Commendator La mò
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poko informati come sempre
il 3 monti ha già dato la sua ricetta, cioè il federalismo fiscale
il 3 monti ha già dato la sua ricetta, cioè il federalismo fiscale
Commendator La mò ha scritto:poko informati come sempre
il 3 monti ha già dato la sua ricetta, cioè il federalismo fiscale
f4f ha scritto:
cioè?
non è una ricetta, questa è una dichiarazione d'intenti di tipo politico
o si crede che la somma degli addendi sia maggiore del totale ?
f4f ha scritto:
cioè?
non è una ricetta, questa è una dichiarazione d'intenti di tipo politico
o si crede che la somma degli addendi sia maggiore del totale ?
nic.73 ha scritto:L'unica cosa positiva è che al massimo l'anno prossimo si torna a votare
Il mortadella passerà alla storia per il governo più breve della storia della repubblica
fo64 ha scritto:La leggenda della «maggioranza assoluta al Senato»
L'offensiva della Cdl. Il dato reale è 49,62%. Erano stati esclusi l'estero e due Regioni
Dopo quella del purosangue Cigar che fece cilecca con 31 cavalle o di J.L. Roundtree che rapinò la National Bank di Pensacola a 88 anni di età, è nata un'altra leggenda: la destra ha preso la maggioranza assoluta dei voti al Senato con milioni di voti in più.
Come sia germogliata, la notte di lunedì 10 aprile, si sa. A un certo punto, nel caos di exit-polls travolti dai numeri veri, arrivò una notizia che pareva certa: alla faccia delle prime proiezioni, il Polo a Palazzo Madama aveva fatto il sorpasso. «La Cdl contesta che il centrosinistra abbia vinto le elezioni», tuonò trionfante Paolo Bonaiuti, «Abbiamo il Senato con oltre il 50% e 350 mila voti di differenza». Mancavano 4 minuti alle tre di mattina, il mondo della politica era stravolto, i rovesciamenti d'umore si abbattevano ora sugli uni, ora sugli altri.
Fin qui, ok: in quel casino... Il giorno dopo, però, è già tutto chiaro: basta andare sul sito del Viminale dove, ai piedi della schermata sul Palazzo Madama, dove spicca la vittoria della destra per un totale di 17.153.256 voti (pari al 50,21%) contro i 16.725.077 della sinistra, sta vistosamente scritto: «Sono escluse dal riepilogo le regioni Valle d'Aosta e Trentino Alto Adige». Contate le quali il totale dei voti della CdL sale, con le liste minori collegate, a 17.367.081 ma il vantaggio sull'Unione cala da 428 a 225 mila voti e la percentuale scende al 49,89%. Non basta: contando anche gli italiani all'estero, il margine sulla sinistra cala ancora fino a 141.116 voti (0,39% di distacco) e la percentuale al 49,62%.
Una vittoria non nettissima, ma più larga di quella parallela dell'Unione alla Camera. Più che sufficiente, tra persone serie, per consentire alla destra di dire: fatti salvi i meccanismi elettorali, voi avete più voti da una parte e noi dall'altra.
Macché, qui viene il bello: la destra sceglie, a dispetto dei numeri del «suo» ministro degli Interni, di insistere, insistere, insistere. E creare su questa «maggioranza assoluta» un mito che ha lo spessore della bolla di sapone da 32 metri gonfiata nell'agosto 1996 da Alan McKey a Wellington, in Nuova Zelanda.
A dare il via è Berlusconi. Che convoca i giornalisti il giorno dopo lo spoglio e denunciando «brogli assolutamente unidirezionali», sentenzia: «Oggi nessuno può dire di avere vinto. Al Senato abbiamo la maggioranza assoluta dei voti». Va da sé che da quel momento parte la corsa a dar ragione al capo. Per giorni e giorni. Fino a far dubitare che si tratti solo di un candido errore dovuto a un'informazione sbagliata.
«Non si può non tener conto del fatto che al Senato abbiamo la maggioranza assoluta dei voti», spiega Maurizio Gasparri. «Alla luce dei dati ufficiali avremmo al governo una Unione che non ha la maggioranza del 50% in nessuno dei rami del Parlamento, mentre paradossalmente all'opposizione ci sarebbe una coalizione che invece ha al Senato la maggioranza assoluta dei voti. Un dato che dimostra in maniera palese che la maggioranza degli italiani vuole a palazzo Chigi ancora Berlusconi, autentico vincitore morale», concorda Renato Schifani.
«Più della metà del Paese al Senato ha votato per Berlusconi e la CdL», ammonisce Sandro Bondi. «Doveva essere la Caporetto di Berlusconi e se, al fotofinish, non è divenuta la sua Vittorio Veneto, poco ci è mancato», gongola Cesare Campa: «La CdL ha avuto la maggioranza assoluta dei voti al Senato». Emiddio Novi, della Commissione di Vigilanza, è furente: «È incomprensibile perché la Rai e tutto il sistema mediatico non abbiano preso atto di un dato inconfutabile: l'unica coalizione che ha ottenuto la maggioranza assoluta dei consensi in queste elezioni è la Cdl, che al Senato ha superato lo sbarramento del 50%». Antonio Tomassini s'indigna per «la sfrontatezza di chi, con arroganza, millanta di aver vinto ed una piccola manciata di voti di differenza generata da brogli, imbrogli e irregolarità» quando «la somma totale dei voti data da oltre metà dei cittadini sancisce la nostra vittoria che, ancora una volta, cercano di rubare». «L'Italia è un Paese spaccato in due», spiega Isabella Bertolini, «Anzi: più del 50% dei cittadini ha scelto Berlusconi presidente e la Cdl, come dimostrano gli oltre 400mila voti in più per il centrodestra ottenuti al Senato».
Macché 400 mila: «430», scrive Campa. No: «450», rialza Bondi. Di più, lo corregge a «Matrix» Niccolò Ghedini: «Quasi mezzo milione». E no, precisa Ignazio La Russa togliendo il "quasi": «La sinistra al Senato ha mezzo milione di voti in meno». E la leggenda cresce e cresce manco fosse quella che, di steppa in steppa, creò il mito del Prete Gianni. Fino a far dire a Letizia Moratti, ospite di Daria Bignardi, una cosa ancora più gonfia della sua nuova cotonata: «Due milioni di voti in più!». Al che, in un vecchio carosello, entrava una voce fuori campo: cala cala Trinchetto!
Gian Antonio Stella - Corriere della Sera - 21 aprile 2006
Commendator La mò ha scritto:poko informati come sempre
il 3 monti ha già dato la sua ricetta, cioè il federalismo fiscale