LIBRA, criptovaluta di Facebook (1 Viewer)

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Libra e Trump, in gioco 1.350 miliardi
È il valore dei servizi finanziari Usa, la torta che i giganti del web si vogliono mangiare


Cinzia Meoni - Dom, 14/07/2019 - 06:00

Donald Trump è stato il primo a dichiarare che l'imperatore era nudo. Con un tweet il presidente degli Usa ha preso posizione contro Libra, la moneta virtuale di Facebook che dovrebbe arrivare nei portafogli elettronici dei 2,4 miliardi degli utenti del social network nel 2020 e, più in generale, contro tutte le criptovalute svincolate da ogni normativa.

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«Se Facebook e altre aziende vogliono diventare una banca devono diventare soggetti a tutti i regolamenti bancari» ha tuonato la Casa Bianca aggiungendo poi: «Non sono un fan di Bitcoin e altre criptovalute, che non sono denaro, e il cui valore è altamente volatile e basato sul nulla».

In realtà sono anni che Facebook, Apple, Amazon, Google, Tencent e Alibaba stanno flirtando con il redditizio mercato dei servizi finanziari, un ambito che secondo uno studio di McKinsey vale oltre 1.350 miliardi nei soli Stati Uniti. Secondo le stime di S&P capital, l'11% del giro d'affari dei «Big Tech» è ormai generato proprio dai servizi finanziari. Ed è destinato a crescere: al di là delle commissioni in gioco c'è un patrimonio di dati a disposizione.

Ant Financial Services, Group, braccio finanziario di Alibaba conta su 600 milioni di utenti, Amazon Pay su 300 milioni a cui avrebbe finanziato acquisti per 3 miliardi di dollari (ma secondo le stime degli esperti la domanda di credit potrebbe facilmente raggiungere quota 25 miliardi). Finora i colossi hi-tech hanno fatto leva sulla forza del brand, su una rete vastissima di utenti, sulla facilità di utilizzo di proprie applicazioni, su un'offerta di servizi, prevalentemente di pagamento o di trasferimento denaro (da Apple Pay a Google Pay, da WeChatPay ad Alipay), gratuiti o comunque competitivi rispetto a quelli offerti dagli istituti di credito tradizionali oltre che su carte di credito dedicate come per Amazon.

Questo è stato lo scenario di riferimento fino a poche settimane fa, tanto che la stessa Facebook ha una licenza per gestire servizi di pagamento e operare come istituto virtuale, ottenuta, a fine 2016, dalla Banca Centrale d'Irlanda (e l'acceso a Dublino ha assicurato al gruppo di Mark Zuckerberg l'ingresso in Europa). Ma tutto questo non è bastato a Facebook che ha appunto annunciato la Libra, un sistema di pagamento digitale globale e decentralizzato a disposizione anche di chi non ha carte di credito o conti bancari. La cripto valuta è sostenuta e governata da una omonima associazione con sede a Ginevra dove siederanno tra gli altri PayPal, Visa, MasterCard, Spotify e Uber. La differenza con le altre criptovalute esistenti, a iniziare dai Bitcoin - la moneta virtuale pionieristica lanciata dieci anni fa da un inventore noto come Satoshi Nakamoto - è presto detta: l'universo di Facebook e il peso dei partner presenti in Libra Association rischia davvero di dare vita a un sistema di pagamento alternativo a quelli regolamentati. E questo alla Casa Bianca proprio non piace. Non solo perché «le criptovalute possono facilitare comportamenti illeciti», ma anche considerando che «abbiamo una sola valuta reale negli Stati Uniti, è più forte che mai, è affidabile e ritenuta tale in qualsiasi parte del mondo e rimarrà sempre così. Si chiama dollaro».

Non solo. Colpisce che, oltre alle banche, al tavolo di Libra Association non figurino, per ora, pesi massimi del calibro di Apple, Amazon, Google o Netflix. E, in uno scenario in evoluzione come quello attuale, è legittimo il dubbio che si stiano raccogliendo le forze per introdurre ulteriori sistemi di pagamento decentralizzati e alternativi. Anche per questo il tweet di Trump è molto significativo.
 

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Forumer storico
FIUME DI DENARO
da https://www.ilsole24ore.com/art/fac...-money-transfer-business-700-miliardi-AC8r5Pa

Facebook con Libra vuole cancellare i money transfer. Business da 700 miliardi
Libra, la moneta globale annunciata da Facebook, punta dritta al business delle rimesse. E non fa nulla per nasconderlo. A tremare per il debutto della valuta non sono (solo) le banche ma soprattutto gli operatori di money transfer
di R. Galullo, A. Mincuzzi e L. Tremolada


Libra, la moneta globale annunciata da Facebook, punta dritta al business delle rimesse. E non fa nulla per nasconderlo. A tremare per il debutto della valuta non sono (solo) le banche ma soprattutto gli operatori di money transfer che, complessivamente e incluso il canale postale, secondo il report di aprile 2019 della Banca Mondiale, nel 2018 hanno movimentato un giro di rimesse nel mondo pari a 689,404 miliardi di dollari (rispetto ai 633 del 2017).

La stessa Banca stima che i flussi annuali di rimesse ufficiali registrati nei Paesi a basso e medio reddito abbiano raggiunto 529 miliardi di dollari nel 2018, con un incremento del 9,6% rispetto al precedente massimo record di 483 miliardi nel 2017. In questo calcolo rientra anche la Cina. Se la si escludesse, le rimesse verso i Paesi a reddito medio-basso (462 miliardi di dollari circa) sono state significativamente più alte dei flussi di investimenti diretti esteri, in quegli stessi Paesi (344 miliardi di dollari nel 2018).

Nel 2019, i flussi di rimesse verso i Paesi a basso e medio reddito, secondo le proiezioni della Banca Mondiale dovrebbero raggiungere 550 miliardi di dollari e diventare ancor più la principale fonte di finanziamento esterno. Nel 2020, sempre previsioni alla mano, la cifra toccherà 574 miliardi di dollari e gli incrementi maggiori, il prossimo anno, saranno di casa nell'Africa Sub-Sahariana (+5,6% sul 2019) e Asia (mediamente intorno al 4,6%).

Nero su bianco
Ed è proprio nelle nazioni in via di sviluppo di Africa e Asia che Mark Zuckerberg punta per far decollare l'app che dai telefonini sarà in grado di muovere in un battito di ciglia i soldi degli emigrati da una parte all'altra del pianeta.

Libra Association – l'associazione no profit con base legale a Ginevra che governerà la moneta virtuale – non fa mistero di puntare dritta al cuore del business miliardario. E lo fa, nel comunicato che ha diffuso nel sito (www.libra.org), con un paragrafo intitolato: “Per consentire alle persone di inviare denaro a chiunque, da qualsiasi luogo a un prezzo basso ...”.

Per Zuckerberg e i 28 soci che al momento sono entrati tra i soci fondatori (senza aver finora sborsato neppure un cent) questo non sarà un problema ma una risorsa. In media, infatti, secondo Knomad – il network mondiale sulle migrazioni il cui segretariato è ospitato a Washington nel quartier generale della Banca Mondiale – nel 2018 trasferire 200 dollari attraverso le frontiere ha avuto un costo medio del 7,1%, con punte del 9,4% nell'Africa Sub-Sahariana, vale a dire in un'area dove ogni anno piovono rimesse da tutto il mondo. L'Unesco, nell'ultimo Report sull'Educazione globale, ha stimato in 25 miliardi di dollari il costo complessivo per i migranti.

Il costo delle rimesse
Questa cifra – 25 miliardi di dollari, destinata a crescere negli anni, alla luce del trend in ascesa delle rimesse stimato puntualmente proprio dalla Banca Mondiale – fa gola a quanti (28 oggi, 100 entro metà 2020) si riuniranno intorno al focolare di Libra. In realtà la somma è sottostimata perché la giungla delle tariffe, soprattutto quelle attuate dai soggetti più piccoli, molti dei quali operano solo all'interno di un singolo Paese o di Paesi contigui, rende il calcolo complesso.

Tra i Paesi, i primi destinatari delle rimesse sono stati l'India con 79 miliardi di dollari, seguita dalla Cina (67 miliardi), Messico (36 miliardi), Filippine (34 miliardi) ed Egitto (29 miliardi).
Ridurre i costi delle rimesse al 3% entro il 2030 è un obiettivo globale nell'ambito dell'obiettivo di sviluppo sostenibile ma, nel aspettando che i sogni si avverino, la tariffa media delle banche nel primo quadrimestre 2019 è stata dell'11%, quella degli uffici postali oltre il 7%. Le spese di rimessa tendono a includere un premio quando gli uffici postali nazionali hanno una partnership esclusiva con un operatore di money transfer. Questo premio, nell'ultimo trimestre del 2018, è stato in media dell'1,5% nel mondo e il 4% in alcuni Paesi come l'India.

Dilip Ratha, a capo di Knomad, ha dichiarato che «le rimesse sono sulla buona strada per diventare la principale fonte di finanziamento esterno nei paesi in via di sviluppo ma gli alti costi dei trasferimenti di denaro riducono i benefici della migrazione. La rinegoziazione di partnership esclusive e l'attivazione di nuovi operatori attraverso uffici postali, banche e società di telecomunicazioni nazionali aumenteranno la concorrenza e abbasseranno i prezzi delle rimesse».

«Milioni di lavoratori migranti poco qualificati sono vulnerabili alle pratiche scorrette di reclutamento, compresi i costi di reclutamento esorbitanti. Dobbiamo potenziare gli sforzi per creare posti di lavoro nei paesi in via di sviluppo e monitorare e ridurre i costi di reclutamento pagati da questi lavoratori», ha affermato Michal Rutkowski, direttore senior dell'Unità globale per la protezione sociale e l'occupazione presso la Banca mondiale.

Il trend delle rimesse per area
Le rimesse verso la regione dell'Asia orientale e del Pacifico sono cresciute di circa il 7% fino a 143 miliardi di dollari nel 2018. Le rimesse verso le Filippine sono salite a 34 miliardi e i flussi verso l'Indonesia sono aumentati del 25% percento nello stesso anno.

Dopo aver registrato una crescita del 22% nel 2017, le rimesse verso l'Europa e l'Asia centrale sono aumentate dell'11% , toccando 59 miliardi di dollari nel 2018. La continua crescita dell'attività economica ha aumentato le rimesse in uscita da Polonia, Russia, Spagna e Stati Uniti, principali fonti di rimesse verso questa regione.

I più piccoli Paesi che dipendono in larga parte dalle rimesse nella regione, come la Repubblica del Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan, hanno beneficiato del prolungato stato di crescita dell'attività economica in Russia. L'Ucraina, il maggior destinatario di rimesse della regione, ha fissato un nuovo record con oltre 14 miliardi nel 2018, circa il 19% in più rispetto al 2017.

Il trasferimento di rimesse verso l'America Latina e i Caraibi è cresciuto del 10%, toccando 88 miliardi di dollari nel 2018. Il Messico ha continuato a ricevere il maggior numero di rimesse nella regione, registrando circa 36 miliardi nel 2018, in aumento dell'11% rispetto al 2017. La Colombia e l'Ecuador, che hanno immigrati soprattutto in Spagna, hanno registrato rispettivamente una crescita del 16% e dell'8%. Altri tre Paesi della regione hanno registrato una crescita a due cifre: Guatemala (13%), Repubblica Dominicana e Honduras (entrambi il 10%), che ricevono solide rimesse in uscita dagli Stati Uniti.

Le rimesse verso il Medio Oriente e il Nord Africa sono cresciute del 9%, raggiungendo quota 62 miliardi nel 2018. La crescita è stata guidata dalla rapida crescita delle rimesse in Egitto di circa il 17%. Oltre il 2018, la crescita delle rimesse verso la regione dovrebbe continuare, sebbene a un ritmo più lento di circa il 3% nel 2019 .

Le rimesse verso l'Asia meridionale sono cresciute del 12%, a quota 131 miliardi nel 2018, superando la crescita del 6% del 2017. L'espansione è stata trainata dal rafforzamento delle condizioni economiche negli Stati Uniti e da una ripresa dei prezzi del petrolio, che ha avuto un impatto positivo sulle rimesse verso l'esterno. Le rimesse sono cresciute di oltre il 14% in India, dove un disastro provocato dalle inondazioni in Kerala ha probabilmente incrementato l'aiuto finanziario che i migranti hanno inviato alle famiglie. In Pakistan, la crescita delle rimesse è stata moderata (7%), a causa del calo significativo degli afflussi dall'Arabia Saudita, la sua più grande fonte di rimesse. In Bangladesh, le rimesse hanno mostrato un rapido aumento nel 2018 (15%).

Le rimesse verso l'Africa sub-sahariana sono cresciute di quasi il 10%, raggiungendo i 46 miliardi di dollari nel 2018.

La percentuale sul Pil
Considerando le rimesse come una quota del Pil, il record si registra a Tonga, il regno polinesiano costituito da oltre 170 isole nel Pacifico del sud. I 165 miliardi lì trasferiti lo scorso anno rappresentano il 35,2% del Prodotto interno lordo.

A seguire la Repubblica del Kirghizistan (33,6%), Tajikistan (31%), Haiti (30,7%), Nepal (28%). El Salvador (21,1%), Honduras (19,9%), le Isole Comore (19,1%), Cisgiordania e Gaza (17,7%) e via via decrescendo fino alle percentuali minime toccate da Svizzera, Irlanda, Regno Unito, Finlandia, Canada, dove le rimesse non superano mai lo 0,4%.

Curiosità: anche l'Italia vanta una quota di rimesse dall'estero, che nel 2018 hanno toccato la cifra (decrescente nell'ultimo quinquennio) di 9,6 miliardi, pari allo 0,5 del Pil. Curiosità per curiosità, il motore dell'Europa, vale a dire la Germania, lo scorso anno ha ricevuto rimesse per 17,3 miliardi (qui il trend dal 2014 è invece crescente), pari allo 0,4% del Pil.

Nessuna rimessa è stata contabilizzata in Paesi come l'Isola di Man, Virgin Island, Saint Martin, Guam che sono considerati veri e propri paradisi fiscali. Immune da rimesse, sempre secondo il calcolo della Banca Mondiale, anche il Principato di Monaco.

Largo ai telefoni cellulari
“E sfruttando la crescente adozione della banda larga mobile e di Internet ...”: così si intitola il paragrafo del comunicato stampa con il quale il 18 giugno Facebook ha comunicato al mondo la nascita di Libra.
E qui si trova l'altra leva che permetterà, secondo le intenzioni dei partners, di scardinare il potere nelle mani degli operatori di money transfer. E da qui parte l'assalto a quegli 1,7 miliardi di persone (pari al 31% della popolazione mondiale) che, secondo la stima del multimiliardario statunitense, non godono di servizi bancari. In realtà, da questa stima, bisogna depennare circa 200 milioni di cinesi i quali non possono avere accesso né a Facebbok né agli altri social occidentali. Per loro vigono circuiti interni, molti dei quali efficientissimi.

Secondo Zukerberg e soci, infatti, i telefoni cellulari e Internet offrono enormi opportunità per un maggiore accesso: a livello globale, un miliardo sono gli adulti che sono sì esclusi dal punto di vista finanziario ma possiedono un telefono cellulare e di questi circa 480 milioni hanno accesso a Internet (Rapporto mondiale Findex 2017)

C'è stato, inoltre, un significativo aumento nell'uso dei telefoni cellulari e di Internet per condurre operazioni e transazioni finanziarie. Tra il 2014 e il 2017 questo ha contribuito ad aumentare la quota di proprietari di conti bancari che inviano o ricevono pagamenti digitalmente: dal 67% al 76% a livello mondiale e dal 57% al 70% nei Paesi in via di sviluppo (Database Findex 2017).

E aumentando l'accesso ai servizi finanziari, ben 3,7 trilioni di dollari (il 6% del Pil) potrebbero essere aggiunti entro il 2025 alle economie dei Paesi in via di sviluppo (McKinsey Global Institute, 2016) .

Rimesse sempre “in linea”
Infodata ha provato a misurare l'impatto di Libra sul singolo telefonino. Per definirlo, i numeri dei soggetti che operano le rimesse sono stati incrociati con quelli relativi al numero di smartphone attivi in ogni Paese, censiti dall'International Telecommunications Union. I dati fanno riferimento al 2017 e misurano quanti soldi riceverebbe ogni possessore di smartphone se le rimesse venissero distribuite a pioggia tramite un'applicazione. Ovviamente non è così che va in realtà, ciascuno i propri soldi li distribuisce come crede, ma è parso un modo efficace per determinare cosa succederà con l'avvento di Libra.

Di default la mappa mostra la situazione relativa all'Europa (per spostarsi basta usare il filtro in alto) perché è qui che si concentrano i casi in cui le somme ricevute sarebbero più alte. Anche se il record spetta alle Bermuda dove, nell'improbabile caso in cui l'ipotesi alla base di questo articolo si verificasse, ogni possessore di smartphone riceverebbe qualcosa come 23mila dollari.

Sui telefoni dei belgi arriverebbero 890 dollari, 586 su quelli bosniaci, 576 su quelli croati, 513 su quelli lettoni. E su quelli italiani? Appena 116 dollari a testa. È ovvio che una cifra bassa indica o poche rimesse, circostanza più probabile in Paesi più ricchi, o tanti smartphone tra cui dividerli. Al contrario, una cifra alta indica rimesse elevate oppure pochi smartphone.

Un'altra zona in cui si registrano trasferimenti elevati sui singoli smartphone è rappresentata dall'America centrale. In Repubblica Dominicana si arriva a 704 dollari a telefono, in Guatemala a 525, a El Salvador a 506. Cifre, queste, decisamente più alte di quelle che si registrano in Africa. Dove, con la sola eccezione di Lesotho (253,2 dollari a smartphone), Egitto (240,3) e Sud Sudan (227,3), le rimesse che arriverebbero sugli smartphone non sono molto consistenti.

In Angola si tocca il punto più basso con appena dieci centesimi a telefono. Più in generale, si potrebbe dire contro intuitivamente, le rimesse più alte arriverebbero dalle zone più ricche del pianeta.

La somma pro smartphone più consistente riguarda l'Europa, con 206,2 dollari, mentre in fondo alla classifica c'è l'America del Sud con 35,5 dollari. Segno che o le rimesse sono poche oppure sono tanti gli smartphone sui quali andrebbero distribuite. Ovviamente, sempre per la finzione per cui le rimesse debbano essere suddivise a pioggia sui tutti i telefoni di un Paese. Non è così ma, in attesa che diventi utilizzabile, questo indicatore permette di valutare dove Libra potrebbe avere un impatto più significativo.
 

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Forumer storico
COSA CI SARA’ IN LIBRA: rivelata la composizione del basket




Dallo Spiegel sappiamo qualcosa in più sul Basket di valute che dovrebbe costituire il backing di Libra,la valuta virtuale di Facebook. Questi dati sono stati resi noti attraverso una lettera della società al deputato tedesco Fabio De Masi, eletto nella Linke, partito della sinistra radicale tedesco.

Dalla lettera risulta che la composizione prevista del Basket di valute è la seguente:
50% Dollaro USA;
18% Euro
14% Yen giapponese;
11% Sterlina Inglese
7% Dollaro di Singapore.


Ricordiamo che Libra dovrebbe essere una valuta virtuale stable coin, legata però ad un basket, e finalmente se ne è conosciuta la composizione. Il Backing, cioè la garanzia, dovrebbe essere costituita da questo mix di valute, espresse sotto forma di liquidità e di titoli a brevissimo termine.

Possiamo notare però due fattori:

a) non è rappresentato nel basket lo Yuan cinese, il che è ovvio perchè Facebook non è ammesso in Cina, ma neppure il Won coreano e la Rupia indiana. Sia Corea sia India al contrario sono paesi dove FB è presente: nel primo ci sono 15,7 milioni di utenti FB , più degli abitanti di Singapore, mentre nel secondo ci sono 270 milioni di utenti FB e 400 di Whatapp. Se lo Won coreano è una valuta abbastanza stabile, la rupia lo è un po’ di meno, per cui in quel caso ci sarebbe bisogno di un continuo aggiustamento sulla base dei movimenti della valuta indiana;

b) un altro problema è legato al rendimento dei titoli che dovrebbero costituire il backing dell criptovaluta. Perchè il rendimento dei titoli collegati a due anni è :
1,71% per il dollaro;
euro da -0,71% per i titoli tedeschi a -0,205 per i titoli italiani;
0,53% titoli del Regno Unito;
-0,3% titoli giapponesi a due anni;
1,68% titoli di Singapore a due anni.​

Da un lato si comprende la preferenza di Singapore sulla Corea, dovuta anche alla possibilità di avere un rendimento positivo sul basket dei titoli che sicuramente, nell’idea iniziale di Libra, costituiva un fattore di remunerazione dell’attività stessa. Il rischio invece è che, proseguendo le aspettative di recessione per il 2020, i tassi di rendimento diventino negativi anche sui titoli inglesi e che si abbassino fortemente sul dollaro, rendendo costosa, e quindi impossibile, la creazione del basket.

Per il nostro canale cripto: https://t.me/TWOCBLConsulting
 

tontolina

Forumer storico
#Facebook
avanti con #Libra, siglato l'atto costitutivo ++
Siglato dai 21 membri rimasti dopo le defezioni eccellenti. Facebook va avanti con Libra, la sua valuta virtuale che dovrebbe entrare in circolazione nel 2020, nonostante una serie di defezioni eccellenti come Paypal, eBay, Visa, Mastercard e Booking.
A Ginevra si e' tenuto il meeting inaugurale della Libra Association, il consorzio che si occupera' della criptovaluta, tra i 21 membri rimasti dopo l'esodo, che hanno siglato l'atto costitutivo.
Ci sono Uber, Lift, Vodafone, Iliad, Spotify, Coinbase e alcune societa' di venture capital.
 

tontolina

Forumer storico
FACEBOOK: LIBRA ADDIO, ARRIVA FACEBOOK PAY



Nel momento in cui il progetto Libra sembra diretto su un binario morto, ecco che Facebook tira fuori un’altra soluzione per i pagamenti online.
In un post ufficiale viene introdotto Facebook Pay, che non è una valuta virtuale, ma un sistema elettronico di pagamento online, non una criptovaluta, ma una soluzione molto diversa da Libra, ma che lo stesso servirà alle necessità (ed agli utili) di Facebook e che permetterà un nuovo livello di pagamento dei servizi.

Invece di caricare volta per volta i dati delle carte di credito (o di paypal) per pagare servizi e prestazioni, su FB si potrà, praticamente, precaricare la carta di credito e quindi utilizzare questa per fare donazioni o effettuare pagamenti. Una specie di Paypal quindi dove invece che l’email l’identificativo di pagamento è costituito dall’identificativo di Facebook e, in futuro, anche da Whatapps e Instagram. Ecco un video di presentazione.

VIDEO FACEBOOK

Se effettivamente lavorerà come un Paypal per il social non ci saranno i problemi di Mining e di base monetaria che contraddistinguono il progetto “Libra”. Non si attenterà alla posizione del dollaro, dell’euro o di nessuna altra moneta, dato che la base del pagamento sarà comunque la moneta di partenza. Niente riserve, niente backing, ma nello stesso tempo si supereranno i problemi dei micropagamenti e, anche se non subito, anche dei pagamenti internazionali . Si potranno trasferire i fondi anche attraverso una chat di FB, quindi in modo semplice ed immediato.

In una prima fase il sistema sarà riservato agli USA, ma poi si estenderà ad altri apesi, sicuramente con come obiettivo quello di diventare globale. Un piccolo problema per i vari Paypal, Skrill e Circle. Inoltre un passo indietro rispetto al progetto Libra: niente blockchain, niente decentralizzazione, sistemi sicuri, ma centralizzati, niente concorrenza alle banche centrali. FB torna nei ranghi, anche perchè tutti gli operatori finanziari legati al progetto Libra si sono ormai tirati indietro.
 

tontolina

Forumer storico
METAVERSO: FACEBOOK PREPARA IL PROGETTO PER IPNOTIZZARE GLI UTENTI CON LA REALTÀ DIGITALE
4 Agosto 2021
Michele Crudelini

Le restrizioni che stiamo vivendo da oltre un anno e mezzo hanno contribuito al progressivo spostamento delle nostre relazioni sociali, da una dimensione reale e concreta ad un’altra sempre più digitale.

Chiusi in casa siamo stati così costretti a trasferire online gli incontri, le riunioni e perfino in alcuni casi i pranzi e le cene.

Cambiamenti che sono stati colti repentinamente dalle grandi multinazionali del big tech. Amazon, Netflix e le multinazionali del delivery hanno sfruttato la digitalizzazione della vita sociale, incrementando a dismisura i profitti.

Il progetto Metaverso
E adesso Facebook sembra essere entrato in campo per spingere verso un’ulteriore digitalizzazione della vita delle persone. Si tratta del Metaverso. Si tratterebbe del trasporto dell’utente in un mondo digitale parallelo a quello reale.

“Non parliamo di essere presenti su internet, ma di essere presenti di persona in spazi digitali”, ha precisato il patron di Facebook Mark Zuckerberg aggiungendo che Facebook nei prossimi anni passerà dall’essere una social media company ad una metaverse company.

In sostanza la multinazionale di Zuckerberg avrebbe intenzione di rendere sempre più commerciali e vendibili i visori VR Oculus, sui quali Facebook aveva investito 2 miliardi di dollari nel 2014. L’obiettivo è che pressoché tutti gli utenti di Facebook arrivino a possederli per poter così accedere ad un nuovo spazio digitale.

Facebook potrebbe riesumare il progetto Libra?
Uno spazio parallelo alla realtà dove le persone si incontreranno, con la possibilità di annullare così le distanze fisiche, sia nel lavoro che nell’istruzione e nello svago. Anche le attività economiche faranno quindi pienamente parte del Metaverso e su questo Facebook potrebbe così aumentare ulteriormente il proprio potere.

Queste attività economiche digitali, in un mondo parallelo, avranno necessità di essere gestite con una moneta, che farebbe esclusivamente parte del Metaverso. Zuckerberg avrebbe così l’opportunità di riciclare il progetto Libra, divenuto poi Diem nel corso degli ultimi mesi.

La criptovaluta creata e gestita da Facebook che era stata però immediatamente bocciata da tutte le principali istituzioni bancarie e finanziarie del mondo. Il Metaverso darebbe così a Zuckerberg le chiavi per ottenere il monopolio della moneta nel nuovo universo digitale.

L’idea presa da un romanzo distopico
Come spesso accade questi balzi tecnologici trovano le loro radici all’interno di opere letterarie e cinematografiche un tempo ritenute distopiche. Il Metaverso è infatti un concetto che trovato spazio per la prima volta nel romanzo Snow Crash del 1992 di Neal Stephenson. Nel libro si parlava di una realtà virtuale 3D dove si viene rappresentati in tre dimensioni dal proprio avatar che consente di camminare liberamente tra bar e negozi.

Facebook sembra così aver attinto a piene mani dal romanzo per sviluppare la propria idea commerciale, senza però riflettere sul fatto che l’opera letteraria intendesse così rappresentare un futuro negativo e non auspicabile per l’essere umano.

E sono tuttavia molte altre le similitudini tra Snow Crash e la realtà attuale: ci sono corporation talmente potenti che controllano anche parti del territorio a discapito dello Stato e ci sono fattorini costretti a sfrecciare nelle strade per consegnare pizze entro il tempo stabilito dalla multinazionale.

Il Metaverso potrebbe quindi essere l’ultima tappa del mondo perfetto per le multinazionali: dove le persone saranno costrette a rimanere a casa, isolate dal resto del mondo, completamente assuefatte da una realtà virtuale.
 

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