Incisioni antiche e moderne: Galleria di immagini

OK, risponderò. Ma prima lascio spazio e tempo per chi vorrà inserirsi nella discussione.
Consideriamola un utile pianerottolo tra le scale dove sono le immagini del 3d.
Sempre che @vecchio frank acconsenta (3d iniziato da lui) :)
 
OK, risponderò. Ma prima lascio spazio e tempo per chi vorrà inserirsi nella discussione.
Consideriamola un utile pianerottolo tra le scale dove sono le immagini del 3d.
Sempre che @vecchio frank acconsenta (3d iniziato da lui) :)
Ci mancherebbe altro, il 3d l'ho iniziato io, non ne sono il proprietario.
Personalmente però, come ho già scritto in qualche altra occasione, quando la discussione raggiunge questi livelli io mi chiamo fuori perché non mi sento all'altezza.
Me la caverò con una battuta, se me la concedete: sono pienamente d'accordo a metà con te e a metà con @RexRacer :lol:
 
Personalmente però, come ho già scritto in qualche altra occasione, quando la discussione raggiunge questi livelli io mi chiamo fuori perché non mi sento all'altezza.
Caro Frank, il buon senso e la passione sono sempre all'altezza (ammesso che qui ci sia qualcosa di alto) e chiaramente tu ne sei ben fornito. Se parlare di arte volesse dire fare a chi ha il pennello più lungo, sarebbe meglio darci un taglio :brr: :noo: tutti quanti. Poiché così non è, personalmente sono ancora in avida attesa delle opinioni di chi non la pensa come me, come di chi invece concorda.
In ogni caso il tema è cruciale. Per me si tratta non di criticare le singole sensibilità, ma di portare a coscienza come queste si siano formate e a quali trabocchetti siano esposte. Lo scomodo salottino della nonna oggi è divenuto intollerabile, ma lei ne era fiera. Chissà quanti capolavori di oggi saranno la discarica di domani. :perfido:
In pratica, solo sbagliando porta si riesce a salire al piano superiore. Le certezze dell'abitudine silenziosa ci lasciano al piano terra. Perciò vale sempre la pena di provarci, tanto più in un luogo come questo dove il sarcasmo verso le opinioni non ha diritto di cittadinanza.
 
PS: che poi di Michelangelo, Durer, Kandinsky e così via ne nasce uno ogni molte morti di papa....ma sarei proprio curioso di conoscere i nomi di qualche artista contemporaneo che apprezzi (avevo scritto "ammiri" ma mi è sembrato subito eccessivo... :lol:) e consideri un grande, ce ne sarà qualcuno, no??
Degli ultimi 50 anni non rimarrà NIENTE?
Parto dalla fine, e nemmeno esaustivamente.
Alla mente mi tornano le solite immagini già espresse. La forza di Kiefer (ma, dirai, è vecchio), la genialità di Arik Brauer (che lo è ancor di più). L'italiano Pellegrini, o anche Frangi. O le migliori risultanze della Transavanguardia (ma: 30 anni fa ...). Poi, credo che il sistema di consumismo installatosi anche nell'arte lasci fuori dai riflettori molti che meriterebbero ben di più, mentre esalta appunto prodotti stanchi ed irrilevanti. In questo senso il periodo è di decadenza. Per averne tanto abbiamo impoverito il cibo. Il dolore non viene più elaborato, ma eliminato alla base. Il medico è una stampante di ricette e nulla più. Sono gli aspetti negativi di uno sviluppo che certo porta anche qualcosa di buono, e sicuramente aveva molte buone intenzioni alla base. Le gallerie hanno bisogno di una tot produzione seriale sennò non si fa mercato, e le caratteristiche richieste per avere un grande pubblico non hanno più nulla di culturale, ma somigliano piuttosto ai luccichìi dei Luna Park. Da tutto ciò è difficile che sorgano nomi validi. In giro vedo o ripetitori del passato, o folli abbarbicati alla più banale attualità, o predicatori politici che hanno sbagliato vignetta, o altri sbandati che solo alle vignette, appunto, si sono ispirati. Di "poesia" non se ne parla, nei lavori vige magari il calcolo matematico o la frase di protesta (ma fatta quando? oggi? andate nel terzo mondo, borghesucci col pennello, e lavorateci per qualche anno).
Il mondo ha mangiato grande arte per un centinaio di anni. Ora è steso e sta facendo la sua digestione. BURP!

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Infine, se ci spostiamo di area, vorrei sapere quali grandi musicisti compositori creino oggi (lasciamo stare i rock e simili, per favore, sennò anch'io potevo citare accanto a Brauer il meraviglioso imbianchino del terzo piano che lavora come nessuno al mondo). E anche, quali grandi romanzi siano stati creati in Italia negli ultimi 20 anni. Prima di citare questi ultimi, si ricordi quanti grandi scrittori italiani siano risultati più o meno delle meteore scambiate per stelle, da Cassola a Vittorini, da Tondelli ai compitini della Tamaro, da Aldo Busi allo stesso noiosissimo Magris. Non è che io veda tutto negativo. Dipende da che cosa cerchi. Questa, per esempio, è tutta gente che scrive bene, ma se mi aspetto il grande romanzo non ci siamo. Poi, io esagero: in agosto ho letto Nanà di Zola, ed è un testo, pur composto bene e ricco di momenti interessanti, che però dimostra tutti i suoi anni, dove l'unica cosa di alto livello è la figura di Nanà stessa, descritta con capacità di osservazione eccezionale. Peggio fu la Lettera Scarlatta di Hawthorne, ancor meno interessante e scritto nel Paleolitico. Eppure, starebbero già nell'Olimpo.

E il solito discorso: se mi chiedo quanto sia alta quest'erba rispetto agli arbusti o agli alberi darò un giudizio severo, se mi chiedo quanto alta sia riuscita a divenire l'erba rispetto al livello del terreno giudicherò in base alla positività. E per riposarmi posso scegliere un prato, per l'ombra un alto pino, e nessuno mi può criticare. Basta che non dica che i fili d'erba sono alberelli.
 
La lettera scarlatta. L'ho letto il mese scorso chiedendomi alla fine come fa ad essere considerato un caposaldo della letteratura americana. Scrittura di stampo antico, periodare senza un baricentro. L'unica figura che emerge è quella della donna che, rispetto ai tempi, possiamo affermare che rappresenti sicuramente una rottura degli schemi letterali d'oltre oceano basati su una letteratura principalmente maschile e maschilista.
In ogni caso ho maturato questa riflessione e prendo lo spunto dai tuoi post, caro Baleng. Nel 90% dei casi l'acquirente di un prodotto artistico acquista un'opera per colmare delle proprie carenze culturali e/o sperando in un investimento. Tu hai dimostrato che l'arte si può trovare a pochi spicci e come anche molti spicci servono per acquistare delle emerite boiate. Mi associo anch'io alla affermazione di vecchio Frank per la carenza di una specifica cultura artistica e conoscenza profonda di autori dei secoli precedenti al nostro. Ho letto molto sulla storia dell'arte italiana. Nulla su quella di altri paesi se non casualmente per autori contemporanei.
Questo spazio è prezioso per ognuno che volesse approfondire il significato di arte ma temo che il pubblico sia molto scarso.
Cito una delle lettere a Lucilio di Seneca quando risponde allo sconsolato che si lamentava di non avever seguito " ricordati che io e te siamo già un pubblico abbastanza numeroso".
 
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Ecco, riprendo la cosa, e non certo per polemizzare.
Nel mio percorso di lunga formazione, a parte gli studi e le abilitazioni, per gli amori in realtà sono partito dall'arte contemporanea. Il Cobra, certo Espressionismo Astratto, la Scuola di Parigi anni 50\60, il surrealismo. Roba contemporanea o quasi allora, eh! :oops: :tristezza:
Poi (poi) ho scoperto l'arte antica. La meraviglia delle carte geografiche del 5\600. I Maestri, Duerer, Aldegrever ... Il sei e settecento, dove anche figure minori sono dei maestri (Perelle, Della Bella, Sadeler ...). Sempre più in grafica, perché quelle erano cose che vedevo liberamente (soprattutto a Parigi) e quelle potevo toccare, comprare, conoscere direttamente. Risalendo con Piranesi e Goya ritrovai l'800, inizialmente visto, dati i prezzi bassi, come terreno per speculazioni. Ma poi, il contatto diretto con le opere di Renoir, Pissarro, Vallotton, Denis, e poi tutti quelli che ancora vengono considerati minori e invece sono solo dei Maestri, delle stelle vissute in un'epoca dove le stelle erano "troppe", tutto ciò mi è sembrato stupefacente e degno di grande attenzione. E mi sono chiesto se tutti quei moderni strapagati valessero davvero il denaro che veniva richiesto.

Questi tempi di crisi stanno in realtà appiattendo tutto. Ma la mia formazione credo mi permetta di distinguere gli elementi che fanno parte dell'appetibilità di un quadro. Una cosa è la qualità dell'autore (riversata nell'opera) mentre altro è l'appetibilità del soggetto. Donne nude giovani e belle piacciono e vendono ben più caro che il ritratto di un vecchiaccio malandato. Alberi in riva al fiume, barche nel porto, costano il doppio che un analogo dipinto a soggetto arido e poco riconoscibile, come un muro. Sto scrivendo circondato da opere (oli su tela) nate tutte tra il 1980 e il 2000, quasi contemporanee. Poi c'è un grande olio di Madonna (6/700) e la ballerina nuda di Villon, unico soggetto bellepochista :maestro:, esposto non tanto per il soggetto (ma forse sì, chissà) quanto per il fatto di essere opera importante e ben incorniciata, ma non ancora classificata con certezza. Averla sotto gli occhi così tanto aiuta a confermare la qualità, o a negarla (ma buona la prima).

In questo senso va visto il paragone con le mappe di Boetti: è il soggetto mappa che funziona subconsciamente sempre allo stesso modo. Poi, chiaro che gli stili saranno diversi. E in questo senso vorrei aver confermato che non ho pregiudizi, ma solo giudizi, e pure motivati. Semplicemente, ritengo che un'opera d'arte che necessiti di appoggiarsi a critiche politiche, giudizi morali, ragionamenti astratti per essere "apprezzata" mostri proprio per questo tutte le sue carenze.

Non è fenomeno esclusivo d'oggi. Per portare solo un esempio: Steinlen (sì, un bellepochista insigne) disegnò gatti e disegnò la grande guerra, i suoi soldati mortificati, il suo popolo impoverito ed abbrutito. Oggi i gatti di Steinlen quotano moltissimo, in stampe o disegni, mentre i lavori di guerra si trovano anche a 25 € (lito a 400 es. su eBay). E questo è l'effetto diretto del soggetto, evidentemente. Ma è chiaro che, siccome i lavori di guerra avevano valenza "sociale", nonostante la certa buonafede dell'autore, è appunto chiaro che apprezzare queste opere cupe (non sono le sue migliori) ma portatrici di un messaggio di solidarietà magari richiede anche la condivisione piena del messaggio e l'opinione che quest'ultimo entri nella valutazione estetica - che per me non è. Se un giorno l'opporsi alla guerra mostrandone le miserie diverrà un metro di giudizio estetico, chissà, rivaluteranno queste opere di Steinlen (ma dubito, ormai è una guerra passata, non attuale: oggi è più di moda criticare i big-data, e magari ignorare le Putinate varie, che non fanno audience).

Il "messaggio" è legato alla moda del momento come un naufrago al salvagente: si sgonfia il secondo, sparisce sotto il pelo dell'acqua il primo. L'arte concettuale in ciò mi appare come la "bolla dei salvagente", con in più una forte incidenza dei motivi speculativi puri. Se questo è un preconcetto, mi si indichi quali siano i "veri" criteri di giudizio privi di preconcetti. Per me, sarebbe come dire che far pagare un biglietto per entrare a teatro (cinema, opera...) è un preconcetto, perché dovrebbero entrare tutti. Gratis.

Tutta la pappardella per dire che se Michelangelo è meglio di un anonimo Trecentista, se Fidia è migliore che qualunque remoto suo predecessore, è perché ebbero pure la ventura di vivere nei tempi e luoghi "giusti" (mi si citi uno scultore greco del II sec AC, un pittore dell'anno 1000). Ci sono periodi più sfigati, e il nostro, dal 1970 circa, lo è. La Belle Epoque e il suo seguito novecentesco sono invece tra i periodi privilegiati, come il Rinascimento o l'epoca di Pericle. E non è un giudizio a priori. Il primo amore non si scorda mai, però l'ultimo è quello con cui vivi.

Vorrei infine ricordare che a suo tempo Claudio Villa veniva paragonato a Caruso, e che Raoul Dufy era celebre e pagato quanto Picasso. Per non parlare di Guttuso.

D'accordo su tutta la prima parte del discorso anche se personalmente allo studiare ho associato quasi sempre il fare. E così all'inizio degli anni 70 ho fatto cose assimilabili al new realisme, all'arte povera, all'arte optical e cinetica, allo spazialismo, all'analitica... a quello che in quel momento succedeva nel mondo secondo le informazioni che mi arrivavano e più che nei libri le trovavo nelle riviste e nelle visite alle mostre.
Il mettere in pratica quello che leggi o studi, ovviamente senza copiare ma con un modo tuo di interpretare permette di penetrare più a fondo nelle cose e di capirne la portata. Sono cresciuto e formato con loro e devo dire che per me erano e sono ancora movimenti interessanti.

L'arte è sempre concettuale, è la realizzazione di un'idea fatta però anche con il corpo e con l'anima. Tuttavia quando la componente concettuale predomina sulle altre l'opera risulta sbilanciata ed alla vista può dare un senso di disagio e di fastidio.
Inoltre dovremmo domandarci di quali concetti è permeata l'opera. Se di qualcosa di passeggero, legato alla moda e/o alle tematiche di quel periodo oppure a concetti basilari, fondamentali per l'uomo.

Ogni tanto mi resetto facendomi un ordine di quali sono le priorità, per me stesso e per l'uomo in generale e, cerco di operare attenendomi alla scala di queste priorità e questo anche nel considerare le opere degli altri.
Per questi motivi l'arte sociale di Guttuso non mi ha mai particolarmente entusiasmato proprio perchè legata a temi dal respiro corto, anche se Guttuso è stato un gran pittore. Nello stesso tempo mi domando cosa ci trovi di così interessante la gente nelle mappe e gli arazzi di Boetti, quale incredibile concetto o messaggio contengano.

Ho invece trovato fin da subito interessante e importante il lavoro di Lucio Fontana, i tagli ed i buchi come un invito ad andare oltre a conquistare spazi interiori che in realtà sono gli unici spazi che mi interessa scandagliare.

Per quanto riguarda il nostro tempo, bello o brutto che sia è l'unico che abbiamo. Non ci sarà una replica e quindi tanto vale accettarlo e viverlo al meglio.
Volenti o nolenti siamo bloccati nel presente, si vive qui e ora, siamo sempre nel posto giusto al momento giusto. Se si ha la sensazione opposta stiamo sbagliando qualcosa, probabilmente invertendo l'ordine delle priorità.

Il presente possiamo vederlo anche come un dono che dall'alto ci viene fatto e possiamo scartare il pacchetto e godercelo oppure aspettare ad aprirlo domani (che è un giorno che non arriverà mai).
Piuttosto di dire che questo è un periodo sfigato preferisco chiedermi: "che cosa sto facendo per rendermi ogni giorno davvero interessante?"
 
D'accordo su tutta la prima parte del discorso anche se personalmente allo studiare ho associato quasi sempre il fare. E così all'inizio degli anni 70 ho fatto cose assimilabili al new realisme, all'arte povera, all'arte optical e cinetica, allo spazialismo, all'analitica... a quello che in quel momento succedeva nel mondo secondo le informazioni che mi arrivavano e più che nei libri le trovavo nelle riviste e nelle visite alle mostre.
Il mettere in pratica quello che leggi o studi, ovviamente senza copiare ma con un modo tuo di interpretare permette di penetrare più a fondo nelle cose e di capirne la portata. Sono cresciuto e formato con loro e devo dire che per me erano e sono ancora movimenti interessanti.

L'arte è sempre concettuale, è la realizzazione di un'idea fatta però anche con il corpo e con l'anima. Tuttavia quando la componente concettuale predomina sulle altre l'opera risulta sbilanciata ed alla vista può dare un senso di disagio e di fastidio.
Inoltre dovremmo domandarci di quali concetti è permeata l'opera. Se di qualcosa di passeggero, legato alla moda e/o alle tematiche di quel periodo oppure a concetti basilari, fondamentali per l'uomo.

Ogni tanto mi resetto facendomi un ordine di quali sono le priorità, per me stesso e per l'uomo in generale e, cerco di operare attenendomi alla scala di queste priorità e questo anche nel considerare le opere degli altri.
:clap::clap:

Hai detto molto.
In particolare, in effetti anch'io ho "fatto" molto. Ho iniziato a dipingere con un quasi surrealismo, poi ho affrontato un naturalismo crepuscolare, fatto mostre, poi ho ... smesso, perché non vedevo strade percorribili, e ripreso dopo anni rifacendo un percorso che cercava lo spirituale. E quindi riattraversando la luce del divisionismo. Nel frattempo i miei quadri di Venezia si vendevano, lasciandomi alquanto incredulo, perché li facevo come ricerca e non come oggetto commerciale. Chiusosi il mercato, beh, non ho il demone della cosa, il duende che scalpita in me: se non c'è richiesta, riduco l'azione, forse perché ho anche molti altri interessi.
Ma ciò che conta è che osservando il mio fare, nel bene e nel male, ho capito molto di più sull'agire degli altri, proprio come hai accennato nel tuo post.
Per @RexRacer : non ho dimenticato il discorso, continuerà. Ma qualcosa ha già detto bene Giustino

(allego due Venezie, tanto per chiarire, più due esperienze parallele. Perdonatemi :sad::bow::violino: )


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Dopo i miei imbarazzanti quadri, RICHARD DIEBENKORN . Alla domanda su chi mi piace oggi (vabbè, appena ieri) posto questi.

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In questo senso va visto il paragone con le mappe di Boetti: è il soggetto mappa che funziona subconsciamente sempre allo stesso modo. Poi, chiaro che gli stili saranno diversi.

In che senso "il soggetto mappa che funziona subconsciamente sempre allo stesso modo"? Una mappa è una mappa, la funzione della mappa come tipo di rappresentazione è abbastanza esplicita, non vedo come potrebbe funzionare, a livello conscio o inconscio, in modo diverso. Mi vien da dire che, essendo una rappresentazione chiaramente informativa, il funzionamento "subconscio" sia piuttosto legato alla capacità critica dell'osservatore. Anzi, a differenza di altri tipi di rappresentazione meno "informativi", la mappa è meno subdola.
Dopodiché, detto che sono due mappe, differenti dal punto di vista estetico e informativo, non vedo cos'altro abbiano in comune.
Mah, credevo di essermi spiegato, colpa mia. Sì, hanno in comune il fatto di essere mappe. Come due nudi di donna hanno in comune il fatto di essere due nudi di donna. Embè? Embè, occorre vedere che cosa hanno in comune tutti i nudi di donna, o tutte le mappe, oltre al puro soggetto. Normalmente, tutti i nudi di donna hanno in comune di provocare l'interesse erotico, e non solo del maschio. Questo interesse si aggiunge a quello che si prova per il quadro in funzione della sua qualità. Per questo si tratta di opere che interessano di più (e solo di conseguenza costano di più, cosa che anche a me non pare significativa, però nemmeno ininfluente). Come i nudi aggiungono il plusvalore dell'attrattività, così le mappe, tutte le mappe, stimolano nell'osservatore un ricordo-riconoscimento del corpo materno, quindi uno stimolo assai antico, primario, che difficilmente può essere portato a coscienza. Anche qui una attrattività inconscia che aggiunge interesse verso l'opera e ne facilita l'apprezzamento, però per vie non estetiche, bensì dirette, o magiche, o comunque se ne può parlare.
Può darsi che i quadri appesi rovesciati di Baselitz vogliano appunto irridere a questo effetto, o almeno superarlo, non lo so.

"Fuori programma" aggiungo come sia noto che i maschi giocano a fare i maestri con le carte geografiche, mentre è vulgata comune che le femmine siano abbastanza negate a leggerle. Ci starebbe con il ruolo dell'uno cacciatore di corpi come quello di mammà, l'altra che invece in qualche modo è anch'essa una carta geografica vivente ed in competizione con quell'altra ... vabbè, lo si prenda come un OT

Infine, prendo ad ulteriore esempio la pittura assai "ruffiana" di Xavier Bueno, queste faccette infantili che poverine come sono tristi ecc ecc, anche qui il pittore sfrutta un effetto extra - artistico per sedurre lo spettatore. C'è dunque chi lo ritiene un pittore importante. Anch'io, se avesse solo disegnato gli Albi dell'Intrepido, potrei averne stima :corna::DD: E invece, non siamo molto sopra lo standard dei piccoli clown venduti ai turisti a Montmartre.
 

Semplicemente, ritengo che un'opera d'arte che necessiti di appoggiarsi a critiche politiche, giudizi morali, ragionamenti astratti per essere "apprezzata" mostri proprio per questo tutte le sue carenze.

Non mi pare di aver apprezzato il lavoro per le "critiche politiche, giudizi morali, ragionamenti astratti", anche perché -purtroppo- in quelle dimensioni è difficile leggere la mappa da quel punto di vista se non a grandissime linee.

Ma non sono d'accordo neanche in termini generali; l'Arte è molto spesso politica, ed ovviamente lo può essere in modo più o meno esplicito. Concordo sul fatto che, quando il tema politico è molto puntuale, il valore assoluto dell'opera (dal punto di vista della sue fruizione e quindi anche del suo valore economico) viene inevitabilmente ad essere intaccato ma non per questo ritengo che un'opera d'arte che parli specificatamente del proprio tempo debba essere sminuita o considerata carente. Alcune opere d'arte parlano del proprio tempo, altre parlano di temi assoluti che toccano l'umanità in ogni tempo ed in ogni luogo (morte, vita, amore, dolore, finitezza, etc. etc.)

Inoltre, allargando lo sguardo, nelle proprie valutazioni sarebbe anche sempre opportuno considerare proprio il tempo in cui le opere d'arte sono state create, altrimenti - a prescindere dal loro essere politiche o no- si perderebbe sempre la possibilità di comprendere il loro impatto sul loro tempo, per cui spesso sono state considerate opere innovative o o dirompenti a prescindere dalla valenza prettamente estetica.
Su questo punto non mi pare che diciamo cose così diverse. Sono d'accordo che il fatto di parlare del proprio tempo di per sé non sminuisca un'opera. Solo che di solito sta accadendo il contrario: che il richiamo all'attualità diventi il principale motivo di apprezzamento di un lavoro. Quello street artist che dipinse il bacio Di Maio/ Salvini , avesse dipinto Baleng con RexRacer nessuno l'avrebbe ca ... degnato di un minimo interesse. Alla fine il discorso di un Banksy non è molto diverso. Sono intelligenti vignette ingigantite,non opere d'arte. Costano molto? Beh, primo abbiamo detto che non conta, secondo, anche le mutandine di Marilyn Monroe non scherzano su questo punto.

Il secondo punto (in grassetto) è un classico. A suo tempo addirittura Argan sostenne che non si poteva fare più critica d'arte, ma solo storia dell'arte. Solo che a questo punto, per definire che cos'è arte, occorreva passare per la critica ... :-D
Diciamo che l'inquadramento storico è sempre una buona cosa, ma non può essere il solo punto di interesse, altrimenti si ricade nella contraddizione di cui sopra. Poi, ognuno si muove in modo differente e per esperienze personali specifiche. Sicuramente per valutare che cosa è il meglio occorre aver visto molto, e creato una rete di relazioni estetiche nei propri neuroni, con classifiche non molto diverse da quelle dei campionati di calcio :eeh:
Per esempio, vediamo l'arte orientale, tipo Cina e Giappone. Ci cade tra le mani una stampa tarda e di autore secondario, ma se è una delle prime che vediamo può colpirci come un capolavoro. Vediamo un piatto dipinto, oh che bello, meraviglia. poi col tempo impariamo che sì, è carino, ma confrontato con quelli della sala imperiale è una bicicletta di fronte a una Ferrari. Abbiamo ormai creato la rete di relazioni d'int'a'capa.
Ma anche viceversa, come capita quando i venditori che sono le nostre vittime sacrificali incassano felici i 10 euro per il pezzo che rappresenta per noi il colpaccio dell'anno. Siamo riusciti ad inserire quell'oggetto nella suddetta rete. Il venditore no.
 

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