Ecco, riprendo la cosa, e non certo per polemizzare.
Nel mio percorso di lunga formazione, a parte gli studi e le abilitazioni, per gli amori in realtà sono partito dall'arte contemporanea. Il Cobra, certo Espressionismo Astratto, la Scuola di Parigi anni 50\60, il surrealismo. Roba contemporanea o quasi allora, eh!
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Poi (
poi) ho scoperto l'arte antica. La meraviglia delle carte geografiche del 5\600. I Maestri, Duerer, Aldegrever ... Il sei e settecento, dove anche figure minori sono dei maestri (Perelle, Della Bella, Sadeler ...). Sempre più in grafica, perché quelle erano cose che vedevo liberamente (soprattutto a Parigi) e quelle potevo toccare, comprare, conoscere direttamente. Risalendo con Piranesi e Goya ritrovai l'800, inizialmente visto, dati i prezzi bassi, come terreno per speculazioni. Ma poi, il contatto diretto con le opere di Renoir, Pissarro, Vallotton, Denis, e poi tutti quelli che ancora vengono considerati minori e invece sono solo dei Maestri, delle stelle vissute in un'epoca dove le stelle erano "troppe", tutto ciò mi è sembrato stupefacente e degno di grande attenzione. E mi sono chiesto se tutti quei moderni strapagati valessero davvero il denaro che veniva richiesto.
Questi tempi di crisi stanno in realtà appiattendo tutto. Ma la mia formazione credo mi permetta di distinguere gli elementi che fanno parte dell'appetibilità di un quadro. Una cosa è la qualità dell'autore (riversata nell'opera) mentre altro è l'appetibilità del soggetto. Donne nude giovani e belle piacciono e vendono ben più caro che il ritratto di un vecchiaccio malandato. Alberi in riva al fiume, barche nel porto, costano il doppio che un analogo dipinto a soggetto arido e poco riconoscibile, come un muro. Sto scrivendo circondato da opere (oli su tela) nate tutte tra il 1980 e il 2000, quasi contemporanee. Poi c'è un grande olio di Madonna (6/700) e la ballerina nuda di Villon, unico soggetto bellepochista
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, esposto non tanto per il soggetto (ma forse sì, chissà) quanto per il fatto di essere opera importante e ben incorniciata, ma non ancora classificata con certezza. Averla sotto gli occhi così tanto aiuta a confermare la qualità, o a negarla (ma buona la prima).
In questo senso va visto il paragone con le mappe di Boetti: è il soggetto mappa che funziona subconsciamente sempre allo stesso modo. Poi, chiaro che gli stili saranno diversi. E in questo senso vorrei aver confermato che non ho pregiudizi, ma solo giudizi, e pure motivati. Semplicemente, ritengo che un'opera d'arte che necessiti di appoggiarsi a critiche politiche, giudizi morali, ragionamenti astratti per essere "apprezzata" mostri proprio per questo tutte le sue carenze.
Non è fenomeno esclusivo d'oggi. Per portare solo un esempio: Steinlen (sì, un bellepochista insigne) disegnò gatti e disegnò la grande guerra, i suoi soldati mortificati, il suo popolo impoverito ed abbrutito. Oggi i gatti di Steinlen quotano moltissimo, in stampe o disegni, mentre i lavori di guerra si trovano anche a 25 € (lito a 400 es. su eBay). E questo è l'effetto diretto del soggetto, evidentemente. Ma è chiaro che, siccome i lavori di guerra avevano valenza "sociale", nonostante la certa buonafede dell'autore, è appunto chiaro che apprezzare queste opere cupe (non sono le sue migliori) ma portatrici di un messaggio di solidarietà magari richiede anche la condivisione piena del messaggio e l'opinione che quest'ultimo entri nella valutazione estetica - che per me non è. Se un giorno l'opporsi alla guerra mostrandone le miserie diverrà un metro di giudizio estetico, chissà, rivaluteranno queste opere di Steinlen (ma dubito, ormai è una guerra passata, non attuale: oggi è più di moda criticare i big-data, e magari ignorare le Putinate varie, che non fanno audience).
Il "messaggio" è legato alla moda del momento come un naufrago al salvagente: si sgonfia il secondo, sparisce sotto il pelo dell'acqua il primo. L'arte concettuale in ciò mi appare come la "
bolla dei salvagente", con in più una forte incidenza dei motivi speculativi puri. Se questo è un preconcetto, mi si indichi quali siano i "veri" criteri di giudizio privi di preconcetti. Per me, sarebbe come dire che far pagare un biglietto per entrare a teatro (cinema, opera...) è un preconcetto, perché dovrebbero entrare tutti. Gratis.
Tutta la pappardella per dire che se Michelangelo è meglio di un anonimo Trecentista, se Fidia è migliore che qualunque remoto suo predecessore,
è perché ebbero pure la ventura di vivere nei tempi e luoghi "giusti" (mi si citi uno scultore greco del II sec AC, un pittore dell'anno 1000). Ci sono periodi più sfigati, e il nostro, dal 1970 circa, lo è. La Belle Epoque e il suo seguito novecentesco sono invece tra i periodi privilegiati, come il Rinascimento o l'epoca di Pericle. E non è un giudizio a priori. Il primo amore non si scorda mai, però l'ultimo è quello con cui vivi.
Vorrei infine ricordare che a suo tempo Claudio Villa veniva paragonato a Caruso, e che Raoul Dufy era celebre e pagato quanto Picasso. Per non parlare di Guttuso.