"MALEDETTI INFRADITO" (Achille)

A volte si sale ...a volte si scende.....

Da giorni Repubblica è in prima linea nel raccontare le disavventure della bella esponente dell'Ncd, nonché compagna del deputato del Pd Francesco Boccia.

Peccato che fino a qualche tempo fa Repubblica la pensasse diversamente, sia sul conto della De Girolamo che persino sulla storia d'amore bipartisan con il deputato Boccia.
Nel settembre 2011 le prime indiscrezioni, pubblicate da Chi, sulla love story erano state liquidate (leggi qui l'articolo) come una invenzione dei media berlusconiani, decisi a rovinare (non si capiva bene perchè) la reputazione della povera De Girolamo.

D'altronde, ricordava Repu, il settimanale diretto da Signorini "fabbrica scoop sempre al servizio del Cavaliere".
La stessa storia d'amore tra Nunzia e Francesco, rivelava il quotidiano diretto da Ezio Mauro, era una bufala della macchina del fango, "smentita dagli stessi interessati" che attribuivano l'invenzione ad un "regolamento di conti interni al Popolo delle libertà".

Tra le colpe della De Girolamo, secondo Repubblica, "alcune ottime presenze ad Annozero e Omnibus", essere "molto carina, estroversa, in buoni rapporti con tutti".
E ancora: "Niente festini, pochissima vita mondana fuori dal Palazzo".
Insomma, bella, brava, riservata: niente a che fare con il clichè del berlusconiano trinariciuto.

Ma la vera differenza, quella che per Repubblica rendeva la De Girolamo antropologicamente diversa dai suoi colleghi di partito, era un'atra: "Non è mai stata sfiorata da un'intercettazione".
 
Anche il Corriere non scherza :D:D

Sembra ieri (primavera 2009).
L’economista mite ed elegante infilzò con la forchetta due ziti di Gragnano (simili a bucatini, ma più corti e con un diametro maggiore) e rimase a bocca aperta, letteralmente.
«Ma... Ma quanto peperoncino ci hai messo?».
Lei, già nota su Dagospia come «nostra regina del Sannio», deputata del Pdl con ambizioni sfrenate, aprì un sorriso carnoso dei suoi. «E su... ué, come fai...».
L’aveva conquistato.
Ora non restava che passare alla fase due: avvertire il capo, Silvio Berlusconi.
Davvero, sembra ieri.

La De Girolamo spiegò che questo Boccia era un deputato del Pd molto in carriera, con un storia d’amore appena finita e già padre di due figli, un tipo comunque molto serio, un ex democristiano poi prodiano, quindi lettiano, il rampollo d’una famiglia di Bisceglie che aveva girato il mondo, master alla Bocconi e quadriennio alla London School, soggiorno negli Usa e poi sì, certo, pure due tragiche tornate elettorali in Puglia (2005 e 2010), sempre sconfitto da Nichi Vendola nelle urne delle primarie ma non nello spirito rampante: infatti l’aveva conosciuto a VeDrò, una specie di club fondato da Enrico Letta per far amalgamare le giovani speranze della politica italiana.

Si erano piaciuti. Poi lei gli aveva preparato quel piatto di ziti.
Baci segreti, in Transatlantico giochi di sguardi, l’annuncio ufficiale affidato al settimanale Chi.

Si sposarono, in municipio, il 23 dicembre del 2011. Il 9 giugno dell’anno successivo nacque Gea.
(ndr ma i bambini nascono ancora dopo 9 mesi ?)

Un amore veloce, subito nell’immaginario collettivo proprio perché così perfettamente meticcio, se le larghe intese potevano funzionare in amore, figuriamoci a Palazzo Chigi.
Dove però alla fine arriva lei: le affidano il dicastero delle Politiche agricole, mentre lui resta a Montecitorio, presidente della Commissione Bilancio.

Una coppia di successo. Per un po’. Poi succedono un sacco di cose.
 
:lol::lol::lol: Meno male che, a un certo punto, arriva il Natale. La famigliola decide di andarlo a trascorrere alle Maldive.
Al diavolo il tragico momento economico che vivono milioni di italiani: certe volte una bella vacanza è proprio quello che ci vuole.
Sole a picco e tuffi, le squisite grigliate di un magnifico resort, le partite di pallavolo, Boccia che smette di twittare con il mondo ostile, la De Girolamo che s’abbronza, la piccola Gea che gioca sulla spiaggia bianca.
Speriamo, pensano Nunzia e Francesco, che il nuovo anno sia un buon anno. Ma sì, certo, bisogna essere ottimisti: auguri, cin cin!
Tornano.

Purtroppo un cronista del Fatto non è andato in vacanza.
Ha lavorato. Ha trovato quelle che, in gergo, chiamiamo «carte».
Il racconto di intercettazioni carpite a casa del padre di lei, della De Girolamo, a Benevento.
Riunioni per decidere affari e appalti della locale Asl e del 118.
Lei usa toni forti, volgari. Al Corriere dichiara: «Quanto perbenismo... a casa mia, io faccio quello che mi pare».

Lui, il Boccia, adesso, in un lancio dell’agenzia Ansa, non la chiama più Nunzia, non chiama per nome sua moglie.

Dice solo: «Il ministro spiegherà» (secondo alcune fonti, sarebbe furibondo anche perché avrebbe appreso solo dai giornali che lo storico fidanzato di Nunzia, Antonio Tozzi, è stato da poco nominato direttore generale della Sian - il sistema informativo usato da Stato e Regioni in materia di agricoltura - con uno stipendio di 175 mila euro l’anno, più benefit).

14 gennaio 2014
 
Un terzo giornale la vede così.....mah, cento teste cento idee

Ha combinato un brutto guaio il Fatto con le intercettazioni sulla famiglia De Girolamo, carpite a casa del padre della bella Nunzia che sarebbe coinvolto in un affaire di appalti a Benevento.
E non solo per l’immagine pubblica del ministro dell’Agricoltura (e la rabbia del marito Francesco Boccia) ma anche per il governo Letta sempre più soggetto ai flutti e ai venti avversi.
Oggi al riesame potrebbe essere deciso lo sbobinamento del resto delle registrazioni e il caso potrebbe ingrossarsi ancora.
Ora in molti vogliono accelerare sul rimpasto che, con buona pace di Renzi che lo considera “roba da Prima Repubblica”, non sembra più rinviabile.

Il marito-avversario in Parlamento, di provata fede democratica ex dc, rompe gli indugi con una difesa a oltranza.
«Quello che sta subendo Nunzia è un linciaggio, un autentico linciaggio. Per lei è una prova dura», intervistato da Repubblica abbandona i toni severi della prima ora, che lo avevano indotto a un sibillino commento del tipo “il ministro spiegherà” dovuto anche alla rabbia per la notizia che lo storico fidanzato della moglie è stato da poco nominato direttore generale della Sian.

Oggi è più tenero con la coniuge e durissimo con i giustizialisti che si annidano anche nel suo partito (ieri il capogruppo alla Camera, Roberto Speranza, ha definito la vicenda «niente affatto edificante»).

«Vedo in giro troppi censori improbabili, troppi sepolcri imbiancati che farebbero bene a tacere. Io conosco la vita e la strada ma c’è un limite alla mancanza di pudore. Accetto tutto, tranne i falsi moralismi».

Si dimette, non si dimette?
«Non lo so – dice Boccia – purtroppo i danni che dovevano essere fatti ormai sono stati fatti».
Peraltro «i giornali hanno abboccato ma questa è una vicenda che è stata costruita sul territorio a tavolino. Era sul mercato da mesi e nessuno se la comprava. Adesso è uscita fuori».
 
Torino, sì alla cannabis libera
E' la prima tra le grandi città


Il consiglio comunale approva l'appello al parlamento: "Bisogna passare da un impianto proibizionistico a uno di tipo legale della produzione e della distribuzione delle droghe leggere". Fino all'ultimo la legalizzazione era in forse, sotto l'incognita del voto moderato e cattolico del Pd
di GABRIELE GUCCIONE
Lo leggo dopo
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Una manifestazione per la legalizzazione delle droghe leggere
Torino apre le porte alla cannabis, prima tra le grandi città d'Italia. Non che da oggi si possa consumare, produrre per il proprio uso e condividere tra amici la marijuana sul terrazzo di casa, come se si fosse a Montevideo o ad Amsterdam. Ma questo è il senso "politico" della richiesta, partita dalla Sala Rossa dopo il voto di ieri della Sala Rossa e indirizzata al Parlamento: "Passare da un impianto proibizionistico a uno di tipo legale della produzione e della distribuzione delle droghe leggere". Il testo è quello partorito con un ordine del giorno proposto da Marco Grimaldi di Sel e dai consiglieri Silvio Viale, Luca Cassiani e Lucia Centillo del Pd.
Fino all'ultimo la legalizzazione in salsa torinese era in forse, sotto l'incognita del voto moderato e cattolico del Pd, mentre sembrava più possibile l'approvazione di una seconda mozione pro-cannabis che si limitava ad allargarne l'uso terapeutico. Alla fine il via libera è arrivato. Un po' a sorpresa. Il Pd si è spaccato tra proibizionisti, astensionisti (tra questi anche il sindaco Fassino) e antiproibizionisti. Questi ultimi, per la verità, la maggior parte. Determinanti sono stati i voti favorevoli dei due Cinque stelle Chiara Appendino e Vittorio Bertola, aggiuntisi agli altri tredici consiglieri favorevoli del centrosinistra: oltre ai firmatari, Guido Alunno, Andrea Araldi, Mimmo Carretta, Gioacchino Cuntrò, Giusi La Ganga, Marta Levi, Laura Onofri, il capogruppo Michele Paolino e Beppe Sbriglio, ex Idv.
Grimaldi canta vittoria: "Torino è la prima grande città in Italia a pronunciarsi sull'abrogazione della legge Fini-Giovanardi e sulla legalizzazione delle cosiddette droghe leggere - dice - Vogliamo mettere fine alle politiche proibizionistiche che hanno solo regalato ai narcotrafficanti centinaia di miliardi di euro, e togliere dall'illegalità centinaia di migliaia di cittadini". Il radicale Silvio Viale ricorda: "Già nel 1996 la Sala Rossa aveva votato un ordine del giorno: sono passati 17 anni ma la politica ha fatto l'opposto, ipocritamente".
Assieme all'opposizione di centrodestra, perché "un conto è depenalizzare, un altro è legalizzare", contraria anche la cattolica del Pd, Domenica Genisio. Con lei hanno votato "no" anche i moderati Michele Dell'Utri, Rocco Lospinuso, Giovanni Porcino e il presidente Giovanni Maria Ferraris. Fassino, insieme con i democratici Alessandro Altamura, Marco Muzzarelli e e Gianni Ventura si sono astenuti e così ha fatto anche la "moderata" Piera Levi-Montalcini.
Fortemente avversi il vicepresidente del Consiglio, il ciellino Silvio Magliano del Ncd, e i colleghi di Lega e Fratelli d'Italia. "È incredibile che la stessa sinistra, puritana su alcol, gioco d'azzardo e tabagismo, rispolveri una doppia morale a uso e consumo di un antiproibizionismo diretto a proclamare lo spaccio di Stato" ha

attaccato il capogruppo di Fdi, Maurizio Marrone, ricordando "i tanti giovani in comunità per il difficile e lungo percorso di disintossicazione dalle droghe". E Fabrizio Ricca, della Lega, ha aggiunto: "La liberalizzazione delle droghe leggere non è sicuramente una priorità per la nostra città. Ma visto che la maggioranza in questo momento lo considera un problema di importanza fondamentale, dichiariamo la nostra contrarietà".
 
Ormai sono abituato a questi recuperi dei mercati dopo una prima fase negativa.
Nonostante ciò...




















...hanno un po' rotto il càzzo :-o
 

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