L'angolo della poesia

ASSENZA

Stanotte, mentre dormivo,
sei venuto a leggere i miei libri.
Non hai acceso la luce,
non ti sei seduto sul divano,
non ti sei tolto i guanti,
non hai fatto rumore nello scorrere le parole.
Però il tuo sguardo è rimasto attaccato alle pagine
come il segno quasi impercettibile del rossetto
su un bicchiere di cristallo di Boemia.
E così, notte dopo notte, la mia biblioteca e io
ci dissanguiamo di memoria,
senza che nessun medico possa diagnosticarne la causa.

GEMMA GORGA
 
Lutto d'amore

Ti immagino girato a guardare il fumo che ho lasciato
sui vestiti usati per l’amore.
Amore terminato, sfumato per le paure di un domani peggiore.
Non c’è nulla da raccogliere. E’ bruciore agli occhi,
è una linea che divide i nostri volti.
La tenerezza che provo per te è immensa,
in questo lutto d’amore.


Cristina Donà
 
L'inerzia


L'inerzia
è una bizzarra proprietà della materia.
Quando te ne vai, per esempio,
l'aria conserva il calore del tuo corpo
per un po',
così come la sabbia conserva tutta la notte
il tepore triste del sole.
Quando te ne vai,
per continuare con lo stesso esempio,
le mie mani persistono nella carezza,
nonostante non ci sia pelle da accarezzare,
ma solo le ossa del ricordo
che si decompongono
nella tromba delle scale.
Quando te ne vai,
ti lasci dietro un te invisibile
incollato alle cose più piccole:
un capello sul cuscino,
uno sguardo impigliato
nelle corde del desiderio,
una traccia di saliva
sull'angolo del divano,
una molecola di tenerezza
nel piatto della doccia.
Non è difficile trovarti:
l'amore mi fa da lente.

Gemma Gorga
 
Despierta, tiemblo al mirarte

Despierta, tiemblo al mirarte;
dormida, me atrevo a verte;
por eso, alma de mi alma,
yo velo mientras tú duermes.

Despierta, ríes y al reír tus labios
inquietos me parecen
relámpagos de grana que serpean
sobre un cielo de nieve.
Dormida, los extremos de tu boca
pliega sonrisa leve,
suave como el rastro luminoso
que deja un sol que muere.
- ¡Duerme!

Despierta miras y al mirar tus ojos
húmedos resplandecen
como la onda azul en cuya cresta
chispeando el sol hiere.
Al través de tus párpados, dormida,
tranquilo fulgor vierten,
cual derrama de luz templado rayo,
lámpara trasparente...
- ¡Duerme!

Despierta hablas, y al hablar, vibrantes
tus palabras parecen
lluvia de perlas que en dorada copa
se derrama a torrentes.
Dormida, en el murmullo de tu aliento
acompasado y tenue,
escucho yo un poema que mi alma
enamorada entiende...
- ¡Duerme!

Sobre el corazón la mano
me he puesto porque no suene
su latido, y de la noche
turbe la calma solemne.
De tu balcón las persianas
cerré ya, porque no entre
el resplandor enojoso
de la aurora y te despierte...
- ¡Duerme!

Gustavo Adolfo Bècquer
 
Dos rojas lenguas de fuego

Dos rojas lenguas de fuego
que, a un mismo tronco enlazadas
se aproximan, y al besarse
forman una sola llama;

dos notas que del laúd
a un tiempo la mano arranca,
y en el espacio se encuentran
y armoniosas se abrazan;

dos olas que vienen juntas
a morir sobre una playa,
y que al romper se coronan
con un penacho de plata;

dos jirones de vapor
que del lago se levantan,
y al juntarse allá en el cielo
forman una nube blanca;

dos ideas que al par brotan,
dos besos que a un tiempo estallan,
dos ecos que se confundon...
eso son nuestras dos almas.

Gustavo Adolf Bécquer
 
Deseo


Solo tu corazón caliente,
y nada más.

Mi paraíso un campo
sin ruiseñor
ni liras,
con un río discreto
y una fuentecilla.

Sin la espuela del viento
sobre la fronda,
ni la estrella que quiere
ser hoja.

Una enorma luz
que fuera
luciérnaga
de otra,
en un campo de
miradas rotas.

Un reposo claro
y allí nuestros besos,
lunares sonoros
del eco,
se abrirían muy lejos.

Y tu corazón caliente,
nada más.

Federico Garcìa Lorca
 
Non star lontana da me

Non star lontana da me un solo giorno, perchè,
perchè, non so dirlo, è lungo il giorno,
e ti starò attendendo come nelle stazioni
quando in qualche parte si addormentano i treni.


Non andartene per un'ora perchè allora
in quell'ora s'uniscono le gocce dell'insonnia
e forse tutto il fumo che va cercando casa
verrà ancora a uccidere il mio cuore perduto.

Ahi non s'infanga la tua figura nell'arena,
ahi,non volino le tue palpebre nell'assenza:

non andartene per un minuto,adorata,

perchè in quel minuto sarai andata così lontano
che attraverserò tutta la terra domandando
se tornerai o se mi lascerai morire.


Neruda
 
Guardami: sono nuda.
Dall’inquieto languore
della mia capigliatura
alla tensione snella del mio piede,
io sono tutta una magrezza acerba
inguainata in un color avorio.
Guarda: pallida è la carne mia.
Si direbbe che il sangue non vi scorra.
Rosso non ne traspare.
Solo un languido palpito azzurrino
sfuma in mezzo al petto.
Vedi come incavato ho il ventre.
Incerta è la curva dei fianchi,
ma i ginocchi e le caviglie
e tutte le giunture, ho scarne e salde
come un puro sangue.
Oggi, m’inarco nuda, nel nitore
del bagno bianco e m’inarcherò nuda
domani sopra un letto,
se qualcuno mi prenderà.
E un giorno nuda, sola,
stesa supina sotto troppa terra,
starò, quando la morte avrà chiamato

Antonia Pozzi
 
Era d'Agosto e il povero uccelletto
Ferito dallo sparo di un moschetto
Andò per riparare l'ala offesa,
a finire all'interno di una chiesa.
[FONT=Arial, Helvetica, sans-serif]http://www.megghy.com/index.htm[/FONT]
Dalla tendina del confessionale
Il parroco intravvide l'animale
Mentre i fedeli stavano a sedere
Recitando sommessi le preghiere.

Una donna che vide l'uccelletto
Lo prese e se lo mise dentro il petto.
Ad un tratto si sentì un pigolio
Pio pio, pio pio, pio pio.

Qualcuno rise a sto cantar d'uccelli
E il parroco, seccato urlò: "Fratelli!
Chi ha l'uccello mi faccia il favore
Di lasciare la casa del Signore!"

I maschi un po' sorpresi a tal parole
Lenti e perplessi alzarono le suole,
ma il parroco lasciò il confessionale
e: "Fermi - disse - mi sono espresso male!

Tornate indietro e statemi a sentire,
solo chi ha preso l'uccello deve uscire!"
a testa bassa e la corona in mano,
le donne tutte usciron pian piano.

Ma mentre andavan fuori gridò il prete:
"Ma dove andate, stolte che voi siete!
Restate qui, che ognuno ascolti e sieda,
io mi rivolgo a chi l'ha preso in chiesa!"

Ubbidienti in quello stesso istante
le monache si alzarono tutte quante
e con il volto invaso dal rossore
lasciarono la casa del Signore.

"Per tutti i santi - gridò il prete -
sorelle rientrate e state quiete.
Convien finire, fratelli peccatori,
l'equivoco e la serie degli errori:
esca solo chi è così villano
da stare in chiesa con l'uccello in mano.

Ben celata in un angolo appartato
Una ragazza col suo fidanzato,
in una cappelletta laterale,
ci mancò poco si sentisse male

e con il volto di un pallore smorto
disse: "Che ti dicevo? Se n'è accorto!"





Trilussa, L'Uccelletto
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto