Wall Street lancia il segnale di vendita e piazza Affari apre nuovi minimi. Dove si fermeranno questa volta i mercati?
Di Massimo Brambilla
L’evento temuto si è avverato: il cedimento di ieri dell’importante sostegno di breve posto a quota 805-800 punti dell’S&P500 ha rotto di fatto il canale laterale mantenuto da metà gennaio, limitato superiormente a 875 punti, nell’ambito del quale Wall Street ha tentato di galleggiare in attesa dell’insediamento della nuova amministrazione Usa. Il cedimento di ieri, sulla scia degli allarmi da parte di Moody’s e Standard & Poor’s sulla situazione dei principali paesi dell’Est Europa e della nuova criticità del comparto auto, ha quindi aperto la strada del ritorno sui minimi del 2008 segnati il 21 novembre a 741 punti, caduti leggermente più in basso rispetto al minimo toccato il 10 ottobre 2002 a 768 punti.
Il ritorno a quota 740 è quasi una certezza, sottolineata dal balzo del Vix che ieri è tornato con un poderoso gap a oscillare attorno al 50%: graficamente quota 740 è infatti l’obiettivo di questa nuova ondata di vendite, ottenibile proiettando verso il basso l’ampiezza del trading range appena violato, sottraendo quindi 75 punti a quota 805. A quel punto gli acquisti di carattere speculativo tornerebbero a fare capolino, soprattutto nel caso in cui il Vix si dimostrasse riluttante nel fare ritorno verso i massimi dello scorso autunno, compensando gradualmente le vendite: il risultato netto dovrebbe quindi consentire all’S&P500 di innescare la reazione nella fascia compresa tra 740 e 715 punti, portando anche il Dow al test del minimo segnato il 10 ottobre 2002 a 7.197 punti, che risulta del 3,3% inferiore rispetto al minimo del 21 novembre scorso arrestatosi a quota 7.449 su cui è quasi approdato ieri. A 715 punti la perdita da inizio anno da parte dell'S&P500 sarebbe nell'ordine del 20%, più o meno in linea con l'ulteriore discesa degli utili del primo trimestre di quest'anno attesa oggi per le società che compongono l'indice.
In Europa, dove l’indice Eurostoxx Banks ha inaugurato ieri nuovi minimi, è atteso l’atterraggio del Dax sul forte sostegno che passa a 4.000 punti, tracciato sul doppio minimo del 2008 bissato in gennaio, al di sotto del quale la situazione si farebbe più pesante aprendo la strada verso il successivo supporto individuabile in area 3.700-3.600 punti, costruito tra la fine del 2003 e la prima metà del 2004.
Questo scenario non contempla l’ipotesi peggiore, che sarebbe dettata dal chapter 11 per General Motors o Chrysler e dal default più o meno dichiarato da parte di uno dei paesi più in crisi dell’Europa dell’Est: il primo evento shock sarebbe infatti preoccupante sia per i riflessi sull'economia e sia per la montagna di obbligazioni Gmac in portafoglio agli investitori istituzionali, mentre il secondo avrebbe pesanti ripercussioni sul sistema creditizio europeo (i ribassi degli ultimi due giorni di UniCredit e Intesa Sanpaolo, assieme a quelli di Raiffeisen, Erste Bank, SocGen, Kbc nonché quello accusato dalla moneta unica, parlano chiaro in questo senso).