Che cosa ne scriveva Repubblica ... UN CAPOLAVORO
Mi ricordo di aver letto una cosa di Turani SU La Repubblica ... eh la mia memoria ...
il capolavoro del monte paschi
Proprio quando sembrava che tutti i giochi del risiko bancario fossero finiti, ecco che è andata a segno un' altra operazione. Più che altro quello del Monte Paschi di Siena su Antonveneta è stato un vero e proprio blitz. L' intero affare pare che sia stato combinato nel giro di due-tre giorni. Naturalmente, come accade ogni volta che c' è di mezzo un' operazione di queste dimensioni e di questa natura non sono mancate le polemiche e le critiche. In questo
caso i bersagli sono stati soprattutto due: valore politico dell' affare (si rafforza la "finanza rossa") e i soldi messi in campo (l' Antonveneta sarebbe stata pagata troppo). Ma si tratta di osservazioni e di critiche probabilmente ingiuste e ingiustificate. L' operazione infatti è interessante (e affascinante) proprio per i suoi aspetti industriali. Vediamo perché.
I soliti dietrologi si sono subito affrettati a bollare come politica l' operazione di acquisto della Banca Antonveneta da parte del Monte dei Paschi di Siena. Il mondo della Borsa ha invece apparentemente bocciato l' operazione facendo scendere le azioni del Monte di oltre il 10 per cento. Tutti sembrano dire che la banca veneta sia stata strapagata, però a ben guardare l' operazione è figlia di alcune ragioni molto precise. Anche se forse sfuggono a molti. La prima ragione dell' operazione va infatti vista nell' assetto azionario del Monte, cioè nel fortissimo controllo esercitato dalla Fondazione senese sulla banca. Un controllo che si fonda sul numero di azioni ancora detenuto dalla Fondazione, un controllo assolutamente unico tra le grandi banche italiane. E fortissimo. Negli anni scorsi in molti avevano proposto alla Fondazione di sposare il Monte con altre banche. Ci ha provato il professor Bazoli (Banca Intesa), ma anche il dottor Geronzi (Capitalia). E questo matrimonio era uno dei sogni del San Paolo prima di convolare con Banca Intesa. Non si contano poi le proposte di banche straniere, di consulenti, di advisor di ogni tipo ed anche la Banca d' Italia sembra abbia cercato di dare qualche spintarella. Tutti, insomma, hanno cercato di trovare un marito (o una moglie) al Monte Paschi. Ma Rocca Salimbeni (sede della banca) ha resistito. Imperterrita. Forte dei suoi cinquecento anni di storia, cosa anch' essa unica. In tanti hanno anche pensato che Mussari, il nuovo presidente del Monte, non senese, sarebbe stato licenziato in tronco se solo avesse osato pensare a cedere il controllo della banca. Il matrimonio, insomma, era desiderabile, forse, ma impossibile. Per cui di fatto Mussari e i suoi due delfini, Vigni e Morelli, non avevano alternative: non un matrimonio con un' altra banca (impossibile a farsi per le ragioni appena dette), ma l' acquisto di un' altra banca. Ed allora eccoli che si buttano a capofitto nell' unica grande opportunità di un' operazione in cui loro possono comandare, orientare,
e soprattutto evitare compromessi sulla gestione, doppi consigli di amministrazione, sistemi non cristallini. Vanno a comprare, pagando, un' altra banca. In questo modo Siena rimane padrona a casa sua e non ci sono proteste. E dove la trovano? Nella parte più ricca e più dinamica del paese, in quel triveneto in cui tutti vorrebbero contare e che finora era monopolizzato dalle potentissime Banche Popolari locali. Era un' occasione unica dal punto di vista strategico: una grande banca del centro che acquista una grande banca del Nord Est per fare il terzo gruppo italiano, ma un gruppo concentrato dove la ricchezza è maggiore e soprattutto dove il dinamismo è migliore. Ma anche unica per compiacere la città di Siena e gli azionisti. Un piccolo capolavoro. Ecco però che i detrattori subito accusano di aver pagato troppo: nove miliardi di euro per poco più di mille sportelli, per il tre per cento del mercato italiano. In realtà il costo per sportello è di circa nove milioni, meno di quanto sono stati pagati da Banca Intesa - dopo un' aspra lotta con concorrenti italiani ed esteri - quelli di Carifirenze. Ma anche meno di quanto ha pagato il Credit Agricole per le filiali messe in vendite da Intesa Sanpaolo a seguito della fusione ed anche meno di quello che ha pagato Bnp-Paribas la Banca Nazionale del Lavoro. E tutti sanno che gli sportelli di Antonveneta sono mediamente molto più ricchi. Rispetto agli utili poi il Monte ha pagato circa 20 volte il risultato 2006, che è sempre meno di quello di Carifirenze e della Popolare Italiana (la ex Lodi), ma prevede di arrivare a 900 milioni tra il 2009 e il 2010, comprese le sinergie. Se cosi fosse il piccolo diventerebbe un grande capolavoro perché il Monte avrebbe pagato circa 10 volte gli utili, un moltiplicatore tra i più bassi mai pagati in Italia. Alla faccia di chi parla di operazione politica o di prezzo folle. In realtà, il vertice del Monte Paschi ha fatto l' unica cosa che poteva fare (era condannato a comprare, non potendosi sposare) e fra le prede possibili ha scelto certamente la migliore. E, se avrà solo un po' di fortuna, potrà anche dire di aver pagato poco.
il capolavoro del monte paschi - La Repubblica
Sembra tratto da Zelig ...
Meeeeeennnnquiah!!!