LASCIA CHE TUTTO SCORRA COME LA PIOGGIA SULLA PELLE.

Voglio proprio vedere come andrà a finire.
Milioni di Italiani che tirano la cinghia per arrivare a malapena alla fine del mese .......


Il progetto era di creare a Papigno, nel ternano, al posto della fabbrica abbandonata
dove il comico aveva girato La Vita è bella, una sorta di Hollywood umbra, gli Umbria Studios.
L'investimento di Benigni però si impantana subito,
«la sua società di gestione dei teatri di posa umbri accumula perdite per oltre un milione e mezzo di euro
e il regista premio Oscar rischia di rimettercene cinque» racconta l'inchiesta di Report andata in onda ieri sera.
«A salvarlo arriva da Roma Cinecittà Studios, l'impresa di proprietà di Luigi Abete, Aurelio De Laurentis e Della Valle
che nel '97 ha acquisito la gestione dei leggendari teatri di posa romani.
Compra le quote dell'azienda di Benigni e si fa carico dei cinque milioni di euro, iscritti a bilancio come debiti verso controllanti».

Eppure gli studi cinematografici di Benigni e Nicoletta Braschi, moglie e socia del comico nella Melampo Cinematografica srl
(negli altri casi, una vera macchina da soldi) che detiene il 40% degli Umbria Studios,
avevano beneficiato di importanti finanziamenti pubblici: circa 16 milioni di euro tra fondi europei, regionali e comunali.
La cifra viene contestata dal legale di Benigni, l'avvocato Michele Gentiloni (cugino del premier),
che per conto del comico ha diffidato Report dalla messa in onda dell'inchiesta,
diffida a cui ha fatto seguito anche quella di Cinecittà Studios SpA.
Benigni, intecettato dai cronisti, si è limitato ad una battuta: «Se ti racconto quanto ci ho rimesso...».

Meno male che a salvare Benigni arriva la cordata di Cinecittà (Abete, Della Valle, De Laurentis).
Quando rilevano le quote, la società di Benigni «era messa molto male, tant'è che negli ultimi tre anni
aveva accumulato delle perdite per oltre un milione e mezzo di euro.
E se le cose fossero continuate così, Benigni rischiava di rimetterci ben 5 milioni di euro, iscritti a bilancio come debito verso controllante.
Ma Cinecittà Studios compra le quote della società di Benigni, accollandosi i cinque milioni di euro del premio Oscar».
E da allora, i ricavi della società di Benigni dipendono esclusivamente dal canone che la stessa Cinecittà studios
versa ogni anno per l'utilizzo degli studi cinematografici, anche se le riprese di film si siano interrotte da tempo.

In sintesi, «Cinecittà non ha fatto investimenti, non ha portato produzioni e l'unico atto che ha compiuto
è stato quello di farsi carico dei debiti della società della Braschi e di Benigni: un po' strano» riassume Giorgio Mottola di Report.

Nel frattempo, il Comune di Terni ha avviato un contenzioso civile con Cinecittà per riottenere gli studi di Papigno.

Mentre il flop della Hollywood di Benigni e signora finirà sul groppone di chi è pronto a mettere sul piatto
un bel po' di milioni per acquistare Cinecittà Studios con tutti i suoi debiti. E chi se non lo Stato italiano.
 
:( :vado: :( :vado::ordine::ordine::ordine:

I quindici filobus inaugurati lo scorso 27 marzo dal sindaco di Roma, Virginia Raggi
e dall’assessore alla Città in Movimento, Linda Meleo, il giorno di Pasquetta erano tutti fuori servizio.
 
A dirlo sono i meccanici dell’Atac che, ieri, si sono ritrovati nella rimessa di Tor Pagnotta le quindici vetture messe su strada da meno di un mese, tutte fuori uso.

"L'azienda osserva che è del tutto fisiologico che ci siano mezzi in officina per assistenza ......."

Le vetture fanno parte dei 45 filobus acquistati nel 2009 da Roma Metropolitane, e mai entrati in servizio,
perché finiti al centro di un’inchiesta, poi confluita in quella di Mafia Capitale.
Alemanno Alemanno ......
 
Ho un dubbio :mumble::mumble:.......siamo diventati un popolo di coglioni ? Oppure siamo tutti ammanicati con le coop ?

«Continuano a sbarcare migliaia e migliaia di clandestini al giorno ed è ormai evidente, come denunciato da Frontex
e ammesso anche dal procuratore di Catania, che c’è un legame inquietante tra trafficanti e Ong
che vanno letteralmente a prendere i clandestini, non a soccorrerli. In tutto questo il governo italiano ha una responsabilità enorme
perché non muove un dito per interrompere i loschi affari dei trafficanti e anzi compie scelte folli
aumentando ad oltre 4,6 miliardi la spesa per l’immigrazione nel Def»
.

Ecco come si è arrivati a questo boom di spesa. Il ministero dell’Economia Padona ha spiegato che
«In base ai dati attuali, le operazioni di soccorso, assistenza sanitaria, alloggio e istruzione per i minori non accompagnati sono,
al netto dei contributi dell’Ue, pari a 3,6 miliardi (0,22 per cento del PIL) nel 2016 e previste pari a 4,2 miliardi (0,25 per cento del PIL) nel 2017,
in uno scenario stazionario». «Se l’afflusso di persone dovesse continuare a crescere la spesa potrebbe salire nel 2017 fino a 4,6 miliardi (0,27 per cento del Pil)».

Ci sono quindi in ballo spese extra per 400 milioni di euro.
Questi denari arriveranno nell’unico modo possibile: aumentando l’Iva e piegando le famiglie.
 
.......sbaglio....è da un po' di anni che lo siamo.......qualche decennio.......couilles.
 
Buongiorno a tutti:)

IMG-20170416-WA0039.jpg
 
Ennesimo attacco con sostanze chimiche perpetrato dai jihadisti nella zona di Mosul, la scorsa notte, e questa volta a farne le spese sono venticinque militari iracheni ed un numero imprecisato di consiglieri militari provenienti da Stati Uniti e Australia, anche se fonti governative statunitensi e australiane sminuiscono l’episodio.

Si tratta del secondo attacco con armi chimiche lanciato dai jihadisti in pochi giorni, sempre nella zona di Mosul, dove sono sotto costante assedio da parte dell’esercito iracheno che si sta muovendo per liberare la città dai tagliagole.

Nella notte tra il 14 e il 15 aprile infatti missili al cloro erano stati sparati contro i militari iracheni nella zona occidentale di Mosul.

L’emittente televisiva statunitense ABC ha reso noto che il Pentagono è al corrente del fatto di stanotte, definendolo come attacco “low scale”, ovvero a bassa scala ed inefficace.

Di tutt’altro parere è invece il Cremlino, tramite il portavoce del Ministero degli Esteri, Maria Zakharova: “Siamo estremamente preoccupati per le informazioni ricevute dalla Croce Rossa Internazionale e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per quanto riguarda l’utilizzo di sostanze tossiche da parte dell’Isis nella zona di Mosul”.

E’ evidente che i sistematici attacchi chimici messi in atto dai jihadisti dell’Isis a Mosul non riscuotono la medesima attenzione mediatica dell’attacco di Idlib, di inizio aprile, quando numerosi governi e media occidentali puntarono immediatamente il dito contro Assad nonostante non vi fossero prove a supporto di tale ipotesi. Del resto nemmeno l’attacco chimico lanciato dai jihadisti ad al-Nairab, in Siria, lo scorso ottobre, trovò molta attenzione sui media.

Il Pentagono sminuisce definendo l’attacco “low scale”e “inefficace”, come se fosse il risultato a stabilire se l’attacco è di una determinata gravità o meno. Operativamente parlando può anche essere accettabile, se la classificazione è fine a sè stessa e prettamente legata al contesto di battaglia. È però indubbio che un attacco chimico è grave a prescindere dalla sua riuscita, lo è nel suo tentativo, perché se fallito significa che i jihadisti non avevano i mezzi o le capacità per fare di meglio, ma se le avessero avute?

In tutto ciò è bene ricordare un fattore che troppo spesso viene dimenticato: le forze regolari siriane di Assad, Hizbullah e l’esercito iracheno si stanno opponendo al tentativo dei jihadisti di spezzare l’asse sciita che va da Teheran a Beirut, passando per l’Iraq e la Siria. E’ dunque fondamentale chiedersi chi ancora oggi ha forte interesse a spezzare questo asse.
 
Scusate. Ho bisogno della Vs. conferma. Ma ...Alfano ....è ancora qui da noi ? Non è l'abbiamo mandato di là ed ha cambiato nome ?

Nei giorni dell'escalation di tensioni con la Corea del Nord e l'ennesimo (fallito) test missilistico di Pyongyang,
Donald Trump
era andato in televisione per annunciare che il Pentagono aveva inviato nel mar del Giappone il gruppo di navi americane Carl Vinson (
una portaerei classe Nimitz a propulsione nucleare, una flotta di caccia torpedinieri Aegis e altre quattro navi).

Un avvertimento a Kim Jong-un per evitare il peggio e mettere in chiaro che l'America ha ancora un ruolo preponderante in tutto il mondo.


L'invio della "Armada", così l'ha chiamata Trump risvegliando vigore patriottico, si sta però trasformando in un giallo.
Il 15 aprile, infatti, giorni dopo l'annuncio del presidente Usa (era l'8 aprile), la Vinson è stata fotografata nell'Oceano indiano al largo delle Isole Sunda,
ovvero molto disante da quel mar del Giappone dove si sarebbe dovuta trovare.
Gli ammiragli della flotta non hanno seguito l'ordine di Trump e hanno continuato a navigare in direzione dell'Australia,
dove era attesa per una esercitazione, oppure si trattava di un bluff? Difficile da dirsi.

Di certo c'è quella foto che in qualche modo mette in imbarazzo la linea di comando americana.
Nei giorni scorsi Trump si era detto pronto ad un attacco preventivo alla Corea se avesse testato ancora i missili nucleari,
ma l'eventuale intervento militare lo avrebbe dovuto condurre proprio la portaerei che però si stava dirigendo altrove.

Il Pentagono ha precisato che la Vinson arriverà al largo della Corea del Nord solo la prossima settimana.
A quanto pare, l'errore sarebbe riconducibile ad un difetto di comunicazione tra i comandanti dell'"Armada" nel Pacifico e il segretario alla Difesa, Jim Mattis.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto