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Nouriel Roubini capisce da dove vengano le convinzioni, ma non come possano sfociare su un nuovo equilibrio positivo per gli Stati Uniti e l’ordine internazionale. Crede a Donald Trump l’economista della New York University di origini iraniane diventato celebre per aver indicato fra i primi gli squilibri che avrebbero portato alla Grande Recessione, e da poco nominato consigliere speciale della fondazione italo-britannica MacroGeo. Ma proprio perché inizia a pensare che il presidente degli Stati Uniti farà ciò che dice, Roubini è profondamente preoccupato.
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Come giudica il blocco a tutti i rifugiati e ai visti da sette Paesi a maggioranza musulmana?
«Gli Stati Uniti sono responsabili di buona parte del caos che ora regna in Medio Oriente, a partire dalle guerre finite male in Iraq e in Afghanistan. Anche in Libia hanno giocato un ruolo nell’intervento che poi non è riuscito a stabilizzare il Paese. Questi eventi hanno destabilizzato la regione e creato milioni di rifugiati che si rovesciano sulla Turchia, sulla Giordania, sul Libano e sull’Europa. Che l’America non ne accetti nemmeno pochi sul proprio territorio è, a dire poco, tragico».
Ma anche Barack Obama, con una popolazione dieci volte più vasta di quella del Canada, ha accolto dieci volte meno rifugiati siriani. C’è continuità?
«È vero, erano stati imposti dei limiti significativi anche con Obama. Ma questa è una misura molto più estrema. Tra l’altro il divieto di visto su sette Paesi musulmani motivato per ragioni di sicurezza esclude proprio i Paesi dai quali venivano i terroristi dell’ 11 settembre, come l’Arabia Saudita. Nel complesso una decisione del genere creerà sentimenti negativi nel miliardo di musulmani presenti in tutto il mondo. Diventerà una leva su cui si appoggerà l’Isis per fare reclutamento».
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Prevede una relazione davvero speciale con la Gran Bretagna in uscita dalla UE?
«No. La Gran Bretagna diventerà Little England, una piccola potenza. Qualunque Paese europeo è un nano geopolitico, se l’Europa non parla con una voce sola. Anche la Germania».
28 gennaio 2017 (modifica il 28 gennaio 2017 | 22:51)
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di Federico Fubini
Roubini, l’economista: «Trump va preso alla lettera, ma per fare cosa?»
Trump, il bando sui rifugiati non colpisce i Paesi “esportatori” di terrorismo. E salva quelli con cui il presidente fa affari
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nessuno dei 19 attentatori del'11 settembre proveniva da Iraq, Siria, Yemen, Libia, Somalia, Sudan o Iran, i 7 Paesi colpiti dal bando. Nessuno di questi è tra i maggiori esportatori di foreign fighter. E in nessuno di questi la "Trump Organization" ha interessi economici. La stampa d'oltreoceano: "Conflitto di interesse"
di
Marco Pasciuti | 29 gennaio 2017
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