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Ragazzi, vi siete mai chiesti cosa succederebbe se gli Stati Uniti rivalutassero l’oro che tengono nei caveau? Parliamo di oltre 260 milioni di once d’oro che oggi sono ancora contabilizzate a 42,22 dollari l’oncia, un valore fissato nel 1973 e mai più aggiornato. Assurdo, se pensiamo che il prezzo di mercato è attorno ai 3.000 dollari.
Facendo due conti: se solo il Tesoro cambiasse quel numero su un foglio Excel, il valore delle riserve salirebbe da 11 miliardi a circa 785 miliardi di dollari. Nessuna nuova estrazione, nessuna vendita: solo una rivalutazione contabile. A 5.000 o 10.000 dollari l’oncia, il valore arriverebbe rispettivamente a 1,3 o 2,6 trilioni. Non cancella i 34 trilioni di debito americano, ma di certo rafforza il bilancio federale e manda un segnale forte a livello globale.
Il problema è che rivalutare ufficialmente l’oro vuol dire ammettere che il sistema fiat non basta più, che serve tornare ad asset reali. È un’ammissione politica enorme, perché metterebbe in discussione la fiducia nel dollaro e potrebbe riaccendere l'interesse della gente comune per metalli preziosi.
E non è fantascienza: nel 1934 Roosevelt fece esattamente questo, passando da 20,67 a 35 dollari (una svalutazione del dollaro del 69%), e nel 1973 Nixon fece il reset a 42 dollari. Ogni volta per la stessa ragione: sistemare i conti senza tagli o tasse. Solo riscrivendo il valore dell’oro.
Altro spunto interessante: mentre USA tengono il valore fermo al '73, Paesi come Germania, Francia e Russia lo aggiornano periodicamente al prezzo di mercato. E il FMI usa un valore flessibile basato sugli SDR. Quindi gli USA sono gli unici a non farlo. Perché?
La risposta è semplice: se si rivaluta l’oro, crolla la narrativa che il debito sia sotto controllo e si rischia di perdere il controllo sullo storytelling monetario globale. Per questo resta tutto nel silenzio. Niente audit pubblici su Fort Knox, niente discussioni ufficiali, niente trasparenza.
Ma se un giorno questa mossa dovesse accadere — magari in sordina — occhio: l’oro fisico sparirebbe in poche ore, gli ETF salirebbero, e chi ha oro (non carta) si troverebbe avanti anni luce rispetto a chi ha solo dollari in conto.
Domanda seria: se domani il Tesoro americano rivalutasse l’oro a 10.000 dollari l’oncia, voi lo vendereste o lo terreste per il lungo periodo?
Facendo due conti: se solo il Tesoro cambiasse quel numero su un foglio Excel, il valore delle riserve salirebbe da 11 miliardi a circa 785 miliardi di dollari. Nessuna nuova estrazione, nessuna vendita: solo una rivalutazione contabile. A 5.000 o 10.000 dollari l’oncia, il valore arriverebbe rispettivamente a 1,3 o 2,6 trilioni. Non cancella i 34 trilioni di debito americano, ma di certo rafforza il bilancio federale e manda un segnale forte a livello globale.
Il problema è che rivalutare ufficialmente l’oro vuol dire ammettere che il sistema fiat non basta più, che serve tornare ad asset reali. È un’ammissione politica enorme, perché metterebbe in discussione la fiducia nel dollaro e potrebbe riaccendere l'interesse della gente comune per metalli preziosi.
E non è fantascienza: nel 1934 Roosevelt fece esattamente questo, passando da 20,67 a 35 dollari (una svalutazione del dollaro del 69%), e nel 1973 Nixon fece il reset a 42 dollari. Ogni volta per la stessa ragione: sistemare i conti senza tagli o tasse. Solo riscrivendo il valore dell’oro.
Altro spunto interessante: mentre USA tengono il valore fermo al '73, Paesi come Germania, Francia e Russia lo aggiornano periodicamente al prezzo di mercato. E il FMI usa un valore flessibile basato sugli SDR. Quindi gli USA sono gli unici a non farlo. Perché?
La risposta è semplice: se si rivaluta l’oro, crolla la narrativa che il debito sia sotto controllo e si rischia di perdere il controllo sullo storytelling monetario globale. Per questo resta tutto nel silenzio. Niente audit pubblici su Fort Knox, niente discussioni ufficiali, niente trasparenza.
Ma se un giorno questa mossa dovesse accadere — magari in sordina — occhio: l’oro fisico sparirebbe in poche ore, gli ETF salirebbero, e chi ha oro (non carta) si troverebbe avanti anni luce rispetto a chi ha solo dollari in conto.
Domanda seria: se domani il Tesoro americano rivalutasse l’oro a 10.000 dollari l’oncia, voi lo vendereste o lo terreste per il lungo periodo?