L'angolo della poesia

Dualisme

Chérie, explique-moi pourquoi
tu dis: "MON piano, MES roses",

et: "TES livres, TON chien" ... pourquoi
je t'entends déclarer parfois:
"c'est avec MON argent à moi
que je veux acheter ces choses."



Ce qui m'appartient t'appartient !

Pourquoi ces mots qui nous opposent:
le tien, le mien, le mien, le tien?

Si tu m'aimais tout à fait bien,
tu dirais: "LES livres, LE chien"


et: "NOS roses".
 
LUI. - Col tuo petto qui sul mio,
Vero? andremo,
D'aria piene le narici, nei
Freschi raggi
Del bel mattino azzurro, che ci bagna
D'un vino di luce?…
Quando rabbrividendo il bosco muto
D'amore sanguina
Da ogni ramo, gocce verdi,
Chiare gemme,
E nelle cose aperte sento
Le carni fremere:
Nell'erba immergerai la tua
Bianca veste,
Rosando all'aria il blu che cerchia
I grandi occhi neri,
Innamorata della campagna,
Spargendo ovunque,
Come una spuma di champagne,
Gioioso riso:
Ridendo a me, brutale
D'ebbrezza, - così
Ti prenderei, - che bella treccia,
Oh! e berrei
Il tuo sapore, lamponi e fragole,
Oh carni in fiore!
Ridendo al vento che vuol baciarti
Ladro, vivace,
Alla rosa di macchia impigliata
A te, amabilmente:
Ridendo soprattutto, pazza, al tuo
Amante!…
Diciassette anni! Sarai felice!
Oh! vasti prati!
Vasta campagna amorosa!
- Di', vien più vicina!…
- Col tuo petto qui sul mio, unendo
Le nostre voci,
Andremmo lenti fino al burrone
E poi nei boschi!…
Poi, come una piccola morta,
Col cuore in estasi,
Mi chiederesti di portarti, avresti
Gli occhi socchiusi…
Io ti porterei palpitante
Per il sentiero:
Gli uccelli fileranno un andante
Au Noisetier…
Ti parlerei nella bocca; andrei
Stringendo il tuo corpo come
Un bimbo da mettere a letto,
Ebbro del sangue
Che scorre azzurro sotto la tua pelle
Bianco - rosata:
Parlandoti con la schiettezza…
Già!… - che tu sai…
I grandi boschi saranno profumati
Da linfa
E il sole in sabbia d'oro fino, su quel sogno
Verde e vermiglio.
La sera?… Riprenderemo la strada
Bianca, che va
Svagata come un gregge al pascolo
E intorno
I dolci frutteti dall'erba azzurra,
Dai meli contorti!
Fin da lontano si sentono i loro
Profumi forti!
Torneremo in paese, il cielo
Sarà quasi nero; nell'aria
Della sera fiuteremo
Un odore di latte;
Fiuteremo un odore di stalla,
Piena di caldo strame,
Piena d'un ritmo calmo di fiati,
E d'ampie groppe
Biancicanti sotto un lume incerto;
E, laggiù in fondo,
Fiera, una vacca lascerà cadere
A ogni passo lo sterco..
- Gli occhiali della nonna,
Col lungo naso
Nel messale; il boccale
Contornato di peltro,
Spumoso fra vaste pipe
Che, impavide,
Fumano: i labbroni orrendi,
Sempre fumando, azzannano
Dalle forchette il prosciutto
Ancora, ancora e più:
Il fuoco schiara le madie
E le cuccette:
Le natiche lucenti e grasse
D'un grosso pupo
Che, ginocchioni, ficca nelle tazze
Il bianco muso
Lambito da un grugno che bercia
In tono gentile,
Con leccatine alla faccia
Del caro bambino…
Nera, arrogante in punta di sedia,
Odioso profilo,
Davanti alla brace una vecchia
Fabbrica filo;
Cara, quante cose vedremo
In queste topaie
Quando la fiamma illuminerà, chiara, il grigio
Delle finestre!…
- Poi, piccolo e tutto annidato
Nei lillà
Neri e freschi: il vetro celato
Che ride là in fondo…
Tu verrai, ti amo, verrai!
Sarà bello.
Oh si, sarà bello, e vedrai…

LEI. - E il mio ufficio?
 
I mestieri li odio tutti... padroni e operai, tutti bifolchi, schifosi... la mano da penna vale la mano d'aratro... che secolo di mani... io non avrò mai la mia mano... l'onestà della mendicità m'addolora... i criminali sono disgustosi come i castrati... senza servirmi nemmeno del mio corpo per vivere e più fannullone d'un rospo ho vissuto ovunque... mi è proprio evidente che sono sempre stato di razza inferiore... la rivolta non mi è possibile capirla... aspetto Dio con libidine... il meglio è un sonno da ubriaco sul fosso...
 
I mestieri li odio tutti... padroni e operai, tutti bifolchi, schifosi... la mano da penna vale la mano d'aratro... che secolo di mani... io non avrò mai la mia mano... l'onestà della mendicità m'addolora... i criminali sono disgustosi come i castrati... senza servirmi nemmeno del mio corpo per vivere e più fannullone d'un rospo ho vissuto ovunque... mi è proprio evidente che sono sempre stato di razza inferiore... la rivolta non mi è possibile capirla... aspetto Dio con libidine... il meglio è un sonno da ubriaco sul fosso...

il folle ragazzino dalle suole di vento...:)
 
la mia preferita...di toi et moi




:daisy::daisy::daisy::daisy:
Abat-jour

Tu demandes pourquoi je reste sans rien dire ?
C'est que voici le grand moment,
l'heure des yeux et du sourire,
le soir, et que ce soir je t'aime infiniment !
Serre-moi contre toi. J'ai besoin de caresses.
Si tu savais tout ce qui monte en moi, ce soir,
d'ambition, d'orgueil, de désir, de tendresse, et de bonté !...
Mais non, tu ne peux pas savoir !...
Baisse un peu l'abat-jour, veux-tu ? Nous serons mieux.
C'est dans l'ombre que les coeurs causent,
et l'on voit beaucoup mieux les yeux
quand on voit un peu moins les choses.
Ce soir je t'aime trop pour te parler d'amour.
Serre-moi contre ta poitrine!
Je voudrais que ce soit mon tour d'être celui que l'on câline...
Baisse encore un peu l'abat-jour.
Là. Ne parlons plus. Soyons sages.
Et ne bougeons pas. C'est si bon
tes mains tièdes sur mon visage!...
Mais qu'est-ce encore ? Que nous veut-on ?
Ah! c'est le café qu'on apporte !
Eh bien, posez ça là, voyons !
Faites vite!... Et fermez la porte !
Qu'est-ce que je te disais donc ?
Nous prenons ce café... maintenant ? Tu préfères ?
C'est vrai : toi, tu l'aimes très chaud.
Veux-tu que je te serve? Attends! Laisse-moi faire.
Il est fort, aujourd'hui. Du sucre? Un seul morceau?
C'est assez? Veux-tu que je goûte?
Là! Voici votre tasse, amour...
Mais qu'il fait sombre. On n'y voit goutte.
Lève donc un peu l'abat-jour.
 
[ame=http://www.youtube.com/watch?v=tFFQ8XDdxpo]Rosanna Chiommino legge 'Il sogno' di Marina Cvetaeva.mp4 - YouTube[/ame]
 
L’uomo che mi ami
dovrà saper aprire il velo della pelle,
scoprire la profondità dei miei occhi
e conoscere quello che si annida in me,
la rondine trasparente della tenerezza.
L’uomo che mi ami
non vorrà possedermi come una mercanzia,
né esibirmi come un trofeo di caccia,
saprà stare al mio fianco
con lo stesso amore
con il quale io starò al suo.
L’amore dell’uomo che mi ami
sarà forte come gli alberi di ceibo,
protettivo e sicuro come quelli,
limpido come una mattina di dicembre.
L’uomo che mi ami
non dubiterà del mio sorriso
né temerà l’abbondanza dei miei capelli,
rispetterà la tristezza, il silenzio
e con carezze toccherà il mio ventre come chitarra
perché sgorghi musica ed allegria
dal profondo del mio corpo.
L’uomo che mi ami
potrà trovare in me
l’amaca dove riposare
il pesante fardello delle sue preoccupazioni,
l’amica con cui dividere i suoi segreti più intimi,
il lago dove nuotare
senza paura a che l’ancora del compromesso
gli impedisca di volare quando gli succeda d’essere uccello.
L’uomo che mi ami
farà poesia con la sua vita,
costruendo ogni giorno
con lo sguardo posto al futuro.
Però, sopra ogni cosa,
L’uomo che mi ami
dovrà amare il popolo
non come una parola astratta
estratta dalla manica,
ma come qualcosa di reale, concreto,
al quale rendere omaggio con azioni
e dare la vita se è necessario.
L’uomo che mi ami
riconoscerà il mio viso nella trincea
ginocchio in terra mi amerà
mentre spariamo insieme
contro il nemico.
L’amore del mio uomo
non conoscerà la paura del darsi,
né temerà scoprirsi alla magia dell’innamoramento
in una piazza piena di gente.
Potrà gridare - ti amo -
o mettere striscioni dall’alto delle case
proclamando il suo diritto a sentire
il più bello e umano dei sentimenti.
L’amore del mio uomo
non fuggirà dalle cucine,
né dai panni del figlio,
sarà come un vento fresco
portando via tra le nubi del sogno e del passato,
le debolezze che, per secoli, ci hanno tenuti separati
come esseri di distinta statura.
L’amore del mio
non vorrà definirmi o etichettarmi,
mi darà aria, spazio,
alimento per crescere ed essere migliore,
come una Rivoluzione
che faccia di ogni giorno
l’inizio di una nuova vittoria.

Gioconda Belli
 

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