Lo Zerotrading nell'era Meloni, anno primo (2.023)

La mia strategia, al momento, prevede che a meno di ritracciamenti importanti dell'Ftse Mib (minimo del 15-20%) se ho da incrementare, grazie a dividendi e cedole, incrementi sui titoli di Stato a breve termine.

Solo in caso di ritracciamenti significativi incrementerei sull'azionario e sull'azionario ho un titolo che dovrebbe reggere meglio allo storno, Enel, un altro che soffrirebbe maggiormente : Poste

(a parte considerazioni di analisi tecnica, che non seguo, il beta di Enel è inferiore a quello di Poste)

Incrementerei quindi sul settore finanziario (atteggiamento contrarian, per investimenti di lungo periodo, non per trading).

Sempre Poste oppure Intesa, a seconda del dividen/yield più conveniente al momento

Sull'obbligazionario, passata questa fase di incertezza in cui investo solo su titoli di Stato a breve, entrerei sul lungo ma su titoli stranieri

(la mia amica Giorgia s'incazzerà, .... ma spero se ne faccia una ragione. Purtroppo l'Italia nel lungo ancora non da fiducia sufficiente)

Al momento seguirei, senza intervenire, questo : GB00B84Z9V04

Valuto questa opportunità

Ma c'è tempo.

Vedremo :)
 
La mia strategia, al momento, prevede che a meno di ritracciamenti importanti dell'Ftse Mib (minimo del 15-20%) se ho da incrementare, grazie a dividendi e cedole, incrementi sui titoli di Stato a breve termine.

Solo in caso di ritracciamenti significativi incrementerei sull'azionario e sull'azionario ho un titolo che dovrebbe reggere meglio allo storno, Enel, un altro che soffrirebbe maggiormente : Poste

(a parte considerazioni di analisi tecnica, che non seguo, il beta di Enel è inferiore a quello di Poste)

Incrementerei quindi sul settore finanziario (atteggiamento contrarian, per investimenti di lungo periodo, non per trading).

Sempre Poste oppure Intesa, a seconda del dividen/yield più conveniente al momento

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Naturalmente tutto questo me lo dice il "pilota automatico" :)




:bye:
 
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Sull'obbligazionario, passata questa fase di incertezza in cui investo solo su titoli di Stato a breve, entrerei sul lungo ma su titoli stranieri

(la mia amica Giorgia s'incazzerà, .... ma spero se ne faccia una ragione. Purtroppo l'Italia nel lungo ancora non da fiducia sufficiente)

Al momento seguirei, senza intervenire, questo : GB00B84Z9V04

Valuto questa opportunità

Ma c'è tempo.

Vedremo :)

Tra i titoli azionari britannici invece mi piace questo :

GB00BN7SWP63

Ma la possibilità (ed il senso) di intervenire sull'azionario, e sull'azionario estero, è di là da venire
 
"Perchè non compri titoli esteri ?"

Vedi l'allegato 709717


Attenzione ad esempio ai dividendi Stellantis :


"Trattandosi di un dividendo ordinario, per gli azionisti individuali residenti in Italia il dividendo di Stellantis è soggetto a una tassazione nei Paesi Bassi pari al 15% dell'ammontare lordo della cedola e di una trattenuta del 26% (a meno di riduzioni o esenzioni) sul dividendo depurato dell'impo ..."
 
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Sull'obbligazionario, passata questa fase di incertezza in cui investo solo su titoli di Stato a breve, entrerei sul lungo ma su titoli stranieri

(la mia amica Giorgia s'incazzerà, .... ma spero se ne faccia una ragione. Purtroppo l'Italia nel lungo ancora non da fiducia sufficiente)

Al momento seguirei, senza intervenire, questo : GB00B84Z9V04

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Giorgia.jpg



Ok, ok, ... come non detto, ... ok, ...
Va bene, compro il Btp Valore, ... ok, ...
Basta che nun t'incatzi, però, ... ok ?

Scherzavo, ...
 
Oggi alle 10 l'Istat comunica i dati di aprile, definitivi, dell'inflazione

COMUNICATO STAMPA
PREZZI AL CONSUMO - APRILE 2023

Nel mese di aprile 2023, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,4% su base mensile e dell’8,2% su base annua, da +7,6% nel mese precedente; la stima preliminare era +8,3%.

L’accelerazione del tasso di inflazione si deve, in prima battuta, all’aumento su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +18,9% a +26,6%) e, in misura minore, a quelli dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,3% a +6,9%) e dei servizi vari (da +2,5% a +2,9%). Tali effetti sono stati solo in parte compensati dalla flessione più marcata dei prezzi degli energetici regolamentati (da -20,3% a -26,7%) e dal rallentamento di quelli degli alimentari lavorati (da +15,3% a +14,0%), degli alimentari non lavorati (da +9,1% a +8,4%), dei servizi relativi all’abitazione (da +3,5% a +3,2%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +6,3% a +6,0%).

L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, registra un lieve rallentamento da +6,3% a +6,2%, così come quella al netto dei soli beni energetici, che passa da +6,4% a +6,3%.

Si accentua la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +9,7% a +10,4%), e in misura minore quella relativa ai servizi (da +4,5% a +4,8%), portando il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni a -5,6 punti percentuali, da -5,2 di marzo.

I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano in termini tendenziali (da +12,6% a +11,6%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto accelerano (da +7,6% a +7,9%).

L’aumento congiunturale dell’indice generale si deve principalmente ai prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+2,4%), degli energetici non regolamentati (+2,3%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,0%), degli alimentari lavorati, dei beni non durevoli e dei servizi vari (tutti e tre a +0,5%); tali effetti sono stati solo in parte compensati dal calo dei prezzi degli energetici regolamentati (-19,6%).

L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,3% per l’indice generale e a +4,5% per la componente di fondo.

L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dello 0,9% su base mensile, aumento più accentuato rispetto a quello del NIC, a causa della fine dei saldi stagionali (di cui il NIC non tiene conto) prolungatisi in parte anche a marzo. L’IPCA aumenta dell’8,7% su base annua (in accelerazione da +8,1% di marzo); la stima preliminare era +8,8%.

L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,3% su base mensile e del 7,9% su base annua.

Il commento
Ad aprile la fase di rientro dell’inflazione si interrompe, principalmente a causa di una nuova accelerazione della dinamica tendenziale dei prezzi dei Beni Energetici non regolamentati, il cui andamento riflette un aumento su base mensile del 2,3% (che si confronta con un -3,9% dell’aprile 2022). Nel settore alimentare, i prezzi dei prodotti lavorati, come anche quelli dei beni non lavorati, evidenziano un’attenuazione della loro crescita in ragione d’anno, che contribuisce al rallentamento dell’inflazione di fondo (che si attesta a +6,2%). Si accentua, infine, la decelerazione su base tendenziale dei prezzi del “carrello della spesa”, che è scesa a +11,6%.
 
COMUNICATO STAMPA
PREZZI AL CONSUMO - APRILE 2023

Nel mese di aprile 2023, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,4% su base mensile e dell’8,2% su base annua, da +7,6% nel mese precedente; la stima preliminare era +8,3%.

L’accelerazione del tasso di inflazione si deve, in prima battuta, all’aumento su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +18,9% a +26,6%) e, in misura minore, a quelli dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,3% a +6,9%) e dei servizi vari (da +2,5% a +2,9%). Tali effetti sono stati solo in parte compensati dalla flessione più marcata dei prezzi degli energetici regolamentati (da -20,3% a -26,7%) e dal rallentamento di quelli degli alimentari lavorati (da +15,3% a +14,0%), degli alimentari non lavorati (da +9,1% a +8,4%), dei servizi relativi all’abitazione (da +3,5% a +3,2%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +6,3% a +6,0%).

L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, registra un lieve rallentamento da +6,3% a +6,2%, così come quella al netto dei soli beni energetici, che passa da +6,4% a +6,3%.

Si accentua la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +9,7% a +10,4%), e in misura minore quella relativa ai servizi (da +4,5% a +4,8%), portando il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni a -5,6 punti percentuali, da -5,2 di marzo.

I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano in termini tendenziali (da +12,6% a +11,6%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto accelerano (da +7,6% a +7,9%).

L’aumento congiunturale dell’indice generale si deve principalmente ai prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+2,4%), degli energetici non regolamentati (+2,3%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,0%), degli alimentari lavorati, dei beni non durevoli e dei servizi vari (tutti e tre a +0,5%); tali effetti sono stati solo in parte compensati dal calo dei prezzi degli energetici regolamentati (-19,6%).

L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,3% per l’indice generale e a +4,5% per la componente di fondo.

L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dello 0,9% su base mensile, aumento più accentuato rispetto a quello del NIC, a causa della fine dei saldi stagionali (di cui il NIC non tiene conto) prolungatisi in parte anche a marzo. L’IPCA aumenta dell’8,7% su base annua (in accelerazione da +8,1% di marzo); la stima preliminare era +8,8%.

L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,3% su base mensile e del 7,9% su base annua.

Il commento
Ad aprile la fase di rientro dell’inflazione si interrompe, principalmente a causa di una nuova accelerazione della dinamica tendenziale dei prezzi dei Beni Energetici non regolamentati, il cui andamento riflette un aumento su base mensile del 2,3% (che si confronta con un -3,9% dell’aprile 2022). Nel settore alimentare, i prezzi dei prodotti lavorati, come anche quelli dei beni non lavorati, evidenziano un’attenuazione della loro crescita in ragione d’anno, che contribuisce al rallentamento dell’inflazione di fondo (che si attesta a +6,2%). Si accentua, infine, la decelerazione su base tendenziale dei prezzi del “carrello della spesa”, che è scesa a +11,6%.

Indice per le famiglie di operai e impiegati FOI (senza tabacchi) 118,4 +0,3 +7,9

E' su questo indice che si calcolano le cedole dei Btp Italia
 

Perché muoiono così tanti giovani americani?​


È un numero impressionante: uno su 25 bambini americani di cinque anni non raggiungerà il quarantesimo compleanno. È un tasso di mortalità quattro volte più alto che in ogni altro Paese ricco. Vuol dire che una coppia di genitori in ogni asilo seppellirà il proprio bambino. Nei giorni scorsi il Financial Times ha tirato fuori questi dati paragonandoli con quelli britannici. È un problema americano. L’aspettativa di vita in America è in caduta libera da circa un decennio: è arrivata a 76,1 anni nel 2021, il punto più basso dal 1996, secondo i dati del Centro nazionale delle statistiche sulla salute. Dal 2019 al 2020 si è ridotta di quasi due anni secondo i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) ed è il declino peggiore registrato nel corso di due anni dal 1921-1923.

In Europa, invece, l’aspettativa di vita alla nascita negli ultimi vent’anni è aumentata in modo graduale ed è più alta rispetto a quella degli Stati Uniti: nel 2021 è stata di 80,1 anni. Ma anche nell’Ue c’è stato un rallentamento nel 2020, secondo gli ultimi dati di Eurostat, dovuto principalmente all’aumento della mortalità causata dal Covid. L’aspettativa è diminuita in 23 dei 27 Stati membri, con le eccezioni di Danimarca, Estonia, Finlandia e Cipro. Nel 2019 la speranza di vita alla nascita ha raggiunto gli 81,3 anni ma è poi scesa nel 2020 a 80,4 (9 mesi in meno) e nel 2021 è ulteriormente diminuita (3 mesi in meno rispetto al 2020). L’Italia ha numeri più alti della media: nel 2021 l’aspettativa è stata di 82,7 anni (in miglioramento rispetto agli 82,3 anni del 2020 ma sempre meno degli 83,6 anni del 2019).

In America l’impatto del Covid è solo un aspetto di questa storia: è il numero di giovani che muoiono a fare la differenza (e la pandemia è responsabile solo per il 2% di questi decessi). Il tasso di mortalità giovanile è aumentato del 10,7 per cento dal 2019 al 2020 e dell’8,3 per cento tra il 2020 e il 2021. Il fenomeno è maggiormente pronunciato tra gli adolescenti ma anche il tasso di mortalità tra 1 e 9 anni è aumentato dell’8,4 per cento dal 2020 al 2021. Le cause principali sono: la diffusione delle armi (gli omicidi tra i 10 e i 19 anni sono aumentati del 39% dal 2019 al 2020), le overdosi (raddoppiate per quell’età), gli incidenti d’auto. L’epidemia degli oppioidi è un fenomeno tipicamente americano, perché in altri Paesi ci sono stati maggiori controlli sugli abusi delle case farmaceutiche. Gli incidenti d’auto sono più frequenti anche perché ci sono più macchine e si viaggia su distanze maggiori. E solo quest’anno ci sono state finora circa 200 sparatorie di massa, secondo le stime, tra le quali quella alla scuola elementare di Nashville in Tennessee compiuta da una ex allieva che ha ucciso tre bambini di 9 anni e tre adulti.

L’ex segretario del Tesoro Larry Summers ha commentato: «È la più inquietante serie di dati sugli Stati Uniti che io abbia visto da lungo tempo». Finora nel 2023, 15mila americani sono stati uccisi con armi da fuoco. «Tutte queste statistiche hanno l’effetto di attutire la nostra sensibilità su quanto accade», scriveva Fareed Zakaria in una recente analisi del fenomeno ma a sua volta anche lui citava i numeri: in America oltre 200 al giorno vengono ferite da armi da fuoco, 120 vengono uccise. Di queste 120, 11 sono bambini e adolescenti. La principale causa di mortalità tra i bambini americani oggi è la morte sotto colpi di pistola.

Dietro la media nazionale, c’è una storia più complessa, perché le diseguaglianze nella durata della vita e nel rischio di morire giovani sono intrecciate alla geografia, al colore della pelle, al funzionamento del sistema sanitario, all’istruzione e sono aumentate negli ultimi 40 anni, secondo una ricerca di «America Inequality». Lo studio mostra che gli americani nati in contee povere come Owsley County in Kentucky o Union County in Florida dove le famiglie hanno un salario medio di 35 mila dollari e l’aspettativa di vita è di 67 anni (la più bassa del Paese) muoiono mediamente vent’anni prima di chi vive in posti come Aspen in Colorado o Santa Clara in California, dove il salario medio di una famiglia è di centinaia di migliaia di dollari e si vive fino a 87 anni (più che in ogni altra parte della nazione). Gli stati del Sud hanno un’aspettativa di vita più ridotta di quelli del Nord. Le politiche statali hanno un peso: i sussidi per chi ha basso reddito, l’espansione dell’assistenza sanitaria per i più poveri, i controlli sulle armi, la prevenzione delle overdose, l’accesso sicuro all’interruzione di gravidanza sono tutti fattori che condizionano l’aspettativa di vita.

Gli afroamericani in media muoiono 4-5 anni prima dei bianchi, in ogni Stato. Anche tra i giovani si osservano queste diseguaglianze: due terzi dei morti in omicidi con armi da fuoco sono ragazzi neri tra i 10 e i 19 anni. Le morti per overdose negli ultimi anni erano state di più tra i minorenni bianchi, ma questa differenza si è annullata nel 2020.

Anche in Europa dietro alla media Ue ci sono forti diseguaglianze legate ai territori. L’aspettativa alla nascita più bassa è stata registrata in Bulgaria (71,4 anni), Romania (72,8 anni) e Lettonia (73,1 anni). Se poi si guardano le statistiche regionali, si va dagli 85,4 anni nella Comunidad de Madrid ai 69,7 anni della Severozapaden in Bulgaria, una delle regioni più povere dell’Ue. Però stando ai numeri, rispetto agli Stati Uniti il modello sociale ed economico europeo ha funzionato meglio nel suo complesso. La politica dell’Unione in questo ambito mira a tutelare e migliorare la salute ma soprattutto, rispetto agli Usa, a garantire la parità di accesso all’assistenza sanitaria per tutti i cittadini europei.

(Corriere della Sera)


 
Vedi l'allegato 709851


Ok, ok, ... come non detto, ... ok, ...
Va bene, compro il Btp Valore, ... ok, ...
Basta che nun t'incatzi, però, ... ok ?

Scherzavo, ...

Ora ne sappiamo un po' di più : https://www.dt.mef.gov.it/export/si...TP-Valore-13.06.2027-1-Scheda-Informativa.pdf

Potrebbe trattarsi di qualcosa di simile a questo :

BtpValore Studio 230516.jpg


Il premio fedeltà è stato fissato allo 0,50%

I primi due anni avranno un tasso (nell'ipotesi il 2,90%)
I secondi due anni ne avranno un altro, superiore al primo (nell'ipotesi il 4,20%)

Un bond siffatto, mantenuto fino a scadenza, avrebbe un rendimento più o meno in linea con gli attuali tassi di mercato, alla scadenza darebbe un 3,21% netto
 

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