LO SCOPO DEL LAVORO E' QUELLO Di GUADAGNARSI IL TEMPO LIBERO

chi per voi sta bleffando ?

Roma, 5 ago. (TMNews) - "Il governo sta bloccando il Paese con la Riforma del Senato, facendo credere che così risolverà i problemi dell'Italia. Questa è una menzogna: vi sveliamo la verità sul nuovo Senato di Renzi". E' quanto si afferma sul blog di Beppe Grillo, in un post firmato dal M5s Senato. "La riforma del Senato non farà trovare lavoro; la riforma del Senato non migliorerà la sanità; la riforma del Senato non garantirà la tua istruzione; la riforma del Senato non darà certezza alla tua famiglia", aggiungono i senatori grillini. E proseguono: "Dicono che avremo un Senato più trasparente: invece hanno mantenuto l'immunità per i nuovi senatori che verranno nominati direttamente dalla politica che li sceglierà anche tra quei Consigli regionali troppo spesso protagonisti di inchieste per corruzione, peculato e scambio di voto politico mafioso". "Dicono - insistono - che hanno ridotto i costi: invece hanno detto no al tetto sugli stipendi dei parlamentari. Dicono che avremo un Senato più pulito: invece hanno detto no all'incandidabilità per chi è sottoposto a processo penale o rinviato a giudizio. dicono che il nuovo Senato sarà più economico per i cittadini: invece hanno detto NO alla sospensione temporanea delle indennità a favore di Parlamentari arrestati o detenuti e hanno mantenuto tutti i benefit della casta come rimborso spese viaggi, alloggio, stipendi dei collaboratori, e ogni altra spesa dei nuovi Senatori. E tutto questo - concludono i senatori 5 Stelle - mentre gli italiani sono in vacanza e senza il contributo delle opposizioni svilite nel loro ruolo".

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Roma, 5 ago. (TMNews) - "Il Pd sta ponendo fine al bicameralismo perfetto, riducendo il numero dei parlamentari, abolendo le indennità ed i seggi a vita, semplificando il sistema legislativo. Sono mesi che il Senato sta lavorando alla riforma della Costituzione, dibattuta nel Paese da almeno trent'anni. Il governo Renzi ed il Pd cambiano il Paese, il M5S dov'è? Dobbiamo chiederlo alla trasmissione 'Chi l'ha visto?' Almeno di Beppe Grillo, sappiamo che si sta ritemprando in barca al largo della Sardegna. Forse a causa delle loro ripetute assenze, i parlamentari del M5S ignorano che il ddl Boschi e l'Italicum sono il Patto del Nazareno". Così in una nota i senatori del Pd Laura Cantini, Monica Cirinnà, Rosa Maria Di Giorgi, Nadia Ginetti, Manuela Granaiola, Andrea Marcucci, Mario Morgoni, Claudio Moscardelli, Stefania Pezzopane, Francesca Puglisi, Francesco Scalia, rispondono al post dei senatori Cinque Stelle pubblicato sul blog di Beppe Grillo.

mi sa che l'opera del PD nel buttare fumo negli occhi degli italioti sta avendo un successo senza precedenti... dire che grillo è in barca che c'azzecca ? mica è deputato o politico ? mah...
 
Boh , non so' bene come dire ma le rotture di axxo sono tante eh , pero' pomeriggio ho chiuso n'ordine di una macchina che il 4 settembre va in cecoslovacchia.

risultato al 31/07/2014 + 38% boh c'e' capisco na minchia

addio :-o
 
Ecco,appunto.....la macchina gli ha regalato,come si fa ad un cingalese!!Chiedigli piuttosto se si è fatta portare a letto!!!:D:D:D

no non l'ho trombata , gli ho parlato di te pero' :up:

ha ottant'anni pero' sappilo :D

la macchina e' una clio 1800 del 1990 stile retro' :lol:

consuma piu' di quel mostro che avevi :D:clap:
 
fosse vero in italia dovrebbe scoppiare la rivoluzione...

Inutile cercare fonti ufficiali, le conferme non arriverebbero. Ma il retroscena che Affaritaliani.it è in grado di svelare è clamoroso: un tavolo informale è stato avviato in questi giorni. Oggetto della discussione, la fusione tra Mediaset e Telecom Italia. Lo ribadiamo, inutile provare ad avere conferme, nessuno dei diretti interessati lo ammetterebbe mai. Eppure, ci sono parecchi indizi che portano in questa direzione. Prima di tutto, è ormai da anni che si vuole disseppellire il concetto di integrare telecomunicazioni e produttori di contenuti, tanto che i grandi gruppi produttori (o editori) di video stanno seriamente pensando di aggregarsi con i titolari di rete.

Prova ne siano alcuni avvenimenti degli ultimi mesi: in Italia, ad esempio, Marco Fossati nel novembre scorso, durante un colloquio con alcuni giornalisti, rivelò di essere in trattativa con Vivendi per la creazione di una interconnessione tra Telecom e l’azienda francese, che avrebbe garantito all’ex-Sip la disponibilità di contenuti audio e video da veicolare attraverso la banda larga. Sappiamo tutti com’è andata a finire: la “scalata” di Fossati è fallita miseramente, complice l’ostracismo del consiglio di amministrazione e dell’assemblea nei confronti di un imprenditore che non vuole darsi per vinto, dopo aver investito in Telecom oltre 1,1 miliardi e che oggi vede il valore del proprio pacchetto azionario (il 5% complessivo) svalutato di oltre la metà.

Negli Stati Uniti, poi, la recente acquisizione del colosso satellitare Direct TV da parte di AT&T ha mostrato come la progressiva integrazione tra contenuti e infrastrutture di rete sia il futuro. Basti pensare, ad esempio, allo straordinario successo di Netflix, il canale americano che offre contenuti on demand a pagamento che ha deciso di rinviare – a data da destinarsi – il suo approdo in Italia per la carenza di infrastrutture di rete. Questi i punti a favore della ipotetica fusione tra Mediaset e Telecom. Passiamo ai contro, che ci sono e sono particolarmente significativi.

Prima di tutto, l’assetto azionario. Mediaset è in mano alla famiglia Berlusconi, ma sta vivendo un momento delicato, tanto che nei mesi scorsi si è parlato della possibilità di cedere Mediaset Premium a dei compratori stranieri. Fino ad ora è stata completata la cessione dell’11% della pay tv agli spagnoli di Telefonica – in cambio di un assegno da 100 milioni di euro – ma non si esclude che in futuro si possa procedere alla cessione di altri pacchetti azionari. Telecom invece non è nelle mani di nessuno: il progressivo sgretolamento di Telco, la holding che ha dettato legge negli ultimi sette anni facendo più danni di Bertoldo, oggi non esiste più, dopo l’uscita di Generali e di Intesa.

Inoltre, rimane il problema di Telefonica, che è interessata unicamente al Sudamerica e che ha opposto resistenze continue allo sviluppo di Telecom, forse perché spaventata dall’idea di avere un competitor di livello su scala europea. La colpa non è degli spagnoli, che in fin dei conti fanno soltanto i loro interessi, ma piuttosto di chi ha permesso loro di entrare nell’ex-Sip. L’indiziato numero uno è Mediobanca, che cercò di trovare il classico “pollo” da spennare e che ha invece permesso agli spagnoli di mettere un piede nella porta, costringendo Telecom a un immobilismo inspiegabile alla voce investimenti, ricerca e sviluppo.

Poi non va dimenticata la difficoltà manageriale che Mediaset e Telecom stanno vivendo in questo momento: da una parte c’è Confalonieri che cerca di arginare lo strapotere di Sky e di proporre un’offerta competitiva in chiaro; dall’altra c’è Patuano, un manager che continua a navigare a vista, non riuscendo a capire quali siano le reali intenzioni degli azionisti. Il presidente Recchi ha detto ieri che il board sta finalmente lavorando nella stessa direzione, anche se non è chiaro quale sia. Si prospettano, insomma, tempi duri per tutti. Ma il fascino di una fusione come quella che vi abbiamo raccontato sarebbe tale da mettere a tacere tutti quanti. E magari rilanciare le sorti di due aziende appannate.

Telecom e Mediaset pronti alla fusione? La clamorosa indiscrezione di Affari - Affaritaliani.it
 

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