SONDAGGIO - Italia, Pmi servizi luglio a 58,0 da 58,2
SONDAGGIO - Italia, Pmi servizi luglio a 58,0 da 58,2
MILANO, 4 agosto (Reuters) - Il settore dei servizi italiano segna a luglio un marginale rallentamento, continuando, però la la fase di espansione iniziata tredici mesi fa.
L'indice Business Activity Reuters/Adaci - che misura l'attività del settore dei servizi - segna a luglio 58,0 da 58,2 del mese precedente.
La leggera flessione non preoccupa Chris Williamson, economista di Ntc Research la società che compila l'indagine sul terziario.
L'economista nota che l'indicatore si mantiene sempre sui livelli massimi dal dicembre 2003, sebbene il sesto mese consecutivo di flessione della componente relativa al lavoro inevaso (da 48,2 a 47,0) faccia pensare "a un raffreddamento della crescita nei prossimi mesi e a pressioni per la riduzione del personale".
A determinare il lieve calo dell'indice è stato soprattutto il rallentamento della crescita dei nuovi ordini, scesi, il mese scorso, a 56,1 da 58,6 di giugno.
"L'Italia è penalizzata dalla debolezza dei consumi. Il sistema produttivo è sostenuto soprattutto dai trasporti, dai viaggi, dalle telecomunicazioni e dall'information technology. I settori che incidono negativamente sulla crescita sono hotel, ristoranti e grande distribuzione", spiega Williamson.
Torna a scendere, dopo quattro rialzi consecutivi, anche la componente occupazionale: 50,2 da 52,7. La componente, comunque, si mantiene sopra quota 50 punti, soglia che separa contrazione ed espansione e che non viene violata dal febbraio scorso. Le aziende del settore servizi, insomma, al contrario di quelle manifatturiero, creano posti di lavoro.
Dall'indagine emerge che le imprese continuano a guardare con ottimismo al futuro: l'indice delle previsioni, infatti, è salito a 75,5 da 75,3. Si tratta del livello più alto dal gennaio scorso.
Si confermano le tensioni sul fronte dei prezzi di acquisto, conseguenza del costo delle materie prime. L'indice dei prezzi pagati passa a 59,1 da 59,3, restando su livelli elevati.
Risale, però, l'indicatore dei prezzi applicati, che arriva a 49,1 da 47,9, raggiungendo il massimo dal gennaio 2004. Il gap fra prezzi input e applicati, insomma, si restringe, sintomo che le imprese stanno, gradualmente, scaricando sui consumatori gli aumenti dei costi di produzione.
Ad ogni modo, conclude Williamson, le aziende faticano a compensare i rincari delle materie prime, dell'energia in particolare, attraverso rialzi dei prezzi applicati e i margini di profitto restano modesti.