LA POLITICA, COME TUTTI SANNO, HA CESSATO DA MOLTO TEMPO Di ESSERE SCIENZA DEL

io oggi ne fo 51 .. non me vorranno mai :eek::(:wall::wall:



avevo messo il link io di uno forse dei più belli posti al mondo :-o

no x l'erasmus penso di no :sad::D

x il traghettatore : sono un tradizionalista io:-o ...solo vintage italiano :D

azz 51 e lo dici cosi' ...ti daranno del vecchio qui :D:D ......auguri pilu :up:
 
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Nei giorni scorsi Grillo aveva poi annunciato con un video su Facebook di voler tornare in tv, su Sky, ma ha cambiato idee nelle ultime ore. Nel suo video su Facebook diceva: “Sono in televisione. La facciamo, la facciamo l’ultima settimana su Sky. Comunque la televisione non è più il mezzo. Chi va in televisione perde voti. Chi va in televisione si gioca il proprio futuro. Non pensiate che andare in televisione sia il mezzo per essere eletti e prendere voti. E’ esattamente il contrario. Io lo faccio perché me l’avete talmente menato, ma talmenbte menato, che devo andarci”.
Molti attivisti del M5S si sono chiesti: se dunque la tv non è più il mezzo, perché Grillo ora ci va? Se fa perdere voti, perché annuncia di ritornarci a pochi giorni dalle elezioni? E se chi va in televisione si gioca il proprio futuro, perché ora lui espone a questo rischio il Movimento 5 Stelle? Sono forse queste contraddizioni circolate in Rete che hanno fatto poi decidere a Grillo di non andare più su Sky?
Lo stesso giorno in cui il comico annunciava il ritorno in tv, Giancarlo Cancelleri, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Sicilia, pubblicava proprio su Facebook lo spot dei grillini intitolato: “Spegni la tv, accendi la testa” e l’incoerenza si è resa subito evidente. La verità è che siamo di fronte a una scelta “opportunista”, ha dichiato Federica Salsi a Repubblica Tv, evidenziando poi che “Grillo cambia spesso idea”.
Dunque Grillo dice e si contraddice, e forse cambia le regole in corsa mettendo alla porta gli attivisti del M5S che alzano la testa ed esprimono la propria opinione, come nel caso di Favia e Salsi. E’ un metodo che non approvo, come ho scritto in questo post. Ed è evidente quindi che, dopo le elezioni politiche del 2013, trascorsi alcuni mesi per smaltire l’euforia della vittoria dei grillini, ritornerà il problema della democrazia interna, nel tentativo di gestire un centinaio di parlamentari con un metodo verticistico, dove uno vale più degli altri.
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no x l'erasmus penso di no :sad::D

x il traghettatore : sono un tradizionalista io:-o ...solo vintage italiano :D

azz 51 e lo dici cosi' ...ti daranno del vecchio qui :D:D ......auguri pilu :up:

io oggi ne fo 51 ..

:clap::clap::clap:AUGURI :clap::clap::clap:


:bow::bow::bow:

a partire da un certo limite superiore si riparte... ovvero ne ho 1 della seconda vita...

tutto ve devo spiegare...:wall::D

sto depresso :eek::eek:

forse un po ....:help::cool:

ma poi penso w la vita :V:V
 
Tra Silvio Berlusconi che “sdogana” la tangente perchè “così fan tutti” nella giungla delle commesse internazionali e il protagonismo mediatico-giudiziario di certe Procure che intervengono ciecamente senza distinguere ipotesi di reato e ragion di stato, ci sono in mezzo regole consolidate, una giurisprudenza pragmatica e le convenzioni internazionali anti-corruzione.

Come punire chi fa girare “stecche” per comprare appalti o contratti all’estero senza danneggiare gli interessi nazionali perseguiti da aziende strategiche nel campo della difesa, dell’energia e delle tecnologie sensibili?
È questa la domanda che attraversa in filigrana la sventagliata di scandali e arresti e che hanno colpito a vario titolo grandi gruppi italiani come Finmeccanica e Saipem-Eni. Se ci poniamo in quest’ottica, senza concedere nulla al cinismo delle guerre di mercato o al vecchio adagio “mal comune mezzo gaudio”, si vedrà che le poche grandi aziende italiane rimaste in campo, nonostante le apparenze, non siedono in cima alla classifica dei paesi corruttori.
Il fenomeno è diffuso in tutto il mondo e riguarda praticamente tutte le multinazionali operative nei mercati sensibili.
 
Se Grillo fa il pieno anche a Torino

Beppe Grillo e i trentamila in piazza Castello a Torino evocano una sensazione di già visto, ma lontana negli anni

Alla fine siamo dovuti tornare al Sessantotto, fatidico per definizione. Un sabato di fine marzo, Giancarlo Pajetta sul palco contro la guerra americana in Vietnam e un mare di gente sotto di lui, un bagno di folla buono per la propaganda, finito subito sulla prima pagina de L'Unità del giorno seguente.
La foto di Beppe Grillo e dei trentamila in piazza Castello a Torino evocava una sensazione di già visto, ma così lontana negli anni da risultare mitologica e incerta al tempo stesso. Quello scatto, e quei numeri, hanno destato una forte impressione, sui social media e non solo. Con molte buone ragioni, perché l'ultimo trionfo personale di Grillo segna la rottura di un altro argine, nella politica che vive di simboli.
Appena a Natale sembrava finito. La dura reazione alla rivolta dei grillini emiliani aveva fatto emergere indubbie contraddizioni e annullato pretese di diversità rispetto al resto dell'offerta politica. A metà gennaio è cominciato lo Tsunami tour. Come già avvenuto per le comunali a Parma e per le regionali in Sicilia, la piazza ha fatto da trampolino, gli ha ridato slancio. Tutto è nuovamente cambiato, anche se in molti hanno fatto finta di niente. Sul suo blog, Grillo pubblicava foto di piazze piene, quasi sempre in località di provincia, accompagnate dalla dicitura ironica «non c'è nessuno». Nell'ultimo mese questa nuova sottovalutazione collettiva del suo movimento gli ha parecchio giovato.
Ma Torino è una svolta. Perché ha sempre rappresentato un'altra idea di politica, del tutto opposta a quella dell'ex comico. Lo stile estroverso, chiamiamolo così, di Grillo, è quanto di più lontano si possa immaginare dalla cultura politica torinese, e piemontese in generale. Non è neppure il caso di scomodare la sobrietà sabauda, Gramsci, Gobetti, l'azionismo e i miti giacobini. Basta guardare al passato recente. Torino è sempre stata la bestia nera del populismo leghista. È la città che non ha mai ceduto al mal di pancia, neppure quando Milano eleggeva sindaco il «barbaro» Marco Formentini, neppure quando, nel 2010, il voto delle altre province ha consegnato il governo regionale a Roberto Cota. Non è un posto di gente che esterna la propria passione, non è ribalta da politica spettacolo. Le grandi manifestazioni di piazza sono finite con i 35 giorni del 1980 e la marcia dei quarantamila a chiudere l'epoca delle adunate nell'unica città d'Italia che aveva un Pci di massa.
Negli ultimi anni piazza Castello è diventata il luogo dei concerti, la medal plaza delle Olimpiadi invernali del 2006. Grillo ci aveva fatto il suo secondo «Vaffa day», con risultati neppure paragonabili a quelli di sabato. La scelta di tornarci, senza passare per la più capiente piazza San Carlo, lasciava intravedere un certo timore reverenziale. La risposta, invece, è stata impressionante. Piazza Castello riempita in quel modo ha il valore di un giudizio politico netto, di un cambio di stagione in corso, dopo che le amministrative del 2011 hanno segnato un'astensione massiccia, inusuale a quella latitudine. Nella foto dei trentamila c'è il segno di ciò che potrebbe succedere tra una settimana.
Il successo di Torino non è estraneo alla scelta di rinunciare all'unica comparsata in tivù. Quel bagno di folla ha confermato a Grillo di non avere alcun bisogno degli estrogeni televisivi. Anzi, a questo punto l'invisibilità catodica diventa un ulteriore segno di distinzione. Ha la piazza, ha la rete, e tanto gli basta. Perché dovrebbe cambiare adesso, quando anche la concorrenza sta abbandonando gli studi televisivi per tornare in zona Cesarini al caro vecchio comizio? A una settimana dalle elezioni, il fondatore e unico titolare del Movimento 5 Stelle sa di potersi permettere un gesto di rottura, imponendo la sua scelta agli altri. Certo, l'intervista televisiva implica il fastidioso inconveniente delle domande, che rischierebbero di mettere in risalto le incongruenze di un programma generico che si limita a enunciare buoni propositi senza indicare la strada e il metodo per raggiungerli. Ma ormai è andata, manca poco. E alcune reazioni all'annullamento della sua intervista a Sky sono pronunciate con una tracotanza che risulta fuori tempo massimo. Chi legge un segno di debolezza nella rinuncia di Grillo sbaglia di grosso. È l'esatto contrario.

Io dico che lha fatto una grande operazione con sky erano tutti li ad aspettarlo e lui zacchete ha detto non vengo è da ieri sera che si becca titoli nei TG ed è in prima pagina su tutti quotidiani per non parlare del web :clap:
 
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Ma checcefrega del giullare.....queste sono notizie

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Jennifer Lopez e Casper Smart (LaPresse)


LOS ANGELES (STATI UNITI) – Jennifer Lopez non sarebbe molto “caliente” solo sul palco, ma anche a letto: secondo “Star Magazine” infatti, Casper Smart, giovane fidanzato e ballerino, saprebbe come trattare J.Lo tanto da recare disturbo ai vicini.
Una fonte anonima infatti avrebbe raccontato che la Lopez durante la passione urlerebbe così tanto da far tremare i vetri.
Addirittura in un albergo la foga della cantante avrebbe fatto accorrere una cameriera preoccupata per le grida, che però al suo ingresso in camera si sarebbe poi si è resa conto che nessuno era realmente in pericolo.
 

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