MI PIACE IL MARE D'INVERNO. LUI CI METTE LE ONDE, IO CI METTO I PENSIERI.

I commenti


Da Carlo Calenda è arrivata una mazzata.
Il leader di Azione, su Facebook, ha scritto:

Prescrizioni barocche e assurde.
Il tono paternalistico di Giuseppe Conte è poco serio.
La mancanza di autorevolezza e efficacia di questo Governo è imbarazzante.
Sostenere che non ci sono alternative equivale a condannare l’Italia allo sbando.
In tutta questa situazione esiste una grave responsabilità del Partito Democratico.
Mandare avanti Renzi per vedere come butta, non è una strategia degna di un grande partito,
così come non lo è vivacchiare sperando di cavarsela.
Il silenzio dei riformisti del Pd è imbarazzante. Coraggio!”.


Critiche anche da Giovanni Toti, governatore della Liguria:
“Ho ribadito ai ministri competenti tutte le mie perplessità.
Primo: perché dal 3 dicembre ci eravamo dati delle regole che già prevedevano limitazioni importanti,
ma legate alla reale situazione dei vari territori.
Non capisco perché Regioni che hanno fatto importanti sacrifici, anche in anticipo rispetto a quelli decisi dal Governo,
come ad esempio la Liguria, non possano, alla luce dei risultati ottenuti, passare delle feste un po’ più normali.
Oggi la nostra Regione continua ad avere un Rt di contagio tra i 4 migliori d’Italia e il numero degli ospedalizzati continua a scendere.
Nessuno pensava a feste e veglioni, ma un filo in più di normalità sì.
Secondo motivo: non so se tutti si rendono conto del gigantesco danno economico che tutto questo provocherà.
Non solo bar e ristoranti, ma tutta la filiera alimentare avrà centinaia di milioni di danni, quindi aziende e occupazione a rischio.
Agricoltori, pescatori, produttori di vino, prodotti tipici delle feste, preparati per l’intero anno in vista di questi pochi giorni, che finiranno invenduti.
E anche il commercio al dettaglio, già molto provato, avrà un colpo durissimo.
E tutto questo non produrrà temo meno dolore in futuro di quanto il Covid ne produce oggi”.


Così, invece, Giorgia Meloni di Fratelli D’Italia:
“Invece di scusarsi come qualsiasi persona seria avrebbe fatto, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte
– nel chiudere l’Italia per il periodo natalizio – dice con sfrontatezza che è stato fatto tutto in tempo e con coscienza.
Poi annuncia i ristori, e va ancora peggio.
Per ora ci sono solo i soldi per bar e ristoranti (tutti gli altri sapranno qualcosa a gennaio), peraltro totalmente insufficienti.
Perché tutti sanno che fare riferimento al decreto Rilancio non vuole dire affatto ristorare
il 100 per cento della perdita di fatturato di Natale ma appena il 15 per cento di quello di aprile
(complimenti per il cinismo col quale tentate di fregare la gente, presidente).
Poi la solita insopportabile confusione nel presentare le misure.
È tutto surreale.
Comunque, è un decreto, giusto?
Beh, ne discuta immediatamente il Parlamento.
Siamo disposti a lavorare a Natale e Capodanno, ma pretendiamo di fare la nostra parte per provare a migliorare il pessimo lavoro fatto da questo Governo”.
 
Normativismo degenerato, frutto di ubriacature di potere.

Chiudere la gente in casa è intelligente come pensare di chiudere le strade per impedire incidenti!

E poi, mi pare che le persone con l’influenza fossero di più, e la letalità non molto diversa.

La mortalità del Covid19, in ogni Paese del mondo, INDIPENDENTEMENTE dalle contromisure dei governi,
si aggira intorno allo 0,06% del totale della popolazione!

In altri termini, si sta immolando la libertà del 99,9% delle persone, sull’altare di una visione emotiva, distorta e antiscientifica del problema.

Le restrizioni causeranno un numero di morti superiore, come accadde nel 1929, verso cui sta andando questa follia planetaria.



“Se non cambi strada, rischi di andare dove sei diretto” (prov. cinese).
 
Aveva proprio ragione Gerhard Ritter, il quale, riflettendo sul potere, ne metteva in luce il “volto demoniaco”,
insieme alla necessità del suo utilizzo in ogni consorzio umano.

A pensarci bene, infatti, il potere – politico, economico, sociale, giudiziario, mediatico – va inteso
come la capacità di condizionare la vita degli altri, potenzialmente di tutti gli altri, milioni di altri,
indirizzando in modo più o meno cogente, più o meno diretto, i loro comportamenti e le loro scelte.



E qui siamo ancora nella dimensione fisiologica, quella cioè necessaria alla fondazione
ed al mantenimento di ogni compagine sociale meritevole di questo nome.

Se non ci fosse il potere, nessuna coesione sociale sarebbe possibile fra esseri liberi e pensanti, nessun ordinamento giuridico e politico.

Tuttavia, il potere mostra anche quel volto demoniaco sopra accennato,
nel senso che esso facilmente degenera nella gratuita sopraffazione dell’uomo sull’uomo,
come la storia insegna con numerosissimi esempi.

Queste sono le considerazioni che sorgono in modo naturale, al solo sentire che, secondo alcune voci, Giuseppe Conte,
in difficoltà con la sua maggioranza, cerca di predisporre un percorso che possa condurre ad un Conte addirittura ter.

Insomma Conte, non contento di aver governato prima con la Lega e poi contro al Lega,
adesso starebbe cercando un nuovo modulo governativo con altra inedita ed imprevedibile maggioranza che non si sa oggi quale potrebbe essere.

E uno si chiede:

tanto può il desiderio di restare attaccato alla poltrona?

Quale e quanto può sedurre il gusto del potere?

Ora, che il potere possa sedurre e perfino ammaliare con quello che Leonardo Sciascia più volte definì come il suo “profumo”,
capace di far girar la testa, è ovvio e non si dice nulla di nuovo ripetendolo.

Non a caso, George Orwell notava che “mai nessuno prende il potere con l’intenzione di abbandonarlo”.

E ciò accade a tutti i livelli in cui il potere si manifesta, anche presso i più bassi e poco significativi:
capo del Governo, ministro, capogruppo parlamentare, governatore di Regione, assessore, sindaco,
rettore dell’Università, primario ospedaliero, docente ordinario, preside; ma anche presidente di Tribunale,
di Corte d’Appello, di Cassazione; nonché amministratore delegato di società multinazionali, nazionali, regionali e perfino locali;
e la musica incredibilmente non cambia per la poltrona di governatore del Rotary o Lions e perfino, ancor più incredibilmente,
per quella di presidente di un singolo club appartenente a queste associazioni.
C’è da credere che si farebbe a sprangate anche per la poltrona di capo-condomino o della bocciofila.

Ma perché?

Basta il profumo del potere?

Basta la sua capacità di seduzione?

Anche perché va detto che l’esercizio del potere implica anche molti aspetti tutt’altro che facili o di semplice soluzione.

Non solo i problemi a volte giganteschi da affrontare, ma anche e soprattutto la necessità di schivare le trappole politiche,
mediatiche, sociali che provengono dagli avversari politici, ma anche da quelli che stanno nelle proprie fila: e sono i più pericolosi.

La giornata dell’uomo di potere, insomma, trascorre fra preoccupazioni, problemi, insidie, tentativi di resistenza,
di resilienza, di vendetta, di salvezza e via di questo passo.

Come dire l’inferno sulla terra: mai o quasi mai un giorno di vera pace, di serenità, perché bisogna sempre prevedere gli attacchi,
i modi di restare ancorati alla poltrona, di resistere a chi ti vuole disarcionare.

Eppure, nonostante questo inferno, chi sta al potere – come Conte – farebbe carte false pur di restarvi ancora all’infinito.


Viene alla mente un episodio della vita di Dario, re di Persia, narrato da Erodoto.

Dario confidava ad un suo consigliere che avrebbe mosso guerra alla Grecia.

E “poi? gli chiese quello.

“E poi all’Arabia”, aggiunse Dario.

“E poi?” insistette il consigliere.

“E poi all’Egitto”, concluse Dario.

“E poi?” ancora insistette quello.

“E poi – concluse il re – mi riposerò”.

E il consigliere allora domandò: “Ma perché non ti riposi ora?”.


Non si tratta soltanto di una semplice storiella, ma di un aneddoto molto istruttivo da diversi versanti.

Esso ci dice infatti che la sete di potere è sostanzialmente senza limiti, ma anche che il potere
– vissuto ed esercitato in questo modo, vale a dire in modo autoreferenziale –
si palesa drammaticamente “vuoto”, incapace di soddisfare in linea di principio chi lo detenga.

Siamo in presenza di un vero delirio che avvince molti soggetti che godono di fette più o meno estese di potere
e che se ne nutrono come di una droga che li alimenta nel momento stesso in cui li uccide.

Sicché si dovrebbe fare in modo da permettere che il potere sia consegnato ed affidato soltanto a chi non lo voglia detenere,
per il semplice motivo che ne abbia paura o almeno ne tragga una preoccupazione umanamente significativa.


Insomma, date il potere a chi ne tema l’esercizio per rispetto nei confronti degli esseri umani.


Toglietelo, invece, a tutti gli altri. Cioè – oggi – al novanta per cento dei potenti.


.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto