delle banche che avevano fatto cattive mosse finanziarie? Attualmente Ernst & Young stima che la cifra complessiva che non è più recuperabile dagli assetti delle banche EU sia di 949 miliardi di Euro. Quindi ancora salvataggi fenomenali saranno necessari. Fiumi di parole su questo argomento, ma moltissimi hanno trattato questo tema dimenticandosi purtroppo di chiarire qual è il ruolo in tutto questo di Clearstream, la scatola nera delle banche, una centrale di comensazione interbancaria con funzione anche notarile.
Di Lorenzo Acerra
Voci Dalla Strada
Grazie allo strumento Clearstream,le operazioni delle banche generano attivi in neroed esentasse nei paradisi fiscali a vantaggio d'ignoti. Se uno inizia a vedere questo, diventerà chiaro al prossimo salvataggio prospettato dagli economisti e dagli stati che quella banca privata sull'orlo del fallimento ha anche fatto sparire in nero una somma equivalente o maggiore del valore dei suoi debiti. Ce ne occupiamo qui con pochi esempi. Clearstream serve alle banche per infarcire di marcio i bilanci presentati alle assemblee degli azionisti, mentre allo stesso tempo si generano da qualche parte attivi in nero ed esentasse nei paradisi fiscali. Gli economisti di solito hanno due cose in comune. Si dimenticano di parlare di Clearstream e condividono una fondata fiducia che lo stato non farà fallire le banche, quindi che i bilanci bancari marci (quelli truccati, quelli che restano in visione al pubblico) saranno sanati dalla mano amica dello stato.
https://www.youtube.com/watch?v=jPZiOxatDvw). Ebbene finalmente ora lo andiamo a conoscere.
Un'entità sovranazionale e sovrabancaria che si chiama Clearstream ha permesso nel 2013 ad Unicredit, in linea con quello che succede ogni anno, d'imboscare in nero a favore d'ignoti 501 miliardi di euro, protetti dal segreto bancario in Lussemburgo. Questi 501 miliardi di euro sono frutto della creazione di denaro di corso legale. Creazione di denaro che la BCE le ha permesso di rivendicare, secondo delle convenzioni ben note. Unicredit rivendica questi miliardi esentasse su Clearstream e non davanti ai suoi azionisti (
).
Protagonisti di questo racconto saranno l'inchiesta di Denis Robert su Clearstream e quindi i tabulati postati alle commissioni d'inchiesta dalle tre “gole prodonde”: i due informatici della prima ora di Clearstream, ovvero Ernest Backes e Régis Hempel, oltre che il consulente di Arthur Andersen impegnata nella certificazione di Clearstream, ovvero Florian Bourges. Vedremo i conti di UNICREDIT accreditati presso Clearstream e vedremo a cosa corrispondono le movimentazioni di denaro su questi conti. Già sui primissimi tabulati dei clienti Clearstream, quelli del 1995, la Banca di Roma (Unicredit Banca di Roma, che poi confluirà nel novembre 2010 in Unicredit) aveva otto conti non pubblicati (cioè i conti nascosti Nr. 22459, 28660, 29063, 29114, 29149, 29203, 29343, 35092) e undici conti pubblicabili (i conti Nr. 30228, 31776, 33049, 34819, 70267, 72775, 74616, 74730, 76198, 77909, 11096), quasi tutti che compaiono nell'elenco con rating A01.
Nell'aprile 2006, durante il ciclone giudiziario francese, Clearstream indicava al giornale Le Monde di disporre di 5.542 conti aperti, di cui 3.239 non pubblicati. Sull'elenco a nostra disposizione compaiono 4.146 conti, di cui 2.215 non pubblicati, la discrezione verso il cliente è importante, vedi: elastic.org/~fche/mirrors/www.jya.com/clearstream.xls). Vedremo a cosa corrispondono le movimentazioni di denaro su questi conti anche grazie all'elenco allargato dei clienti Clearstream e consorelle (Monti Titoli, Iberclear, DTCC, etc.) risalente al 2001, rilasciato fornito dalla terza gola profonda dietro l'inchiesta di Denis Robert, cioè Florian Bourges (http://wikileaks.org/wiki/38%2C838_Clearstream_international_counterparties%2C_including_Bernard_L._Madoff%2C_Jul_2004).
In questa prima parte ci occuperemo inizialmente solo di Unicredit banca, giusto per mantenere le cose semplici. Ma ulteriori approfondimenti sono già pronti e verranno presentati in un seguito dell'articolo.
Elenco dei conti utili Unicredit relativamente a Clearstream (Bourges, 2004):
type (ICP-Nr.) Number Partecipant Name Location
3 688 UNICREDIT BANCA MOBILIARE
6 21687 UNICREDITO (S) BANK SA LUGANO
6 22125 Unicredito Italiano/CR It/>Proprietà MILANO
6 82290 Unicredito Italiano SPA SINGAP.BR. SINGAPORE
6 93162 Unicredito Italiano/ITL SEC MILANO
6 97115 Unicredito Italiano SPA. LONDON
7 66406 Unicredito Italiano SPA SINGAPORE
7 66424 Unicredito Italiano SPA MILANO
7 93162 Unicredito Italiano/ITL SEC MILANO
7 97193 Unicredito Italiano SPA LUXEMBOURG
10 2008 Unicredito Italiano-Conto Proprietà MILANO
10 3131 UNICREDIT Banca Mobiliare SPA Cologno Monzese
10 3135 Unicredito Italiano SPA Cologno Monzese
10 60045 Unicredito Italiano SPA SETTLM. ACC Cologno Monzese
10 60053 UNICREDITO EX CR TRIESTE CLIENT ACC ---
10 60098 UNICREDITO ITALIANO MILANO
10 60303 e 60304 UNICREDITO ITALIANO MILANO
10 60135 UNICREDITO ITALIANO SPA Cologno Monzese
Premessa su Clearstream: C'è qualcosa che non quadra con le banche. Solo tra il 2008 e il 2010 le banche nella zona EU hanno ottenuto 1600 miliardi di euro di salvataggi. Nel 2012 le banche spagnole hanno ricevuto dal solo fondo europeo salva-stati (MES) 60 miliardi di euro. Negli ultimi cinque anni lo stato irlandese ha pagato 160 miliardi di euro per il salvataggio delle banche private irlandesi. E che dire del pacchetto Obama”, cioè degli 800 miliardi di dollari che furono usati nel 2009 nei soli Stati Uniti per il salvataggio delle banche che avevano fatto cattive mosse finanziarie?Attualmente Ernst & Young stima che la cifra complessiva che non è più recuperabile dagli assetti delle banche EU sia di 949 miliardi di Euro. Quindi ancora salvataggi fenomenali saranno necessari. Fiumi di parole su questo argomento, ma moltissimi hanno trattato questo tema dimenticandosi purtroppo di chiarire qual è il ruolo in tutto questo di Clearstream, la scatola nera delle banche, una centrale di comensazione interbancaria con funzione anche notarile. Grazie allo strumento Clearstream, le operazioni delle banche generano attivi in nero ed esentasse nei paradisi fiscali a vantaggio d'ignoti. Se uno inizia a vedere questo, diventerà chiaro al prossimo salvataggio prospettato dagli economisti e dagli stati che quella banca privata sull'orlo del fallimento ha anche fatto sparire in nero una somma equivalente o maggiore del valore dei suoi debiti. Ce ne occupiamo qui con pochi esempi. Clearstream serve alle banche per infarcire di marcio i bilanci presentati alle assemblee degli azionisti, mentre allo stesso tempo si generano da qualche parte attivi in nero ed esentasse nei paradisi fiscali. Gli economisti di solito hanno due cose in comune. Si dimenticano di parlare di Clearstream e condividono una fondata fiducia che lo stato non farà fallire le banche, quindi che i bilanci bancari marci (quelli truccati, quelli che restano in visione al pubblico) saranno sanati dalla mano amica dello stato.
Nel 1996 Denis Robert riunì otto magistrati anticorruzione tra cui in Italia Gherardo Colombo per lanciare l'appello di Ginevra. Quando si comprese che la battaglia contro i crimini finanziari metteva in discussione l'esistenza stessa della Clearstream International, rimase in piedi su questo fronte uno solo di questi giuristi, Renaud Van Ruymbeke, cui si unì la giudice Eva Joly. Nel 2009 l'Islanda in rivolta contro i poteri finanziari chiamò la giudice Joly per la redazione di un rapporto di 2000 pagine per indirizzare quel processo decisionale di affrancatura da un debito ingiusto. In Francia invece l'auspicio di Robert affinché si capisse cosa fosse Clearstream venne dirottato su un'inchiesta che doveva stabilire se Sarkozy avesse o meno anche lui un conto su Clearstream (vedi processo Clearstream-2), come risultava da una patacca fabbricata ad-hoc da un signore dei servizi segreti che ora vedremo. Ciò servì anche per logorare e discreditare l'ultimo di questi magistrati che aveva continuato la battaglia contro la mondializzazione finanziaria, Renaud Van Ruymbeke, che nel 2008 dichiarò:
“Si galleggia sull'ipocrisia. Quello che si dice e quello che s'intende fare sono due cose ben separate”L'appianamento interbancario muove il mondo. Avveniva dietro le quinte già molti secoli fa, dando ai suoi protagonisti dei vantaggi notevoli (www.anticorpi.info/2014/05/storia-della-moneta-prestito-sistema.html). Oggi molti dettagli della faccenda diventano ufficiali grazie a due procedimenti giudiziari avuti luogo in Francia sulla scia dei libri inchiesta di Denis Robert. È una cosa che accade dietro le quinte, con conti nascosti affiancati a conti visibili, con movimenti di denaro che comunque non sono né consultabili dal pubblico né tantomeno interpretabili, a meno che non si abbia avuto la possibilità di familiarizzare con il sistema informatico in uso.
Nel maggio 2000 André Lussi, dichiarava all'assemblea generale di Clearstream International, in qualità di direttore generale, un volume di transazioni annuali effettutate per i propri clienti di novemila milioni di miliardi di euro (9.000.000.000.000.000.000 €). Oltre a Clearstream (fondata nel 1970) che è gestita da azionisti privati tedeschi, in Europa abbiamo Euroclear (fondata nel 1968 da J.P. Morgan) con azionisti di maggioranza francesi/belgi, Swift (che movimenta otto volte meno denaro di Clearstream), posseduta da anglo-americani. Tutta gente per bene... privati, non nazioni.
I più informati diranno subito che la diffusione generalizzata di tutta questa massa di debito ha le sue radici nel fatto che l'operazione di prestito di massa monetaria non genera un attivo per nessuno. La massa monetaria creata dal nulla viene messa al passivo. Persino dalla stessa banca di servizio che la presta. Il principio filosofico che la creazione di denaro dal nulla non abbia paternità è bellissimo, ma lascia aperta la domanda di dovc finisca il capitale iniziale, che indubbiamente viene ripagato alla banca.
Chi ha preso in prestito non solo ripagherà gli interessi, ma (proprio quello che vogliamo approfondire) anche il capitale iniziale. Il capitale iniziale verrà ripagato alla banca e andrà ad appianare la voce al passivo che la banca “artificialmente” si è auto-assegnata al momento della creazione dal nulla della massa monetaria. Dico “artificialmente” perché la banca non ha distrutto quella somma di denaro né all'emissione e nemmeno al suo rientro.
Quindi la messa al passivo è un artificio contabile. Di fatto, al momento della cessione di quella somma prestata, la banca non ha fatto altro che una creazione dal nulla, e al momento della riscossione quella massa continua ad esistere. Ma non compare nel bilancio della banca. Il cliente quello che l'ha avuto l'ha anche ridato. Ma pure la banca si lamenta che quel denaro non lo ha, nemmeno quando rientra! E chi lo ha distrutto allora? Nessuno!! Quel denaro scompare in una zona d'ombra. L'artificio contabile permette a qualcuno di far ricomparire quel denaro “in nero” da qualche altra parte, possibilmente alle Cayman, sicuramente o su Clearstream o su Euroclear.
I principi di contabilità bancaria accettati dal mondo accademico e dal mondo reale fanno quasi pensare ad una disintegrazione di quel denaro.
La contabilità dice una cosa del tutto artificiale: dice che il prestito è stato uno smacco subito dalla banca al momento della cessione al cliente e dice che il maltolto poi verrà recuperato con la restituzione. Perciò ci sarebbe un nulla di fatto. Il nulla di fatto è sicuro: consultate i registri contabili delle banche accreditate come per esempio Unicredit! Dobbiamo allora iniziare a notare che la Banca è sia una banca di emissione che una banca di servizio, cioè quella che controlla la restituzione del prestito. Evidentemente il registro contabile si riferisce solo alla banca di servizio.
Quando diciamo che la Banca Centrale Europea (BCE) ha creato novemila miliardi di euro in un anno, in realtà ci stiamo riferendo all'insieme dei suoi soci, che sono istituti bancari privati. Allora uno va a controllare l'insieme di queste banche di servizio e i 9.000 miliardi di euro non li trova all'attivo, bensì al passivo. Nessuno si fa domande sulla natura di questo passivo e così la restituzione dei 9.000 miliardi di euro (per comodità diciamo che avviene tutta insieme due anni dopo) farà sparire in una zona d'ombra, complice la contabilità artificiale, questo capitale rientrato due anni dopo che prima era stato emesso dal nulla e dato in prestito dalle banche di servizio.
La banca di emissione ha un conto su Clearstream, la voce al passivo subito dalla banca di servizio corrisponde al passaggio di denaro da quest'ultima all'entità invisibile che ha il conto su Clearstream. Perciò per la banca di servizio la massa monetaria che viene restituita contribuisce solo ad un nulla di fatto. Un nulla di fatto può essere spiegato da questo oppure dal fatto che il denaro debba venir distrutto.
Questo piccolo “bug” che oggetto della nostra descrizione è stato incastonato nei principi di scrittura bancaria ed è alla base di un castello di carta contabile che consente di celare il fatto che la massa monetaria creata dal nulla appaia all'attivo dei soci privati della banca centrale, proprietari di un conto su Clearstream!
Si sa, gli istituti bancari accreditati presso la BCE come soci fondatori si spartiscono le fette di creazione di somme di denaro create dal nulla, che al momento del prestito vengono dichiarate nei bilanci contabili delle banche come una perdita. La cosa che era stata piazzata in una zona d'ombra e che tale era rimasta finora era il ruolo di Clearstream ed Euroclear nell'appropriazione della creazione di denaro di corso legale da parte di enti privati.
Vediamo cosa accade con un'operazione che ci è davanti agli occhi quotidianamente: il cliente si reca in banca a fare un deposito. La clonazione di denaro per “deposito” è ben poca cosa rispetto alla creazione di denaro dal nulla per “prestito”. Però conferma l'esistenza di un “bug” della contabilità. Il cliente consegna all'impiegato trecento euro a scopo “deposito” sul proprio conto corrente. Dal punto di vista del cliente c'è un nulla di fatto: infatti esso viene privato di quella somma in contanti ma beneficia della stessa somma clonata sul suo conto corrente. E dal punto di vista della Banca? Ora esistono trecento euro in contanti e trecento euro clonati. Per sancire un “nulla di fatto” la banca avrebbe bisogno di distruggere quei trecento euro in contanti. Oppure dovrebbe generare una voce di debito di trecento euro, cioè di una voce contabile al passivo, per poter incassare quel contante senza distruggerlo. Questa è la strada che la banca decide di intraprendere. Ma la banca si è dimenticata di dire chi è il beneficiario di quei trecento euro di cui si deve privare per avere un nulla di fatto.
La banca dichiara di non aver beneficiato da quel denaro in contanti eppure non li ha distrutti? Evidentemente li ha ceduti a qualcuno. In nero. Non li ha ceduti allo stato per esempio.
Le banche piccole non possono creare denaro dal nulla e darlo in prestito come fanno le grosse. Semplicemente la spartizione di questa facoltà le ha lasciate fuori dal grosso della torta. Ma possono creare denaro per clonazione ogni volta che nuovi clienti contribuiscono alla loro “raccolta”.
Siccome annualmente la produzione di euro dal nulla con questo sistema è dell'ordine di novemila miliardi, di cui circa mille sono la quota relativa all'economia italiana (Unicredit 500 miliardi, Banca Intesa 344 miliardi, Carige 25 miliardi, etc..), non stiamo parlando di bruscolini!
 
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Abbiamo visto che il denaro è stato emesso dal nulla istantaneamente alla richiesta di prestito. Quando il cliente ha guadagnato e può restituirlo, si materializza uno stock di denaro virtuale senza paternità, che non risulta all'attivo nei bilanci degli istituti di credito. A questo punto se ne può disporre in nero, a piacere ed extracontabilmente. In particolare viene contabilizzato sui circuiti dei conti del denaro virtuale nelle centrali di “Clearing” (in Europa sono tre: Clearstream, Euroclear e Swift).
Ovviamente posso dire di conoscere Clearstream, quindi il covo dell'uomo invisibile, solo perché ho iniziato a leggere l'opera investigativa di Denis Robert su Clearstream, sul mondo dei bilanci in nero e delle movimentazioni in nero delle banche. L'indagine su Clearstream ha raccolto sul sentiero tre “gole profonde” di rilievo ed è stata integrata da Marco Saba che l'ha rilanciata nel 2014 andando all'attacco dei consigli di amministrazione di tre banche: Carige, Intesa e Unicredit.
Nel periodo aprile-maggio 2014 Marco Saba ha avuto mandato d'intervenire alle loro assemblee per contestare questo artificio amministrativo chiedendo risposta scritta. Al momento della creazione di massa monetaria per un prestito l'istituto segna la voce al passivo, perché in uscita, ma omette di iscrivere all'attivo il denaro, facendo si che il rientro del capitale dato in prestito, metta a disposizione nella cassa denaro in nero.
Nel momento dell'emissione di massa monetaria la personalità nascosta dell'istituto bancario (quella su Clearstream) diventa creditrice della somma creata dalla personalità dell'istituto che è sotto gli occhi di tutti. Questa personalità nascosta non si può nemmeno più chiamare “banca”, perché quel denaro accreditatole non risulta più nei forzieri della banca di facciata. La Banca Intesa, per esempio, ha riportato per l'esercizio relativo al 2013 un bilancio negativo che preoccupa i suoi azionisti, un deficit dell'ordine di di 4.8 miliardi di euro, ma la sua seconda personalità, in base alla creazione di denaro prodotta in quell'anno, ha avuto l'onore di poter recapitare 344 miliardi di euro sugli acconti di appianamento internazionale che non sono sotto gli occhi di tutti.
Nel corso dei suoi interventi del 2014 presso Carige, Intesa e Unicredit Saba ha ottenuto rispettivamente come risposta: (1.) ci faccia causa. (2.) la legge ce lo permette (3.) silenzio (che comunque non è una querela).
Querela che invece fu portata una quarantina di volte contro Denis Robert quando astrattamente e con qualche singolo indizio diceva davanti ai giudici che questo bacino sommerso e privo di trasparenza che è Clearstream è stato usato per sostenere il malaffare, i soprusi e la manipolazione, nonché il possibile riciclo di denaro sporco. Vorrei riassumere per il pubblico le informazioni acquisite man mano che mi documento. Prendendo coscienza delle cose che succedono a livello dell'entità “Clearstream”, ci si rende conto immediatamente che le banche hanno il potere di controllarsi tra di loro, al di sopra degli stati.
Clearstream rappresenta lo spazio accettato da tutti i giocatori di grosso calibro dove atterra il denaro in nero acquisito per emissione monetaria. Quando uno capisce Clearstream il mistero contabile del sistema della moneta anti-materia trova una soluzione quando uno capisce Clearstream. L'istituto bancario delegato alla creazione di denaro da parte della BCE non poteva così tanto facilmente incassare l'attivo del denaro creato dal nulla davanti agli occhi di tutti, perché ente privato.
Se lo avesse incassato contabilmente, innanzitutto gli si sarebbe arrivata la richiesta di pagare le tasse su quello. Se lo avesse incassato contabilmente, tutti avrebbero obiettato che non ha proprio senso consentire a dei privati d'incassare il “valore nominale” delle banconote che sono accettate dai “sudditi”. La nostra “sudditanza” in questo sistema assurdo è coperta da due veli. Uno si chiama Clearstream. L'altro l'abbiamo già visto, vorrebbe indurci a pensare che la creazione di denaro dal nulla non abbia assolutamente paternità. Che è subito smentito: la Banca infatti effettua unprestito di denaroche le crea un buco di bilancio nonostante quella massa monetaria prima non esistesse affatto e nonostante la restituzione di quella somma non metta la banca nell'obbligo di distruggere questo capitale che non è all'attivo di nessuno sui libri contabili.
Abbiamo visto che è attualmente in uso un sistema che determina una scissione tra realtà e contabilità. La somma restituita non comparirà alla voce "liquidità generata" del rendiconto finanziario dell'istituto di credito, scomparendo perciò in una zona d'ombra. Ora dobbiamo solo chiarire come l'anti-materia di questo sistema contabile, materializzandosi sui conti associati a Clearstream, sia a tutti gli effetti pronta ed operativa per razziare le economie mondiali.
Iniziamo con una piccola incursione in un piccolo esempio. Nel 2008 la Banca centrale dell'Iran aveva un capitale all'attivo sul conto di Citibank su Clearstream di New York di 2.8 miliardi di dollari. Già da tempo Clearstream si era impegnata a rispettare l'embargo contro l'Iran. C'erano leggi americane che sanzionavano lo transizioni e gli spostamenti di denaro della Banca centrale dell'Iran, giustificate da accuse di un atto di terrorismo dell'Iran contro il Libano nel 1983 e dal fatto che secondo loro la banca centrale dell'Iran, cioè il governo dell'Iran, aveva appoggiato il programma iraniano per arrivare alla bomba atomica. Clearstream però sottobanco aveva accettato la richiesta della Banca Centrale dell'Iran di trasferire questa somma su un conto esistente in Europa che molto più difficilmente si sarebbe potuto far risalire alla banca iraniana. Le indagini hanno rivelato tutte le email scambiate tra un dipendente della Clearstream il suo supervisor e il direttore generale. Il denaro è stato trasferito a nome della Banca Centrale d'Iran su un conto di una banca commerciale europea che era nascosto, “buried one layer deeper in the custodian chain”.
La notizia interessante in questa vicenda secondo me è che la banca centrale dell'Iran è una delle poche banche centrali non sono compartecipate e possedute da privati, bensì di proprietà del governo nazionale. Già nel 2007 aveva all'attivo sui conti di Clearstream titoli equivalenti a centinaia di miliardi di dollari.
Ora la notizia secondo me è che la massa monetaria creata dagli istituti di credito italiani finisce al passivo per lo stato e per altri enti che ne prendono in prestito, ma è all'attivo dei privati che hanno conti su Clearstream e che beneficiano della spartizione della creazione dal nulla di denaro emesso come prestito (http://www.nixonpeabody.com/files/167262_Export_Controls_Alert_31JAN2014.pdf).
Un'altra notizia è che esiste in Asia una piattaforma di compensazione interbancaria, che si chiama Asian Clearing Union (ACU, nata nel 1974), con quartier generale a Tehran, Iran. Gheddafi dalla Libia, proprio nei mesi prima di essere detronato e ucciso dai ribelli finanziati dai poteri occidentali, aveva pianificato di realizzare una simile camera di compensazione interbancaria che riconoscesse le banche centrali sovrane degli stati africani.
Siccome in ogni momento Clearstream interagisce con i mercati e i beni di servizio, così come con ibuoni del tesoro, tutto il valore in nero che è entrato in Clearstream (spesso in nero) è anche spendibile, spendibile in ogni momento e sui cinque continenti. Magari per finanziare neo-nazisti in Ucraina, oppositori di Gheddafi, ribelli in Siria, corrotti d'accordo con l'informazione deformata, la politica di sudditanza delle democrazie, le speculazioni, etc..
Le banche private proprietarie della Banca d'Italia hanno su Clearstream ed Euroclear numerosi conti, alcuni nascosti, tutti gli altri non controllati. Queste banche ogni anno creano denaro dal nulla per un valore di 1.000 miliardi di euro. Chi prende in prestito queste somme registra giustamente un nulla di fatto: prima ha ricevuto e poi ha dovuto restituire. La cosa che però non quadra per niente e che anche le banche registrano, sul loro versante, un nulla di fatto. Per il momento vi do' appuntamento al secondo appuntamento di questo articolo in cui evidenzieremo tanti fatti interessanti su Clearstream.
Per il momento veramente ci premeva sottolineare che le banche svolgono attività d'intermediazione finanziaria solo marginalmente, mentre la loro attività principale consiste nella creazione di denaro ex novo che - ad oggi - non risulta contabilizzata a bilancio.
La Banca Intesa, per esempio, ha riportato per l'esercizio relativo al 2013 un bilancio negativo che preoccupa i suoi azionisti, un deficit dell'ordine di di 4.8 miliardi di euro.
Ebbene i 344 miliardi di euro che sono la creazione di denaro prodotta in quell'anno da Banca Intesa sono finiti sui conti di appianamento internazionale europei (Clearstream e Euroclear) che non sono sotto gli occhi di tutti.
Nel momento dell'emissione di massa monetaria la personalità nascosta dell'istituto bancario (quella su Clearstream) diventa creditrice della somma creata dalla personalità dell'istituto che è sotto gli occhi di tutti. Questa personalità nascosta non si può nemmeno più chiamare “banca”, perché quel denaro accreditatole non risulta più nei forzieri della banca di facciata.
Grazie a Clearstream il fondo in nero viene riciclato, cioè una volta presente su Clearstream viene accettato dalla comunità internazionale.
A margine di questa nostra piccola fatica, ricordo alle persone di buona volontà che una commissione d'inchiesta parlamentare avrebbe gli stessi poteri di un organo giudiziario. E ricordo che usando lo strumento giudiziario o l'inchiesta parlamentare si potrà vedere cosa è stato movimentato sui conti CLEARSTREAM e EUROCLEAR di Banca d'Italia e delle Banche socie della Banca D'Italia, la maggiore delle quali per esempio è Unicredit.Banche che con lo strumento “Clearstream” si muovono al di sopra degli stati!
type (ICP-Nr.) Number Partecipant Name Location
6 90240 BANCA D'ITALIA ROMA
7 61228 BANCA D'ITALIA MILANO
7 66098 BANCA D'ITALIA CA ROMA
10 1003 Banca D'Italia-Conto Proprietà ROMA
10 1004 BANCA D'ITALIA-FPC MILANO
10 61003 Banca D'Italia - Conto Terzi ROMA
10 61004 Banca D'Italia-FPC TERZI MILANO
Spunti di riflessione ulteriore (fino alla prossima puntata), in linea con questo articolo, sono i video sul pressing di Saba alle assemblee dei soci di Unicredit, Banca Intesa e Banca Carige (http://seigneuriage.blogspot.it/2014/06/unicredit-intervento-di-saba.html
http://seigneuriage.blogspot.it/2014/05/unicredit-la-mega-sola-da-500-miliardi.html) e un intervento su Clearstream a Canale Italia (2006),https://www.youtube.com/watch?v=Yxs_e0OpOi8.
Sul falso in bilancio (Marra 2013):https://www.youtube.com/watch?v=jGd8Ub2Hhk0

Pubblicato da Alba Kan a 16:07
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Etichette: Banche, BCE, Debito Pubblico, Economia, Euro, Signoraggio, Unione Europea
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Papers Panama: la guerra ibrida prende una piega inaspettata
aprile 5, 2016 Lascia un commento

South Front, 05/04/ 2016

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L’affare “Panama Papers” ha le caratteristiche inconfondibili di un’operazione di guerra ibrida net-centrica: un gruppo di vari attori apparentemente non statali e attivi senza una direzione centrale, effettua un attacco informativo che si accorda perfettamente con gli obiettivi della politica internazionale e che non colpisce eventuali attori di primo piano degli Stati Uniti. Dato il livello di corruzione delle élite degli Stati Uniti e l’offshoring delle istituzioni finanziarie degli Stati Uniti, sembra tutto troppo fortuito che l’azione non colpisca affatto gli affari dei clienti degli Stati Uniti, vista le leggi statunitensi che specificamente vietano l’offshoring attraverso società panamensi. E’ come se qualcuno negli Stati Uniti abbia deciso di utilizzare l’atto di disobbedienza civile di Snowden per tentare di mascherare un’operazione d’informazione degli Stati Uniti come simile atto civico.

La fonte dei Papers
In realtà, sono solo due. O un ex-dipendente scontento che, come Snowden, accumula un tesoro di informazioni sensibili e poi le passa ai media. Ma vi sono un paio di problemi con questa spiegazione. In primo luogo, non sappiamo chi sia questa persona. Per avere quel livello di accesso alle informazioni del cliente coperte dalla riservatezza degli avvocati (uno dei sacrosanti valori occidentali, almeno per quanto interessi alla propaganda occidentale) avrebbe dovuto essere un dipendente altolocato della Mossack-Fonseca, ad esempio, un membro del suo reparto informatico dalla sorprendente abilità di hackeraggio o nulla osta di sicurezza. Nessun individuo finora s’è fatto avanti, l’azione in questione non ha individuato alcun dipendente del genere, e se tale individuo esiste, perché non si fa avanti? Diverrebbe una celebrità globale all’istante, l’esatto opposto di Edward Snowden le cui rivelazioni sui crimini degli Stati Uniti gli sono valsi forse una vita in esilio, varie condanne dai politici “liberali” degli Stati Uniti e un paio di minacce di morte credibili. Chiunque ha tutto l’interesse di divenire pubblico, farebbe dei tour e scriverebbe libri, in breve divenendo una celebrità. Finché tale individuo non si fa avanti, va considerata una seconda possibilità, e cioè un’operazione d’intelligence volta ad hackerare i registri delle imprese e/o infiltrarne il personale con propri operativi. La NSA, per esempio, ha tutte le capacità necessarie per violare i segreti di ogni studio legale del pianeta, a condizione che l’azienda abbia registri elettronici come nel caso Mossack-Fonseca. Allora è facile passare l’informazione a una falsa entità giornalista investigativa di fiducia, pro-governo degli Stati Uniti e finanziata dalle varie solite note fondazioni gestite da funzionari, ex e futuri, del governo degli Stati Uniti, impegnate nella promozione degli interessi nazionalu degli Stati Uniti, lasciando poche tracce ufficiali. L’ICIJ fu fondata da Fondazione Pew, Fondazione Packard, Pulitzer Center for Crisis Reporting, Pew Charitable Trusts, Open Society finanziata da George Soros e molti altri. È un ambito molto diverso da quello scelto da Snowden, che cercò giornalisti indipendenti come Glenn Greenwald così fortemente inviso alle dirigenze di Stati Uniti e Regno Unito, che difficilmente oserebbe fare un passo sul suolo degli Stati Uniti.

Chi è il bersaglio?
Sorprendentemente, pur con tale campagna pubblicitaria, l’obiettivo non sembra essere la Russia. Ci sono scarse informazioni nuove, sorprendenti, incriminanti o dannose. Le somme di denaro sono piccole e individui ed organizzazioni in questione sono già sotto sanzioni occidentali, quindi le loro operazioni off-shore non sembrano essere un tentativo di evadere le tasse russe, ma piuttosto di eludere le sanzioni occidentali impegnandosi in operazioni finanziarie a vantaggio dell’economia russa. Quindi in realtà è possibile che i massimi dirigenti russi sapessero di tali operazioni e le abbiano approvate per combattere uso unilaterale e abuso dei sistemi finanziari occidentali. Allo stesso modo le rivelazioni sui cinesi non sono così sorprendenti o serie, e dubito ci sia qualcuno che pensi ancora che Poroshenko non avrebbe mai esportato offshore i suoi miliardi. Il singolo Paese che si trova più esposto da tali rivelazioni è… il Regno Unito. La maggior parte dei 300000 clienti della ditta sono imprese registrate nei paradisi fiscali inglesi, e gli intermediari della Mossack-Fonseca sono 1900 (!) aziende inglesi, oltre a più di 2000 che hanno sede ad Hong Kong, la maggior parte delle quali probabilmente con stretti legami con il Regno Unito o con filiali inglesi. L’elenco degli intermediari comprende banche di primo piano, studi legali e grandi società, rappresentando una parte considerevole del mercato dei servizi finanziari inglese. Probabilmente non è un caso che la fuga di informazioni si rivolge a un terzo, dopo Regno Unito e Hong Kong, fornitore di servizi finanziari, in particolare la Svizzera con circa 1200 intermediari elencati. Gli Stati Uniti, al contrario, se la cavano nelle attività di offshoring con 400 società sulla lista degli intermediari della Mossack-Fonseca. Tale fuga non può essere gradita dal settore finanziario o dalle élite politiche inglesi, ora che alti funzionari governativi (tra cui parenti e collaboratori di David Cameron), parlamentari e dirigenti aziendali sono denunciati per attività di offshoring. I Panama Papers sono già diventati la prima notizia nel Regno Unito e probabilmente non spariranno rapidamente.

Cui Bono?
Come con qualsiasi forma di guerra net-centrica, va posta la questione di chi siano i beneficiari di tale azione, e come rispondervi. I beneficiari sono, senza dubbio, le società finanziarie statunitensi. I Panama Papers avvertono che, se si vuole impegnarsi nell’offshoring, per evitare pubblicità indesiderata o indagini, va fatto con un importante studio statunitense con stretti legami con il governo degli Stati Uniti, piuttosto che con qualche società inglese o svizzera che la NSA può piratare. Si ha l’impressione netta che il settore finanziario degli Stati Uniti cerchi di farla finita con la concorrenza, in modo da centralizzare l’offshoring nelle proprie mani. Ciò che gli inglesi devono fare per rispondere, è una domanda a parte. Il primo ordine del giorno inglese è la Brexit, e dato che le norme UE in materia di servizi finanziari sono uno dei peggiori punti di attrito nei negoziati UK-UE, e le rivelazioni possono rendere tali negoziati così controversi da rafforzare la lobby pro-Brexit, che cerca di sottrarre la City di Londra al controllo dell’UE. L’ironia della situazione è che il primo ministro Cameron non è probabilmente un vero sostenitore della Brexit, ma semplicemente l’ha voluto utilizzare per avere concessioni dall’UE. Il Regno Unito beneficia della posizione politica peculiare caratterizzata da adesione all’UE e “rapporto speciale” con gli Stati Uniti, permettendogli di agitare i due attori l’uno contro l’altro, col solito approccio “inganna e colpisci” degli inglesi nelle relazioni con l’estero. La Brexit, tuttavia, potrebbe privarla di tale posizione invidiabile e indebolirla parecchio verso gli Stati Uniti. Dato che la balcanizzazione dell’UE è un obiettivo della politica estera degli Stati Uniti per impedire che l’organizzazione assuma una genuina vitalità politica o indipendenza, e renderla vulnerabile a un accordo sul “libero commercio” imposto dagli Stati Uniti, la Brexit servirebbe mirabilmente a tale obiettivo. A prima vista, sembra controintuitivo che gli Stati Uniti colpiscano l’alleato del “rapporto speciale”. Tuttavia, non c’è onore fra i ladri. Le istituzioni finanziarie dei due Paesi sono rivali e Londra è ancora il più grande centro mondiale di servizi finanziari. Con le banche degli Stati Uniti che subiscono perdite per il graduale scoppio della bolla del fracking del petrolio di scisto, hanno bisogno di una nuova fonte di utili che, in una economia globale stagnante e persino in contrazione, significa sottrarre alla concorrenza gli affari. E in questo caso la concorrenza viene principalmente dal Regno Unito. E’ un segno della progressiva cannibalizzazione del Primo Mondo, inizialmente evidente con le politiche di austerità contro i membri meridionali dell’UE. Ma ora gli Stati Uniti hanno notevolmente alzato la posta.
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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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