IO AVREI DIRITTO AL REDDITO DI CITTADINANSIA

Ecco come la sinistra ed i radical chic riescono a rovinare uan manifestazione canora.

Un dato interessante: Ultimo è risultato essere il più votato al televoto, nella finalissima.

Il cantautore romano, in gara con "I tuoi particolari", ha ottenuto il 46,5% dei voti del pubblico:
ben 30 punti percentuali in più rispetto a Mahmood, che invece ha ottenuto il 14,1% dei voti del televoto.
Il Volo ha invece conquistato il 39,4% dei voti del pubblico.

Decisive, per la vittoria di Mahmood, sono state le votazioni della giuria della sala stampa e della giuria d'onore,
la cui convergenza ha di fatto invertito il risultato del televoto che aveva assegnato a Ultimo la vittoria con un netto distacco rispetto a Mahmood.

Dopo la proclamazione del vincitore Ultimo ha polemizzato contro i giornalisti in sala stampa:

"La mia vittoria, al contrario di tanti giornalisti che in queste settimane hanno avuto la presunzione
di giudicare la carriera di tanti artisti che sono qui, sarà sicuramente dopo il festival di Sanremo"
 
Quando cambia un governo, si dovrebbero cambiare anche tutti i dirigenti,
perchè "il vecchio" rema sempre contro il "nuovo che avanza", per la difesa dei propri privilegi.
Che noi riteniamo sempre "acquisiti", ma sarebbe ora di dare una svolta a questa stronzata.
I privilegi si possono anche azzerare.

È guerra su Bankitalia: il governo punta ad azzerarne i vertici.
Lo hanno confermato ieri i due vicepremier all'assemblea degli ex soci di Veneto Banca e di Banca Popolare di Vicenza,
in cui hanno poi rimarcato la mancata vigilanza degli organi preposti come causa della liquidazione coatta amministrativa
delle due banche venete nell'estate del 2017 e della risoluzione applicata ad Etruria & C. di fine 2015.

«Chiediamo discontinuità», ha sostenuto Luigi Di Maio, «La Banca d'Italia e la Consob andrebbero azzerati» ha rincarato Matteo Salvini.

Il rinnovo di Palazzo Koch potrebbe iniziare dal vicedirettore Luigi Federico Signorini il cui mandato scade domani
e che potrebbe non essere rinnovato nonostante la conferma arrivata a metà gennaio, come previsto dalla legge,
dal Consiglio superiore della Banca d'Italia. Il fatto che il parere del governo sia vincolante è ancora da verificare,
ma la direzione intrapresa dall'esecutivo appare chiara e potrebbe non fermarsi a Signorini portando a una rivoluzione quanto mai rapida.
La vicedirettrice Valeria Sannucci e il direttore generale Salvatore Rossi sono infatti in scadenza a maggio.
I tre, insieme al governatore Ignazio Visco (confermato a novembre 2017) e al terzo vicedirettore Fabio Panetta
(confermato lo scorso ottobre), fanno parte del Direttorio, l'organo di autogoverno della Banca d'Italia.

«Non è una questione ad personam. Chi doveva vigilare le banche e non ha vigilato deve trarre le conseguenze» ha commentato Salvini.

Signorini peraltro è forse il banchiere che maggiormente si occupa delle tematiche di finanza pubblica su cui,
in più di un'occasione, si è scontrato con Palazzo Chigi. Nominato vicedirettore nel 2013, a 31 anni dal suo ingresso nell'istituto,
Signorini infatti è il rappresentante di Bankitalia che partecipa alle audizioni parlamentari sui principali provvedimenti di politica economica.
A iniziare dalla Finanziaria. E in questo ruolo ha sollevato perplessità sulle due leggi icone dell'esecutivo gialloverde:
il reddito di cittadinanza e la cosiddetta «quota 100» che riforma, in ambito pensionistico, la Legge Fornero.
A suo giudizio simili provvedimenti non sarebbero infatti in grado di spingere il Pil, tantomeno ai livelli
«ambiziosi» inizialmente indicati in manovra (si parlava di una crescita del 3% del Pil nel 2019).
A giudizio del tecnico: «l'aumento dei trasferimenti correnti, quali quelli connessi con la spesa sociale,
così come gli sgravi fiscali, tendono ad avere effetti congiunturali modesti e graduali nel tempo.
Stimiamo che il moltiplicatore del reddito associato a questi interventi sia contenuto». Non solo.
Sul reddito di cittadinanza il banchiere aveva evidenziato la necessità che
«il perseguimento dell'obiettivo di protezione sociale non disincentivi l'offerta di lavoro».
Signorini ha poi più volte richiamato l'attenzione sulla necessità di un «controllo credibile della dinamica del disavanzo»
sull'allungamento dei tempi di abbattimento del debito pubblico in seguito alla manovra e sui costi che il recente
«conflitto con gli organi dell'Ue sul rispetto delle regole comuni» hanno comportato in termini di aumento degli interessi sul debito italiano
«con un effetto in qualche modo comparabile a una stretta monetaria» che «rischia di vanificare tutto l'impulso espansivo atteso dalla politica di bilancio».
 
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Gliene hanno dette di tutti i colori........
 
"Cara, un consiglio - scrive un utente - togli queste foto per rispetto di tuo figlio e tuo marito. Credimi".
Rispetto. Macchè. Fedez a quanto pare apprezza dice la Ferragni:
"Ti assicuro che mio marito apprezza solo". E poi ci piazza una bella fiamma. Ma non è finita qui perché i commenti si fanno davvero duri.

"Ma ti pagano solo per l'intimo o hai una percentuale in più per la pecorina?", si legge.
E Chiara? Si scatena: "Ho una percentuale in più per i commenti idioti che ricevo".

"Ciao Leone, ti mostro come sei nato. A pecorina", aggiunge un altro. Utenti scatenatissimi che alla Ferragni ne hanno dette di ogni.
 
E non nascondiamoci dietro ad un dito. I comunisti non erano solo titini.
Ed i crimini vennero perpetrati anche oltre queste zone di confine.
Ci furono personaggi che si arricchirono improvvisamente.
Famiglie che scomparvero nel nulla. e l'atroce verità.
Non tutti i partigiani erano delinquenti, ma tutti i delinquenti erano partigiani.

«Celebrare il Giorno del Ricordo significa rivivere una grande tragedia italiana,
vissuta allo snodo del passaggio tra la seconda guerra mondiale e l’inizio della guerra fredda.
Un capitolo buio della storia nazionale e internazionale, che causò lutti, sofferenza e spargimento di sangue innocente»,

ha detto Mattarella, sottolineando che

«mentre, infatti, sul territorio italiano la conclusione del conflitto contro i nazifascisti sanciva la fine dell’oppressione
e il graduale ritorno alla libertà e alla democrazia, un destino di ulteriore sofferenza attendeva gli italiani nelle zone occupate dalle truppe jugoslave».

«La zona al confine orientale dell’Italia, già martoriata dai durissimi combattimenti della Prima Guerra mondiale,
assoggettata alla brutalità del fascismo contro le minoranze slave e alla feroce occupazione tedesca, divenne,
su iniziativa dei comunisti jugoslavi, un nuovo teatro di violenze
, uccisioni, rappresaglie, vendette contro gli italiani, lì da sempre residenti».

«Non si trattò, come qualche storico negazionista o riduzionista ha provato a insinuare,
di una ritorsione contro i torti del fascismo. Perché – ha chiarito Mattarella – tra le vittime italiane di un odio,
comunque intollerabile, che era insieme ideologico, etnico e sociale
, vi furono molte persone
che nulla avevano a che fare con i fascisti e le loro persecuzioni».

«Per una serie di coincidenti circostanze, interne ed esterne, sugli orrori commessi contro gli italiani istriani,
dalmati e fiumani cadde una ingiustificabile cortina di silenzio, aumentando le sofferenze degli esuli,
cui veniva così precluso perfino il conforto della memoria».

«Certa propaganda legata al comunismo internazionale dipingeva gli esuli come traditori,
come nemici del popolo che rifiutavano l’avvento del regime comunista, come una massa indistinta di fascisti in fuga.
Non era così, erano semplicemente italiani», ha avvertito il Capo dello Stato.

Mattarella ha quindi ricordato che
«solo dopo la caduta del muro di Berlino, il più vistoso, ma purtroppo non l’unico simbolo della divisione europea,
una paziente e coraggiosa opera di ricerca storiografica
, non senza vani e inaccettabili tentativi di delegittimazione,
ha fatto piena luce sulla tragedia delle foibe e del successivo esodo, restituendo questa pagina strappata alla storia e all’identità della nazione».

«L’istituzione, nel 2004, del Giorno del Ricordo, votato a larghissima maggioranza in Parlamento,
dopo un dibattito approfondito e di alto livello, ha suggellato questa ricomposizione nelle istituzioni e nella coscienza popolare»,

ha commentato il presidente della Repubblica, sottolineando che
«molti tra i presenti, figli e discendenti di quegli italiani dolenti, perseguitati e fuggiaschi,
portano nell’animo le cicatrici della vicenda storica che colpì i loro padri e le loro madri».

«Ma quella ferita, oggi – ha concluso Mattarella – è ferita di tutto il popolo italiano,
che guarda a quelle vicende con la sofferenza, il dolore, la solidarietà e il rispetto dovuti
alle vittime innocenti di una tragedia nazionale, per troppo tempo accantonata».
 
Si sente chiaramente la voce di una povera cretina.

La finalissima del Festival di Sanremo si è conclusa con un mare di polemiche.

Un video pubblicato da Francesco Facchinetti.
Ha pubblicato sui social un filmato di ieri sera.
Il video è girato nella sala stampa al momento della proclamazione del terzo posto de Il Volo.
Nei pochi secondi condivisi sui social si vedono decine di giornalisti esultare per la sconfitta del trio lirico. Ma non solo.

Come si sente e vede chiaramente nel filmato, qualche giornalista urla (felice) parole piuttosto fuori luogo:

"Merde, coglioni".

Nella sala stampa, quindi, alcuni giornalisti hanno festeggiato per la sconfitta de Il Volo.
Ma i festeggiamenti sono stati mirati ad offendere il trio.
E questo Facchinetti non lo accetta perché "il lavoro del giornalista è un lavoro serio e non ci si può permettere di fare così.
Vi prenderei a calci nel culo fino alla fine del mondo. Idioti, coglioni.
Fortunatamente non lo hanno fatto tutti i giornalisti, ma sono pochi i giornalisti che sanno cosa sia il loro lavoro".

Questo filmato, ma soprattutto questo atteggiamento inaspettato da parte della sala stampa,
non era ancora stato mostrato al pubblico. Ma ora arriva la denuncia di Facchinetti a scoperchiare il vaso di Pandora.


pic.twitter.com/7C588AzUfF
 
O quanti kalcinkulo darei a questi giornalai ignoranti che però detengono il potere di influenzare il popolo.
.....e c'è chi ha paura di loro. Basta sussidi all'editoria.


Così, sul tema del televoto è intervenuto Claudio Baglioni.
All'indomani della finale del Festival, il direttore artistico fa il punto della situazione
e confessa che anche lui sarebbe d'accorso nell'alzare "il peso del televoto" dei telespettatori.

"Ma vi dico francamente che c'è un certo timore a diminuire il peso o a togliere il voto della sala stampa,
perché qualcuno teme che si possa creare un clima ostile. Anche se io non voglio credere che questo succederebbe",

ha aggiunto rivolto ai giornalisti della sala stampa dell'Ariston.

Baglioni, quindi, è consapevole del fatto che "la mescolanza di giudizi rischia di essere discutibile",
quindi, "o si sceglie una linea o l'altra, altrimenti si rischia di avere elementi molto discordanti. Ed è un pò lo specchio della società...".

E ancora: "Se il Festival vuol essere una manifestazione popolare, dovrebbe essere gestito solo dal televoto.
La giuria d'onore o degli esperti o qualità è qualcosa di televisivo, pensano che mettendo più facce televisive le cose vadano meglio".

Va anche però rilevato - ha concluso - che "qualunque direttore artistico si ritrova con una serie di passaggi ormai acquisiti e difficili da rimuovere, un pò per paura".
 

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