LE LENTICCHIE PORTANO SOLDI SOLO SE SEI CRACCO E LE VENDI A 1500 EURO

Ahahahahah toccali nei soldi......

Il deputato catanese Santi Cappellani avrebbe inviato una lettera di dimissioni al Movimento 5 Stelle.

Lo riposta il quotidiano La Sicilia, che riporta le parole di addio del grillino.

"Quanto scrivo è doloroso a me per primo . Non avrebbe senso rimanere in una squadra i cui non ci si riconosce più".

Poi parla di una "profonda frustrazione multipla": quella di "non potere rappresentare il termine di cui ci fregiamo
e di non potere più rispondere ai territori per non minare gli equilibri di questo o quel governo".

Il termine in questione sarebbe quello di "portavoce".

Nella sua lettera di addio, il deputato grillino avrebbe anche parlato di una tendenza del Movimento,
che si sarebbe "imborghesito": "Siamo finiti in una spirale di autoreferenzialità", scrive.
Poi accusa la gesione dei 5 Stelle: "Quando sento la frase 'pugno di ferro' rabbrividisco".

Cappellani non riconosce più il Movimento di cui fa parte che ora sarebbe più interessato "a comunicazione e sondaggi", rispetto "al sentire comune e della base".

Il Sicilia.it
, inoltre, riporta altre parole del deputato pentastellato: "Mentre ci si apriva giustamente alla società civile con gli uninominali,
si cancellavano dalle liste attivisti storici, senza alcuna motivazione", sosterrebbe Cappellani, che contesta
"una serie di azioni di imperio che hanno fatto venire meno proprio il sentirsi comunità".
Infine, il deputato riprende i 5 Stelle, a sua detta "in preda all’anarchia", dato che senza "una linea comune,
molto spesso, e senza confronto, vengono prese posizioni contro i nostri stessi alleati di governo e contro le azioni dei nostri stessi ministri".
In più, "gli amministratori locali sono abbandonati a se stessi".

Due giorni fa, Cappellani era finito al centro delle cronache, per i mancati rimborsi.
 
"Il mio gruppo mi ha attaccato come se fossi un nemico". Lorenzo Fioramonti esce nuovamente allo scoperto.

Ai pentastellati ha rimproverato "l'impossibilità di un confronto critico.
Non è ammesso il dissenso, non c'è ascolto. I panni sporchi in famiglia. Per il resto: si tace o si esce".

Dettagli che hanno da sempre sollevato diverse critiche da parte dell'ex ministro dell'Istruzione,
che ribadisce come si sia dimenticata l'essenza del M5S: "Acqua pubblica, mobilità sostenibile, ambiente.
L'economia del benessere è cio a cui ho dedicato tutta la mia vita di studi. Serve un'alleanza di governi che puntino al benessere sociale".

Un progetto che voleva portare avanti ma che, per sua scelta, ha deciso di abbandonare poiché non poteva "più fare la figurina".

L'ex titolare del Miur, nell'intervista rilasciata a La Repubblica, ha confessato che in diverse situazioni si è trovato in imbarazzo:
"Se mi chiami per le mie competenze non puoi non tenerle in nessun conto".

Lui era fortemente contrario all'esperienza con la Lega, eppure ha accettato l'incarico da sottosegretario:
"Avevano bisogno di una persona competente all'Istruzione. Me lo chiesero come un favore, si era a poche ore dalla presentazione della squadra".

L'offerta gli fu avanzata dallo staff di Luigi Di Maio, nella persona di Alessio Festa:
"Disse che li avrei messi in grande difficoltà rifiutando. Chiesi la massima autonomia e me la garantirono".

Invece per la veste di ministro a contattarlo fu direttamente il capo politico grillino:
"Avevamo avuto molte polemiche, anche aspre. Non me l'aspettavo affatto".

"Ho detto che nella mia scuola ideale non dovrebbero esserci simboli religiosi".
Critiche sono arrivate anche sulle proposte di microtasse (merendine, bibite gassate, viaggi aerei) per finanziare la scuola:
"All'inizio avevo proposto di rimodellare l'Iva, aumentarla sui consumi dannosi. Avremmo avuto 5 miliardi da reinvestire".

Gli risposero che tassare bibite gassate e merendine sarebbe stata cosa da Stato etico e - uno dei primi a criticarlo - fu Luigi Di Maio:
"Indice di un'ignoranza profonda. La politica in questo governo non si fa in Consiglio dei ministri ma nelle riunioni della maggioranza. Non sai mai chi decide".

Al centro della polemica di Fioramonti infine è finita anche la piattaforma Rousseau:
"È inadeguata, inutilmente costosa (un milione e mezzo all'anno, a prezzi di mercato ne costerebbe 30mila), farraginosa.
É sbagliato persino il modo in cui vengono poste le domande, declinate in modo da assecondare e incoraggiare risposte prevedibili".
 
Ahahahahah festival della canzone......dovrebbero essere delle ore da passare in spensieratezza ed allegria.
....solo ascoltando canzoni. Mentre qui pensano solo a pagare fior di centinaia di migliaia di euro a mezze calzette.


Sembra non placarsi la bufera piovuta sulla Rai per il caso di Rula Jebreal.
Dopo le esternazioni dei politici, che dal fronte sinistro gridano alla censura in caso di sua assenza
e dall'altro gridano allo scandalo in caso di presenza, a intervenire è l'amministratore delegato Rai Fabrizio Salini.

Il dirigente ha richiesto un incontro con il direttore di Rai1, Teresa De Santis, e con il conduttore del Festival di Sanremo, Amadeus.

Fabrizio Salini si è espresso nella serata di ieri con una nota ufficiale, nella quale non menziona direttamente Rula Jabreal
ma mostra apertura verso gli ospiti proposti dal conduttore:

"Le proposte della direzione artistica, già discusse con la direzione di Rai1, saranno oggetto, come da prassi,
di un confronto con l'amministratore delegato, con il solo obiettivo di realizzare un grande Festival."

Dagli uffici della tv di Stato fanno sapere che l'unico nodo da sciogliere è l'assenza di una condivisione totale sulla composizione del cast fatta da Amadeus.
Questo punto risulta essere decisivo per il via libera definitivo ai lavori di convocazione, tanto che Teresa De Santis
ha convocato già a fine anno e poi pochi giorni fa il conduttore per discutere con lui delle indiscrezioni trapelate.

Non sembra, quindi, da escludere un dietrofront da parte della Rai per l'ammissione di Rula Jebreal nella rosa delle 10 donne che affiancheranno Amadeus.

Dopo le distanze prese dal direttore di Rai1 dalle parole di Rula Jebreal, secondo il Corriere della Sera non è escluso
che a Rula Jebreal possa essere riproposto l'invito a partecipare al Festival di Sanremo.
A un patto, però: quello di intervenire esclusivamente sul tema della violenza sulle donne, senza divagazioni.

La decisione di mettere al centro la violenza di genere contro le donne è stata un'idea del conduttore e direttore artistico,
così come quella di avere con sé ben 10 donne, per bilanciare la presenza minoritaria del sesso femminile dal cast dei cantanti in gara.

Pare che Amadeus volesse portare Prévert sul palco dell'Ariston, con la poesia Sono quella che sono,
e volesse dare un accento internazionale alla kermesse con la presenza di Rula Jebreal.

Mentre ancora si discute sul contratto della giornalista, alcuni nomi delle 10 donne
che saranno accanto al conduttore nelle 5 serate del Festival di Sanremo sono già stati confermati.

Antonella Clerici e

Diletta Leotta, con buona pace di Paola Ferrari, hanno già firmato il contratto, così come saranno sul palco anche

Emma D'Aquino e

Laura Chimenti, giornaliste in forza al TG1.

Manca solo la firma, invece, per
Georgina Rodriguez, compagna di Cristiano Ronaldo.

Nulla di fatto per Chiara Ferragni, un nome che a onor del vero pare non sia mai stato preso in considerazione da Teresa De Santis per Sanremo.
 
Personalmente, toglierei il Festival ad Amadeus che si sta dimostrando totalmente inadeguato.
....direttore artistico ????????????????????????????????????????????????????????????
 
Non ho capito perchè gli italiani devono pagare il canone per vedere a Sanremo sta gente sconosciuta
che ha come curriculum l'antisalvinismo o l'antiberlusconismo.

Poi chi vuole parlare di violenza sulle donne potrebbe cominciare dai paesi musulmani
che hanno problemi ben più gravi di discriminazione della donna,
in realtà l'Italia è il paese più sicuro per le donne, nel mondo c'è di peggio.

E comunque se proprio si vuole parlare di violenza sulle donne si potrebbe chiamare una volontaria dei centri-antivolenza
che ne capisce sicuramente di più e che ci costa meno delle vallette di Sanremo.

... la rula sarà d'accordo di andare a san remo e parlare di donne, magari osannerà nilde iotti, gruber, annunziata, bianca berlinguer luxuria, mogherini e boschi!

Ma perché non va a parlare di donne al festival della canzone israeliano od a quello palestinese ?
Già che c'è si porti anche amadeus...
 
La soluzione c'è. Il telecomando e si cambia canale!

Certo che se bisogna pure darle dei soldi allora bisognerebbe scendere in piazza per destinarli agli stipendiati e salariati
che prendono poco più di quanto pagano di affitto o mutuo... questi si dovrebbero essere invitati a Sanremo per spiegare come fanno!!!
 
thediplomat_2014-08-06_20-26-21.jpg
 
Yang Jiechi, responsabile della diplomazia cinese, ha dovuto recentemente compiere un viaggio in diverse capitali africane
per migliorare le relazioni fra le diverse parti e cercare di cancellare la crescente diffidenza degli africani verso Pechino.

La Cina, con la sua potente economia, ha sostituito nel continente la presenza europea
soprattutto grazie alla presenza delle proprie aziende ed ai grandi progetti di investimento :
oltre 10 mila aziende orientali siano presenti fra Zambia, Tanzania, Nigeria ed altri paesi.

Si calcola che già nel 2017 il 12% di tutta la manifattura del continente nero fosse in mano cinesi, per un valore di oltre 500 miliardi di dollari.

A questa presenza privata si accompagna quella pubblica, con finanziamenti e realizzazioni infrastrutturali a pioggia.

Peccato che spesso però i paesi beneficiari non riescano spesso a ripagare il debito derivante e si trovino,
di fronte al l’aggressività del creditore cinese, nella necessità di dover cedere importanti cespiti pubblici.

Il caso più evidente è recente è quello della Zambia.

Il paese è debitore scaduto per teorici 3,1 miliardi di dollari verso Pechino, ma secondo dati USA il debito non onorato supera i 10 miliardi.

Per compensare lo stesso Lusaka pensa di cedere la propria società di utilities ZESCO,
dopo aver già ceduto la società di telecomunicazioni ZNBC e con anche l’aeroporto di Lusaka in aria di cessione
. Alla fine lo Zambia diventerà una colonia politico economica cinese.

Questa aggressività ha però suscitato le prime reazioni.

Il progetto per il più grande porto dell’Africa Orientale, Bagamoyo, in Tanzania, non è giunto a termine
quando la Cina ha cercato di imporre un affitto per 99 anni, ottenendo un rifiuto governativo.

Il governo della Sierra Leone ha cancellato il progetto di un super aeroporto intercontinentale sempre finanziato da Pechino a condizioni, evidentemente, non buone.

L’espansionismo cinese è tanto invadente come quello occidentale e forse anche più minaccioso, e gli africani iniziano ad esserne stanchi
 
A quei buffoni che ci governano, sputerei volentieri in un'occhio....anche due.

Secondo le stime, circa 10mila autonomi resterebbero fuori dal regime forfettario 2020:
in un terzo dei casi si tratta di over 65, oltre 4mila ultra50enni con reddito da lavoro dipendente pari ad almeno 30mila euro annui.

Il nuovo paletto all’applicazione del regime modificato dalla Legge di Bilancio
taglia dunque fuori molti lavoratori che nel 2019 avevano applicato la tassazione agevolata al 15%
ma che quest’anno non rientrano più nei requisiti, perché sommano un reddito da lavoro dipendente.


Le previsioni sono quelle dell’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro,
contenute nel report “Regime forfetario: i dati 2019 e la proiezione sul 2020“,
che ha analizzato le aperture delle Partite IVA nei primi 9 mesi del 2019.

Fra le 399mila 584 nuove iscrizioni, i forfettari sono risultati 269mila 569, con un incremento dell’11% sul 2018.
Ebbene, fra questi, in considerazioni dei nuovi paletti ci sono 10mila Partite IVA che dal 2020 non avranno più convenienza a svolgere un’attività autonoma.


In particolare, desisteranno dall’arrotondare la pensione circa 3,5 mila neo-iscritti over 65
e dall’incrementare i propri stipendi circa 4mila autonomi fra i 51 e 65 anni con redditi superiori ai 30 mila euro l’anno.

Le stime
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Ambiti
Nel 2019 l’incremento maggiore di Partite IVA forfettarie riguardava il settore dei servizi, +14,2%,
all’interno del quale aumentano le attività professionali, scientifiche e tecniche (+25.796 pari ad un incremento del 48,4%),
seguite da attività autonome nel settore della sanità e assistenza sociale (+33.248, con un incremento record del 274%).

Tali indicazioni, segnala il report, «permettono di ipotizzare che una componente consistente di esperti in materie scientifiche,
tecniche e sanitarie
abbia utilizzato il nuovo regime 2019 per svolgere l’attività in forma autonoma».

I lavoratori autonomi neo-iscritti che non rientrano già più nel regime forfetario
devono decidere nel 2020 se abbandonare l’attività autonoma o passare al regime ordinario di tassazione.
 
La stretta sul regime forfettario contenuta nella legge di Bilancio 2020 prevede paletti più severi per poter applicare la tassazione agevolata al 15%:
resta il precedente tetto di 65mila euro, ma tornano alcune limitazioni relative alle spese massime sostenibili nel corso dell’anno e alla compatibilità con il lavoro dipendente.

Sono le caratteristiche fondamentali della misura sul regime forfetario inserita in manovra,
che si accompagna alla cancellazione del nuovo regime agevolato con aliquota al 20% per le Partite IVA che ricavano fra i 65mila e i 100mila euro.

Un’opzione prevista dalla Legge di Bilancio del 2019, con entrata in vigore 2020, e che invece viene eliminata.


La norma con la stretta sul regime forfettario è il comma 692 della manovra, che va a modificare il comma 54 dell’articolo 1 della legge 190/2014.

Il requisito fondamentale per applicare il regime forfettario restano ricavi o compensi fino a 65mila euro.
Diventa però necessario che il contribuente non abbia sostenuto spese sopra i 20mila euro lordi per lavoro accessorio, lavoratori dipendenti, collaboratori.
Dunque, una restrizione rispetto alla misura applicata nel 2019, che non prevedeva limiti alle spese per collaboratori.


Viene reintrodotto anche un nuovo paletto relativo alla possibilità di cumulare il regime forfettario con lo svolgimento di lavoro dipendente.

Forfettario escluso per chi nell’anno precedente ha percepito redditi di lavoro dipendente o assimilati sopra i 30mila euro annui.

Quindi, per riassumere, ecco come cambiano dal 2019 al 2020 i requisiti di accesso al regime forfettario.

Requisiti Forfettario 2019 Requisiti Forfettario 2020

1) ricavi entro 65mila euro

2) spese collaboratori entro 20mila euro

3) reddito da lavoro dipendente fino a 30mila euro

Non entrerà invece mai in vigore la nuova aliquota fiscale al 20% per le partite IVA fra 65mila e 100mila euro di ricavi.
Come detto, la manovra elimina la previsione di legge che avrebbe fatto partire questa nuova tassazione dal prossimo gennaio.


C’è una novità per i forfettari che applicano la fatturazione elettronica: nel caso in cui emettano esclusivamente fatture elettroniche,
il termine di decadenza per gli avvisi i di accertamento è ridotto di un anno, passando quindi da cinque a quattro.
Quindi, le partite IVA in regime forfettario che emettono esclusivamente fattura elettronica possono ricevere avvisi di accertamento al massimo entro quattro anni.

Infine, un risvolto relativo al regime forfettario è contenuto nelle nuove misure Industria 4.0
. Il super e l’iper-ammortamento applicati negli anni scorsi all’acquisto di macchinari, hardware e software,
sono sostituiti da un credito d’imposta che è utilizzabile da tutte le Partite IVA, indipendentemente dal regime fiscale adottato.

In pratica, quindi, anche i contribuenti in regime forfettario possono applicare il nuova credito d’imposta investimenti Impresa 4.0.
 

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