Risparmio gestito in affanno Continua l'esodo dai fondi:a fe
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Risparmio gestito in affanno Continua l'esodo dai fondi:a febbraio persi 3,6 miliardi
di Marzia Redaelli
Meno peggio, ma non bene. Anche nel mese di febbraio l'industria italiana dei fondi comuni di investimento ha chiuso i conti in passivo. Secondo le stime provvisorie fornite da Assogestioni, la raccolta netta del secondo mese dell'anno è negativa per circa 3,6 miliardi di euro. Un deficit piùcontenuto rispetto ai 5,8 miliardi di gennaio, ma comunque traipiùpesanti della storia recente degli strumenti collettivi del risparmio.La frenata potrebbe sembrare, con qualche enfasi, un presentimento dei sottoscrittori dello scivolone delle Borse iniziato con il crollo di Shanghai la scorsa settimana. O, comunque, l'effetto anticipato del timore di una correzione dopo oltre tre anni di " toro".La categoria degli azionari, infatti,è arretrata di quasi un miliardo e mezzo di euro, contro i 463 milioni della rilevazione precedente, e i bilanciati di 473 milioni, a fronte dei 384 milioni di gennaio.
Certo, la paura dei mercati c'è. Ma è piùlegata alla prima grande delusione della giovane generazione dei fondisti di casa nostra. Negli ultimi sei anni, dopo la scottatura della bolla del duemila, gli strumenti che puntano sull'equity hanno effettuato vendite per oltre 37 miliardi, a dispetto del recupero costante dei listini dai minimi del 2003.
Dal quadro complessivo dell'ultimo anno si delinea, piuttosto, la ricerca da parte dei sottoscrittori di una qualche protezione dalle oscillazioni dei mercati, ma anche di un rendimento superiore a quello dei titoli obbligazionari. Penalizzati da commissioni gravose in un clima di bassi tassi di interesse, i fondi che puntano sui titoli di debito hanno perso 3,9 miliardi solo in febbraio; ma il rosso si somma a una serie di fuoriuscite che portano il saldo da inizio 2006 già a oltre i 36 miliardi.La risposta all'esigenza di maggiore remunerazione dei propri risparmi, ma allo stesso tempo al riparo della volatilità,siè concretizzata, in gran parte, con il dirottamento delle risorse dai fondi a prodotti strutturati, quali polizze unit o index linked. Ma la poca visibilità e trasparenza di tali prodotti rende molto difficile tracciare una mappa dei travasi della liquidità liberata dagli organismi di investimento collettivo verso soluzioni sicuramente meno efficienti per i risparmiatori.
Tuttavia, lo spostamento delle masse rimaste all'interno dell'industria dei fondi ci dà un'idea della politica commerciale dei distributori. A rimpinguare le proprie casse, si riconfermano, nell'ultimo mese, i fondi flessibili, che registrano introiti per piùdi due miliardi di euro.All'interno della tipologia confluiscono oltre ai flessibili di prima generazione, in cui il gestore spazia tra le diverse classi di attività a seconda della dinamica dei mercati, molti strumenti garantiti, protetti e total return, che hanno invaso prepotentemente l'offerta da un anno a questa parte. L'obiettivo di rendimento dichiarato è, per l'appunto, nella gran parte dei casi, parametrato a un indice obbligazionario maggiorato di un quid che va dallo 0,5 a all'1,5%. Le entrate della categoria sono decisamente controtendenza rispetto al deflusso dal sistema nel suo complesso e ammontano a quasi 25 miliardi.
Gli hedge, dopo una breve sosta nel mese di gennaio, in cui avevano per la prima volta segnato un rossodi 408 milioni dopo due anni di traguardi positivi, hanno riagguantato un surplus di 876 milioni.I fondi denominati in Italia " speculativi",pensati per stabilizzare i rendimenti al di là delle fluttuazioni di breve termine delle Borse, costituiscono ormai una fetta pari al 5%della massa gestita totale, all'inseguimento dei fondi bilanciati, che ne rappresentano il 6,9 per cento.
La disaffezione è continua,viceversa, per i fondi di liquidità, che da tempo non fungono più da zona di parcheggio nei momenti di incertezza finanziaria. Le uscite di febbraio sono pari a 700 milioni di euro, pur in contrazione rispetto ai 2,4 miliardi del mese precedente.
In generale, i gestori esteri (+878 milioni)e i fondi domiciliati Oltreconfine dei Gruppi italiani (+435 milioni), hanno ripreso un po' di forza, ma l'appeal non è stato sufficiente a controbilanciare l'emorragia complessiva dai prodotti tricolore (4,9 miliardi).
6 marzo 2007