Val
Torniamo alla LIRA
Cedola retroattiva sui Tremonti bond.
È vero, come ha detto sabato scorso l’a.d. di Mps Fabrizio Viola, che «non conosciamo ancora la struttura contrattuale del nuovo strumento finanziario» e che l’eventuale ingresso del Tesoro nell’azionariato «dipenderà dalla capacità della banca di generare reddito in futuro».
Ma è altrettanto vero che immaginare una miracolosa ripresa di Mps in tempi record, diciamo da qui a sei mesi, è irrealistico.
Si può, dunque, azzardare una simulazione, tenendo conto del fatto che il Tesoro non potrà sottoscrivere i Nuovi strumenti finanziari se prima la banca non avrà provveduto a riscattare i Tremonti bond, accettando di remunerarli, per l’intero 2012, alle condizioni previste per i nuovi titoli (v. DL 95/2012, artt. 23 sexies e septies).
E questo è un costo non previsto per Rocca Salimbeni.
Il regolamento, tuttora in vigore, dei Tremonti bond prevedeva infatti che gli interessi venissero pagati solo in presenza di utili (che non ci saranno nel 2012, visto che nei soli primi nove mesi le perdite sono arrivate a 1,7 miliardi).
Sconto sul prezzo di Borsa.
Alla prima data di pagamento (il 1 luglio 2013) la banca dovrà versare 190 milioni di euro (cioè il 10% sui 1,9 miliardi di Tremonti bond).
Se non ce li ha, deve assegnare al Tesoro un quantitativo di nuove azioni emesse alle condizioni stabilite dalla Commissione europea: ossia con uno sconto rispetto al prezzo delle azioni, tenendo conto dell’effetto diluitivo, da calcolare con la formula del Terp, il prezzo teorico ex diritto.
Unicredit, per avere un termine di confronto, fece l’aumento di capitale da 7,5 miliardi di euro con uno sconto del 43 per cento.
A luglio 2013 il Tesoro avrà fra il 10 e il 14%. Ipotizzando che le quotazioni di Mps restino ai livelli attuali (0,20 euro), il ministero dell’Economia potrebbe sottoscrivere le nuove azioni a un prezzo di 15 centesimi cadauna, o anche di 12 o di 10 cent.
Nel primo caso, lo sconto sarebbe del 23% sul Terp (o del 25% se si prende come riferimento il prezzo di Borsa) e il Tesoro avrebbe il 9,78% della banca, nel secondo caso lo sconto sarebbe del 37% e la quota dello Stato sfiorerebbe il 12%, mentre nell’ultima ipotesi, il Tesoro avrebbe quasi il 14% a fronte di uno sconto del 46,24 per cento.
Da gennaio 2013, invece, matureranno interessi per 340 milioni l’anno, ma poiché gli interessi/azioni saranno pagati solo a metà 2014, si possono lasciar perdere le simulazioni, notando tuttavia che gli effetti diluitivi sarebbero imponenti se la banca non avesse utili a sufficienza per pagare in contanti le cedole.
Qualche considerazione invece dovrebbero farla ai vertici della Fondazione Mps, che già a luglio 2013 potrebbe diluirsi nei dintorni del 30% dal 34,94% attuale: l’ente senese ha ancora 350 milioni di debiti, garantiti da pegno sulle azioni, che oggi valgono poco più di 800 milioni e in futuro chi può dirlo.
Twitter: @lorenzodilena
È vero, come ha detto sabato scorso l’a.d. di Mps Fabrizio Viola, che «non conosciamo ancora la struttura contrattuale del nuovo strumento finanziario» e che l’eventuale ingresso del Tesoro nell’azionariato «dipenderà dalla capacità della banca di generare reddito in futuro».
Ma è altrettanto vero che immaginare una miracolosa ripresa di Mps in tempi record, diciamo da qui a sei mesi, è irrealistico.
Si può, dunque, azzardare una simulazione, tenendo conto del fatto che il Tesoro non potrà sottoscrivere i Nuovi strumenti finanziari se prima la banca non avrà provveduto a riscattare i Tremonti bond, accettando di remunerarli, per l’intero 2012, alle condizioni previste per i nuovi titoli (v. DL 95/2012, artt. 23 sexies e septies).
E questo è un costo non previsto per Rocca Salimbeni.
Il regolamento, tuttora in vigore, dei Tremonti bond prevedeva infatti che gli interessi venissero pagati solo in presenza di utili (che non ci saranno nel 2012, visto che nei soli primi nove mesi le perdite sono arrivate a 1,7 miliardi).
Sconto sul prezzo di Borsa.
Alla prima data di pagamento (il 1 luglio 2013) la banca dovrà versare 190 milioni di euro (cioè il 10% sui 1,9 miliardi di Tremonti bond).
Se non ce li ha, deve assegnare al Tesoro un quantitativo di nuove azioni emesse alle condizioni stabilite dalla Commissione europea: ossia con uno sconto rispetto al prezzo delle azioni, tenendo conto dell’effetto diluitivo, da calcolare con la formula del Terp, il prezzo teorico ex diritto.
Unicredit, per avere un termine di confronto, fece l’aumento di capitale da 7,5 miliardi di euro con uno sconto del 43 per cento.
A luglio 2013 il Tesoro avrà fra il 10 e il 14%. Ipotizzando che le quotazioni di Mps restino ai livelli attuali (0,20 euro), il ministero dell’Economia potrebbe sottoscrivere le nuove azioni a un prezzo di 15 centesimi cadauna, o anche di 12 o di 10 cent.
Nel primo caso, lo sconto sarebbe del 23% sul Terp (o del 25% se si prende come riferimento il prezzo di Borsa) e il Tesoro avrebbe il 9,78% della banca, nel secondo caso lo sconto sarebbe del 37% e la quota dello Stato sfiorerebbe il 12%, mentre nell’ultima ipotesi, il Tesoro avrebbe quasi il 14% a fronte di uno sconto del 46,24 per cento.
Da gennaio 2013, invece, matureranno interessi per 340 milioni l’anno, ma poiché gli interessi/azioni saranno pagati solo a metà 2014, si possono lasciar perdere le simulazioni, notando tuttavia che gli effetti diluitivi sarebbero imponenti se la banca non avesse utili a sufficienza per pagare in contanti le cedole.
Qualche considerazione invece dovrebbero farla ai vertici della Fondazione Mps, che già a luglio 2013 potrebbe diluirsi nei dintorni del 30% dal 34,94% attuale: l’ente senese ha ancora 350 milioni di debiti, garantiti da pegno sulle azioni, che oggi valgono poco più di 800 milioni e in futuro chi può dirlo.
Twitter: @lorenzodilena