L'angolo della poesia

Quelle come me regalano sogni, anche a costo di rimanerne prive…

Quelle come me donano l’Anima, perché un’anima da sola è come una goccia d’acqua nel deserto…

Quelle come me tendono la mano ed aiutano a rialzarsi, pur correndo il rischio di cadere a loro volta…

Quelle come me guardano avanti, anche se il cuore rimane sempre qualche passo indietro…

Quelle come me cercano un senso all’esistere e, quando lo trovano, tentano di insegnarlo a chi sta solo sopravvivendo…

Quelle come me quando amano, amano per sempre…e quando smettono d’amare è solo perché piccoli frammenti di essere giacciono inermi nelle mani della vita…

Quelle come me inseguono un sogno…quello di essere amate per ciò che sono e non per ciò che si vorrebbe fossero…

Quelle come me girano il mondo alla ricerca di quei valori che, ormai, sono caduti nel dimenticatoio dell’anima…

Quelle come me vorrebbero cambiare, ma il farlo comporterebbe nascere di nuovo…

Quelle come me urlano in silenzio, perché la loro voce non si confonda con le lacrime…

Quelle come me sono quelle cui tu riesci sempre a spezzare il cuore, perché sai che ti lasceranno andare, senza chiederti nulla…

Quelle come me amano troppo, pur sapendo che, in cambio, non riceveranno altro che briciole…

Quelle come me si cibano di quel poco e su di esso, purtroppo, fondano la loro esistenza…

Quelle come me passano innosservate, ma sono le uniche che ti ameranno davvero…

Quelle come me sono quelle che, nell’autunno della tua vita, rimpiangerai per tutto ciò che avrebbero potuto darti e che tu non hai voluto…

Alda Merini
 
Vorrei stare nelle tue labbra
per spegnermi nella neve dei tuoi denti.
Vorrei stare nel tuo petto
per disfarmi in sangue.
Vorrei nella tua chioma d'oro
sognare per sempre.
Che il tuo cuore si facesse
tomba del mio dolente.
Che la tua carne fosse la mia carne,
che la mia fronte fosse la tua fronte.
Vorrei che tutta la mia anima
entrasse nel tuo corpo breve
ed essere io il tuo pensiero
ed essere io la tua bianca veste.
Per far si che t'innamorassi di me con passione tanto forte
da consumarti cercandomi
senza mai trovarmi.
Perché tu gridassi il mio nome
verso ponente, chiedendo di me all'acqua,
bevendo triste il fiele che prima lasciò sul cammino
il mio cuore nell'amarti.
E mentre io andrò dentro il tuo corpo dolce e debole,
essendo io, donna, te stessa,
e rimanendo in te per sempre,
mentre tu invano mi cerchi da Oriente a Occidente,
finché alla fine non ci brucerà
la fiamma grigia della morte.

(Garcia Lorca)
 
IL MIO PIU’ GRANDE POEMA

Io sento che ancora
il mio più grande poema
è quello che non ho scritto.
E intanto nel tormentoso tumulto
dei miei mille pensieri
il mio cuore si scioglie e si disperde
come una goccia di colore, caduta
su l’onde agitate.
Molte cose ho detto
molte cose ho scritto e cantato,
eppure il peso è cresciuto
dentro di me:
c’è qualcosa che non esce mai fuori,
che non può uscire giammai
dal fondo dell’anima mia.
Dalla bocca del fiore si sprigionano
i segreti della Natura,
dalle bocche dei vulcani
le fiamme della terra;
dal mio cuore squarciato
non escono invece che rotte parole:
un grido un lamento un sospiro,
poi nulla…
E’ un nulla quello che dissi,
un nulla quello che dico,
un nulla quello che dirò,
davanti a quel tutto che io sento!
Io sono lo scrigno serrato
d’un grande sublime tesoro
ch’io stesso sconosco.
Il mio più grande poema
è qui, sol qui dentro,
né può diventare mai pagina
mai voce, mai suono.
Le cose che si possono dire
misurare definire
nel breve perimetro chiuso
della carta della frase o del verbo,
per ciò stesso non valgono:
non hanno scintilla divina
né spasimo d’infinito.
Il nostro inesprimibile
è soltanto quello che possiede
di vero poetico e di vero sublime
la vita:
ma poi nulla è sublime
se può diventare parola.
No.
La mia vera poesia non è quella
che su mille carte inchiostrate
io sparsi per il mondo.
Ma è quella che il cuore,
autore senza editore,
conserva ancora, sacra di silenzi
e di misteri
nella sua chiusa inedita bellezza
come il corallo nell’abisso:
è quella che rimase
eterna preghiera
nel tormento
del mio eterno inespresso.

Nino Ferraù.
(dedico questa poesia a G.)
 
Poi fece notte
due sedie di legno
sulla luna
sulle sedie
loro due
scalzi
l'uno di fronte all'altra
toccandosi appena
gli alluci.
Ghiannis Ritsos
 
poi fece notte
due sedie di legno
sulla luna
sulle sedie
loro due
scalzi
l'uno di fronte all'altra
toccandosi appena
gli alluci.
ghiannis ritsos

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Se solo si potesse vivere tra parentesi

Se solo si potesse vivere tra parentesi
si potrebbe prendere chi vuoi dentro con te,
e il resto del mondo aspetterebbe fuori
a guardare educatamente dall’altra parte.
Se si sbucasse fuori dalla parentesi,
la vita continuerebbe come prima.
Non ci sarebbero conseguenze
e per una volta i muri si troverebbero dove vuoi tu. Se solo fosse possibile.
Ma le parentesi esistono solo nei libri.
E il mondo gira di conseguenza.

(A. Fienberg)
 

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