Ho letto con attenzione il documento di accordo fra Letta, Calenda e Della Vedova e lo trovo sinceramente desolante da un lato e inquietante dall’altro.
L’accordo è espresso con un linguaggio tecnocratico e affaristico che manda completamente a ramengo il principio della rappresentanza politica. Dove sono i cittadini che questi tre rappresenterebbero in tutto il profluvio di “parti” che decidono e trattano? La risposta è facile per Calenda e Della Vedova, che non rappresentano proprio nessuno. Ma il PD che tuttora rappresenta un quarto dell’elettorato, come fa ad accettare un linguaggio e un accordo di questo tipo, che non fa il minimo riferimento alle parti sociali ma solo a gelide parti contrattuali, e taglia con l’accetta e sbrigativamente tutti i temi di centrale importanza che dovrebbero essere rimessi alla dialettica politica, di cui i partiti sono uno strumento democratico?
Qui siamo decisamente un passo oltre la democrazia, in direzione spedita verso la tecno-oligarchia dei leader senza partito e senza elettori.