Incisioni antiche e moderne: Galleria di immagini (1 Viewer)

vecchio frank

could be worse...
La Grande Guerra sconvolse e distrusse violentemente questo assetto, non fosse altro per il tributo di sangue che richiese tra le file degli artisti stessi: Gino Barbieri ed Emilio Mantelli non fecero ritorno dal fronte. “L’Eroica” cessa le pubblicazioni a La Spezia nel 1921 e le riprende nel 1924 a Milano con mutata veste, dando sempre più spazio alla fotografia. Durerà per altri due decenni: nel 1944 i bombardamenti alleati metteranno la parola fine all’esperienza, distruggendo fra l’altro gli archivi della rivista.

Nel 1924, però, su iniziativa di Francesco Nonni, nasce a Faenza “Xilografia”, la rivista di cui il volume più volte citato sopra e la relativa mostra celebrano l’esistenza. A quel tempo, la stagione più vitale della xilografia italiana si è ormai conclusa. In pratica, con questa rivista Nonni costruisce un monumento alla xilografia e al suo glorioso passato pubblicando legni incisi anche in anni precedenti e all’epoca già molto noti. La rivista uscirà con periodicità mensile nei primi due anni (1924-25) e trimestrale nel suo ultimo anno di vita (1926), stampata in 300 esemplari nello stabilimento tipografico dei fratelli Lega a Faenza. Una sua particolarità è che non conteneva testi o didascalie – né “firme”: solo una sequenza di dieci xilografie per numero, precedute da copertina e frontespizio ad opera di Nonni. Era pensata per un ristretto pubblico di bibliofili e cultori di stampe ed ebbe subito un notevole successo di critica in Italia e anche all’estero.

Ed ora, spazio alle immagini.

89-nonni.jpg


Francesco Nonni: La rupe, un legno, mm.145 x 111
93-nonni.jpg


Francesco Nonni: Maschera stanca, quattro legni, mm.239 x 185
94-nonni.jpg


Ancora Francesco Nonni: Chiaro di luna, sei legni, mm.181 x 154

100-sensani.jpg


Carlo Sensani: Dama, un legno, mm.120 x 120
 

vecchio frank

could be worse...
82-barbieri.jpg


Gino Barbieri: Fanti, un legno, mm.316 x 232.
Barbieri incise molte xilografie di soggetto militare. Morì al fronte.

86-moroni.jpg


Antonello Moroni: Hiem, un legno, mm.90 x 65

104-boccolari.jpg


Benito Boccolari: La folla, un legno, mm.228 x 227
In linea con lo spirito dei tempi, anche se il Mascellone non aveva tutti quei capelli e non si sbracciava così dal balcone bensì se ne stava tutto impettito e pieno di sé.
 

vecchio frank

could be worse...
120-santagiuliana.jpg


Potrebbe sembrare un Viani, invece non lo è.
Nerone Santagiuliana: Calvario, un legno, mm.120 x 88

134a-viani.jpg
134b-viani.jpg

Questi due invece sì.
Lorenzo Viani: Il cieco, un legno, mm. 140 x 185 e La cortaccia, un legno, mm.244 x 138
 

vecchio frank

could be worse...
Chiudo con qualche ritratto.

111-disertori.jpg


Benvenuto Disertori: Il pittore Moggioli, un legno, mm.112 x 93

21-mantelli.jpg


Emilio Mantelli: Autoritratto, 1910

Qui sotto, il celebre ritratto che dello stesso Emilio Mantelli fece Lorenzo Viani.
Tutte le immagini di questi ultimi post sono state pubblicate da "Xilografia" tra il 1924 e il 1926, ma la maggior parte risalgono ad anni precedenti anche di molto, spesso prima della guerra, come nel caso di quelle di Viani. Come detto, la rivista di Nonni fu un po' il canto del cigno della xilografia in Italia.

132-viani.JPG
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Attenzione, Frank e altri, credo di aver notato che nei vecchi post spariscono immagini soprattutto quando ce ne sono troppe per post. Personalmente ora ne metto al massimo 3, Certo che qualche volta anche se ne metti una sola sparisce, ma mi sembra meno frequente.

Quanto alle xilografie, la tecnica oggi non viene molto apprezzata a causa di certe rigidità inevitabili e soprattutto degli eccessi di nero. Siamo una cultura che esorcizza la morte, ai funerali si applaude ... la vecchiaia viene appena tollerata, e il nero ci riporta a quello. Diverso per il colore: la xilografia a colori è più "leggera" e viene meglio accettata, così come le acqueforti o lito in BN, che han tratti più leggeri (meno, assai meno, le serigrafie con piatte superfici di un nero che viene vissuto come oppressivo.).

Tra l'altro, siamo nella cultura della spontaneità, "del gesto" libero, che è proprio il contrario del lavoro xilografico, dove il segno viene ricavato in negativo. Certamente, comunque, le xilografie a colori possono essere ancora apprezzate da molti. Queste postate da Frank purtroppo siamo in pochi a goderne, evabbè.
 
Ultima modifica:

vecchio frank

could be worse...
Attenzione, Frank e altri, credo di aver notato che nei vecchi post spariscono immagini soprattutto quando ce ne sono troppe per post. Personalmente ora ne metto al massimo 3, Certo che qualche volta anche se ne metti una sola sparisce, ma mi sembra meno frequente.

Quanto alle xilografie, la tecnica oggi non viene molto apprezzata a causa di certe rigidità inevitabili e soprattutto degli eccessi di nero. Siamo una cultura che esorcizza la morte, ai funerali si applaude ... la vecchiaia viene appena tollerata, e il nero ci riporta a quello. Diverso per il colore: la xilografia a colori è più "leggera" e viene meglio accettata, così come le acqueforti o lito in BN, che han tratti più leggeri (meno, assai meno, le serigrafie con piatte superfici di un nero che viene vissuto come oppressivo.).

Tra l'altro, siamo nella cultura della spontaneità, "del gesto" libero, che è proprio il contrario del lavoro xilografico, dove il segno viene ricavato in negativo. Certamente, comunque, le xilografie a colori possono essere ancora apprezzate da molti. Queste postate da Frank purtroppo siamo in pochi a goderne, evabbè.
Pochi ma buoni :up:
PS: ho fatto qualche verifica e ho constatato che le immagini dei Capricci di Goya, che pubblicavo quattro alla volta, sono ancora lì tutte. forse dipende dalle dimensioni. Io le riduco sempre con un programmino.
 
Ultima modifica:

Heimat

Forumer attivo
Grazie Vecchio Frank e Baleng per questi interessanti aspetti della grafica che proponete. Per me è un mondo tutto da scoprire e mi dispiace che venga trattato come un figlio di un Dio minore rispetto alla pittura. Credo che in certe grafiche ci sia molta più arte che in molte tele.
 

vecchio frank

could be worse...
Come dicevo in un mio post precedente, ho ricevuto la bella pubblicazione dell’ALI dedicata a Luciano DE VITA (I Quaderni dell’ALI n.5) per la quale ringrazio nuovamente il presidente Marco Fiori. ALI, per chi non se lo ricordasse, è l’acronimo di Associazione Liberi Incisori, un’associazione che raccoglie una cinquantina di valorosi incisori italiani, con sede a Bologna. Ne ho già parlato più volte in questa sede pubblicando anche (maggio 2018, pag.80-81 di questa discussione) numerosi lavori tratti dalle loro pubblicazioni. Il sito internet dell’associazione è:

Alincisori - Home

Le incisioni di De Vita mi hanno colpito. Da oggi, dunque, proverò a parlare di lui, e soprattutto a condividere con voi le immagini che ho tratto dalla pubblicazione.

Conoscerne la biografia è importante perché non è di quelle scontate.

Luciano De Vita nasce ad Ancona il 24 maggio 1929. La madre Maria Luisa Rossi è marchigiana; il padre Pietro è un ufficiale del Regio Esercito di origini napoletane. L’esperienza della guerra segnò profondamente Luciano: il fratello maggiore Michele, arruolatosi nella Decima Mas, morì a Conegliano Veneto il 19 febbraio 1945; il secondo, Franco, fu fatto prigioniero a El Alamein nel 1942 e liberato nel 1946; il fratello gemello Renato morì il 14 novembre 1944 in Valtellina nello scoppio di una bomba piazzata su un treno dai partigiani. Fu l’unica vittima di quell’attentato che fece anche sei feriti, tra cui il Federale di Firenze Polvani che era l’obiettivo principale. Renato si era arruolato quindicenne nella 39ma Brigata Nera, Luciano nella Decima Mas. Non me la sento di giudicare scelte compiute da degli adolescenti. L’unica cosa che mi sento di dire al riguardo è che c’è in giro un sacco di gente, in Italia, che sarebbe ben felice di riportarci indietro a quei tempi.
Dopo la guerra, Luciano si trasferisce a Bologna nel 1946. E’ ancora solo diciassettenne e si iscrive ai corsi di una scuola d’arte privata. Nel 1949 viene ammesso all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove inizia a frequentare i corsi di pittura di Virgilio Guidi e, dal 1951, il corso di tecniche dell’incisione tenuto da Giorgio Morandi, di cui diviene assistente da ottobre 1954 a giugno 1956. In questo periodo De Vita è completamente assorbito dall’attività grafica.

Questa è la prima incisione che eseguì alla scuola di Morandi:

172 1951.jpg


Cristo deriso, 1951, acquaforte, mm 153 x 246, esemplare unico.

E per contrappunto, questa è quella che risulta essere l’ultima:

209 1982.jpg


Il figlio del foglio, 1982, acquaforte, mm 490 x 355, editore Club Grafica Forni, Bologna, 1983.

In mezzo, un "corpus" di almeno 230 incisioni di cui conto di pubblicarne qui una trentina.

(continua)
 
Ultima modifica:

Users who are viewing this thread

Alto