alt fermi tutti contr'ordine
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Salta lo stop all'Iva
Aumento quasi inevitabile. L'aliquota Iva al 21% passera' da martedì al 22%
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Saccomanni, miliardo Iva? Lo troveremo
di Giovanni Innamorati
Il temuto aumento dell'aliquota Iva dal 21 al 22%, che tutte le forze politiche volevano evitare, molto probabilmente arriverà martedì prossimo. E' infatti saltato l'esame da parte del Consiglio dei ministri del decreto che avrebbe sterilizzato l'aumento per tre mesi, oltre a finanziare per 330 milioni la Cig in deroga. Lo scontro avvenuto in Cdm ha spinto infatti tutti i ministri a convenire sul fatto che non ci fossero le condizioni per varare la manovrina senza prima concludere il chiarimento voluto dal premier Letta.
La colpa dell'affondamento del decreto viene attribuita dal Pd al Pdl, mentre questo specularmente accusa i Democrat. Ma la polemica era già cominciata prima del Consiglio dei ministri a causa delle coperture proposte dal Tesoro, che prevedevano l'aumento dell'accisa sulla benzina e l'incremento al 103% degli acconti Ires e Irap di novembre. Il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, che aveva portato sul tavolo il decreto con i provvedimenti e le coperture, durante il Cdm si e' sfogato spiegando di aver cercato di fare al meglio il proprio dovere di difensore dei conti pubblici. ''Ma - ha aggiunto - sono mesi che vengo attaccato''.
Il decreto ''copriva'' il mancato incremento dell'Iva che così non sarebbe scattato l'1 ottobre, bensì il primo gennaio 2014. Si veniva così incontro alle richieste delle associazioni dei consumatori e di quelle di commercianti ed artigiani e, a livello politico, di tutte le forze di maggioranza. Le imprese, come ha ricordato il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi sottolineando che lo stop all'Iva non e' la priorità mentre lo e' il taglio delle tasse sul lavoro, si sarebbero viste penalizzare dalla coperture finanziarie: aumento degli acconti Ires (al 103%) e Irap di novembre, che darebbero 890 milioni allo Stato. Certo non è un aumento di tasse bensì una anticipazione, tuttavia, afferma il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi ''in una fase economica così difficile e di scarsa liquidità, chiedere un ulteriore sforzo alle imprese sarebbe eccessivo".
L'altra copertura si spalmava su tutti, ed è l'incremento delle accise sui carburanti per 2 centesimi al litro fino a dicembre 2013 e poi fino al 15 febbraio 2015 di 2,5 centesimi. Contro di essa si sono scagliati in molti, dall'Unione petrolifera, che ha parlato di scelta ''irresponsabile'', al Codacons che ha quantificato in 66 euro i maggiori costi per famiglia. Ma al governo servivano il miliardo per lo stop all'Iva, i 330 milioni per la Cig in deroga, 35 milioni per la social card e altri 120 milioni per compensare i Comuni dal mancato gettito Imu. Sta di fatto che le coperture hanno scatenato la polemica anche nel mondo politico. Daniele Capezzone (Pdl), presidente della commissione Finanze della Camera, ha parlato di ''teatro dell'assurdo'', affermando che ciò significa che ''forse sono davvero venute meno le ragioni che avevano portato alla nascita del governo delle larghe intese''. Dure le critiche anche di Scelta Civica che, con Enrico Zanetti ha parlato di ''ennesima resa a logiche di propaganda spicciola'', e con Gianfranco Librandi, ha rilanciato l'idea di far pagare l'Imu ai redditi alti. E critiche sono giunte anche dalle opposizioni, dalla Lega a Idv e Prc. Se lo stop all'aumento dell'Iva sembra ormai essere saltato (servirebbe un miracolo politico in modo da varare il decreto lunedì), le altre misure potrebbero comunque essere varate anche nei giorni successivi.