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Vista l'enorme crisi finanziaria ed economica vigente in Spagna, ci sono tre alternative. Una è quella di continuare le politiche di austerità del governo del Partito popolare, seguendo le istruzioni del Consiglio europeo (dominato da conservatori e liberali), della Commissione Europea (di chiaro orientamento conservatore neoliberista) e della Banca Centrale Europea (sotto l'enorme influenza della Bundesbank, la banca centrale tedesca, che è stata definita ironicamente e con ragionevole certezza, come il Vaticano del neoliberismo), massima esponente del sistema bancario tedesco. Queste politiche conducono inevitabilmente ad una situazione di recessione, rasentando la depressione per molti anni. Il suo fulcro è un attacco frontale al mondo del lavoro, allo stato sociale e alla democrazia.

L'evidenza di ciò è forte e sconvolgente. La sua massima espressione è ciò che sta accadendo in Grecia. Dietro questa strategia c'è il capitale finanziariario (che oggi domina il comportamento, non solo finanziario, ma anche economico, nell'area dell'euro) e il capitale delle grandi aziende. Questa opzione è, senza dubbio la peggiore. Aspettarsi che le politiche di quella che viene chiamata "austerità espansiva" siano efficaci nello stimolare l'economia e uscire dalla recessione, appartiene all’ambito del dogma neoliberista, accettato per molto tempo dalle sinistre al governo che stanno portando la Spagna, l'Europa e il mondo al disastro.
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Sono sempre più convinto che l’evoluzione della crisi greca avvenuta in questi ultimi anni sia stato una specie di esperimento. Lo scopo è stabilire quale sia il limite delle politiche di austerity da imporre ad uno stato sovrano, prima che la situazione degeneri in una insormontabile recessione e conseguente perdita di controllo del Paese da parte della classe dirigente (rivolte civili, mancato rispetto delle norme, ecc.).
Purtroppo, si sono alcuni elementi che suggeriscono come tale limite sia stato superato.
1) Fino a quando la Grecia manterrà una maggioranza adeguata a far passare le misure di austerity?
Ricordo che mercoledì 7 novembre prossimo la Grecia (il Parlamento) è chiamato a votare il nuovo pacchetto di misure di austerità (tagli pari a circa 11,5 miliardi di euro) “concordate” con la Troika, al fine di ottenere (il 12 novembre?) la terza tranche di aiuti, di circa 31,5 miliardi, indispensabile al Paese per evitare il fallimento e finanziarsi fino alla prossima primavera.
Nel frattempo però aumentano le divergenze all’interno della coalizione di governo, i conservatori di Nuova democrazia, i socialisti del Pasok e il Partito della sinistra democratica, diventando sempre più marcate. Infatti sta avvenendo una defezione di molti deputati, rendendo sempre più difficoltoso il passaggio di tali misure in Parlamento: in particolare all’interno del Pasok e della Sinistra democratica ([1]).
Il momento è difficile, come sottolineato ([2]) dallo stesso, ministro delle finanze greco Stournaras, che avverte (citando fonti provenienti dalla stessa Commissione Europea) come il 12 novembre sia l’ultima chance per ottenere la tranche di aiuti. Se si perde tale treno ci saranno conseguenze incalcolabili sul fabbisogno finanziario della Grecia (in pratica è quasi automatico un default sul proprio debito).
2) Livelli di povertà diffusa.
Il 2 novembre scorso, l’ente statistico nazionale greco ELSTAT ([3]), ha rilasciato un report che descrive come in Grecia la povertà sia ampiamente diffusa, quasi “cronica”.
Un breve riepilogo:
- il 21% della popolazione è a rischio di povertà, un esercito di 3.403.000 persone: si tratta di un livello stabile (attualmente la soglia di povertà è pari a € 6.591,00) visto che negli ultimi 16 anni (1994-2011) tale percentuale è rimasta compresa tra il 19,5% e il 23% della popolazione;
- i più colpiti sono i bambini con età compresa fra 0 e 17 anni (povertà infantile), il cui dato si attesta al 23,7% della popolazione (in tale fascia di età), e gli anziani, con età superiore ai 65 anni, il cui dato è equivalente al 23,6% della popolazione (2,3% in più del 2010);
- il dettaglio della popolazione a rischio di povertà:
- uomini disoccupati (48,4%);
- nuclei familiari monoparentali con almeno un figlio a carico (43,2%);
- altri non economicamente attive (ad eccezione di pensionati (30,0%);
- famiglie con un adulto di età compresa tra 65 anni o più (29,7%);
- famiglie singole con un membro femminile (25,8%);
- i bambini di età compresa tra 0-17 anni (23,7%);
- anche chi lavora è soggetto a rischio povertà: il 10,4% fra gli occupati a tempo pieno e il 21,4% tra quelli a tempo parziale;
- anche chi possiede la casa di proprietà: il 20,3% contro il 25,9% di chi vive in affitto.
L’istituto di statistica precisa che la rilevazione non include gruppi di popolazione che si presumono poveri, come i senza tetto, molti migranti economici clandestini, rom, ecc.
Scusate… mi sono dimenticato di dirvi che tali dati si riferiscono all’anno 2011. Non prevedo un miglioramento nel 2012.
3) Bilanci delle famiglie sempre più ridotti.
Lo stesso istituto di statistica ha pubblicato un rapporto/indagine sul bilancio delle famiglie greche nel 2010 ([4]).
Un breve riassunto:
- la spesa media mensile delle famiglie è pari a € 1.956,42: si è ridotta del 5,3% rispetto al 2009 (-9,3% tenendo conto dell’inflazione);
- le spese maggiori sono: prodotti alimentari (18%), trasporti (13,5%), abitazione (11,7%) mentre la voce minore è l’istruzione (3,3%);
- nel periodo 2009-2010 si è assistito ad un netto cambiamento nelle abitudini di spesa, riducendo le voci abbigliamento, calzature, alberghi, bar, ristoranti, comunicazione, tempo libero e cultura, a favore dei beni alimentari, abitazioni, bevande alcoliche e tabacco;
- andando nel dettaglio delle spese alimentari si nota una riduzione delle spese comprimibili (zucchero, marmellata, miele e dolciumi, uova e prodotti caseari, carne, pesce, bevande analcoliche e succhi di frutta, caffè, tè, cacao) a fronte di un aumento marginale dei beni indispensabili (olii e grassi, ortaggi, frutta, farina e pane, cereali).
4) Previsioni del FMI poco attendibili.
Com’è noto il Fondo Monetario Internazionale è un componente della Troika.
Quindi è suo interesse fornire previsioni attendibili sull’andamento dell’economia greca, in modo che il Paese sia in grado di risollevarsi grazie agli aiuti internazionali e alle (molto) sofferte politiche di austerity.
I fatti purtroppo danno delineano una realtà ben diversa, come ben spiegato qualche giorno fa da FTAlphaville ([5]).
Se andiamo a confrontare le previsioni del FMI rilasciate soltanto due anni fa (novembre 2010), con quelle attuali (ottobre 2012) riscontriamo delle differenze allucinanti:
Graficamente parlando:
Piuttosto chiaro come le previsioni economiche siano sempre difficili da fare… anche in così poca distanza di tempo (soltanto due anni) e, sopratutto, con i potenti mezzi a disposizioni di organismi internazionali quali il FMI…
5) Una nuova ristrutturazione all’orizzonte?
Bloomberg spiega chiaramente che la Grecia non ha bisogno di un riacquisto del suo debito… ma di una ristrutturazione ([6]).
In pratica sembra che le ultime idee in discussione per aiutare la Grecia sia di ridurre i tassi di interesse delle emissioni del suo debito pubblico ed un riacquisto del suo debito.
Ma anche tali misure non sarebbero sufficienti ad arrestare la spirale economica e politica negativa in cui si è infilato il Paese, semplicemente perché più di 9 miliardi di tagli e varie misure entreranno in vigore il prossimo anno, aggravando ulteriormente la recessione (ricordo che la Grecia è in recessione da 5 anni).
Anche il riacquisto del debito greco (misura caldeggiata dalla Germania) non aiuterebbe il Paese (come dimostrato da uno studio sulla crisi economica latino-americana del 1980): l’adozione di tale misura, tende a far rialzare il prezzo dei titoli rimanenti in circolazione, rendendo di fatto invariato il valore di mercato del debito greco.
Ecco quindi necessario attuare tutte le misure idonee a rendere sostenibile il debito greco, compresa l’opzione di una sua nuova ristrutturazione.
6) Ma i sacrifici li stanno facendo tutti?
Non entro nel merito di quanto accaduto con la pubblicazione della cosiddetta lista Lagarde, che contiene i nomi di 2059 greci che hanno i conti in svizzera presso la banca elvetica HSBC, tra cui anche esponenti politici dell’attuale governo greco. Sicuramente avrete approfondito l’argomento sui mass-media in questi giorni.
Volevo citare un recente studio ([7]), che analizzando tra il 2003 e il 2010 i dati grezzi di una decina delle più grandi banche greche (circa l’8% del mercato bancario), ha stimato l’evasione fiscale ed in particolare quali siano le categorie che evadono di più in Grecia.
Ebbene: è venuto fuori quanto noi in Italia conosciamo molto bene.
Il lavoro autonomo è il settore che permette più di evadere: dottori, ingegneri, insegnanti privati, commercialisti, consulenti finanziari e avvocati. Oltre alle aziende che sono collegate/appoggiate dal potere politico.
7) Derive politiche
In Grecia, spesso a causa delle difficoltà dovute al quadro appena descritto, una sempre maggior parte della popolazione (si stima il 15%) sta appoggiando la nuova formazione nazionalista Lega Popolare – Aurora Dorata, o brevemente Alba Dorata.
Il partito afferma la superiorità culturale della nazione greca, sostiene che gli immigrati irregolari e i rom dovrebbero essere mandati al confino; si oppone al marxismo, alla globalizzazione e al multiculturalismo ([8]).
Come ben sa chi mi legge, non mi interesso di politica, per cui non esprimo alcun giudizio su tale deriva.
Per chi volesse lascio solo un video (in inglese) trasmesso dalla BBC ([9]) di approfondimento (in nota trovate anche un articolo in italiano della Stampa che ha ripreso l’articolo della BBC).

Nel video, Ilias Panagiotaros, uno dei 18 parlamentari di Alba Dorata eletti lo scorso giugno, afferma chiaramente che in Grecia la guerra civile c’è già. “Sarà un nuovo tipo guerra civile: da una parte i nazionalisti come noi, e i greci che vogliono che il nostro paese ritorni come prima e dall’altra gli immigrati illegali, gli anarchici e tutti quelli che hanno distrutto Atene”.
Non so perché ma mi ricorda qualcosa già avvenuto in un lontano passato.
Conclusione
Qualsiasi decisione prendano nelle prossime settimane il FMI, la BCE ed il governo greco, la situazione attuale della Grecia evidenzia un chiaro fallimento delle politiche di austerità da loro imposte. Sia dal punto di vista sociale che politico.
E pensare che la Grecia antica era la culla della civiltà occidentale, della filosofia, della democrazia, ecc.
Buona riflessione.
Lampo
fonti e approfondimenti:

[1] Presseurope – La corsa contro il tempo di Samaras (2 novembre 2012).

[2] Ethnos.gr - Τελευταία ευκαιρία για τα 31,5 δισ. η ψήφιση των μέτρων (3 novembre 2012).

[3] Elstat - Rapporto sul reddito e condizione delle famiglie 2011 (2 novembre 2012).

[4] Elstat - Rapporto sul bilancio delle famiglie 2010 (2 novembre 2012).

[5] FTAlphaville - Greek government acquires more realistic crystal ball (1 novembre 2012).

[6] Bloomberg - Greece Needs a Writedown, Not a Buyback (1 novembre 2012).

[7] Virginia Polytechnic Institute & State University – Pamplin College of Business, University of Chicago – Booth School of Business - Tax Evasion Across Industries: Soft Credit Evidence from Greece (25 giugno 2012).





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DI TYLER DURDEN</I>

Zero Hedge

Negli ultimi mesi c'è stata una grossa speculazione sbagliata sul fatto che l'Iran sia stato spinto fuori dal regime di mercato dei petrodollari e che quindi la sua economia imploderà in quanto il paese non avrà più accesso al biglietto verde e non potrà condurre trattative internazionali - questo sarebbe il fattore trainante con cui le sanzioni economiche internazionali cercano di rovesciare il governo locale soffocando l'economia iraniana. E mentre ci sono stati periodi con una rilevante inflazione interna, che il governo è riuscito a controllare frenando la speculazione alimentata dal "mercato grigio", l'Iran continua a portare avanti piuttosto allegramente i suoi commerci internazionali particolarmente con Cina, Russia e India, i suoi maggiori partner commerciali.




"Come è possibile tutto questo?" si chiederanno tutti quelli che sostengono l'embargo occidentale contro il commercio iraniano. Semplice: ORO.
Perché mentre l'Iran potrebbe incontrare difficoltà a raccogliere dollari, ha ampio accesso all'oro. Ma questo di per sé non costituisce una novità, è stato già detto in passato che l'Iran ha importato notevoli quantità di oro dalla Turchia, malgrado le categoriche smentite del governo di Istanbul. Oggi, grazie alla Reuters abbiamo capito qual è la Nuova Via della Seta, del 21º secolo e quanto sia stato abile l’Iran ad evitare di essere usato come cavia di laboratorio nell'esperimento dei petrodollari, presentando un nuovo esperimento i "Petro-oro”.
Tutto comincia, esattamente al contrario di quello che dichiara il governo turco (1) spiega la Reuters: Ci sono corrieri che trasportano milioni di dollari in lingotti d'oro nei loro bagagli a mano e volano da Istanbul a Dubai, dove l'oro viene inviato verso l’Iran, secondo quanto dice chi conosce il business e le somme in gioco sono enormi.
I dati ufficiali del commercio turco dicono che quasi due miliardi di dollari USA in oro sono già stati inviati a Dubai per conto di compratori iraniani, nel solo mese di agosto. Le spedizioni aiutano Teheran a gestire le sue finanze che devono fronteggiare le sanzioni finanziarie dell'Occidente.
Le sanzioni, imposte per il controverso programma nucleare iraniano, lo hanno in gran parte escluso dal sistema bancario globale, rendendo difficile poter effettuare trasferimenti internazionali di denaro. Con l’uso di oro fisico, l'Iran può continuare a muovere la sua ricchezza oltre le frontiere.
Quindi .... l'oro è denaro sonante ? Certo perché è accettato da tutti.
Si tratta di una riserva di ricchezza, è un mezzo di scambio? Sarebbe bene che qualcuno lo dicesse anche al Presidente (USA). Potrebbe non esserne a conoscenza. Comunque pare proprio che sia un mezzo di scambio almeno per quei paesi che non devono fare i conti tutti i giorni con un milione di miliardi di dollari di derivati che possono, in qualsiasi momento, diventare armi di distruzione immediata di massa.
"Ogni moneta ha una sua identità, ma l'oro è un valore senza identità. L'oro è il valore assoluto, dovunque tu vada", ha detto un trader di Dubai, uno che conosce bene come funziona il commercio dell'oro tra la Turchia e l'Iran.
Non si sa dove va a finire l’oro quando arriva in Iran, ma vista la mole delle operazioni che passano per Dubai e la loro continua crescita sembra chiaro che il governo iraniano giochi un ruolo importante. Il commerciante di Dubai ed altre fonti parlano alla Reuters in forma anonima, per la sensibilità politica e commerciale della questione.
Ma che ci guadagna la Turchia? Ci guadagna qualcosa che ha l'Iran e di cui la Turchia ha bisogno, naturalmente. L'Iran vende petrolio e gas alla Turchia che però, a causa delle sanzioni europee, non può pagare né in dollari né in euro. Così l'Iran accetta il pagamento in lire turche: le lire hanno un valore molto limitato come valuta da usare sul mercato internazionale ma sono l'ideale per fare uno shopping d'oro nella stessa Turchia.
Così in un mondo dove chiunque rifiuti dollari è considerato un folle, l'Iran e la Turchia in silenzio ed efficacemente hanno trovato la loro scappatoia scambiando risorse naturali con una valuta locale che serve per comprare oro, che serve per comprare qualsiasi cosa, o meglio serve all'Iran per comprare tutto quello di cui ha bisogno da tutti quei paesi che se ne fregano dell'embargo europeo ed americano. Come i paesi dell'Africa per esempio.
Ciò che preoccupa è che anche Dubai sta cominciando a fare questo gioco e questo andazzo potrebbe diventare un modello da imitare per quei paesi che non hanno paura di ignorare l'embargo dello zio Sam: a marzo di quest'anno, quando le sanzioni bancarie cominciarono a colpire duro, Teheran ha cominciato ad aumentare fortemente i suoi acquisti di lingotti d'oro dalla Turchia, questo secondo dati commerciali del governo turco.
Le esportazioni d'oro dalla Turchia verso l'Iran sono arrivate a 1,8 miliardi di dollari, lo scorso luglio, pari a oltre un quinto di tutto il deficit commerciale della Turchia in quel mese.
Ma qualche mese c'è stato un improvviso crollo delle esportazioni d'oro turche verso l'Iran e questo però ha coinciso con un improvviso balzo delle vendite d'oro verso gli Emirati Arabi.
La Turchia ha esportato un valore totale di 2,3 miliardi di dollari di oro nel mese di agosto, di cui 2,1 miliardi di dollari era in lingotti. Poco più di 1,9 miliardi, circa 36 tonnellate, è andata negli Emirati Arabi Uniti, (dati Ufficio di Statistica della Turchia). Nel mese precedente, a luglio, la Turchia aveva esportato solo 7 milioni di dollari di oro verso gli Emirati Arabi Uniti quando le esportazioni d'oro dirette verso l'Iran avevano oscillato, come ogni mese dallo scorso aprile, tra 1,2 miliardi e 1,8 miliardi di dollari.
La spiegazione di questi flussi alternati di spedizioni, la può dare facilmente il trader di Dubai che parla di spedizioni indirette per sviare la pubblicità che comincia a parlare troppo di questa storia.
Commercianti, gioiellieri e analisti di Dubai dicono che la domanda d'oro durante agosto non è aumentata globalmente e che la maggior parte delle spedizioni per gli emirati doveva proseguire per l'Iran. Con che mezzi prosegua verso l'Iran non lo dicono chiaramente, ma sembra che una gran parte venga caricata sui "sanbuchi" che da sempre attraversano il Golfo Persico (largo solo 150 km nel punto più stretto).
Anche un commerciante turco conferma che Teheran ha preferito spedizioni indirette perché la stampa aveva cominciato a parlarne troppo.
Ma che succederebbe se gli USA chiedessero a Dubai di fermare il commercio con l'Iran?
Quasi nulla: un altro paese si offrirebbe di rimpiazzare il ruolo di Dubai nel triangolo d'oro, e poi ce ne sarebbe un altro, e poi un'altra ancora. Dopotutto l'affare è molto buono, praticamente è lo stesso sistema che ogni giorno permette alle banche di lucrare sui flussi di azioni e di obbligazioni.
Che cosa succederebbe se la stessa Turchia chiudesse la porta?
I buyers potrebbero difendere i loro acquisti contro le interferenze del governo turco. Le strette relazioni con l’Iran hanno cominciato ad inasprirsi in quanto i due Stati si trovano in campi opposti rispetto alla guerra civile siriana, con la Turchia che vuole la cacciata del Presidente Bashar al Assad mentre l'Iran resta un fedele alleato di Assad.
Se Bashar dovesse cadere l'Iran dovrebbe semplicemente trovare un altro paese che ha bisogno di greggio, e nella regione ce ne sono molti in giro, poi basterebbe chiedere il pagamento in oro per mantenere a galla il ciclo petro-oro.
Colmo dell'ironia è che, nonostante tutte le palesi ostilità tra l'Iran e la Turchia, sul caso Siria le due nazioni continuano a fare affari facendoci dubitare su quanto possano essere credibili tutte le animosità che esistono in Medio Oriente, tra un paese e l'altro o tra una etnia e l'altra. Non sorprende che l’oro possa appianare immediatamente qualsiasi divergenza, tra qualsiasi paese.
Ma alla fine la verità è che nessuno sta violando le regole. Non c'è nessuna legge che dice che il commercio d'oro stia violando le sanzioni internazionali contro l'Iran. Le sanzioni Onu bandiscono le spedizioni di materiali nucleari e congelano i beni di alcune persone o società iraniane ma non vietano la maggior parte dei commerci.
(omissis)
Uno spedizioniere che lavora all'aeroporto di Istanbul dice che sono partiti molti corrieri su Turkish Airlines e su Emirates portando nei loro bagagli a mano il prezioso metallo per evitare il rischio che il bagaglio si perdesse. Ogni passeggero non può portare più di 50 chili d'oro e in questo modo sembra che parecchie centinaia di passeggeri, nel mese di agosto, abbiano portato l’oro a Dubai per conto dell'Iran.
"E 'tutto legale, dichiarano la spedizione in dogana, danno il loro codice fiscale ed è tutto registrato, quindi non c'è nulla di illegale in tutto questo", ha detto il broker. "Al momento c’è un bel po’ di traffico a Dubai. Come è stato per tutto settembre e ottobre."
Dati commerciali mostrano che quasi l'intera esportazione d'oro della Turchia verso gli Emirati è stata gestita da un gruppo di società registrate a Smirne. I doganieri dell'aeroporto non hanno divulgato la lista di queste società alla Reuters, perché l'informazione è confidenziale e si vuole evitare il rischio di attrarre una non gradita attenzione delle autorità USA su società che non vogliono essere coinvolte.
E il gioco è fatto: un sistema perfettamente funzionante tra le due parti che effettuano una transazione senza lasciare nessuna traccia alle loro spalle.
Ma ancora più importante è che questo balletto è il modello del futuro, per cui sempre più paesi potranno eludere l'assoggettamento al regime dei petrodollari, così onnipresente per tutto il secolo passato, ma che ormai si sta lentamente ma inesorabilmente indebolendo a favore di paesi che non dispongono di dollari ma che non sono insolventi, e che producono molti beni necessari al resto del mondo.

Tyler Durden è uno pseudonimo usato dagli autori di Zero Hedge
Fonte
 
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Prezzo dell’Oro in $ (e quando ci arriverà)
5 novembre 2012Di FunnyKing
javascript:void();javascript:void();javascript:void();http://www.printfriendly.com/

Se c’è una cosa che amo è scrivere dell’oro quando i prezzi scendono. Farlo quando salgono è come picchiare un bambino (dove il bambino è il cretino che non lo ha comprato), quando scendono invece è più “fair” anche se alla fine, consigliare di comprare oro fisico oggi e di metterlo fra gli asset irrinunciabili per preservare la propria ricchezza è la fiera dell’ovvio.
Comunque, facciamo una premessa: l’oro è una valuta non è una materia prima (lo so,lo so, non sbadigliate, a certe persone va ripetuto, comprendetele).
L’oro è una valuta in quanto viene utilizzato negli scambi internazionali da tutte le nazioni del mondo e ultimamente a causa dell’embargo verso l’Iran, l’oro viene utilizzato da quel paese in maniera massiva al posto della valuta elettronica che circola sui circuiti bancari.
L’oro garantisce le “migliori” valute basate sulla fiducia (o meglio quelle che fanno meno schifo). Russia e Cina stanno ammassando tonnellate di oro per prepararsi a sostituire il dollaro.
L’oro è una valuta che al massimo si inflaziona del 3-4% all’anno. A tanto ammonta la quantità di oro estratto da miniera rapportata alle riserve aurifere già estratte.
Detto questo, e stabilito che l’oro è una valuta che si svaluta molto poco non sorprende come ci sia una relazione diretta fra il prezzo dell’oro in una determinata valuta e l’ammontare di debito pubblico della nazione che la emette.
Questa relazione è particolarmente evidente se si considera il prezzo dell’oro in dollari e il debito pubblico degli Stati Uniti d’America:
usnational-debt.jpg

ooops: interessante vero. (nooo l’oro non è una valuta, no no)
Ora, si da il caso che l’ammontare di debito pubblico USA sia una quantità abbastanza predicibile nel futuro e dunque i ragazzi di http://www.deviantinvestor.com/ hanno fatto due conti ed ecco cosa ne esce:
national-debt-table.jpg

per gli amanti dei grafici ci hanno piazzato su anche due belle rette che fanno da resistenza e da supporto (in termini di deviazione intorno al debito pubblico USA)
gc-055.jpg

Ovviamente… se tutto va bene, e se il sistema valutario basato sul dollaro dovesse tenere.
In caso contrario non c’è limite al panico e alla conseguente follia e accaparramento di oro fisico.
…..io tifo Obama, ma anche Romney. Tanto entrambi sono cialtroni stampatori.
Comunque il numero MAGICO è 9,69.
Si fa così, andate sul sito http://www.usdebtclock.org/, prendete il dato US National Debt in mld di $ e dividetelo per 9,61. Otterrete un prezzo mediano dell’oro “se tutto va bene”.
Per calcolare le fasce di oscillazione metteteci e toglieteci su un 15%.
Dunque ad oggi 05-nov-2011
Debito Nazionale USA: 16.235 mld di $
Prezzo Teorico di Equilibrio dell’Oro in $: 16.235/9,69= 1675$/oz
Fascia di oscillazione: 1425$/oz – 1925$/0z
Il motivo per cui, l’oro insiste sulla parte alta della fascia di oscillazione è legato ad una certa qual sfiducia nell’agire degli Stati e delle Banche Centrali.
E lo ripeto: il calcolo qui sopra funziona “se tutto va bene”, cioè come sta andando oggi. In caso si crac valutari, non c’è limite alla provvidenza.
#mdr-e1 .percent { color: #7B11C6; } /* intrigued */.spark1 { background-color: #7B11C6; }#mdr-e2 .percent { color:#17C611; } /* laughing */.spark2 { background-color: #17C611; } #mdr-e3 .percent { color:#115AC6; } /* sad */.spark3 { background-color: #115AC6; } #mdr-e4 .percent { color:#E01D1D; } /* furious */.spark4 { background-color: #E01D1D; } #mdr-e5 .percent { color: #666666; } /* bored */.spark5 { background-color: #666666; } #mdr-e6 .percent { color: #DB871A; } /* thrilled */.spark6 { background-color: #DB871A; }Grazie per avere votato! Ora dillo a tutto il mondo via Twitter!
no, preferisco tenerlo per me


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Prezzo dell’Oro in $ (e quando ci arriverà)
5 novembre 2012Di FunnyKing
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Se c’è una cosa che amo è scrivere dell’oro quando i prezzi scendono. Farlo quando salgono è come picchiare un bambino (dove il bambino è il cretino che non lo ha comprato), quando scendono invece è più “fair” anche se alla fine, consigliare di comprare oro fisico oggi e di metterlo fra gli asset irrinunciabili per preservare la propria ricchezza è la fiera dell’ovvio.
Comunque, facciamo una premessa: l’oro è una valuta non è una materia prima (lo so,lo so, non sbadigliate, a certe persone va ripetuto, comprendetele).
L’oro è una valuta in quanto viene utilizzato negli scambi internazionali da tutte le nazioni del mondo e ultimamente a causa dell’embargo verso l’Iran, l’oro viene utilizzato da quel paese in maniera massiva al posto della valuta elettronica che circola sui circuiti bancari.
L’oro garantisce le “migliori” valute basate sulla fiducia (o meglio quelle che fanno meno schifo). Russia e Cina stanno ammassando tonnellate di oro per prepararsi a sostituire il dollaro.
L’oro è una valuta che al massimo si inflaziona del 3-4% all’anno. A tanto ammonta la quantità di oro estratto da miniera rapportata alle riserve aurifere già estratte.
Detto questo, e stabilito che l’oro è una valuta che si svaluta molto poco non sorprende come ci sia una relazione diretta fra il prezzo dell’oro in una determinata valuta e l’ammontare di debito pubblico della nazione che la emette.
Questa relazione è particolarmente evidente se si considera il prezzo dell’oro in dollari e il debito pubblico degli Stati Uniti d’America:
usnational-debt.jpg

ooops: interessante vero. (nooo l’oro non è una valuta, no no)
Ora, si da il caso che l’ammontare di debito pubblico USA sia una quantità abbastanza predicibile nel futuro e dunque i ragazzi di http://www.deviantinvestor.com/ hanno fatto due conti ed ecco cosa ne esce:
national-debt-table.jpg

per gli amanti dei grafici ci hanno piazzato su anche due belle rette che fanno da resistenza e da supporto (in termini di deviazione intorno al debito pubblico USA)
gc-055.jpg

Ovviamente… se tutto va bene, e se il sistema valutario basato sul dollaro dovesse tenere.
In caso contrario non c’è limite al panico e alla conseguente follia e accaparramento di oro fisico.
…..io tifo Obama, ma anche Romney. Tanto entrambi sono cialtroni stampatori.
Comunque il numero MAGICO è 9,69.
Si fa così, andate sul sito http://www.usdebtclock.org/, prendete il dato US National Debt in mld di $ e dividetelo per 9,61. Otterrete un prezzo mediano dell’oro “se tutto va bene”.
Per calcolare le fasce di oscillazione metteteci e toglieteci su un 15%.
Dunque ad oggi 05-nov-2011
Debito Nazionale USA: 16.235 mld di $
Prezzo Teorico di Equilibrio dell’Oro in $: 16.235/9,69= 1675$/oz
Fascia di oscillazione: 1425$/oz – 1925$/0z
Il motivo per cui, l’oro insiste sulla parte alta della fascia di oscillazione è legato ad una certa qual sfiducia nell’agire degli Stati e delle Banche Centrali.
E lo ripeto: il calcolo qui sopra funziona “se tutto va bene”, cioè come sta andando oggi. In caso si crac valutari, non c’è limite alla provvidenza.
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buona sera luca,
mi presento: sono il filtro di mototopo. Anzi lo ero fino all'altroieri...

Attenzione: non è corretto dire che il signoraggio bancario è la spiegazione di tutti i mali del mondo.
L'avidità ed il denaro lo sono :-o
Comunque l'ipotesi del complotto è tutto fuorchè semplice....
Io la definirei a bassa valenza... cioè molto molto improbabile.... ma non impossibile.

Certo che i savi sono esistiti....
I pazzi sono ai vertici dei ns istituti :help:

Sei una persona colta ed educata. Sei benvenuto :)

cortesemente commenta anche questo articolo:
Euro, arriva la conferma dell’UE: ci hanno sempre truffato: Euro, arriva la conferma dell’UE: ci hanno sempre truffato « Il Rapporto Aureo

BCE: BCE, SEBC ed Eurosistema

ciao Matley,
penso anche io che l'avidità e il denaro contribuiscono parecchio ai mali del mondo, ma credo anche che la realtà sia spesso veramente complessa e quindi diffido un po' delle iper-semplificazioni: ad esempio anche il fanatismo religioso e politico contribuiscono parecchio ai mali del mondo, ma spesso gli ideologi dei movimenti più estremisti e violenti sono del tutto disinteressati al denaro, oppure 'combattono' (in teoria) per avere una società più equa e giusta....
Il link che segnali è interessante, come quelli che segnala mototopo, il problema di questi argomenti è che, per molti motivi storici, sono molto apprezzati dai movimenti politici di estrema destra, o che hanno posizioni xenofobe e intolleranti (curioso che l'interrogazione al parlamento europeo sia di Borghezio, che certo non brilla per tolleranza e rispetto delle minoranze (diverse da quella 'padana'...))

Volevo solo segnalare questo pericolo: se fai una raccolta di tutti gli articoli anti-signoraggio bancario che trovi su Internet, è abbastanza facile che ti imbatti in articoli il cui 'cuore' è una posizione razzista e antisemita...

Se Stepehn Goodson fa una lunga 'controstoria' per incolpare gli ebrei di tutte le disgrazie che sono capitate nel corso dei secoli al popolo inglese, a me viene il dubbio che sia soprattutto un razzista che odia gli ebrei, e quindi la sua posizione sul signoraggio bancario perde un po' di interesse (almeno per me) ...
Se mototopo riporta questi articoli senza nessun commento, viene il dubbio che la pensi anche lui cosi'; spero di no, sinceramente.

Sarò un buonista sinistrorso, ma il razzismo non mi sembra mai una buona cosa, e l'antisemitismo è la forma più semplice di razzismo, che in periodi di disastrosa crisi economica come quello che viviamo ritorna molto facilmente di moda. I banchieri ebrei sono in fondo un perfetto capro espiatorio per tutti i guai che stiamo vivendo in Europa...

ciao,
Luca.
 
Financial Stability Board ha aggiornato la classifica dei gruppi finanziari troppo grossi per poter fallire.

Al mondo ci sono ventotto banche il cui fallimento potrebbe provocare un rischio sistemico che minaccia la stabilità dell’economia globale.
Nella lista compilata dal Financial Stability Board del G20 è arrivato per la prima volta anche un istituto italiano…
Unicredit.
RISCHIO SISTEMICO – Dal novembre del 2011 il Financial Stability Board, l’organismo di vigilanza del G20 che monitora sulla stabilità del sistema finanziario globale pubblica una lista delle banche “pericolose” dal punto di vista sistemico. Sono gli istituti cosiddetti Too big to fail, troppo grandi per poter fallire, che per la loro ampiezza e per gli intrecci finanziari con altre banche rischiano di provocare danni molto superiore al loro semplicemente fallimento in caso di insolvenza. Sono i cosiddetti SIFIs, acronimo inglese per istituzioni finanziarie rilevanti dal punto di vista del sistema. L’anno scorso erano state individuate 29 banche SIFIs, e quest’anno il Financial Stability Board ha aggiornato la sua lista, rimuovendo alcuni istituti ed inserendone altri, tra i quali la nostra Unicredit. Entra così per la prima volta anche una banca italiana all’interno della classifica delle banche più pericolose, o rilevanti, a seconda dell’ottimismo o del pessimo dell’osservazione. Il Financial Stability Board propone inoltre un set di misure affiché queste banche riducano il loro rischio sistemico, indicando la quota di ricapitalizzazione necessaria.
CHI VA E CHI VIENE – L’ingresso più rilevante nella lista SIFIs del FSB per il nostro paese è senza dubbio Unicredit. Dalla classificazione sono uscite Commerzbank, la seconda banca tedesca, il gruppo franco-belga Dexia, così come la parzialmente statalizzata Bank Lloys, istituto inglese. Queste banche, a causa della cessione di alcune attività, sono diventanti meno rilevanti per il sistema. Oltre ad Unicredit sono invece entrate nella lista SIFis un’altra grande banca spagnola oltre al Santander, BBVA, Standard Chartered, istituto britannico specializzato sui mercati dei paesi emergenti, e Bank of China, l’ingresso giudicato più sorprendente dal Financial Times Deutschland. Le banche di sistema dovranno ricapitalizzarsi oltre la soglia fissata da Basilea 3, l’accordo internazionale sui requisiti minimi di capitale. source
LE PIU’ PERICOLOSE – Nessuna banca dovrà comunque immediatamente ricapitalizzarsi del 3,5%, la soglia di pericolo massima indicata dal Financial Stability Board. I nuovi requisiti di capitale dovranno essere applicati interamente, spiega l’Fsb, fra il gennaio 2016 e il gennaio 2019, iniziando dal novembre 2014. L’organismo internazionale divide gli istituti di credito in cinque categorie, a seconda dell’importanza dell’operazione. Se la prima fascia, quella del 3,5%, è vuota, la seconda è occupata dalle banche sistematicamente più pericolose in caso di crollo.
Sono Citigroup, Deutsche Bank, Hsbc e JP Morgan Chase. Nella terza graduatoria, ove vige l’obbligo di una ricapitalizzazione del 2%, si trovano invece un numero inferiore di istituti, ovvero Barclays e Bnp Paribas.
MINORI RISCHI – Tolte le prime sei in testa alla graduatoria di pericolosità dei SIFIs, nelle ultime due categorie trovano spazio gli altri ventidue istituti individuati come sistemici dal Financial Stability Forum. L’1,5% di ricapitalizzazione è necessario per Bank of America, Bank of New York Mellon, Credit Suisse, Goldman Sachs, Mitsubishi, Morgan Stanley, Royal Bank of Scotland e Ubs. Nell’ultima fascia, quella dell’1%, si trovano invece, oltra alla nostra Unicredit, Bank of China, Bbva, Groupe Bpce, Crédit Agricole, Ing Bank, Mizuho, Nordea, Santander, Société Générale, Standard Chartered, State Street e Sumitomo. I nuovi requisiti di capitale dovranno essere applicati interamente, spiega l’Fsb, fra il gennaio 2016 e il gennaio 2019, iniziando dal novembre 2014.
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Ecco le Banche più pericolose del mondo, 10.0 out of 10 based on 1 rating

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Uno degli argomenti nativamente in scaletta sul blog è proprio quello relativo all’argomento del “signoraggio bancario”. Passateci la battuta, ma il signoraggio ormai è inflazionato come tema. Così abbiamo sempre rimandato la pubblicazione di un articolo su tale argomento. Il motivo fondamentale di questa mancanza risiede nel fatto che l’argomento “signoraggio e sistema monetario internazionale” è ben affrontato, argomentato e diffuso da molti siti e blog che da anni si occupano di fare informazione specifica. Questi siti e blog offrono informazioni dettagliate, fonti e bibliografie più che esaustive, per non parlare del l’ottimo lavoro svolto dagli esperti che seguono il problema. Siccome il rispetto per il lavoro altrui è sacrosanto, abbiamo preferito non proporre l’ennesimo, ridondante, articolo sul signoraggio, ma piuttosto consigliare ai nostri lettori di informarsi presso le fonti facilmente reperibili su internet delle quali saremo lieti di indicarvene le più serie, quindi scriveteci.
Volendo contribuire alla comprensione del fenomeno del sistema monetario internazionale abbiamo deciso di affrontare il tema da un punto di vista discorsivo, da parte di un figlio curioso che chiede al padre informato. Così abbiamo deciso in redazione di articolare e pubblicare le risposte che inviamo ai nostri lettori e ad alcuni giornalisti che ci chiedono per esempio che cosa si intenda per “debito virtuale o reale”, avendo a disposizione consulenze di esperti nel settore, come nel caso della proposta del dott. Miclavez, autore di Euroschiavi e Euflazione, avendo inoltre la fortuna di ospitarlo tra i nostri articoli.
Tra tutte le risposte ai lettori visionate al riguardo di questo tema, abbiamo deciso di pubblicare un caso strettamente personale, ciò che è accaduto due settimane fa tra il nostro co-redattore Marco Cutolo e suo figlio che frequenta il secondo liceo scientifico. Di seguito il dialogo father to son.
- Papà tu ti occupi di debito pubblico e di economia per le testate e i blog per i quali scrivi?
- Diciamo di si, tanti se ne occupano in questo momento anche perché è uno degli argomenti portanti di questo periodo di crisi economica. Perché me lo chiedi?
- Perché voglio cercare di capire cos’è il debito pubblico e poi su internet, su facebook, non si parla di altro se non di questo e del signoraggio bancario. Molte cose non le capisco, pare essere un argomento complesso.
- In realtà l’argomento non è complesso. Uno dei segreti della riuscita di questo sistema economico monetario sta proprio nella sua banalità, così semplice che è facile sfugga alla mente. Non ti fare spaventare dall’istituzionalità delle argomentazioni. Quando si parla di debito pubblico si parla dello stesso debito che tu concepisci benissimo riguardo l’acquisto di una lavatrice a rate. E’ la stessa identica cosa. Nessuno è più proprietario delle sue ricchezze e del suo benessere, ne della sua salute. E’ tutto prestato, tutto a debito, in tutto il mondo. Più una nazione è ricca più il suo debito è alto. E’ come se in questa casa fosse vietato possedere qualcosa e fosse obbligatorio avere tutto in prestito a rate e con gli interessi. In un mondo così chi ha più cose di conseguenza ha più debito.
- E’ questo sarebbe il signoraggio bancario?
- No, questo è il sistema economico basato sul debito. Il signoraggio è solo una piccola parte di questo sistema anche se nell’ultimo decennio se ne sono esasperati i limiti tanto che il signoraggio bancario si è trasformato molto. Si continua ad usare questo termine per sintetizzare il concetto di privatizzazione della moneta e del guadagno che le banche private come la BCE e la Federal Reserve ne ricavano distribuendola, ormai a prestito e a debito.
- Non credo di aver capito.
- Ok. Cercherò di raccontarti la storia in modo da farti degli esempi facili perché sta nella semplicità il trabocchetto. Sei pronto? Seguimi bene.
- Ci sono!
- Tutto nasce in Italia (cominciamo bene!) con le repubbliche marinare, specialmente quelle di Genova e Venezia. Dai porti di queste città partivano navi cariche di beni dirette verso altre nazioni, città, repubbliche. Le merci trasportate venivano vendute o in cambio di altre merci o in cambio di monete (gettoni in verità) d’oro. Tutti i beni avevano un valore di mercato basato sull’equiparazione con altri beni o sul valore in oro deciso dal mercato.
- Come oggi?
- Da questo punto di vista si, esattamente come oggi. Quindi le navi trasportavano merci e monete d’oro. Puoi capire il rischio che si correva nei mari durante i viaggi dal porto di Genova sino in Turchia a causa dei pirati e del rischio di essere derubati dell’oro una volta sbarcati a destinazione. Nessun ladro può rubarti sotto il naso 10 carcasse di mucche, ma può benissimo portarti via un piccolo forziere di monete d’oro. Per risolvere questo grave problema la repubblica marinara di Genova, forte del suo impero e del suo mercato in tutto il mediterraneo, decise di creare la prima moneta cartacea, anzi, il primo “titolo” pagabile a vista al portatore, numerato, protocollato, certificato. Perché tutto funzionasse però c’era bisogno che nei luoghi di destinazione dei mercati vi fossero degli istituti delegati dalla repubblica di Genova, affinché si potessero cambiare questi titoli ricevendo in cambio oro. Così nacquero le banche. I mercanti caricavano le navi di merci e invece di caricare forzieri di oro andavano in banca e si facevano dare un titolo che valeva quanto oro si sarebbero dovuti portare. Questo oro veniva versato in banca in cambio del titolo.
A destinazione i mercanti vendevano la merce che trasportavano e ne acquistavano altra per caricare le navi, ma non pagavano più con l’oro (sia in forma di “moneta” o gettone, sia in forma di lingotto) bensì con questo titolo. Il mercante straniero riceveva tale titolo grazie al quale poteva andare in una banca affiliata in zona, presentarlo e ricevere in cambio tanto oro quanto valeva il titolo. Quindi se il portatore aveva un titolo che valeva 100 gettoni d’oro, presentandolo in banca questa prendeva il titolo, lo distruggeva dopo averlo protocollato come “cambiato” e consegnava al portatore 100 gettoni d’oro.
- Così sono nate le banche?
- In un certo senso… diciamo che era nato il servizio di deposito bancario. Un servizio utile direi.
- Eh si, utile e intelligente!
- Già. Ma a qual punto, una volta che il sistema di credito a distanza era stato accettato ufficialmente in tutto il mediterraneo, accadde l’imprevisto! I titoli avevano acquistato talmente tanta fiducia nei portatori che erano pochi coloro i quali avendone uno si scomodavano per andarlo a cambiare per ritornarsene con le sacche piene di oro. Primo per scomodità di trasporto, secondo per il rischio di essere derubati. Così pochi cambiavano il titolo in oro e molti invece compravendevano beni scambiandosi i titoli. Ora si che si può dire che erano nate le banche! Queste avevano i caveau pieni di riserve di oro e la popolazione mediterranea faceva mercato con i loro titoli perché si fidavano del sistema. Il titolo valeva sicuramente tanto oro quanto riportato sulla facciata del titolo.
- Ed era vero?
- Accidenti se era vero!
- E cosa c’è di sbagliato in questo?
- In questo niente, ma la storia non finisce qui. Si affaccia il primo lato oscuro del sistema bancario nel momento in cui le banche si accorgono di avere molto oro depositato e inutilizzato, quindi fermo.
- Perché tutti utilizzavano la moneta cartacea e i titoli lasciando l’oro in banca come deposito reale della loro ricchezza.
- Proprio così. Da questa constatazione partì un ragionamento di tipo algoritmico, statistico. Le banche erano interessate a un dato molto importante: quante persone andavano a ritirare contemporaneamente l’oro scambiando con questo i titoli? Il dato riportava un numero assai basso, nell’ordine delle unità percentuali. Assumiamo per comodo che la percentuale fosse del 5%. Questo voleva dire che solo il 5% dell’oro depositato in banca veniva richiesto, riscosso, movimentato dai clienti e che il restante 95% rimaneva costantemente in deposito. Allora perché non utilizzare questo oro, questo valore, immobilizzato? Perché non farlo fruttare? Fu così che le banche allora stabilirono una percentuale di “sicurezza” oltre la quale poter operare in tranquillità con l’oro depositato dai clienti, assicurandosi di avere una riserva aurea sufficiente ad affrontare eventuali richieste o picchi di richiesta di cambio oro/titoli. Questa percentuale venne stabilita nell’ordine del 20% circa. Fu così che nacque il concetto e il meccanismo di “Riserva frazionaria“. Questo sistema permetteva alle banche di poter disporre del’80% dell’oro depositato per i suoi affari.
- Affari? Di che tipi di affari poteva occuparsi una banca?
- Prestiti. L’80% dell’oro poteva venire utilizzato per prestare oro, denaro, a chi lo richiedesse guadagnandoci l’interesse sul valore prestato, esattamente come gli interessi di oggi. Prestavano cento per riceverne centotrenta nel tempo. Fu così che le banche passarono dall’essere istituti di risparmio a istituti di credito e risparmio.
- Ma i clienti sapevano di questo meccanismo, di questo sistema, di questo business fatto con i loro soldi e con le loro riserve di oro?
- Qui la cosa inizia a farsi complicata. I clienti non potevano sapere questo o non si sarebbero più fidati di una banca che utilizza l’80% dei tuoi risparmi per prestarli in giro e guadagnarci. Quindi nacquero nuovi tipi di contratto, nuove clausole. Si faceva firmare il contratto dove questo veniva detto, ma in forma molto poco chiara e trasparente, altrimenti, ripeto, nessuno avrebbe più affidato i suoi risparmi a una banca. Inoltre, per invogliare gli utenti a versare i loro risparmi in banca, venne inventato il tasso di interesse sui soldi versati sul conto, quindi anche il cliente guadagnava se affidava i suoi risparmi alla banca. Conveniente no? Perché tenermi l’oro o i soldi/titoli sotto il materasso quando depositarli in baca significava anche guadagnarci nel tempo?
Certo nessuno si domandava seriamente come fosse possibile fare soldi dal nulla, come fosse possibile che una banca da una somma X versata potesse ritornarti indietro una somma X + q. Come si dice “a caval donato non si guarda in bocca”. Ai clienti veniva data, distribuita, una parte di guadagni derivanti dai finanziamenti. In effetti il sistema era geniale. In questo modo si facevano soldi dal nulla e inoltre si distribuiva tra la popolazione più moneta e oro di quanta in realtà non ce ne fosse in deposito, in reale ricchezza. Fu così che per la prima volta la ricchezza reale divenne man mano ricchezza statistica. Questo sistema è andato avanti per secoli, evolvendosi e strutturandosi sempre di più. Inoltre è facile capire come il fare soldi dal nulla avesse portato le banche a diventare straordinariamente ricche! Lo stesso sistema della ricchezza statistica venne utilizzato dalla assicurazioni, ma questa è un’altra storia che ti sarà più facile capire ora che inizi a conoscere il sistema economico basato sulla moneta.
- Quindi il signoraggio cosa sarebbe?
- Non ho mai parlato di signoraggio. Molti confondono questo termine e lo utilizzano a sproposito per indicare un problema più grande, le cui origini ti sto spiegando. Alcuni utilizzano questo termine come convenzione per intendere il concetto di “nuovo sistema monetario internazionale”.
- Nuovo?
- Esattamente. Come ti stavo dicendo il sistema si è evoluto sempre di più e la ricchezza dell’occidente galoppava in modo così veloce che il sistema economico e monetario faticava a seguirla. I soldi iniziarono a non bastare più, soprattutto dopo la rivoluzione industriale sino ai giorni nostri. Così le banche furono “costrette” a rivedere i numeri, ad osare, ritoccando come prima cosa la percentuale di riserva frazionaria. Inizialmente la riserva frazionaria era del 20%, pensa che oggi è al di sotto dell’1.5%. Questo si è ottenuto con una sponsorizzazione dei prodotti finanziari. Siccome l’unico ostacolo al ribasso della percentuale della riserva frazionaria era rappresentato dai cittadini che ritiravano i soldi agli sportelli, si è cercato di diminuire drasticamente questo fenomeno, cercando di incentivare sempre più i contribuenti a investire il loro denaro e a non prelevarlo, ne a tenerlo fermo.
Questo enorme flusso di denaro, queste continue iniezioni di moneta portarono subito come conseguenza un fenomeno finanziario chiamato inflazione.
- E cosa è l’inflazione?
- Se dovessi parlarti dell’inflazione dovrei aprire un grande capitolo a parte. Quindi, al fine di proseguire con l’illustrazione del funzionamento del sistema bancario, ti rimando a una definizione da manuale che ti lascio per compito:
In economia il termine inflazione indica un generale e continuo aumento dei prezzi di beni e servizi in un dato periodo di tempo che genera una diminuzione del potere d’acquisto della moneta.
Con l’innalzamento dei prezzi, ogni unità monetaria potrà comprare meno beni e servizi, conseguentemente l’inflazione è anche un’erosione del potere d’acquisto.
Vi sono diverse possibili cause dell’inflazione. L’aumento dell’offerta di moneta superiore alla domanda, stimolando la domanda di beni e servizi e gli investimenti, è unanimemente considerata dagli economisti una causa dell’aumento dei prezzi nel lungo periodo. Altre cause sono l’aumento dei prezzi dei beni importati, l’aumento del costo dei fattori produttivi e dei beni intermedi, in seguito all’aumento della domanda o per altre ragioni. Nell’ambito dell’aumento del costo dei fattori produttivi svolge altresì un ruolo l’aumento del costo del lavoro. Da approfondire qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Inflazione
Capirai da solo che questo sistema, così portato all’estremo, non poteva reggere se non incentivando un sistema del debito, secondo il quale tutto, dal denaro ai beni, doveva tendere ad essere prestato.
- Altrimenti addio riserva frazionaria…
- Proprio così. Ma da questo momento entra in gioco la seconda grande mutazione del sistema bancario dopo quella dell’introduzione della riserva frazionaria: la gestione privatizzata del debito tra paesi e la centralizzazione del problema dell’inflazione. In poche parole gli stati non riuscivano più a mantenere in equilibrio un sistema completamente virtuale, soprattutto non riuscivano a scambiarsi beni e servizi in modo equo ed equilibrato, pensiamo all’Europa e agli USA. Il sistema, la ricchezza, non poteva dipendere da quanto fossero bravi i singoli stati a tenere sotto controllo questo cavallo sbizzarrito del capitalismo sfrenato e senza regole. Fu così che invece di fare qualche passo indietro, invece di frenare durante questa impazzata corsa in discesa ripida senza freni, si incentivò il sistema ai limiti dell’insostenibilità. Gli Stati decisero di privatizzare la gestione della loro moneta in modo da delegare a privati sia l’emissione della moneta, sia il controllo dell’inflazione, sottraendo di fatto ai cittadini la sovranità monetaria. Secondo te i privati avevano a cuore il controllo dell’inflazione avendo in mano la gestione del denaro dell’intera popolazione mondiale? Tu lo avresti avuto così a cuore?
- Onestamente credo di no… e quindi cosa è successo?
- I privati si fecero carico del controllo dell’emissione monetaria e di tenere sotto controllo l’inflazione in cambio del guadagno provigionale sulla percentuale sui soldi gestiti ed erogati. Saltiamo qualche decennio e parliamo direttamente dalla BCE (Banca Centrale Europea). La BCE ancora oggi guadagna il 3% del valore facciale (quello indicato sulla facciata delle monete, ad esempio 100€) per ogni moneta stampata e distribuita. Immagina tutti i miliardi di euro che vengono immessi solo nel mercato europeo e fatti due conti!
- Il 3%? Ma è una percentuale che non ha alcuna giustificazione!
- Per questo prima di arrivare a questa soluzione si è fatta la propaganda sul concetto di libero mercato. A questo punto ti domando: quale interessa avevano realmente le banche private visto che guadagnavano il 3% su ogni moneta stampata?
- Beh, questa è facile: cercare di stampare quanta più moneta possibile.
- Elementare conseguenza. Ma non ti sei chiesto una cosa o l’hai persa di vista. L’oro, in tutto questo meccanismo, le riserve auree, che fine hanno fatto?
- Da quello che ho capito sino ad ora le riserve auree non corrispondevano più alla ricchezza messa in circolazione da un bel po’ di tempo direi.
- Esattamente! Si è perso completamente il valore reale della moneta. Questo valore è diventato del tutto virtuale e si basa completamente sulla fiducia che noi portatori abbiamo in essa. Ed è qui che interviene il concetto di signoraggio! Ma per signoraggio non intendo quello spiegato nei libri di storia riguardante il periodo del feudalesimo e nemmeno il concetto accademico bocconiano. Per questo concetto scolastico ti rimando ancora una volta a un compito da fare a casa e a informarti sul concetto ufficiale di signoraggio inteso sia come usanza medioevale sia come signoraggio bancario. Ti parlerò invece del signoraggio per come viene applicato in pratica oggi ed ha a che fare con la virtualizzazione del sistema monetario e sulla virtualizzazione del concetto di debito.
- Virtualizzazione? In che senso?
- Nel senso che il sistema bancario e monetario così come te l’ho spiegato sino ad ora in pratica non esiste più. Ti faccio un esempio tra come era prima e come è ora:
Partiamo dal presupposto scritto sopra secondo il quale a garanzia del valore reale della moneta non vi è più nulla, niente oro, niente ricchezza, se la moneta scompare, di conseguenza, scompare la ricchezza monetaria (ma non economica).
Quando la moneta e il debito erano reali:
Io prendo dell’oro, tutte le mie riserve d’oro e visto che non posso girare con lingotti e compravendere con blocchi di oro decido di stampare tanta moneta quanto oro ho. Se io presto questa moneta a te e tu non me la ridai, tu con quella moneta puoi comprarti tanto oro quanto vale. Quindi io ci ho perso il valore equivalente al valore della moneta che ti ho prestato. Per esempio ti ho prestato 10.000€? Se tu non me li ridai ci ho perso esattamente 10.000€.
Oggi invece funziona così:

Prendo dei post-it, diciamo 1000 post-it e li pago in totale 10€.
Poi su ogni post-it faccio stampare una cifra in euro, diciamo 10€. (Valore nominale)
Io presto a te 1000 post-it per un valore stampato pari a 10.000€. Ma io non ho messo in quei post-it 10.000€ della mia ricchezza, ma solo 10€ più l’inchiostro e il lavoro… assumiamo indicativamente 20€. (Valore intrinseco)
Se tu non mi ridai i post-it che ti ho prestato, io quanto ho perso nominalmente? 10.000€, ma realmente? 20€.
Io ovviamente faccio il gioco di arrabbiarmi come se tu mi avessi rubato ben 10.000€, ma dentro di me sono arrabbiato realmente solo per la perdita del 20€.
L’Argentina ai tempi del crack finanziario disse a tutti i suoi debitori: “sappiamo che il debito è virtuale… vogliamo parlarne davanti a tutti o facciamo finta di niente e manteniamo il gioco sino a che non si calmano le acque?”.
L’Islanda Idem: “decidiamo di non pagarvi 4 miliardi di euro”. Se veramente l’Inghilterra avesse perso 2 miliardi di euro (e altri 2 miliardi l’Olanda) non se ne starebbe li buona come se non fosse successo niente. Sono state combattute guerre e stermini di popoli per molto ma molto meno. Perchè? Semplicemente perchè le banche e il regno inglese non hanno perso 4 miliardi realmente, ma solo una microscopica parte di essi.
Ho cercato di spiegare la differenza tra valore nominale e valore intrinseco in “soldoni”. Il signoraggio, in pratica e non in teoria, è proprio questo, avallato e permesso dalla privatizzazione della moneta. Inflazione? Gli Stati occidentali decisero sin dagli anni 60/70 di privatizzare la moneta vendendo il servizio della manutenzione dell’inflazione ai privati ai quali hanno venduto la sovranità monetaria. Il punto è che è stato solo un grande inganno perchè, come vediamo, nessuno si è occupato di mantenere equilibrata l’inflazione e si è stampato migliaia di volte più denaro di quanta ricchezza possedessimo. Ed eccoci qui.
- L’esempio che mi hai fatto sui “post-it” però riporta un concetto nuovo e delle percentuali di signoraggio molto diverse da quelle che mi hai indicato prima. Inoltre da alcuni documenti in rete si parla di un signoraggio pari al 103%, in sostanza si dice che la BCE ci presta 100€ (che gli sono costate 30cents per la fabbricazione e distribuzione) e alla scadenza dell’obbligazione che si da in cambio della moneta (che certifica alla banca che quella moneta vale effettivamente 100€ e non 30cents) gli Stati, ovvero i cittadini, devono ridare 103€ alle banche private e sarebbe così che il debito pubblico cresce in continuazione. Ma da questo punto di vista le percentuali non corrispondono. Insomma la BCE ci guadagna il 3% o il 103% su ogni moneta emessa? C’è una bella differenza!
- L’incoerenza è solo apparente, nel senso che bisogna distinguere tra teoria, contrattualistica e pratica. Come ti ho spiegato sopra, oggi, in pratica e non in teoria, il sistema è molto simile a quello dei post-it. Per contratto tra Stati e banche private queste ultime guadagnano il 3% del valore nominale di ogni moneta emessa, non prestata, ma emessa e distribuita. Negli anni è accaduto che proprio a causa di tutto lo scelerato sistema che ti ho descritto, tutti gli Stati si sono continuamente indebitati siano ad arrivare a un punto di insostenibilità. A questo punto gli Stati hanno iniziato ad avere bisogno di moneta, di liquidità, di finanziamenti che esulano dal rapporto originale che regola il sistema Stato-banca privata. Gli Stati a chi chiedono soldi in prestito?
- Inizio a capire… alle banche, alla BCE!
- Già. Quando uno Stato ordina sovranamente
la stampa di 100€, per contratto la BCE ne ricava 3€. Quindi il “signoraggio” equivale al 3%. Ma se lo Stato chiede in prestito alla BCE della moneta cosa succede?

- Succede che lo Stato deve ridare indietro alla BCE i 100€ più i 3€ derivanti dal contratto di stampa e distribuzione. Quindi il signoraggio bancario è di 100€ + 3€ – 30cents. Ma è legale tutto questo?
- E’ legale tanto quanto amorale e abominevole, soprattutto nei confronti dei cittadini che non hanno mai scelto questo sistema economico/monetario!

- Ora tutti gridano a gran voce di uscire dall’euro!
- L’euro è una moneta privata e fa parte del sistema economico basato sul debito e sul valore virtuale e non reale. Quindi qualsiasi movimento si faccia con l’euro, come con il dollaro, si crea matematicamente per sua natura debito e debito significa povertà. La moneta unica europea sarebbe una bella cosa, ma dovrebbe essere europea, del popolo europeo e non privata come spiegato sopra… esattamente come per il dollaro.
- Insomma, nessuno vuole pagare questo debito perché si dice non esista, ma è così?
- Come ti ho spiegato sopra, con l’attuale sistema monetario internazionale, il debito nasce virtuale, non reale. Purtroppo… grazie a un mercato del debito, proprio così, un mercato dove tutti comprano il debito di tutti (perché non si compra e non si vende più ricchezza da molto tempo ormai) il debito da virtuale passa automaticamente a reale. Come? I cittadini che investono i loro risparmi in obbligazioni statali (es. BOT), altro non hanno fatto che acquistare un debito e nel momento in cui lo hanno fatto il debito da virtuale è divenuto reale e a loro personale carico. Stessa cosa tra le nazioni. Se la Francia acquista del debito dall’Italia, nel momento in cui l’Italia non restituisce questo debito alla Francia non è la BCE a perderci (stampando questa denaro ormai dal nulla), ma la Francia e così via.
- Quindi come se ne esce?
- Nessun cittadino è disposto a perdere i propri risparmi, soprattutto se i risparmi sono consistenti. Il problema è che questa crisi economica andrà a toccare tutti, soprattutto i grandi risparmiatori e non si può tornare indietro. I medi e grandi risparmiatori sappiano che i loro risparmi sono solo debito e qualora non fossero investiti sono solo carta straccia senza alcun supporto di ricchezza reale sotto, come può essere l’oro.
- Leggo su facebook proprio ora di qualcuno che propone di ritirare tutti i soldi dalle banche e di comprarci dell’oro!
- Mi dispiace figlio mio, ma ti stai dimenticando di quanto abbiamo detto al riguardo della riserva frazionaria. La tua banca ha soldi solo per 1% dei correntisti. Su 100 correntisti che hanno versato ipoteticamente la stessa somma, solo uno riesce a ritirare i suoi risparmi.
- E gli altri?
- Per gli altri non c’è niente da fare, per quanto la teoria dica che il FMI (fondo monetario internazionale) garantisca un rimborso in 10 anni di cifre al di sotto dei 100.000€, ma in pratica non è così.
- Perché il FMI non ha fondi.
- Esattamente! E forse, dico forse, quei fondi di cui si parla non li ha mai avuti.
- Quindi in questo momento chi non ha niente, chi è povero o chi ha poco è fortunato?
- Oddio, fortunato è una parola grossa, diciamo che non perderà nulla di più di quanto non abbia già perso a causa di questo scelerato sistema socio economico e non mi riferisco solo ai soldi, ma anche a cose più importanti, come i figli e la famiglia, mentre chi ha molto perderà matematicamente molto e questo vale soprattutto per coloro che nei soldi hanno investito gran parte della loro esistenza.
- Quindi un cambiamento, una rivoluzione è inevitabile arrivati a questo punto. Ma cosa bisogna fare?
- Prima di tutto far sapere che sappiamo tutto e che conosciamo il passato e sappiamo capire il presente. Che questo scempio non si ripeta più, per i nostri figli perchè non possiamo più pensare solo a noi; cercando di salvare noi negheremmo un futuro degno ai nostri figli e soprattutto sarebbe assurdo cercare di salvare l’insalvabile.
Fate sapere che sapete… questo è fondamentale per cominciare a cambiare le cose.
- Lo farò!
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luca

ciao luca.premetto che le frasi scritte sono differenti,anzi risultano differenti e potrebbero essere mal interpretate,nn sentenddo il tono sereno della voce.ti ho messo ora le origini ,in modo semplice della nota da banco,che risale nei tempi,quando ancora nn c'era ne' la destra ,ne' la sinistra,ne' il centro,ne' sotto,ne sopra,come meglio ti aggrada.ti faccio un piccolissimo preambolo,poi chiudo subito,in quanto metterla in politica ,religione e ecc ecc ecc.nn mi trova interessato.il soldo nn ha colore ,ideologia o religione che essa sia. il mio bis nonno,fondo' con camillo prampolini le cooperative,mio nonno fu rinchiuso in campo di concentramento nella seconda guerra mondiale,con un mitra in golax 3 ore e l'altro mio nonno ,sia prima che dopola guerra nn ha mai preso nessuna tessere ,di nessun colore che fosse o nero o rosso.era banalmente e semplicemente libero,da ideologie poliche e religiose.mi fermo qui ,perche' sarei noioso e nn voglio fare polemica ,ho solo descritto alcune cose della mia famiglia ,ci sarebbe altro,ma lo tengo x me. ti auguro dei seguire il forum di investire oggi.se le cose riportate nn ti agggradano,sei liberissimo di nn seguirle e di cambiar canale in questa bellissima televisione. ciao
 
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