TU RUBY, IO VOTO - IL BANANA CON L***8217;INCUBO DELLA SENTENZA RUBY (PREVISTA TRA NOVEMBRE E DICEMBRE) E DELLE NUOVE INCHIESTE, HA FRETTA DI VOTARE - PROPOSTA INDECENTE AL PD (E A NAPOLITANO): OK ALLA LEGGE ELETTORALE ***8220;SINISTRATA***8221; IN CAMBIO DI ELEZIONI A NOVEMBRE - RE GIORGIO, BERSANI E CASINI CHIUDONO LA PORTA ALLA ***8220;TRATTATIVA***8221; E SI RICOMINCIA DA CAPO CON IL TEATRINO DEI VETI INCROCIATI - COLLEGI O PREFERENZE? ENNESIMO RINVIO DEL COMITATO RISTRETTO***8230; -
PAURA EH? BERLUSCONI CON L'INCUBO DELLA SENTENZA RUBY E DELLE NUOVE INCHIESTE HA FRETTA DI VOTARE...
Carmelo Lopapa per la Repubblica
NOVEMBRE BERLUSCONI A PIAZZA SAN BABILA ANNUNCIA LA NASCITA DEL POPOLO DELLA LIBERTA Berlusconi chiede il voto a novembre. «Non abbiamo scelta, il 2013 è troppo lontano, le procure mi perseguitano, i giudici vogliono condannarmi prima della campagna elettorale». L'accelerazione matura nel giro di 24 ore.
Matura sotto una coltre di palude apparente nelle trattative tra Pdl e Pd
sulla legge elettorale. Prende corpo nel fortino di Palazzo Grazioli, dove il Cavaliere si precipita dalla Sardegna chiamando d'urgenza a rapporto i suoi: Alfano, Verdini, Ghedini, Bonaiuti. Ed ecco la svolta: bisogna fare in fretta, approvarla subito, la riforma. Sul leader - ed è la novità che l'avvocato dell'ex premier porta al gabinetto di guerra - incombe il rischio assai concreto di una condanna in primo grado tra novembre e dicembre.
SILVIO BERLUSCONI - Copyright Pizzi La mannaia del processo Ruby. La maledizione che lo perseguita. L'incubo di una campagna elettorale da condurre da gennaio a marzo, da candidato presidente del Consiglio, con il fardello di una sentenza funesta per quei reati infamanti. Ai timori per il caso Ruby si aggiungono inoltre - come ha raccontato nei giorni scorsi il Giornale - quelli per nuove inchieste che, secondo il Cavaliere, sarebbero in procinto di essere formalizzate contro di lui a Napoli e a Bari.
Impiegano poco tempo, i fedelissimi seduti nel salotto di via del Plebiscito, per comprendere che passa adesso l'unico treno per evitare la catastrofe. Approvare in pochi giorni la legge elettorale, anche alle condizioni degli avversari del Pd, a patto di convincere Monti alle dimissioni e Napolitano ad anticipare il voto a novembre. È un cambio di prospettiva repentino, un'inversione totale nella strategia Pdl. Gli sherpa Quagliariello e Verdini si preoccupano di informare la segreteria dei democratici, Bersani, Migliavacca.
ruby Ma viene affidata a Gianni Letta la missione più delicata. Perché nulla può maturare se il Quirinale è all'oscuro, se non acconsente alla svolta. L'ex sottosegretario informa il Colle in via informale nello stesso pomeriggio. Fa sapere che il Pdl è disponibile alla bozza quasi concordata col Pd: piccoli collegi, premio di maggioranza del 15 per cento al partito che ottiene più voti.
A una condizione, però, che tutto avvenga nel giro di pochi giorni e si vada al voto entro novembre. Condizioni, paletti che la presidenza Napolitano non potrebbe mai accettare. Dopo molteplici appelli ai partiti caduti nel vuoto, occorre che si faccia la legge elettorale. E al più presto.
Quel che verrà dopo sarà frutto della concertazione tra i partiti, ma mai il Colle potrebbe avallare un condizionamento di quel genere. È un netto rifiuto di cui al quartier generale berlusconiano devono prendere atto. Tanto più che della «strana intesa» ai vertici dei democratici, impegnati nella festa di Reggio Emilia, dicono di non sapere nulla. In ogni caso, Pier Luigi Bersani sarebbe nettamente contrario. «A quel capestro il partito non può sottostare». Nulla ne sa Pier Ferdinando Casini: «Nessuno ci ha interpellati e siamo contenti di essere fuori da questo gioco binario, in cui non intendiamo entrare».
continua
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