l'INVASIONE dei migranti verso l'Europa

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un africano non e' un cagnolino e se ti da un pugno affoghi pure tu

io non capisco questo modo di pensare, veramente mah!
 
Trump blocca l'immigrazione:

- Sospeso per 3 mesi l'ingresso da 7 paesi musulmani: Siria, Libia, Iran, Iraq, Somalia, Sudan e Yemen.
- Sospeso per 120 giorni il programma d'ammissione di tutti i rifugiati e fino a ulteriore comunicazione l'ingresso di quelli siriani.
- Tagliato di oltre la metà il numero dei rifugiati che gli Usa prevedono di accettare quest'anno, portandolo a 50mila.
- Sospeso il programma Visa interview waiver, che consentiva agli stranieri titolati di chiedere il rinnovo del visto senza affrontare il colloquio personale con le autorità Usa.
- Dopo i 120 giorni di sospensione dell'ingresso di rifugiati, priorità a quelli appartenenti a minoranze perseguitate per motivi religiosi.
- Velocizzazione del sistema biometrico per tracciare le entrate e le uscite di tutti i viaggiatori negli Usa.
"L'ingresso di cittadini e rifugiati siriani" è "dannoso per gli interessi Usa", dice il presidente nel suo ordine esecutivo.

Usa. Trump: stop ingressi da 7 paesi musulmani, anche Iran - Nord America
 
Trump: "Il nostro Paese ha bisogno di confini forti e di controlli rigidi, ADESSO. Guardate a quello che sta succedendo in Europa e, anzi, in tutto il mondo - un caos orribile!"
 
Immigrati, giudice Usa ferma Trump. Londra contro il bando da 7 Paesi islamici



Trump chiude le porte ai rifugiati Giudice blocca il rimpatrio forzato Scoppia la protesta negli aeroporti


E il bando si estende anche ai possessori di "green card"

di Roberto Festa | 28 gennaio 2017

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“Non abbiamo mai avuto problemi all’immigrazione con nessuno dei rifugiati”, ha anche detto l’avvocato Doss. “Vedere della gente arrestata indefinitamente, in un Paese che avrebbe dovuto dargli il benvenuto, è davvero qualcosa di scioccante. Questa è gente in possesso di visti validi e con uno status legittimo di rifugiati già determinato dal Dipartimento di Stato e dal Dipartimento alla Sicurezza Nazionale”.

L’American Civil Liberties Union ha intentato causa al governo americano a nome dei due cittadini iracheni. “La guerra del presidente Trump all’eguaglianza sta già avendo costi umani terribili. Non gli si può consentire di andare avanti”, ha detto il presidente Omar Jadwat. Tra l’altro, l’ordine esecutivo di Trump prevede alcune esenzioni a discrezione delle autorità aereoportuali, compreso “quando la persona è già in transito e il negargli l’ammissione costituirebbe una forma di avversità non dovuta”. Ma la direttiva sarebbe appunto stata comunicata male ai funzionari dell’immigrazione, creando confusione e portando agli arresti di queste ore.

Nel frattempo, una serie di gruppi e organizzazioni – ancora l’American Civil Liberties Union, insieme all’International Refugee Assistance Project at the Urban Justice Center, il National Immigration Law Center, la Yale Law School’s Jerome N. Frank Legal Services Organization, con uno studio privato di avvocati, il Kilpatrick Townsend & Stockton – stanno valutando azioni legali contro l’ordine esecutivo di Trump che sospende i visti ai cittadini di sei Paesi: Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen.

I gruppi parlano di un ordine che violerebbe una legge di più di cinquant’anni fa, che mette al bando ogni discriminazione per gli immigrati sulla base delle origini nazionali. Trump ha fondato in realtà il suo ordine esecutivo su un’altra legge, del 1952, che dà al presidente l’autorità di “sospendere l’entrata a ogni classe di stranieri che egli trovi di detrimento agli interessi degli Stati Uniti”. Ma il Congresso, nel 1965, ha di nuovo riaffermato che nessuno può essere “discriminato in termini di emissione di un visto sulla base della sua razza, sesso, nazionalità, luogo di nascita e residenza”.
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Trump, caos dopo stretta su immigrati: "Centinaia di arresti in tutto il Paese". Misure simili neanche dopo 11 settembre - Il Fatto Quotidiano
 
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Nouriel Roubini capisce da dove vengano le convinzioni, ma non come possano sfociare su un nuovo equilibrio positivo per gli Stati Uniti e l’ordine internazionale. Crede a Donald Trump l’economista della New York University di origini iraniane diventato celebre per aver indicato fra i primi gli squilibri che avrebbero portato alla Grande Recessione, e da poco nominato consigliere speciale della fondazione italo-britannica MacroGeo. Ma proprio perché inizia a pensare che il presidente degli Stati Uniti farà ciò che dice, Roubini è profondamente preoccupato.
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Come giudica il blocco a tutti i rifugiati e ai visti da sette Paesi a maggioranza musulmana?

«Gli Stati Uniti sono responsabili di buona parte del caos che ora regna in Medio Oriente, a partire dalle guerre finite male in Iraq e in Afghanistan. Anche in Libia hanno giocato un ruolo nell’intervento che poi non è riuscito a stabilizzare il Paese. Questi eventi hanno destabilizzato la regione e creato milioni di rifugiati che si rovesciano sulla Turchia, sulla Giordania, sul Libano e sull’Europa. Che l’America non ne accetti nemmeno pochi sul proprio territorio è, a dire poco, tragico».

Ma anche Barack Obama, con una popolazione dieci volte più vasta di quella del Canada, ha accolto dieci volte meno rifugiati siriani. C’è continuità?

«È vero, erano stati imposti dei limiti significativi anche con Obama. Ma questa è una misura molto più estrema. Tra l’altro il divieto di visto su sette Paesi musulmani motivato per ragioni di sicurezza esclude proprio i Paesi dai quali venivano i terroristi dell’ 11 settembre, come l’Arabia Saudita. Nel complesso una decisione del genere creerà sentimenti negativi nel miliardo di musulmani presenti in tutto il mondo. Diventerà una leva su cui si appoggerà l’Isis per fare reclutamento».
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Prevede una relazione davvero speciale con la Gran Bretagna in uscita dalla UE?

«No. La Gran Bretagna diventerà Little England, una piccola potenza. Qualunque Paese europeo è un nano geopolitico, se l’Europa non parla con una voce sola. Anche la Germania».

28 gennaio 2017 (modifica il 28 gennaio 2017 | 22:51)
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di Federico Fubini

Roubini, l’economista: «Trump va preso alla lettera, ma per fare cosa?»


Trump, il bando sui rifugiati non colpisce i Paesi “esportatori” di terrorismo. E salva quelli con cui il presidente fa affari
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nessuno dei 19 attentatori del'11 settembre proveniva da Iraq, Siria, Yemen, Libia, Somalia, Sudan o Iran, i 7 Paesi colpiti dal bando. Nessuno di questi è tra i maggiori esportatori di foreign fighter. E in nessuno di questi la "Trump Organization" ha interessi economici. La stampa d'oltreoceano: "Conflitto di interesse"

di Marco Pasciuti | 29 gennaio 2017
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Trump, il bando sui rifugiati non colpisce i Paesi "esportatori" di terrorismo. E salva quelli con cui il presidente fa affari - Il Fatto Quotidiano
 

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