l'inferno fiscale in Italia

FISCO FAI D.A. TE - ECCO COME ROTTAMARE LE CARTELLE USANDO SMARTPHONE, TABLET O COMPUTER - IL SERVIZIO APPOSITAMENTE MESSO IN PIEDI SI CHIAMA "FAI D.A.TE", DOVE D.A. STA PER DEFINIZIONE AGEVOLATA

Antonio Spampinato per www.liberoquotidiano.it


Anche l' Agenzia delle entrate ama usare il bastone e la carota. Sul bastone è stato già detto davvero molto e poi ogni onesto contribuente italiano sa bene di cosa si parla, avendo certamente avuto modo di assaggiarlo. E sul punto, almeno in questa occasione, non aggiungiamo altro.

La carota che presentiamo oggi è un' innovazione tecnologica, data per scontata in altri Paesi evoluti ma che da noi rappresenta una bella novità: ci si può far spennare in maniera smart, semplicemente, con il sorriso. Riguarda la rottamazione delle cartelle, liti pendenti che pur di chiuderle e fare cassa per conto del datore di lavoro, l' Agenzia è disposta a venire incontro alle esigenze del "cliente". Quindi, oltre al canale tradizionale, vale a dire un' oretta di coda allo sportello, è possibile chiudere le pendenze della «rottamazione ter» via smartphone, tablet o computer.
DA SOLI

Il servizio appositamente messo in piedi si chiama «Fai D.A.te», dove D.A. sta per Definizione Agevolata (cioè la rottamazione ter: decreto legge 119/2018, convertito in legge 136/2018). Ecco le specifiche diffuse ieri in una nota firmata dall' Agenzia (www.agenziaentrateriscossione.gov.it): il servizio "Fai D.A. te" è un canale telematico che consente ai contribuenti, direttamente dall' area libera del portale dell' Agenzia della Riscossione (senza pin e password, ma trasmettendo la documentazione di riconoscimento), oppure dall' area personale (senza la necessità di inserire il documento d' identità) di chiedere l' elenco delle cartelle rottamabili (cliccando l' apposito link), visionare l' importo dovuto e, in tempo reale, inviare la domanda di adesione alla definizione agevolata.

Il termine entro il quale va presentata la richiesta è fissato dalla legge al 30 aprile 2019. Coloro che aderiscono alla «rottamazione ter» delle cartelle hanno la possibilità di pagare in forma agevolata, cioè senza corrispondere le sanzioni e gli interessi di mora, i debiti affidati alla riscossione nel periodo 2000-2017. Per le multe stradali, invece, non si devono pagare gli interessi di mora e le maggiorazioni previste dalla legge.

LA ROTTAMAZIONE
Una volta ottenuto l' elenco delle cartelle, scrive ancora l' Agenzia, bisogna cliccare il link che che porta direttamente al modello DA-2018, cioè la domanda per «rottamare» cartelle e avvisi riferiti al periodo che va dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2017.
Le informazioni da inserire sono, oltre ai riferimenti delle cartelle, i propri dati anagrafici, di domiciliazione, di contatto e indicare un indirizzo email di riferimento dove si desidera ricevere la convalida della richiesta, oltre alla copia della carta d' identità e la dichiarazione sostitutiva attestante la qualifica del dichiarante. Il pagamento può essere effettuato in un' unica soluzione oppure in massimo 5 anni con 18 rate, le prime due in scadenza nel 2019 (nei mesi di luglio e novembre) e quattro (febbraio, maggio, luglio e novembre) dal 2020 al 2023.

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GDF conto i grandi evasori?

GDF conto i grandi evasori? –

Vi propongo gli stralci di due articoli di questi giorni:

Vediamo cosa accade ad una partita iva.
Secondo i calcoli dell’associazione UNIMPRESA , su 50.000 euro di fatturato, si pagano:
13.625 euro di saldo Irpef,
5.241 di acconto Irpef,
956 euro di addizionale regionale Irpef,
236 euro di addizionale comunale Irpef,
71 euro di acconto addizionale comunale Irpef,
53 euro come diritti alla Camera di commercio,
1.689 euro di Irap,
797 euro di acconto Irap,
7.191 euro di contributi previdenziali,
3.779 di acconto contributi previdenziali.
Il totale dei versamenti è quindi pari a 33.248 euro, cifra che porta il total tax rate sopra quota 64,5%.



E ora vediamo cosa accade ad altre aziende come multinazionali e aziende straniere in Italia.

“ Secondo fonti del quotidiano Italia Oggi, Spotify sta affrontando in questi giorni una verifica fiscale dell’Agenzia delle Entrate dopo che nel 2018 a fronte di ricavi per oltre nove milioni di euro ha pagato imposte per appena 69mila euro.” (Corsera).

E se andassimo a vedere in proporzione quante tasse pagano Amazon o altre grandi aziende del web (e non) si avrebbe un quadro chiarissimo su chi paga le tasse in Italia e chi no.

Ecco cosa io chiedo ad un ipotetico futuro governo di centrodestra: modificare questa situazione.
Come? Lo devono sapere loro ma qualche suggerimento mi permetto di scriverlo:
  • Web tax fissa e in % su ogni prodotto venduto . Ad esempio 5 euro fissi a pacchetto consegnato da Amazon più il 20% del valore pagato. Esempio : compro un caricabatterie che costa 10 euro, diventano 10+5+2 . I commercianti nostrani festeggerebbero la fine di una concorrenza sleale assurda.
  • Allargare le tasse a tutte le aziende che vendono in Italia. Oggi se non erro le pagano solo quelle che hanno una sede stabile in Italia. La Ue protesta? Chissenefrega.
  • Far circolare Minibot o Certificati di Credito Fiscale (CCF) che ovviamente le multinazionali non potrebbero accettare visto che accettano solo pagamenti elettronici , al contrario dei commercianti che invece potrebbero accettarli su base volontaria. E anche qui la UE non sarà d’ accordo.
  • Scatenare la Agenzia delle Entrate contro i grossi e non i piccoli. Già accaduto nel periodo del governo LEGA-5 Stelle. Ricordiamo che il gruppo Kerig ha accettato il concordato con adesione per 1 MILIARDO E 200 milioni di AMMENDA. La UBS 200 milioni e così via. Ad esempio un controllino su tutte le società con sede a ZUG , il paradiso fiscale svizzero sarebbe il caso di farlo? Ho letto qualche articolo che raccontava come tutti i diritti del calcio (pochi spicci) passassero per quel paradiso fiscale. E’ solo un esempio , ma il cittadino che paga le tasse al 64% credo sarebbe felice di sapere che non c’ è nulla di strano su tante aziende che hanno sede a ZUG. Staremmo tutti quandi un pochino meno dispiaciuti con lo Stato al momento di pagare le nsotre tasse.
Oltretutto , i soldi ipoteticamente evasi da commerciante , un dentista o un idraulico , vengono rispesi sul terrotorio italiano (almeno per la maggior parte), quelli elusi o evasi dalle grandi aziende vengono mandati all’ estero e quindi saranno tutto PIL perso . Se un singolo evade 20.000 euro di tasse fara la spesa e pagherà IVA sui prodotti, i soldi di Spotify certo non saranno spesi nuovamente in Italia. Quindi esiste evasione e evasione. Macroeconomicamente non sono tutte uguali.

Brava Giorgia Meloni ad aver posto l’ accento su queste discrepanze. Spero solo che una volta che Salvini e Meloni saranno andati al governo , non si pieghino anche loro a logiche di grandi poteri come hanno fatto recentemente i 5 stelle e il PD da sempre.

Buon week end a tutti tranne che a Zug. Ed a altri mille paradisi fiscali che drenano risorse (e quindi benessere) dalla nostra società.
 

Barbieri Valter
28 dicembre 2019 alle ore 07:00
In una delle sue solite riunioni, #Stalin chiese che gli venisse portata una gallina:
la prese e la strinse forte con una mano mentre con l’altra iniziò a spennarla.
La gallina urlava dal dolore e tentava di scappare in ogni modo senza riuscirci, la presa era troppo forte per lei.
Stalin riuscì a toglierle tutte le piume senza grandi problemi e una volta terminato disse ai suoi aiutanti: "Adesso guardate cosa accade”.
Mise la gallina per terra e si allontanò da lei, andò a prendere del grano mentre i suoi collaboratori la osservavano meravigliati mentre, dolorante e sanguinante, correva da lui che tirava delle manciate di grano per terra facendo il giro della stanza.
Ad ogni passo di lui ne corrispondevano altrettanti della gallina che non si allontanava.
A questo punto Stalin si rivolse ai suoi aiutanti, sorpresi di ciò che stavano osservando e disse: "Così - facilmente - si governano gli stupidi.
Avete visto come la gallina mi inseguiva nonostante tutto il dolore che gli ho procurato. La maggior parte dei popoli sono così, continuano a seguire i loro governanti e i politici nonostante tutto il dolore che gli provocano, con il solo scopo di ricevere un regalo da niente o semplicemente un po’ di cibo per qualche giorno”.


questo aneddoto mi ha ricordato un vecchio nick siciliano: Rapisarda che votava per lo psiconano perchè aveva una notevole convenienza
spero tu mi legga ancora
 
Il girone infernale del Fisco
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Nel mondo dell’assurdo, cioè nella vita reale dei poveri cittadini, si aggiungono due nuove chicche del Fisco che non posso esimermi dal segnalare. Due fatti che raccontano la barbarie di un gigante che oltre a vessare i piccoli contribuenti li prende inesorabilmente pure per i fondelli.

1) Il Sole 24 Ore racconta la persecuzione di cui è stata vittima un contribuente che ha ricevuto una cartella per il pagamento di 25mila euro di una tassa così vetusta da far accapponare la pelle: Ilor del 1975. Oltre 40 anni fa. Una cartella “ereditaria”, nel senso che è passata dal padre prima e dai due figli dopo. L’Ilor, tra l’altro, è l’imposta locale sui redditi abrogata però dal 1998. Una tassa che nonostante l’abrogazione, nonostante la rinuncia all’eredità del padre, nonostante i ricorsi già effettuati e nonostante l’istanza di sgravio continuare a gravare come una spada di Damocle sul capo del contribuente sfortunato.



2) Ha fatto terrorismo psicologico nei confronti dei contribuenti annunciando l’entrata in vigore della fattura elettronica e poi cosa fa l’Agenzia delle Entrate? Esige la carta. Sì, avete capito bene. Come segnala Italia Oggi, infatti, molti uffici territoriali dell’Agenzia delle entrate, nell’espletamento di richieste di rimborsi o di controlli documentali aventi a oggetto il periodo d’imposta 2019 (il primo in cui l’obbligo generalizzato della e-fattura è scattato per tutti i titolari di partita Iva) stanno chiedendo ai contribuenti di esibire campioni di fatture di vendita e di acquisto in formato cartaceo. Il tutto per una falla interna alla stessa amministrazione finanziaria che invece di risolverla scarica sul contribuente l’onere della prova e lo obbliga a fare una cosa che non avrebbe dovuto più fare.

Ormai siamo alla follia.



Sei stata vittima del Fisco? Hai una storia di malaburocrazia da raccontare? Hai avuto problemi con la giustizia, con lo Stato o con qualche istituzione? Scrivimi.
Il girone infernale del Fisco –
 
VERDE COME LE TASSE.
L'”Idea” di ecologismo secondo Gualtieri è fatta di imposte.
Intanto l’Italia affonda…

Il Governo ed il ministro delle finanze Gualtieri stanno pensando al “Green Deal” (non new, perchè non c’è nulla di nuovo) e, da perfetto giallorosso, non riesce che a considerarlo che sotto il punto di vista delle tasse…


Il documento relativo alla “Transizione verde”, così desiderato dall’Europa, prevede pochi incentivi, veramente pochi, coperti da tante tasse, giusto quello che ci vuole ora.


Ecco una lista, semplice, delle tasse previste:
  • Aumento dell’IRPEF regionale fino allo 0,2%;
  • tassa di imbarco sugli aerei che passa da 4,5 a 6 euro a biglietto. Quindi qualsiasi tratta si faccia aumenterà il proprio costo di 3 euro;
  • aumento di 5 centesimi per la posta non indirizzata. Meno posta nelle vostre cassette, ma anche meno soldi per Poste Italiane e per le società che la gestiscono. In realtà il problema non sarà tanto per il costo, ma per un meccanismo demenziale che prevede che la società concessionaria paghi ad ogni singolo comune nel quale la posta sia consegnata. Poco male, nei piccoli comuni niente pubblicità o coupon….
  • Aumento di TASI ed IMU sugli immobili incompiuti o inutilizzati. Data la crisi economica avremo, con questa misura, un boom di demolizioni e di fallimenti;
  • Aumento della tassazione per la coltivazione dei campi di idrocarburi, che giungerà al 10%;
  • Aumento IVA per fitofarmaci e concimi, tanto paga il contadino….

Se aggiungiamo la doppia plastic tax abbiamo che il Governo si è ben impegnato nella distribuzione di tasse e tassette, molte indirette, proprio in un momento in cui la crisi economica globale stava mordendo e rischia di diventare devastante per la contemporanea presenza dell’epidemia, Il settore del turismo vede della cancellazioni dell’80% delle prenotazioni, ed il governo pensa ad incentivi per ripristinare i vagoni letto, come se i turisti cinesi, giapponesi o americani arrivassero con i treni!!! [chissà chi vogliono oliare per averne magari un tornaconto.... forse neh... a pensar male si fa peccato ma di solito ci si azzecca] Con una tempistica perfetta il governo devasta l’Italia con una politica prociclica.


I miei complimenti.

 
Il grave errore del tacchino induttivista (rischiamo di finire come lui!)
Il grave errore del tacchino induttivista (rischiamo di finire come lui!)
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Il tacchino induttivista e l’economia
Da anni ci raccontano che il governo deve aumentare le tasse o tagliare la spesa pubblica “perché abbiamo un debito troppo alto” o “perché abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità“.
Da anni ci dicono che molti italiani sono rimasti senza lavoro “perché hanno perso competitività“.

Il fatto che effettivamente queste giustificazioni potrebbero essere vere, non significa automaticamente che le ragioni possano essere altre per aumentare le tasse, per tagliare la spesa pubblica e per causare la perdita dei posti di lavoro.

Ad esempio:
1) Il governo deve aumentare le tasse per garantire i pagamenti agli investitori finanziari internazionali che hanno acquistato i nostri titoli di stato (ovvero: si pagano soldi ai ricchi investitori, aumentando le tasse su famiglie ed imprese italiane, portandole all’impoverimento ed al fallimento). In sostanza: il tacchino ala Vigilia di Natale siamo noi!
2) Il governo deve tagliare la spesa pubblica in modo da avanzare più soldi dall’incasso fiscale, sempre per assicurare i pagamenti agli investitori finanziari di cui sopra.
3) Molti italiani sono rimasti senza lavoro in quanto lo Stato da molti anni ha ridotto fortemente le assunzioni nel settore pubblico, in quanto molte imprese nel settore privato sono fallite a causa del calo di commesse pubbliche o a causa dell’eccessivo aumento di tasse. In entrambi i casi a motivo degli aumenti di tasse e dei tagli alla spesa pubblica di cui sopra.
Altre imprese si sono invece delocalizzate, chiudendo gli stabilimenti in Italia per trasferirsi in paesi dove il lavoro costa di meno, il tutto grazie ai vari trattati internazionali del libero commercio. Anche questo è un motivo della perdita di posti di lavoro in Italia.

Sono vere le affermazioni degli “esperti economisti” che parlano in TV o quelle riportate qui sopra?
Tutte le ipotesi sembrano essere verificate dalla realtà.
Per capire chi ha ragione e chi ha torto è necessario andare un po’ più a fondo.

Se volete capire le ragioni della crisi economica, leggete i nostri articoli, dove argomentiamo spiegano ciò che è vero e ciò che è falso.
Se non vogliamo fare la fine del tacchino a Natale, è meglio che ci informiamo.
 

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