Debito pubblico italiano: un record “motivato”
Fabbisogno del mese cresce a 4 miliardi, pesa spesa interessi
Il Bollettino della Banca d’Italia non lascia dubbi:
a gennaio il debito pubblico italiano ha toccato il suo nuovo record in valore assoluto, attestandosi a 1.935,829 miliardi di euro,
in rialzo di 37,9 miliardi sui 1.897.946
registrati a dicembre. In particolare, nel primo mese dell’anno hanno pesato in rialzo i 32,6 miliardi di disponibilità che il Tesoro accumula di consueto in questa prima parte dell’anno e che ha sul conto della Banca d’Italia. A ciò va aggiunto il fabbisogno del mese, pari a 4 miliardi, in crescita di 1,5 miliardi sullo stesso mese del 2011. Su quest’ultimo punto, va rilevato come abbiano pesato negativamente la maggiore spesa per interessi e la quota che l’Italia deve all’Efsf, il Fondo europeo di salvataggio, solo parzialmente controbilanciati da maggiori entrate.
Quanto, invece, all’accumulo di disponibilità del Tesoro, va detto che si tratta della tendenza dello stato a contrarre debito maggiormente nei primissimi mesi dell’anno, quando i mercati sono più liquidi,
grazie alla chiusura delle posizioni egli investitori alla fine dell’anno precedente e alla contestuale apertura di nuove. P
er questo, si preferisce emettere più titoli di debito in questa prima parte, perché si riscontra una maggiore domanda e si spunta un minore interesse. Ad esempio, si noti come lo stato abbia già finanziato il 27,8% del suo intero fabbisogno finanziario previsto per l’intero 2012, ossia ben 125 dei 450 miliardi.
Rapporto debito pubblico Pil in aumento – Ovviamente, poi, va detto che il debito va valutato in rapporto al pil. Da questo punto di vista, tuttavia, è chiaro che il rapporto con la ricchezza prodotta sia aumentato anche in termini percentuali, visto che tra dicembre e gennaio l’indebitamento è cresciuto dell’1,95%, mentre il pil quasi certamente ha subito una contrazione nominale o comunque una crescita nominale nulla e anche se dovesse registrare clamorosamente un aumento, certamente non sarebbe minimamente vicina all’1,95%. Ma non è dai dati mensili che possiamo avere un’idea del trend di tale rapporto, per via dell’asincronia tra fabbisogno e accumulo di risorse finanziarie del Tesoro.
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