MI PIACE IL MARE D'INVERNO. LUI CI METTE LE ONDE, IO CI METTO I PENSIERI.

L’amore del PD per le tasse è enorme , inarrestabile (se non dalle rivolte politiche) e, soprattutto, contagioso,

tanto da aver preso tutto il M5s, o quele briciole che ne restano a Bruxelles.



In Italia ci hanno provato Fratojanni ed Orfini, ma il loro attacco è stato respinto dalla chiara ostilità di larghissime fasce delle popolazione.

Allora, non contenti di averci provato in Italia , hanno deciso di estendere il tentativo in Europa,
approfittando delle necessità di definire dei nuovi “Mezzi propri”, cioè tasse, a carico dei cittadini europei per pagare la magnificenza del Recovery Fund,
hanno cercato di portare la Patrimoniale a livello europeo.

Un emendamento voluto dalla sinistra estrema di GUE, ma appoggiato anche dal PD e dal M5s ,
voleva imporre, fra queste simpatiche tasse, uno che colpiva il “Patrimonio netto”, cioè la ricchezza.

Con la scusa di finanziarie il Recovery Fund vogliono saziare la propria fame di imposte a carico non dei veri ricchi,
che ormai hanno portato i denari all’estero, nei vari paradisi fiscali, ma della classe media o di quel poco che ne è rimasto.

Ormai il M5s ed il PD sono solo chiacchiere e demagogia.


Naturalmente la proposta è stata respinta con oltre 500 voti, ma merita di essere messa in evidenza.


“Non bastava l’ok a nuove eurotasse per le risorse proprie da parte di M5s e Pd, ora gettano la maschera anche sulla patrimoniale:
in piena pandemia, con famiglie, lavoratori e aziende in grande difficoltà, queste forze politiche vogliono mettere ulteriormente le mani nelle tasche dei cittadini.
L’ultima cosa di cui c’è bisogno, oggi, sono nuove tasse”.


Antonio Maria Rinaldi aveva già fatto notare come la patrimoniale viene a colpire i titoli di stato, già tassati nelle rendite,

e quindi viene a tassare anche le persone che dedicano i propri risparmi al servizio dello stato stesso e che, al contrario, dovrebbero essere premiate.




La Patrimoniale sarà sempre all’ordine del giorno fino a quando Conte ed i suoi sostenitori non saranno a casa…
 
Leggete e memorizzate bene. In che mani siamo caduti.


Diecimila italiani potevano guarire subito, come tanti Donald Trump.

Invece, aspettando un vaccino, l’Italia va incontro alla terza ondata Covid senza terapie a base di anticorpi monoclonali,

quelli che in tre giorni neutralizzano il virus evitando il ricovero.



Da uno stabilimento di Latina in realtà escono furgoni carichi di questi farmaci, ma sono destinati a salvare pazienti americani, non gli italiani.


Ai quali, per altro, erano stati offerti a titolo gratuito già due mesi fa.



È il paradosso di una storia che ha pesanti risvolti sanitari, politici ed etici.

“Abbiamo ‘pallottole’ specifiche contro il virus. Possono salvare migliaia di pazienti, evitare ricoveri e contagi,
ma decidiamo di non spararle. Non si spiega”, ripete da giorni Massimo Clementi, virologo del San Raffaele di Milano.


Racconta che i colleghi negli Stati Uniti da alcune settimane somministrano gli anticorpi neutralizzanti come terapia e profilassi per malati Covid.

La stessa cura che ha salvato la vita a Donald Trump in pochi giorni, nonostante l’età e il sovrappeso:

“Dopo 2-3 giorni guariscono senza effetti collaterali apparenti”.

Il tutto a 1000 euro circa per un trattamento completo, contro gli 850 euro di un ricovero giornaliero.


Gli Stati Uniti ne hanno acquistato 950mila dosi, seguiti da Canada e – notizia di ieri – Germania
.

Non l’Italia, dove si producono.


Il nostro Paese ha investito su un monoclonale made in Italy promettente ma disponibile solo fra 4-6 mesi.

Scienziati molto pragmatici si chiedono perché, nel frattempo, non si usino i farmaci che già si dimostrano efficaci altrove:
fin da ottobre – si scopre ora – era stata data all’Italia la possibilità di usare questi anticorpi attraverso un cosiddetto “trial clinico”,
nel quale 10mila dosi del farmaco sarebbero state proposte a titolo a gratuito.


Una mano dal cielo misteriosamente respinta mentre il Paese precipitava nella seconda ondata.


Il farmaco – bamlanivimab o Cov555 – è stato sviluppato dalla multinazionale americana Eli Lilly.

La sua efficacia nel ridurre carica virale, sintomi e rischio di ricovero è dimostrata da uno studio di Fase2 randomizzato (la fase 3 è in corso) condotto negli USA.

I risultati sono stati illustrati sul prestigioso New England Journal of Medicine.

Dall’headquarter di Sesto Fiorentino spiegano che l’anticorpo è stato messo in produzione
prima ancora che finisse la sperimentazione perché fosse disponibile su scala globale il prima possibile.


Dal 9 novembre, quando l’FDA ne ha autorizzato l’uso di emergenza, gli Stati Uniti hanno acquistato quasi un milione di dosi.

In Europa si aspetta il via libera dell’Ema che non autorizza medicinali in fase di sviluppo.


Una direttiva europea del 2001 consente, però, ai singoli Paesi EU di procedere all’acquisto
e la Germania ieri ha completato la procedura per autorizzarlo.

A breve toccherà all’Ungheria.

E l’Italia?

Aspetta.


Avendo il suo cuore europeo alle porte di Firenze, finito lo studio la società di Indianapolis
ha preso contatto con le autorità sanitarie e politiche nazionali, anche italiane.


Il 29 ottobre riunione con l’Aifa: collegati, tra gli altri,

Gianni Rezza per il Ministero della Salute;

Giuseppe Ippolito del Cts e direttore dello Spallanzani di Roma;

il professor Guido Silvestri, virologo alla Emory University di Atlanta che aveva favorito il contatto con Eli Lilly.

Sul tavolo, la possibilità di avviare in Italia la sperimentazione con almeno 10mila dosi gratis del farmaco

che negli USA ha dimostrato di ridurre i rischi di ospedalizzazione dal 72 al 90%.


In quel contesto viene anche chiarito che non sarebbe stato un favore alla multinazionale, al contrario:

una volta che l’FDA l’avesse autorizzato, sarebbero partite richieste da altri Paesi.



L’occasione, da cogliere al volo, cade nel vuoto,
per una rigida adesione alle regole di AIFA ed EMA che non hanno però fermato la rigorosa Germania.


Altra ipotesi: l’offerta è stata lasciata cadere per una scelta già fatta a monte.

Sui monoclonali da marzo il Governo ha investito 380 milioni per un progetto tutto italiano
che fa capo alla fondazione Toscana Life Sciences (TLS), ente non profit di Siena,
in collaborazione con lo Spallanzani e diretto dal luminare Rino Rappuoli.


La sperimentazione clinica deve ancora partire e la produzione, salvo intoppi, inizierà solo a primavera 2021.

A quanto risulta al Fatto, l’operazione con Eli Lilly, che già due mesi fa avrebbe permesso di salvare migliaia di persone,
non sarebbe andata in porto per l’atteggiamento critico verso questi anticorpi del direttore dello Spallanzani che lavorerà al progetto senese.


“Non so perché sia andata così, dovete chiedere ad AIFA”,
taglia corto il direttore Giuseppe Ippolito, negando un conflitto di interessi:
“Non prescrivo farmaci, mi occupo solo di scienza”.



Quando l’FDA autorizza il farmaco, la multinazionale non può più proporre il trial gratuito ma deve attenersi al prezzo della casa madre.

Per assurdo, sfumata l’opzione a costo zero, l’Italia esprime una manifestazione ufficiale di interesse all’acquisto.

Il negoziato va in scena il 16 novembre alla presenza di Arcuri, del DG dell’Aifa Magrini e del ministro della Salute Speranza.

Si parla di prezzo e di dosi ma il negoziato si ferma lì e non va avanti.


Neppure quando il sindaco di Firenze torna alla carica.

Dario Nardella annuncia ai giornali di aver parlato coi vertici di Eli Lilly e che
“se c’è l’ok della Commissione Ue, la distribuzione del farmaco a base di anticorpi monoclonali potrebbe cominciare dopo Natale
non solo in Francia, Spagna e Regno Unito ma anche in Italia”.

Natale è alle porte e in Italia non c’è traccia di farmaci anticorpali n
é si ha notizia di una pressione dell’Aifa per sollecitare l’omologa agenzia europea.


Come se l’opzione terapeutica per pazienti in lotta col virus, già disponibile altrove, non interessasse.



L’AIFA e la struttura di Arcuri – sentite dal Fatto – ribadiscono:
finché non c’è l’autorizzazione EMA non si va avanti.


Di troppa prudenza si può anche morire, rispondono gli scienziati.

“Io avrei accelerato”, dice chiaro e tondo il consulente del ministro Walter Ricciardi, presente alla riunione un mese fa:

“Con tanti morti e ospedalizzati valutare presto tutte le terapie disponibili è un imperativo etico e morale”.


Il virologo Silvestri, che tanto aveva spinto:

“Non capisco cosa stia bloccando l’introduzione degli anticorpi di Lilly e/o Regeneron,
che qui negli States usiamo con risultati molto incoraggianti”.


Ieri sera si è aggiunta anche la voce critica dell’immunologa dell’università di Padova Antonella Viola:
“E’ sorprendente questo ritardo, cosa aspettiamo?”.


Per il professor Clementi, siamo al paradosso.

“È importante trovare il miglior farmaco possibile, ma non possiamo scartare a priori una possibilità terapeutica che altrove salva le persone.
Una fiala costa poco più di un giorno di ricovero e ogni risorsa che risparmi la puoi usare per altro.
Tenere nel fodero un’arma che si dimostra decisiva è incomprensibile. Da qui, la mia sollecitazione all’AIFA”.


Da Sesto Fiorentino rispondono che il loro farmaco, oltre ai benefici in termini di salute e risparmio,
avrebbe avuto anche ricadute economiche per l’Italia: nella produzione è coinvolto un fornitore italiano, la Latina BSP Pharmaceutical.


“Se andrà bene potremmo distribuirlo non solo negli Usa ma anche in Italia”,
esultava a marzo il titolare dell’impresa pontina, Aldo Braca.


Nove mesi dopo dallo stabilimento di Latina esce il farmaco più promettente contro il Covid.

Ma va soltanto all’estero.
 
I soliti giornalai dicono fesserie. Non è chiusura totale dal 19 dicembre.
Ma solo limitazione agli spostamenti fra comuni.
Questa l'ordinanza.
Mi sembra molto sensata come proposta....salvo il discorso legato almare ed alla montagna.


Dato atto che la struttura competente ha attestato l'avvenuta regolare istruttoria della pratica anche in ordine alla compatibilità
con la vigente legislazione statale e regionale, ordina

A) Misure relative allo spostamento individuale

1. Spostamenti tra comuni del Veneto
Dal 19 dicembre 2020 fino al 6 gennaio 2021, dopo le ore 14 non è ammesso lo spostamento in un comune veneto diverso da
quello di residenza o dimora, salvo che per comprovate esigenze lavorative, per studio, per motivi di salute, per situazioni
di necessita', o per svolgere attivita' non sospese o usufruire di servizi non sospesi e non disponibili in tale comune;
dopo le 14 è sempre ammesso il rientro presso l'abitazione. Lo spostamento verso e da comuni di altre regioni è regolato dalla disciplina statale.

2. Servizi alla persona
E' sempre possibile lo spostamento fuori comune per usufruire di servizi alla persona (lavanderia, acconciatura, estetista, ecc.).

3. Spostamenti verso ristoranti
I ristoranti collocati in comuni diversi da quello di residenza o dimora possono essere raggiunti entro le ore 14;
il rientro presso la residenza o dimora può avvenire anche oltre tale orario, a seguito della consumazione del pranzo;

4. Spostamento relativo a minori
Sono sempre possibili gli spostamenti anche tra comuni per raggiungere i figli minorenni presso l'altro genitore o comunque
presso l'affidatario, oppure per condurli presso di sé. E' sempre possibile portare e recarsi a riprendere i minori.

5. Spostamento per matrimoni e funerali
E' sempre possibile lo spostamento tra comuni per partecipare a matrimoni e funerali, da svolgere nel rispetto delle linee guida.

6. Spostamenti per accesso a trasporto collettivo (aerei, treni, navigazione, pulman, ecc.).
E' sempre possibile lo spostamento da e per stazioni di trasporto pubblico per esigenze proprie di viaggio e per accompagnamento di altri soggetti.

7. Spostamento verso la seconda casa
E' sempre possibile il raggiungimento della seconda casa.

8. Spostamenti dei soggetti in soggiorno turistico
Per i soggetti che si trovano in albergo, seconda casa o simili, il comune di "riferimento" dal cui territorio operano le
limitazioni è quello in cui si trovano l'albergo, seconda casa o simili.

9. Orario raccomandato di accesso agli esercizi commerciali e ai servizi
Per ridurre i contatti e contenere gli assembramenti, si fa forte raccomandazione affinchè l'accesso agli esercizi commerciali e
ai servizi del comune di residenza o dimora avvenga dopo le ore 14.


10. Autocertificazione
Per gli spostamenti effettuati dopo le ore 14 è obbligatorio indicare le ragioni e i luoghi degli spostamenti, anche in rientro,
nell'autocertificazione conforme al modello statale reperibile al link
https://www.interno.gov.it/sites/de..._autodichiarazione_editabile_ottobre_2020.pdf e da esibire
all'organo di controllo.
La mancata esibizione dell'autocertificazione determina l'applicazione delle sanzioni previste dalla normativa di legge.

B) Misure relative al comportamento personale
1. Al di fuori dell'abitazione, è obbligatorio l'uso corretto della mascherina a copertura di naso e bocca, ad eccezione dei
bambini di età inferiore a sei anni, dei soggetti che stanno svolgendo attività sportiva e dei soggetti con patologie o disabilità
incompatibili con l'uso della mascherina, nonché per coloro che per interagire con i predetti versino nella stessa
incompatibilità. Nel caso di momentaneo abbassamento della mascherina per la regolare consumazione di cibo o bevande o per
la pratica del fumo, dovrà in ogni caso essere assicurata una distanza interpersonale minima di un metro, salvo quanto disposto
da specifiche previsioni maggiormente restrittive. Resta altresì obbligatorio l'utilizzo della mascherina sui mezzi privati se
presenti a bordo persone tra loro non conviventi.

2. L'attività sportiva o motoria e le passeggiate all'aperto sono effettuate presso parchi pubblici, aree verdi, rurali e periferiche
purché comunque nel rispetto della distanza interpersonale di almeno due metri per l'attività sportiva e di almeno un metro per
ogni altra attività e in ogni caso al di fuori delle strade, piazze del centro storico della città, delle località turistiche (mare,
montagna, laghi) e delle altre aree solitamente affollate, tranne che per i soggetti che risiedono o dimorano in tali aree.
È fortemente raccomandato di non recarsi in altra abitazione di un nucleo familiare diverso dal proprio se non per necessità o motivi di lavoro.

C) Misure per gli esercizi di commercio al dettaglio
1. L'accesso agli esercizi di vendita di generi alimentari è consentito ad una persona per nucleo familiare, salva la necessità di
accompagnare persone con difficoltà o minori di età inferiore a 14 anni.

2. In tutti gli esercizi di commercio al dettaglio su area fissa regolarmente aperti secondo le disposizioni nazionali e regionali,
singoli o inseriti in parchi commerciali o complessi commerciali, valgono i seguenti limiti di compresenza di persone, fermo il
rispetto in ogni caso dei protocolli e delle linee guida vigenti in materia di commercio al dettaglio in area fissa:
a) per i locali con una superficie fino a 40 metri quadri è consentito l'accesso a n. 1 cliente per volta;
b) per i locali con una superficie superiore a 40 metri quadri è consentito l'accesso di n. 1 cliente ogni 20
metri quadri.

3. E' fatto divieto di esercizio dell'attività di commercio nella forma del mercato all'aperto su area pubblica o privata se non nei
Comuni nei quali sia adottato dai sindaci un apposito piano, consegnato ai commercianti, che preveda le seguenti condizioni minimali:
a. nel caso di mercati all'aperto, ove possibile, una perimetrazione o altra forma di delimitazione, anche
mediante cartelli, tale da convogliare l'accesso e l'uscita dei consumatori, possibilmente, verso uno specifico
varco che consenta un controllo sulle presenze e la prevenzione di affollamenti e assembramenti. In ogni
caso si raccomanda che i gestori dei singoli banchi, ove possibile, evitino il formarsi di assembramenti;
b. sorveglianza pubblica o privata che verifichi distanze sociali e il rispetto del divieto di assembramento
nonché il controllo dell'accesso all'area di vendita;
c. applicazione della scheda relativa al commercio al dettaglio su aree pubbliche contenuta nell'allegato 9 del
DPCM 3.11.2020.

4. Tutti i punti vendita devono esporre all'ingresso un cartello indicante il numero massimo di clienti ammessi nel locale ed
impedire l'ingresso di ulteriori clienti qualora questo fosse raggiunto.

D) Misure per gli esercizi di ristorazione e simili
1. L'attività di somministrazione di alimenti e bevande si svolge, dalle ore 11 alle 15, prioritariamente occupando i posti a
sedere, ove presenti, sia all'interno che all'esterno dei locali e, riempiti i posti a sedere o in caso di assenza di posti a sedere,
rispettando rigorosamente il distanziamento interpersonale.

2. Dalle ore 15 alla chiusura l'attività si svolge solo a favore di avventori regolarmente seduti nei posti interni ed esterni del
locale. Vanno in ogni caso rispettate le Linee Guida approvate dalla Conferenza delle Regioni anche relativamente alla distanza
minima interpersonale di un metro.

3. La mascherina va utilizzata sia in piedi che seduti, anche durante la conversazione, salvo che nel tempo strettamente
necessario per la consumazione.

4. Non possono essere collocati più di quattro avventori per tavolo, anche se conviventi, con rispetto in ogni caso dell'obbligo
di distanziamento di un metro.

5. I servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) devono esporre all'ingresso un cartello indicante il
numero massimo di persone ammesse nel locale ed evitare l'ingresso di ulteriori clienti qualora questo fosse raggiunto.

6. La consumazione di alimenti e bevande per asporto è vietata nelle vicinanze dell'esercizio di vendita o in luoghi affollati,
salvo che per gli alimenti da consumare nell'immediatezza dell'asporto.

7. La vendita di alimenti e bevande con consegna a domicilio è sempre consentita e fortemente raccomandata.
E) Disposizioni finali

La presente ordinanza ha effetto dal 19 dicembre 2020 al 6 gennaio 2021, salva proroga o modifica anticipata disposta con
apposita ordinanza conseguente al mutamento delle condizioni di contagio.

Per quanto non modificato dalla presente ordinanza, valgono le disposizioni di cui all'ordinanza n. 167 del 10.12.2020.

Eventuali disposizioni più restrittive di fonte statale che dovessero entrare in vigore in Veneto, prevalgono sulle previsioni di
questa ordinanza.

La violazione delle presenti disposizioni comporta l'applicazione delle sanzioni di cui all'art. 4 del decreto legge 25 marzo
2020, n. 19 e dall'art. 2 del decreto legge 16 maggio 2020, n. 33, oltre a quelle previste dalle ordinanze prorogate.
L'accertamento delle violazioni, con possibile applicazione delle misure cautelari, compete agli organi di polizia di cui all'art.
13 della legge n. 689/81; le sanzioni pecuniarie sono destinate all'ente di appartenenza dell'organo accertatore; l'applicazione
delle sanzioni pecuniarie e accessorie compete, per quanto riguarda la violazione delle ordinanze regionali, ai comuni ai sensi
della l.r. 10/77.

La presente ordinanza viene comunicata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
È incaricata dell'esecuzione del presente provvedimento la Direzione competente.
Il presente provvedimento non comporta spesa a carico del bilancio regionale.
Il presente atto è pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione.
Luca Zaia
 
Naturalmente il testo del dpcm non c'è ancora.
Ma abbiamo lo show del piccolo uomo solo al comando.


Il presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte ha ufficialmente presentato alla popolazione
il nuovo decreto varato per contenere la curva dei contagi nel periodo natalizio, una misura che a detta del Premier,
si è resa necessaria dal punto di vista della prevenzione dal momento che, secondo il Comitato Tecnico-Scientifico,
una manica troppo larga nel periodo delle festività, avrebbe provocato un aumento dei contagi a dir poco devastate per il sistema sanitario.


Il nuovo Decreto Natale ha sancito dunque una ulteriore stretta sul distanziamento sociale, come precedentemente annunciato,
nell’arco di tempo che va dal 24 Dicembre al 6 Gennaio del 2021, nei giorni festivi e prefestivi l’Italia sarà interamente zona rossa,
mentre nei giorni feriali si passerà alla zona arancione, le norme di comportamento cambieranno di conseguenza, vediamo insieme quali sono le regole da rispettare.

Le regole da rispettare
In zona rossa

I giorni di zona rossa come già detto saranno quelli festivi e prefestivi,
nel dettaglio parliamo dei giorni 24, 25, 26, 27 e 31 dicembre 2020 e dei giorni 1, 2, 3, 5 e 6 gennaio 2021,
durante i quali le norme saranno molto più stringenti, avremo infatti che tutti i negozi di vendita al dettaglio saranno chiusi
con i bari e i ristoranti che fno alle 22 potranno effettuare ordini a domicilio o ritiro in loco.


Durante i giorni di zona rossa, sarà vietata l’uscita dalle proprie abitazioni se non per motivi di salute, lavorativi o di estrema urgenza,
nulla di nuovo dunque se non fosse che sopraggiunge un nuovo tassello, infatti sarà possibile fare visita ad amici e familiari seguendo delle attente regole,
nel dettaglio non si potrà essere in numero maggiore di due a meno che non si tratti di genitori con DUE figli minori di 14 anni,
lo spostamento verso le abitazioni private è consentito ma solo una volta la giorno
e nella fascia oraria che va dalle 5 alle 22 (coprifuoco ancora da rispettare) purchè si trovi nella medesima regione.


Il Premier ha specificato poi alcuni dettagli sulla possibilità di ricevere due persone con eventuali minori di 14 anni nella propria abitazione,
invitando il popolo al buon senso dal momento che nel sistema liberaldemocratico in cui ci troviamo lo Stato non manda la polizia a casa dei cittadini,
anche se comunque con un controllo incrociato delle autocertificazioni sarà possibile capire se in un’abitazione ci saranno più di due persone estranee.


In zona arancione

Durante il periodo di zona arancione, che conterà i giorni 28, 29 e 30 dicembre 2020 e il giorno 4 gennaio 2021,
saranno in vigore le medesime regole arancioni, leggermente meno stringenti rispetto alle precedenti,
infatti durante tale periodo i negozi potranno essere aperti fino alle 21
mentre i ristoranti e i bar saranno chiusi se non per asporto e consegna a domicilio fino alle 22.


Per quanto riguarda gli spostamenti invece, non ci si potrà muovere all’infuori del proprio comune ma con una grande eccezione,
infatti i residenti in nuclei composti da un massimo di 5000 abitanti potranno muoversi verso un comune distante non più di 30Km e che non sia il capoluogo di provincia.



Resta sempre e comunque invariato il divieto di muoversi fuori dalla propria regione salvo che per recarsi nella propria residenza primaria.
 
Ora, io vorrei capire chi è quel demente o quei dementi che hanno scritto il testo che leggeremo
ma anche tutti quei dementi che lo hanno letto.

Cioè noi dobbiamo passare 10 giorni - DI FERIE - chiusi in casa ???

Quando la regione è in zona gialla ???

Quando abbiamo il 95% di "positivi" asintomatici perchè utilizziamo un sistema di rilevamento a 35/40 cicli
che evidenziano anche un singolo virus scemo sparso nel nostro organismo, forse rimasto lì da mesi,
quando all'estero utilizzano il rilevamento del virus a 25 cicli e trovano solo i "malati veri" ???

Ho 3 figli minorenni, e ne posso portare solo 2 a pranzo ???

Cosa ne faccio del terzo figlio ??? Lo butto nel cesso ???

Gli dico tu sei brutto e cattivo e non puoi venire a mangiare con noi ???

Ma lo sanno questi che esiste uno "stato di famiglia" in ogni Comune italiano ???

Che certifica da quante persone è composto il NUCLEO FAMILIARE ???

Allora ditelo che si vuole eliminire anche il concetto di "famiglia", quando oggi tutti si riempiono
la bocca di "famiglia allargata".

E se ho un figlio di 15 anni, cosa gli dico ???

Tu sei brutto e cattivo e te ne stai a casa, sempre nel cesso lo metto ???

Abito in un comune con meno di 5000 abitanti e di fronte a me ho il comune con più di 5000 abitanti
dove abitano i miei genitori, oppure i miei figli, e non possiamo incontrarci ???

Devo fare 300 metri per passare il ponte e - dall'altra parete - uno che abita in un comune
con meno di 5000 abitanti può fare 30 Km ???

Ma sai quanti comuni passo in 30 km qui da noi ???

Quaranta se non cinquanta, se calcolo bene forse anche SESSANTA e non posso fare 300 metri per andare di là dal fiume ???

E mi dice pure che lo Stato non manda la polizia a casa dei cittadini ???

Ma tu le conosci le regole del codice ???

Tu che sei un avvocato ???

Ma la polizia non può entrare in una proprietà privata se non ha l'autorizzazione del giudice.

Inetti, ignoranti, imbecilli, idioti, incompetenti, cosa si può dire di più con la "i" a chi ha scritto - ma aspetto di leggerle -
queste demenze ???
 
Agli ordini criminali di un governante come Adolf Hitler era doveroso ribellarsi.

Fu stabilito senza sé e senza ma nel processo di Norimberga
– e più tardi in quello tenutosi nel 1961 in Israele contro il suo omonimo Adolf Eichmann, l’ideatore della “soluzione finale” della deportazione e dello sterminio di circa sei milioni di ebrei –
e i gerarchi nazisti che dissero di “avere obbedito a un ordine” vennero condannati ed impiccati. Sorte che ebbero in comune con Eichmann.

Ma se non è lecito obbedire a ordini infami e assassini altrettanto dovrebbe venire stabilito per quelli idioti.

Come quelli che promanano dall’attuale esecutivo in carica in Italia.

Che prima incita gli italiani a fare le compere di Natale “non su internet tramite Amazon” ma “recandosi nei negozi” per aiutare l’economia,
e a tal scopo istituisce anche il cashback, salvo poi lamentarsi dell’affollamento nelle strade metropolitane dello shopping in mezza Italia
e decretare il ritorno al lockdown, prendendo ad esempio Angela Merkel.

Ma solo per questa volta, non per quella che riguarda i soldi dati come compensazione.


Da noi, si sa, lo slogan è di #ristorareilristorante.

Ecco, tutta questa lunga premessa per proporre una sorta di “processo di Norimberga”
anche per chi obbedisce ed applica nelle istituzioni di qualsivoglia Paese, in primis il nostro,
gli ordini cretini che promanano da un qualsivoglia presidente del Consiglio.

Se un domani un Paese cadrà in rovina economica ed esistenziale perché un esercito di burocrati,
magistrati protagonisti e impiegati pubblici tendenzialmente “fancazzisti” e paraculetti
avranno applicato le regole che governi come il nostro si danno,
nel disperato tentativo di addossare ai cittadini le colpe della disorganizzazione di uno Stato
– vedi piano pandemico inesistente e in seguito occultato piuttosto che scarsa organizzazione negli ospedali nelle scuole e nelle carceri –
ebbene sappiano gli interessati che qualcuno potrà chiederne loro conto e condannarli a pene severissime.

Anche se non l’impiccagione per alto tradimento dell’intelligenza dei cittadini, visto che la pena capitale nel frattempo è stata giustamente abolita.


In compenso una “nuova Norimberga” per la loro idiozia non gliela toglierà nessuno.

Ed è giusto che sia così.

Governanti che riescono a chiudere in casa i cittadini e ad obbligarli a un probabile digiuno natalizio e di Capodanno,
visto che si chiuderanno tutti i negozi, i bar e i ristoranti per 10 giorni,
o ad una probabile contaminazione Covid di massa per l’inevitabile assalto ai supermercati nei giorni precedenti questa chiusura,
sono governanti che meritano questa Norimberga per gli ordini idioti che hanno inflitto, e fatto subire alle proprie popolazioni, ormai da quasi un anno.
 
Clamorosa presa di posizione della BCE che sconfessa il cashback sui pagamenti elettronici
voluto dal ministro Gualtieri e dal governo giallo fucsia per incentivare l’uso delle carte bancarie.


Come riporta l’AGI con una lettera firmata da Yves Mersch, la Banca Centrale
si lamenta con il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri per il fatto di non essere stato consultato
e fa alcune osservazioni sull’effettiva efficacia dello strumento.


Come riporta Repubblica, che pubblica spezzoni della missiva:

Dovrebbe inoltre tenersi presente che la possibilità di pagare in contanti

rimane particolarmente importante per taluni gruppi sociali che, per varie legittime ragioni,

preferiscono utilizzare il contante piuttosto che altri strumenti di pagamento.


Il contante è altresì generalmente apprezzato come strumento di pagamento in quanto, quale corso legale,

è ampiamente accettato, è rapido e agevola il controllo sulla spesa di chi paga.


Costituisce, inoltre, un mezzo di pagamento che consente ai cittadini di regolare istantaneamente un’operazione

ed è l’unico metodo di regolamento in denaro della banca centrale


e al valore nominale per il quale non sussiste la possibilità giuridica di imporre tariffe”.



La BCE si lamenta perché, giustamente, la sola moneta di corso legale nell’area della moneta unica è l’euro in contanti,

che è il solo strumento che cancella il debito in modo istantaneo, con la sua consegna.

Inoltre il pagamento in contanti non ha costi di transazione né ritardi nei pagamenti, ed è accessibile anche alle fasce più povere della società.


Antonio Maria Rinaldi lo scorso 4 dicembre fece un’interrogazione, che vi proponiamo qui di seguito,
nella quale si prevedevano esattamente le osservazioni fatte dalla BCE.

Il contante è un fattore di inclusione sociale perché utilizzabile da tutti, anche da coloro che sono stati esclusi dal sistema creditizio.

Non tenerne conto è illogico ed antisociale.





Oggetto: Tassazione indiretta del contante e violazione dei principi UE.


Il governo italiano ha di recente introdotto una norma che garantisce un cashback del 10% (nel limite massimo di € 150)
nel caso di spese effettuate tramite moneta elettronica entro il 31 dicembre 2020.
Tale norma si configura come una indiretta limitazione al pagamento tramite contanti, protetto dai principi dell’UE,
in quanto genera uno svantaggio economico e quindi un costo in caso, appunto, di pagamento tramite contanti.
È importante ricordare come la stessa BCE, ha più volte ribadito come il contante sia l’unico mezzo di pagamento
per il quale non è possibile imporre una commissione per l’utilizzo.
Inoltre si rammenta che la stessa BCE ha anche sottolineato più volte il ruolo inclusivo del contante a livello economico
e pertanto appare quanto mai iniquo concedere una detassazione a chi utilizza altri mezzi di pagamento.


Alla luce di quanto sopra esposto:


la Commissione intende intervenire nei confronti del governo italiano affinché inserisca nella citata norma l’agevolazione anche per i pagamenti effettuati in contante?


Inoltre, ritiene che la tassazione del contante, ancorché indiretta, sia corretta, equa ed ammissibile
escludendo in modo discriminatorio l’uso di questo a danno delle fasce economicamente più deboli
che non hanno pari accesso a mezzi di pagamento elettronico?
 
Ahahahahah che spasso.


La banca centrale austriaca va controcorrente rispetto all’Italia
e lancia una campagna per esaltare l’importanza del contante in euro.

La banca centrale stessa non nasconde il fatto di essere una sostenitore del contante.

Ecco cosa ci dice l’istituto di credito centrale.


Il 1 ° gennaio 2002, l’euro ha sostituito lo scellino come denaro contante ed è diventato un compagno di tutti i giorni ….”


“In media, gli austriaci hanno 121 euro nel portafoglio.
Il direttore dell’OeNB Eduard Schock fa riferimento ai dati attuali della Banca centrale europea (BCE):
“I risultati dello studio SPACE della BCE pubblicato la scorsa settimana mostrano anche quanto sia importante il denaro contante nella vita quotidiana delle persone”.




“Secondo i dati della BCE (Studio sugli atteggiamenti di pagamento dei consumatori nell’area dell’euro (SPACE),
pubblicato a dicembre 2020 sulla base di un’indagine della BCE nel 2019 a livello dell’area dell’euro),
la quota del contante in Austria è del 79% (sulla base del Numero di transazioni) e il 58% (in base al valore della transazione)
e sono ancora ben al di sopra della media dell’area dell’euro (73% numero; 48% valore).

Insieme a Germania, Spagna, Portogallo, Malta, Grecia, Cipro e Italia, l’Austria è uno dei paesi più “pesanti” , dal punto di vista del contante, in Europa.


Però il contante è più di un semplice mezzo di pagamento.


Il contante fa parte della vita quotidiana, crea identità e aiuta a tenere sotto controllo le proprie finanze.

A partire da oggi, l’OeNB lancia una campagna di informazione sulla carta stampata e sui media online,
evidenziando altre proprietà speciali del contante in euro:



Il contante è l’Europa.

340 milioni di persone in tutta Europa pagano ogni giorno con banconote e monete in euro.

Sono diventati parte integrante della vita quotidiana e facilitano il commercio, i viaggi, lo studio, la vita e il lavoro all’estero.

La moneta comune è uno dei simboli più tangibili dell’integrazione europea.



Il contante è tecnologia.

Ci sono molti elementi high-tech in una banconota in euro che rendono l’euro una delle valute più a prova di contraffazione al mondo.

Un vantaggio speciale: l’autenticità può essere verificata anche senza ausili tecnici con i semplici passaggi di prova FEEL – SEE – TILT.

Gli elevati standard di sicurezza delle banconote in euro stanno avendo un effetto: il numero di monete falsificate in Austria e in tutta Europa sta diminuendo.


Il denaro gioca sempre un ruolo importante, al lavoro a scuola o quando vai in pensione, ma devi anche imparare a gestire i tuoi soldi.

Le banconote e le monete ti aiutano ad avere una visione migliore delle spese e quindi a mantenere una visione d’insieme delle tue finanze
.
 
Un governo che promette di far passare agli italiani un “Natale sereno” salvo poi,

memore della propria incapacità nel prevedere la seconda ondata di Covid-19,

tornare sui suoi passi e annunciare la zona rossa per tutto il Paese,

con buona pace di chi aveva creduto alle promesse puntualmente tradite dai giallorossi.

E che volta lo sguardo di fronte agli italiani più fragili,

alle code di persone che per la prima volta sono state costrette a rivolgersi alla Caritas in questi mesi difficili,

agli imprenditori messi in ginocchio dalla crisi e che speravano nelle feste per avere una boccata d’ossigeno.

Niente da fare, Conte & co. tirano dritti per la loro strada. Senza capire.


Gli errori dell’esecutivo a trazione Pd-Renzi, nel quale il Movimento Cinque Stelle recita ormai un ruolo di totale subalternità, sono sotto gli occhi di tutti.

Si promettono “risorse come non se ne sono mai viste prima” senza specificare che, nel caso del Recovery Fund, arriveranno chissà quando e chissà come.

Ci si appende ai codici Ateco, trasformando quelli che dovrebbero essere aiuti alle famiglie in una sorta di grottesca lotteria
dove a farla da padrone sono il caos e lo sconforto di chi avrebbe realmente bisogno di una mano.

Lo ha sottolineato per l’ennesima volta il senatore Gianluigi Paragone durante Dritto e Rovescio, su Rete 4,
trovandosi di fronte una Claudia Fusani costretta ad ammettere “sì, è stato un approccio sbagliato”.



“Abbiamo usato un linguaggio da guerra – ha spiegato Paragone – e poi le soluzioni sono ordinarie quando dovrebbero invece essere straordinarie.
Altrimenti la gente farà lo sciopero fiscale”.

Iniziative del genere, d’altronde, sono state già annunciate negli scorsi giorni,
con i commercianti toscani che per esempio hanno anticipato il rifiuto di pagare Irpef, Ires e Irap
in assenza di aiuti concreti da parte del governo, che continua a obbligarli a rinunciare a entrate essenziali per la sopravvivenza delle rispettive attività.

E quando, durante Dritto e Rovescio, la stessa giornalista Fusani e il direttore della Notizia Gaetano Pedullà,
sono tornati alla vecchia retorica del “sono stati dati oltre 100 miliardi agli italiani”, Paragone ha prontamente ricordato:


“Il Giappone la scorsa settimana ha fatto una manovra da 580 miliardi. Ma di cosa state parlando?”.


Infine, una delle più abusate balle di questo periodo storico,

puntualmente ritirata fuori per giustificare gli sforzi insufficienti dell’esecutivo guidato da Giuseppe Conte:

“Noi questi soldi non li abbiamo, più di così non si può fare”.



Una bufala di fronte alla quale è ora di rispondere come fatto da Paragone durante la trasmissione:

“I soldi non ci sono? Si va in deficit. Perché uno Stato con una moneta sovrana non può falire”.


Un concetto semplice quanto intollerabile alle orecchie dei fedelissimi dei diktat della Troika,
di quell’Europa che impone rigore sempre e comunque e che fa figli e figliastri,
proteggendo le banche ma non le famiglie che annaspano, schiacciate dall’emergenza.


La stessa Europa che piace tanto a Conte e ai suoi fedelissimi.
 
Il giornale fiammingo Het Laatste Nieuws, ha pubblicato lo screenshot di un tweet della sottosegretaria al Bilancio belga Eva de Bleeker,
che per errore twittato i prezzi del vaccino anti-Covid.


La sottosegretaria ha poi cancellato il tweet, ma il giornale ha fatto uno screenshot e lo ha pubblicato.

Peter Liese (Cdu Germania), eurodeputato e responsabile per la Salute del gruppo Ppe,
sostiene che i prezzi riportati nel tweet pubblicato da Hln sono “realistici”.

Secondo la tabella pubblicata per “errore”, il vaccino Oxford/AstraZeneca è il più economico (1,78 euro a dose).

Per Curevac sono 10 euro a dose,

per Sanofi/Gsk 7,56 euro a dose,

per Johnson & Johnson 8,5 dollari a dose.


I prezzi finora erano rimasti “segreti” perché la Commissione sta negoziando un contratto con Novavax.


Jorge Liboreiro's tweet - In a massive blunder, State Secretary for Budget Eva  De Bleeker TWEETED a table with the full pricing. She says: This year 33.5  million vaccines will be purchased.




Galeotto fu un flame su Twitter tra la De Bleeker (appartenente all’Open Vld – Open Vlaamse Liberalen en Democraten)
e alcuni esponenti dell’N-Va (Nieuw Vlaamse Alliantie), indipendentisti di centrodestra.

L’N-Va sosteneva che il governo federale non aveva stanziato soldi per i vaccini nel 2021,

alché la De Bleeker ha replicato che erano stati stanziati 297 mln di euro per questo anno e 500 mln per l’anno venturo.

Tanta la foga di avere ragione che la De Bleeker ha pubblicato la tabellina con tutti i prezzi.

“Sono stata troppo trasparente”, ha ammesso.

Poi il governo si è rifiutato di confermarle.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto